A long eternal royal birthday

Per ogni royal addicted il 21 aprile è il compleanno di Her Majesty The Queen, nata in questo giorno nel 1926. Ma se il/la royal addicted viene o vive nella Città Eterna, il 21 aprile è anche il Natale di Roma, il giorno in cui il mito fissa la fondazione dell’Urbe (nel 753 a.C.).

Questa foto fantastica riunisce insieme le due gran signore, che dividono il compleanno con altri notevolissimi personaggi.

Tralasciando i più lontani nel tempo e nello stile – da Marcantonio Bragadin a Iggy Pop – quasi due secoli prima di Her Majesty (per l’esattezza nel 1729) vedeva la luce a Stettino Sofia Federica Augusta di Anhalt-Zerbst che sposando l’inconsistente erede al trono Pietro Fëdorovič divenne Caterina di Russia, e detronizzando il medesimo consorte passò alla storia come Caterina la Grande. Governando il Paese ispirandosi all’assolutismo illuminato che tanto apprezzava ne accrebbe grandemente la potenza e il rispetto del resto d’Europa.

Restando invece nell’ambito che amiamo tanto, quello delle romantiche donne inglesi, il 21 aprile 1816 nesce a Thornton, nel West Yorkshire, Charlotte Brontë.

Maggiore delle tre sorelle – le altre erano Emily e Anne – autrici di immortali romanzi che segnano quella fase di intenso e quasi disperato romanticismo che quasi tutte le fanciulle attraversano, o almeno attraversavano ai tempi di Lady Violet. Che una volta a carnevale si vestì proprio da Jane Eyre, l’eroina del libro omonimo di Charlotte, maschera raffinatamente letteraria nelle intenzioni di una tredicenne (più o meno) rimasta praticamente incomprensibile ai più. Ci sarebbe voluto un bel tenebroso à la Rochester, ma ahimé gli adolescenti ancorché bellocci raramente sono tenebrosi.

E una deliziosa adolescente festeggia oggi in questa bella compagnia: compie quindici anni, in un regno troppo lontano da quello di Her Majesty; Isabella di Danimarca, secondogenita dei Principi Ereditari Frederik e Mary.

(Ph: Hasse Nielsen)

Occhi chiari come il padre e – a me sembra – una certa somiglianza con la nonna Margrethe da giovane, Isabella è terza nella linea di successione al trono danese dopo il padre e il fratello maggiore Christian. Sabato 30 parleremo ancora di lei in occasione della sua Cresima, che riceverà nella Chiesa del Castello di Fredensborg. La cerimonia sarà privata, ma non mancheranno le foto di rito con tutta la famiglia.

Se arrivati fin qui pensate che sia proprio il momento di una bella tazza di tè avreste ragione, perché oggi nel Regno Unito è anche il National Tea Day! Vi state chiedendo se la data è stata scelta in occasione del compleanno della Regina? La risposta è sì, si tratta di una istituzione recente, che ha visto la luce nel 2016, in occasione del novantesimo genetliaco della sovrana. Che immaginiamo avrà festeggiato deliziata entrambe le ricorrenze.

Tra le tante immagini in cui Her Majesty tiene in mano una tazza di tè o la porta alle labbra, Lady Violet ha scelto con questa con la Regina in lilla, così è pronta un’autocelebrazione, Se avete voglia, andate a leggere (o a rileggere) Breaking News – Lady Violet sul Daily Mail!

Buon compleanno a tutte, e in alto le tazze!

Le foto del giorno – Regine in movimento

Foto odierne della prima in effetti non ci sono – quella che vi posto è del 1999, un raro bacio pubblico tra lei e Philip – ma sappiamo che oggi Her Majesty The Queen ha lasciato Windsor alla volta di Sandringham, dove domani trascorrerà il novantaseiesimo compleanno.

Sua Maestà non alloggerà nell’edificio principale della tenuta nel Norfolk, ma nel più piccolo Wood Farm, il cottage dove il Principe Consorte si era ritirato dopo l’abbandono della vita pubblica, nel 2017. Come probabilmente ricorderete, l’esplosione della pandemia aveva fatto ritenere più prudente che anche lui soggiornasse con la moglie a Windsor, dove poi è mancato esattamente un anno fa.

