Cari ospiti del sofà di Lady Violet, mi sono assentata qualche giorno – un breve viaggio e contemporaneamente un piccolo infortunio che non mi consente di stare a lungo al pc – ed ecco che un’altra principessina è arrivata, prima di quanto ci potessimo aspettare, visto che la fotografia della mamma incinta era apparsa solo tre settimane fa (Belle notizie).

Ed è così che i sovrani di Giordania sono diventati nonni per la seconda volta: tre giorni fa è nata ad Amman la piccola Amina, primogenita della principessa Iman e del marito Jamaal, con l’imperdibile copertura social di nonna Rania. In meno di 20 giorni sono nate tre piccole royal – Athena Mapelli Mozzi il 29 gennaio, Ines di Svezia il 7 febbraio e Amina il 16 – consideriamolo un segno di pace e speranza, e soprattutto speranza nella pace.
Sessantacinque anni fa invece non c’erano i social, e la comunicazione era senz’altro più sobria – si diceva che una vera signora doveva comparire sui giornali solo tre volte e per tre precisi motivi: nascita, matrimonio e morte – eppure quel lontano venerdì di fine inverno la notizia, almeno nel Regno Unito, ha la sua rilevanza. Alle tre e mezza del pomeriggio vede la luce a Buckingham Palace Andrew Albert Christian Edward, primo principe a nascere da un sovrano in carica dai tempi di Queen Victoria. Il pupo, secondo maschio di Queen Elizabeth II e di Prince Philip, scavalca la sorella maggiore Anne e diventa the spare, mentre Charles resta the heir. Pessima mossa, ancorché obbligata. Bello, allegro, sfrontato, tutto il contrario del meno aitante e più melanconico Charles. E infatti sembra che il cadetto si lamenti spesso della sua collocazione, affermando di poter essere un re migliore del fratello. All’inizio sembra avere un suo perché (e Lady Violet confessa un certo, come dire, interesse nei suoi confronti). Negli anni dell’adolescenza non si comporta male, soprattutto a Gordonstoun, la scuola superiore già frequentata dal padre e dal fratello (che la odiava), dove la cura del fisico è importante quanto la formazione culturale, se non di più. Riesce persino a diventare un eroe, partecipando alla guerra lampo contro l’Argentina per il possesso delle isole Falklands/Malvinas. Sposa la rossa Sarah, diventa padre, e sembra avviato alla vita un po’ noiosa e un po’ inutile del figlio cadetto di due genitori di quel calibro. Il divorzia arriva presto, e probabilmente neanche per colpa sua, poi inizia una lenta costante discesa. L’improvvisazione, l’arroganza, la mancanza di cultura diventano le caratteristiche che lo contraddistinguono.
Ma c’è di peggio, di molto peggio. L’amicizia con Jeffrey Epstein, milionario di origine più dubbia del suo patrimonio, pedofilo e spacciatore di carne umana, meglio se minorenne. Epstein muore in carcere nel 2019, ma la sua ombra si stende inesorabile sulla vita del vita del principe, che pensa di poter gestire lo scandalo – in effetti ha sempre pensato di essere al di sopra di tutto e tutti – decide di fare a modo suo e ovviamente lo fa malissimo. A novembre del 2019 compare sugli schermi della BBC, intervistato da Emily Maitlis, ed è il disastro: i sudditi e il resto del mondo vedono un uomo bugiardo, arrogante, con poco cervello, pochi modi e molta boria. Una catastrofe, che lo costringe ad annullare i sontuosi festeggiamenti per i sessant’anni, nel 2020 (Le foto del giorno – 19 febbraio). Allora però ricevette gli auguri pubblici dalla Famiglia, che oggi si è ben guardata dal farglieli. E temo che si sia pure offeso, e ancor una volta non abbia capito nulla.

Se questa storia vi interessa e volte saperne di più, c’è una miniserie, A very royal scandal, che dovrebbe essere visibile su TimVision, perciò non l’ho ancora visto. Altrimenti potete leggere Courtiers di Valentine Low, royal correspondent del Times che rivela parecchi retroscena, da prendere naturalmente sempre con un po’ di misura. C’è anche in italiano, si intitola Cortigiani ed è edito da PiEmme.

