Nessun festeggiamento ufficiale è previsto per domani, anche se sicuramente la sovrana riceverà una valanga di auguri; lei trascorrerà la giornata in un posto probabilmente denso di ricordi felici, sentendo ancora accanto a sé le persone tanto amate.

La seconda royal lady di cui parliamo oggi ha ottant’anni di meno e non è ancora regina; lo sarà dopo suo padre, Leonor Reina de España. Se vi aspettavate di vederla con genitori, sorella, e magari la nonna Sofía alla tradizionale messa di Pasqua a Palma de Mallorca sarete rimasti delusi, perché quest’anno la tradizione non è stata rispettata. Le sorelle maggiori del Rey, Elena e Cristina, sono volate coi figli ad Abu Dhabi in visita al padre Juan Carlos ormai stabilito definitivamente negli Emirati. La Reina Emerita se ne è stata per fatti suoi a Madrid, probabilmente in compagnia della sorella Irene, e anche i sovrani sono rimasti nella capitale con le figlie. Sabato i quattro hanno visitato un centro di rifugiati ucraini, e sicuramente hanno sfruttato questi giorni di vacanza per festeggiare Paloma Rocasolano, madre della Reina Letizia, che venerdì ha compiuto 70 anni.

Oggi invece la Princesa de Asturias ha partecipato in solitaria a una giornata di studio dedicata ai giovani promossa da INCIBE, l’agenzia spagnola per la sicurezza informatica. Vestita casual con grazia, sorridente e sicura di sé, Leonor sta fugando i dubbi annidati negli spiraliformi anfratti della mente di Lady Violet, cui la fanciulla sembrava funestata da una fastidiosa timidezza che la rendeva fragile e un po’ scostante. Ora invece sta rivelando maturità ed equilibrio. Tra qualche anno diventerà la gemma più preziosa della corona spagnola e noi finiremo col convenire che Letizia magari non sarà miss simpatia ma ha probabilmente fatto un buon lavoro con la prole. Insieme con il marito, claro.

The final farewell – I dettagli

Esattamente un anno fa, il 17 aprile 2021, trenta persone accompagnavano il Duca di Edimburgo nell’ultimo viaggio. E noi oggi celebriamo l’anniversario con i dettagli della cerimonia di ringraziamento in suo suffragio celebrata lo scorso 29 marzo. Che è stata anche l’occasione più recente cui ha partecipato la Regina, che da quel giorno non compare in pubblico. Quest’anno ha saltato sia il tradizionale Royal Maundy Service del Giovedì Santo, dove è stata rappresentata dal figlio Charles e dalla nuora Camilla (Le foto del giorno – Maundy Thursday), sia la Messa di Pasqua nella St. George’s Chapel a Windsor, dove non sono mancate le generazioni più giovani.

L’allestimento

La cerimonia nell’Abbazia di Westminster ne ha interessato l’area interna, la più sacra, compresa tra il Quire (il Coro), il Sacrarium e il Poet’s Corner. L’addobbo floreale era stato pensato come ulteriore omaggio alla vita di Philip, e composto nei colori rosso bianco e blu, quelli della bandiera del Regno Unito (e rosso a parte, anche quella della natia Grecia).

Insieme con rose e gerbere, alcuni fiori scelti per il loro valore simbolico: l’infiorescenza spinosa di colore azzurro si chiama Eryngium Maritimum, in inglese sea holly; francamente non la conoscevo, ma chiaramente allude alla carriera in Marina del duca. C’erano orchidee, come quelle che componevano il bouquet della sposa Elizabeth, e i garofani, in ricordo di quelli che decoravano la tavola per il rinfresco del loro matrimonio. A me l’insieme non è piaciuto granché, ma davanti al sentimento e al patriottismo Lady Violet fa un passo indietro.

Chi c’era e chi no

Nonostante avessero confermato la loro presenza, il giorno prima della cerimonia è arrivata da Oslo la notizia che i sovrani norvegesi non sarebbero andati. Il Re era stato trovato positivo al test covid solo un settimana prima, ed evidentemente le sue condizioni sconsigliavano il viaggio. Harald V è ricomparso in pubblico martedì 5; lui e Sonja hanno ricevuto a Palazzo i vincitori della Medaglia del Re, che ogni anno premia quei norvegesi che si siano distinti in campo sociale e culturale.

Piuttosto ridotta la presenza della famiglia reale greca, cui Philip apparteneva per nascita: non c’era Costantino II (suo nonno era fratello maggiore di Andrea di Grecia, padre del Duca di Edimburgo) la cui salute da tempo non è buona, e mancava anche sua sorella, la Reina Emerita Sofia, attesa il giorno dopo a New York. Presenti la Regina Consorte Anne-Marie, il Diadoco Pavlos con Marie-Chantal e il fratello minore Philippos con la moglie Nina. Philippos era stato tenuto a battesimo da Philip – di cui peraltro porta il nome – e dalla defunta Diana. Come lui anche Margarita di Romania, che porta il bellissimo titolo di Custode della Corona Rumena, ha avuto il duca come padrino di battesimo.

C’erano i nipoti tedeschi, gli stessi tre che lo scorso anno parteciparono al funerale a Windsor; da sinistra nella foto, preceduto dalla moglie Stephanie Anne, è Bernhard, principe Ereditario di Baden (sua nonna era Theodora, la seconda delle sorelle di Philip) segue Penelope Knatchbull, Countess Mountbatten of Burma; oltre ad essere una cara amica, sua suocera Patricia e il Duca di Edimburgo erano cugini di primo grado. Seguono Saskia Binder e il marito Philipp, Principe di Hohenlohe-Langenburg (sua nonna era Margarita, la maggiore delle quattro sorelle del duca), chiudono la fila Floria Franziska von Faber-Castell – della famiglia dei produttori di matite – e il marito Donatus, Langravio d’Assia. Donatus è l’unico dei tre a non discendere direttamente da una sorella di Philip, benché sia Cecile sia Sophia, le due più giovani, sposarono membri della famiglia von Hesse. In compenso la nonna di Donatus era la compianta Mafalda di Savoia, per cui possiamo dire che era presente anche un po’ di italico sangue reale.

Altro sangue savoiardo quello che scorre nelle vene di Kiril di Bulgaria, Principe di Preslav. Secondogenito di Simeon II, Zar (e in seguito anche Primo Ministro dei Bulgari), sua nonna era Giovanna di Savoia, la minore dei cinque figli di Vittorio Emanuele III ed Elena.

(Ph: AP/Frank Augstein)

Tutto ciò premesso, la presenza più attesa era sicuramente quella del Duca di York, che non ha tradito le aspettative e ha accompagnato la madre, viaggiando con lei nella Bentley reale e scortandola fino al suo posto. Tutto bene? Non ci giurerei, perché la stampa britannica ha subito iniziato a domandarsi se Andrew abbia capito che si è trattato di un’occasione straordinaria, in pratica la sua ultima uscita pubblica, o non abbia piuttosto iniziato a pensare che si sia trattato dell’inizio della sua revanche. Le voci che vorrebbero addirittura la madre in qualche modo da lui manipolata si intensificano, di pari passo con l’insofferenza del Principe di Galles e del figlio William. Tanto che una delle ragioni per cui i Cambridge stanno pensando a un trasferimento a Windsor sarebbe una maggiore vicinanza alla nonna e contemporaneamente il controllo del comportamento dello zio. Non c’è dubbio che con Charles sul trono Andrew sarà più o meno elegantemente accompagnato alla porta posteriore, nel frattempo lui per non perdere l’abitudine si è ritrovato coinvolto, questa volta in compagnia della ex moglie Sarah, in un altro scandalo. Avrebbe ricevuto una consistente somma di denaro da una signora turca, in cambio di non so bene quale favore, somma che sarebbe stata usata in parte per il matrimonio della figlia Beatrice, ma poi restituita. Uno zio diplomatico una volta, parlando della politica britannica, mi disse che alla fine i Laburisti inciampano sui soldi mentre i Conservatori sul sesso. Giustamente Andrea mantiene una regale neutralità, e inciampa sia sui soldi sia sul sesso.

Non c’era invece, né lo aspettavamo, il Duca di Sussex, probabilmente per il contenzioso col Governo – e più in generale con la Royal Family – per la protezione personale richiesta col modo pasticciato e il tono petulante che stanno diventando la sua cifra. In compenso Harry è arrivato in Olanda dove dal 16 al 22 si tengono gli Invictus Games. E non è venuto solo, ma accompagnato dalla sua signora. E da una troupe di Netflix, per realizzare – finalmente – uno dei loro progetti milionari. Però arrivando in Europa un salto a salutare la nonna Elizabeth e babbo Charles l’hanno fatto. Meno male!

Il linguaggio selle spille

Abbiamo parlato della scelta insolita ma commovente della Regina, e dell’omaggio pieno di rispetto della Duchessa di Cornovaglia (The final farewell); ma non sono state le uniche royal ladies a parlare attraverso le loro spille.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Margrethe II di Danimarca, secondo me una delle più eleganti, indossava un completo in tessuto gessato blu creato dalla sua sarta preferita Annette Freifeldt, composto da gonna, sottogiacca e giacca di 7/8. A corredo degli autentici gioielli da lutto, d’altronde sempre di una pronipote di Queen Victoria stiamo parlando! Gli orecchini in onice nero con croci stilizzate in argento sono solitamente esposti nel Museo di Amalienborg, ma la sovrana li porta spesso ai funerali. Così come la cosiddetta Begravelsesbrochen (spilla funebre), che indossava anche al funerale del marito Henrik, quattro anni fa. Realizzata in oro smalto nero e diamanti fu realizzata in memoria della bisnonna Luisa di Prussia.

(Ph: REUTERS/Toby Melville)

Sua sorella Anne-Marie, Regina Consorte di Grecia, indossava una spilla di diamanti a forma di ancora, dono del marito Costantino, che alle Olimpiadi di Roma, nel 1960, aveva vinto l’oro nella vela. Quale scelta migliore per salutare un vecchio marinaio?

(Ph: Getty Images)

Menzione di grazia e delizia per la giovanissima Lady Louise Mountbatten-Windsor, figlia dei Conti di Wessex e dunque nipote della Regina e del Duca di Edimburgo. Sul giacchino blu la fanciulla ha appuntato una spilla a soggetto equestre, la stessa che portava l’anno scorso del funerale del nonno, con cui divideva la passione di condurre le carrozze nello sport degli Attacchi.

Last but not least

Lo so lo so che state aspettando un’analisi della mise di Catherine, eppure c’è chi ha fatto di peggio: la bella India Hicks, unanimemente considerata – e di solito a ragione – una style icon, parte supersobria con un piccolo copricapo a goccia, continua con un abito accollatissimo di un serio grigio e poi scivola su uno spacco letteralmente inguinale. Per quei tre di voi che non la conoscessero, India è figlia di Lady Pamela, figlia minore di Lord Mountbatten e dunque cugina prima del principe Philip; venne alla ribalta mondiale che non aveva 14 anni, il 29 luglio 1981, quando fu una delle damigelle del matrimonio di Diana con Charles, suo padrino di battesimo. Notevole l’aplomb del signore che l’accompagna: David Flint Wood, suo partner di lunga data e padre dei suoi cinque figli; i due si sono sposati lo scorso settembre.

Finalmente eccoci alla Duchessa di Cambridge. Appena l’ho vista due cose mi hanno colpita: perché un abito così leggero, e perché in nero – ancorché punteggiato di pois – se evidentemente il dress code lo aveva escluso. Domande entrambe senza risposta: la seconda rientra nel più ampio campo della mise sbagliata, la prima sfiora uno dei grandi misteri delle royal ladies di ultima (e penultima) generazione, che spesso appaiono – soprattutto di sera, va detto – con abiti impalpabili senza protezione e francamente senza ragione. In questo caso invece il mistero è solo uno: perché? L’abito è firmato Alessandra Rich, che aveva fornito a Catherine un altro abito a pois, di ben altra linea, secondo me (Dress like a Princess – Purple edition). È in leggerissimo crêpe de chine, è pure Made in Italy, ma ahimè non è un abito adatto alla prima parte della giornata per modello e lunghezza della gonna, dotata pure di spacco, anche se casto. E non fatevi trarre in inganno dal colletto con abbottonatura laterale, che evoca la kosovorotka, la tipica blusa indossata dagli uomini russi.

(Instagram @mariechantal22)

Infatti un’altra royal lady – per altro presente alla cerimonia, Marie Chantal di Grecia – indossava lo stesso vestito alla vigilia di Natale, come testimonia la fotografia postata sul suo account Instagram. E non oso pensare se l’avesse indossato anche lei… Se l’abito di Catherine era sbagliato, in compenso il cappello era sbagliatissimo. Disegnato da Awon Golding per Lock & Co. in inglese quel modello si chiama boater, sailor o matador a seconda dell’altezza della corona, dell’ampiezza della tesa e del tipo di decorazione.

Quello di Catherine è più simile al matador, più ampio degli altri due (che spesso è ornato da pompon o nappe pendenti, qui assenti); insomma un cappello da gaucho, o per non farla tanto lunga un cappello tipo gondoliere. Un modello che compare nel Settecento in testa ai marinai, poi diventa popolare tra gli uomini per eventi estivi all’aperto. Piace anche alle signore, che se ne adornano sempre più spesso (ma sempre per eventi informali) e si impone definitivamente all’inizio del Novecento grazie a una signorina di nome Coco, che a Deuville inizia a proporre alle signore dell’alta società giacche, pantaloni, cardigan, ispirati al guardaroba maschile. Un cappello che va dunque benissimo a Ascot o per eventi meno impegnativi, non certo una messa di suffragio, C’è poi un’altra regola, e ve la spiego come l’ho imparata in casa mia. Alle cerimonie religiose bisognerebbe mostrare un po’ di modestia, regola questa in effetti più rigorosamente osservata nel mondo cattolico, dove ai funerali in caso si porta una mantilla. Bisognerebbe comunque astenersi dal indossare copricapi troppo grandi – ho sempre amato questa parte – perché sono occasioni in cui ci si abbraccia e ci si bacia, e dunque c’è il rischio di qualche scappellamento. Ora ai matrimoni la regola viene allegramente bypassata, affermandosi invece l’idea della scena e della bellezza di cappelli più importanti, ma nelle occasioni funebri no. Sorry.

The final farewell

Con una commozione mista a sollievo abbiamo visto la Regina arrivare a Westmister Abbey – sulle sue gambe, seppure con l’ausilio del bastone – per assistere alla solenne messa di suffragio in memoria dell’amato Philip.

(Ph: The Scotsman)

Era con lei in auto, e l’ha scortata fino al suo posto all’interno dell’abbazia, il figlio Andrew. Ci ha sorpreso la sua presenza? No, nei giorni scorsi è capitato di parlarne anche con qualcuno di voi, convenendo che sarebbe stato giusto così. Se dunque Lady Violet non è stata sorpresa dalla presenza del Duca di York, lo è stata invece alquanto dalla scelta dei colori. La Regina e le due signore che le sedevano più vicine – la figlia Anne e la nuora Camilla – erano tutte e tre in verde scuro. Più o meno quella tonalità nota come Edinburgh Green, strettamente associata al Duca di Edimburgo e intorno a lui variamente declinata, dalle livree dei suoi valletti alle sue auto, compresa la vettura usata a Windsor per trasportarne la salma il giorno del funerale (Le foto del giorno – L’addio).

Sul cappotto verde scuro la sovrana ha indossata una spilla con un profondo significato: è la Grima Ruby Brooch, creata dal gioielliere Andrew Grima con rubini incisi (di recupero) e oro giallo in un’astratta forma contemporanea, un dono che la regina ricevette dal marito nel 1966. L’italoinglese Grima era nato a Roma il 31 maggio 1921, dieci giorni esatti prima di Philip; trasferitosi nel Regno Unito con la famiglia, si era sposato anche lui nel 1947 con la giovane figlia di un gioielliere con cui aveva iniziato a lavorare, per poi rilevarne l’attività. Nel 1966 vinse – unico artigiano orafo nella storia del premio – il Duke of Edinburgh Prize for Elegant Design; e Philip volle donare alla moglie un pezzo della collezione premiata.

Si impone una riflessione: immagino quanti siano i gioielli legati al marito che Sua Maestà avrebbe potuto scegliere. Indossando questo, piuttosto che celebrare il loro legame, ha preferito rendere omaggio al marito e a ciò che lui ha realizzato nella sua vita. Così come la mise verde e la spilla colorata, certamente non da lutto, celebrano la vita di Philip, non la sua morte. E la stessa messa è una cerimonia di ringraziamento, per la sua vita e per tutti coloro che lo hanno avuto nella propria.

Sulla falsariga della sovrana, la Duchessa di Cornovaglia ha indossato orgogliosamente il badge dei Rifles – reggimento di fanteria, la cui uniforme è a sua volta nella stessa tonalità di verde, in questo caso ribattezzato Rifles green – di cui Camilla è Colonel in Chief, incarico “ereditato” dal suocero (Due giovanotti). La duchessa aveva indossato lo stesso badge anche al funerale di Philip, il 17 aprile dell’anno scorso (L’addio a Philip. Qualche dettaglio, qualche risposta.).

In questa atmosfera così densa di significati e di simboli entra a gamba tesa la Duchessa di Cambridge con una delle mise più clamorosamente sbagliate di sempre: un abito nero a pois bianchi accompagnato da un cappello da gaucho. A dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, che il nero non fa automaticamente lutto né tanto meno sobrietà. Per fortuna c’erano George e Charlotte ad attrarre l’attenzione! Louis, che non ha ancora quattro anni, è rimasto a casa, come tutti i più piccoli tra i pronipoti di Philip ed Elizabeth.

C’erano invece tre dei cinque nipoti della Princess Royal: Savannah e Isla Phillips col padre Peter, e Mia Tindall con i genitori. A casa naturalmente i figli delle principesse York, presenti con i rispettivi mariti, i due più piccoli dei Tindall e appunto Louis.

Di Archie e Lilibet neanche parlarne, come peraltro dei genitori.

Chi c’era dunque? Tutti e quattro i figli, tutti i nipoti tranne Harry e cinque dei dodici pronipoti, i più grandi. Mi è piaciuta molto la diciottenne Lady Louise – il fratello James mi piace sempre – con un vezzoso cappellino; meno sua madre Sophie Wessex, infiocchettata come un uovo di Pasqua.

C’erano alcuni dei nipoti di Philip – che avevano partecipato anche al funerale lo scorso anno – e la sua cara amica Penny Knatchbull.

Penny, elegantissima contessa Mountbatten of Burma, è stata anche l’unica presente al funerale a non essere un familiare stretto. Presente in massa la famiglia della Regina, a partire dai figli della sorella Margaret, David Lord Snowdon e Lady Sarah Chatto con marito Daniel e uno dei prestantissimi figli. Tra quelli visti da Lady Violet durante la diretta: il duca di Kent con figli e nuore ma senza moglie (che non sta benissimo e non compare in pubblico da un po’) suo fratello Michael di Kent con la moglie Marie Christine – non la mia favorita tra le royal ladies – i figli e i rispettivi coniugi. L’altro cugino, il Duca di Gloucester, con la sua simpatica moglie danese, che come si può vedere raramente azzecca un cappello.

Tra i reali stranieri sorprendentemente la Reina Letizia, col marito Felipe VI, ha indovinato il colore e si è presentata in verde scuro dalla testa ai piedi, anche se la sua perplessità sui cappelli si vede tutta; questo sembra un calamaro che l’è piombato sulla testa. Verde scuro anche per Beatrix d’Olanda, e sono certa che il suo non fosse un caso, mentre la nuora Máxima accanto a Willem-Alexander appare monumentale (non è un complimento) in abito grigio e cappa nera.

In compagnia dei mariti, Mathilde del Belgio in nero con perle, Margherita di Romania in grigio troppo perla.

E poi i sovrani di Svezia: lei in blu un po’ schiacciata dal cappello, lui che sembra quell’attore con due espressioni: col sigaro e senza il sigaro. Peccato che Carl Gustav non fumi, almeno in pubblico.

Non mancava la famiglia reale greca, cui Philip apparteneva, e in rappresentanza del Granducato, da sola, Maria Teresa, in pantaloni e senza cappello; in fondo, che sarà mai, è solo una messa solenne!.

Consentitemi a questo punto una riflessione un po’ antipatica: si dice che il funerale è l’occasione sociale perfetta, si può partecipare anche senza invito. Questo per i funerali reali non è vero, ma ci siamo capiti. Poche occasioni come i funerali, però, rivelano signorilità e classe, soprattutto nelle signore, ma non solo. Ecco, in questo caso Her Majesty, Margrethe di Danimarca, Beatrix d’Olanda, anche Anne-Marie sono anni luce avanti alle parenti acquisite, per quanto giovani belle ed eleganti queste possano essere.

E così sia.

Le foto del giorno – Sempre al lavoro

Se è vero che ieri la Regina non ha partecipato al Commonwealth Day Service, come accaduto pochissime altre volte, è vero anche che come annunciato Her Majesty prosegue con i suoi impegni, in video e in presenza. Oggi pomeriggio ha ricevuto per un afternoon tea a Windsor la Governor General del Canada, Sua Eccellenza la Molto Onorevole Mary Simon, accompagnata dal marito Mr Whit Fraser.

Il Canada è una monarchia costituzionale e una democrazia parlamentare. Her Majesty The Queen Elizabeth II è la sovrana e il capo dello stato, rappresentata nel Paese dal (in questo caso dalla) Governor General. La signora Simon è la trentesima persona a ricoprire l’incarico, ma la prima autoctona; sua madre infatti era una Inuit, apparteneva cioè alla popolazione indigena delle coste artiche del continente americane (quelli che noi chiamiamo con una certa approssimazione Eschimesi).

Sua Maestà è apparsa in buona forma e in ottimo spirito, con un elegante abito a stampa paisley (il disegno cachemire), muovendosi senza l’aiuto del bastone. Ho stentato a riconoscere la spilla, indossata come d’abitudine sulla spalla sinistra, perché nelle foto sembra composta da diamanti con una perla (o un diamante) centrale. Poi l’ho trovata: è la Sapphire Jubilee Brooch: 48 zaffiri di colori e misure differenti, circondati da circa 400 diamanti, montati in oro bianco.

The Queen’s Jubilee Brooch (CNW Group/Hillberg & Berk)

Zaffiri, diamanti e oro provengono tutti dal sottosuolo canadese; gli zaffiri sono gli unici rinvenuti in Canada – nella Baia di Baffin – fino a quel momento. La Regina ha ricevuto questo splendido dono il 19 luglio 2017 dall’allora Governor General David Johnston nella sede della Canada House in Trafalgar Square, in occasione dei 150 anni dalla nascita della confederazione canadese. In quello stesso anno la sovrana festeggiava – in tono minore, va detto – i 65 anni di regno, che è appunto il giubileo di zaffiro.

La spilla è stata realizzata da Hillberg & Berg, manifattura canadese con base nella provincia di Saskatchewan, e ha una forma che evoca sia la stella del nord sia un fiocco di neve.

Lady Violet non ama particolarmente gli zaffiri, ma in questo caso potrebbe fare un’eccezione… e comunque, se non la spilla, si potrebbe avere almeno quella Royal Guard in silohuette che si vede accanto alla porta, nella prima foto? Thanks!

Breaking News! – Assenze

Lunedì 14 è il secondo del mese di marzo, e come da tradizione nel Regno Unito e nei Paesi aderenti si celebrerà il Commonwealth Day. La liturgia prevede una cerimonia solenne a Westminster Abbey (alle 14.00 ora locale) cui partecipa gran parte della Royal Family guidata dalla Regina. Ma lunedì no.

Nonostante questo sia l’anno in cui Sua Maestà festeggia il Platinum Jubilee, lei non ci sarà, e a presiedere la cerimonia sarà il figlio ed erede Charles, Principe di Galles. Che sarà accompagnato dalla moglie Duchessa di Cornovaglia, dai Duchi di Cambridge e dalla Principessa Alexandra di Kent, cugina prima della sovrana. Nessun problema, si affrettano a precisare da Buckingham Palace, Her Majesty onorerà tutti gli altri impegni della settimana, comprese udienze in video in presenza. È probabile che su questa scelta abbia influito anche la decisione di trasferirsi in pianta stabile a Windsor – che dista un’oretta di macchina da Londra – e poi la Regina non deve affaticarsi per giungere in perfetta forma a un appuntamento cui siamo certi tenga particolarmente: la solenne messa di suffragio in memoria dell’amato Philip, che si terrà sempre a Westminster Abbey martedì 29. Cui, è notizia appena giunta, non parteciperà il nipote Harry, intenzionato a non muoversi dalla California. Non saprei dire per Her Majesty e per la Royal Family, ma penso che noi ce ne faremo tranquillamente una ragione.

Le foto del giorno – Più bella e più superba che pria

Sì ha avuto il covid, sì ci siamo preoccupati tutti tanto, sì è davvero guarita. E se non ci sono bastate le immagini dell’udienza condotta via video per ricevere le credenziali di due nuovi ambasciatori (Buone notizie), questa volta Her Majesty è apparsa di persona in tutto il suo splendore, tale da oscurare anche uno dei politici più belli (e piacioni) in circolazione: Justin Trudeau, Primo Ministro canadese e dunque suo suddito.

Che è nel Regno Unito per la crisi ucraina, e oggi è stato ricevuto dalla sua regina. Un incontro vis-à-vis al castello di Windsor, dove Sua Maestà risiederà permanentemente, dopo aver abbandonato in via definitiva il mai troppo amato Buckingham Palace; un altro passo che prepara la successione. La sovrana indossa un abito con una fantasia un po’ patchwork un po’ azulejos, composta da riquadri a motivi diversi tutti declinati nelle tonalità del blu e del grigio, e a quanto si vede non ha con sé il bastone con cui l’abbiamo spesso vista di recente.

Trudeau appare giustamente deferente e pure, comprensibilmente, leggermente imbarazzato, anche se Her Majesty l’ha conosciuta da bambino; è infatti nato il giorno di Natale del 1971 durante il primo mandato da Primo Ministro del padre Pierre (i lettori meno giovani ricorderanno bene lui e soprattutto la bella e giovane moglie Margaret, protagonista del gossip di quegli anni), e la sovrana ha compiuto nel suo lungo regno una ventina di visite in Canada, il Paese in cui è stata di più. A tal proposito resta indimenticabile la cena dei Capi di Governo del Commonwealth a Malta nel 2015, quando lui esaltando il lungo regno e il l’altrettanto lunga attività al servizio del Commonwealth le dice che lei ha visto più Canada di molti Canadesi. E lei con un esemplare aplomb britannico risponde “Thank you Mr Prime Minister of Canada, for making me feel so old” (Grazie Signor Primo Ministro del Canada, per farmi sentire così vecchia!). Se ve lo foste perso, o non lo ricordate, lo trovate qui https://www.youtube.com/watch?v=8rd1v2OX6vE

Fotografie come quelle di oggi piacciono particolarmente a Lady Violet perché consentono di sbirciare tra gli ambienti dove la sovrana vive. Oggi è in un salotto con divani e poltrone in toni neutri su una moquette rosso scuro; boiserie in stile gotico color crema e un bel camino in ghisa sullo sfondo. Accanto a lei un tavolino con un gran mazzo di fiori azzurri e gialli, un riferimento alla bandiera ucraina? Sotto si vedono – rigorosamente vuoti che si impolverano da mori’ – due di quei portariviste in tondino di ferro, tanto popolari negli anni ’50/60; sono sicura che c’erano anche a casa vostra (o dai nonni), non dite di no! Sul tavolo oggetti vari – libri, ciotoline – e due foto incorniciate. Una si vede francamente troppo poco, l’altra è quella famosa il cui lei e Philip sono circondati dai pronipoti.

Che all’epoca – il 2018 – erano sette, ora sono diventati dodici. Cuore di (bis)nonna!

Buone notizie

Oggi c’è un bisogno disperato di buone notizie, e Lady Violet è lieta di averne.

Benché non ci siano dichiarazioni in proposito se è vero ciò che diceva Dame Agatha (Christie), che tre indizi fanno una prova, possiamo affermare che Her Majesty non ha più covid. Primo indizio: l’attività della Royal Family è proseguita as usual; ad esempio sabato il Royal Collection Trust ha pubblicato il primo ritratto fotografico di Elizabeth da regina, realizzato esattamente 70 anni prima, a venti giorni di distanza dalla morte di George VI. E la Duchessa di Cambridge ha addirittura compiuto una visita all’estero (a Copenaghen Crescono le principesse), segno che Sua Maestà, se non già guarita, era comunque in condizioni soddisfacenti.

Secondo indizio: oggi la sovrana ha concesso udienza via video – lei a Windsor loro a Buckingham Palace – a due nuovi ambasciatori presso il Regno Unito, che le hanno presentato le loro credenziali: Sua Eccellenza Mr. Carles Jordana Madero, Ambasciatore di Andorra e Sua Eccellenza Mr. Kedella Younous Hamidi, Ambasciatore del Chad, nell’abito tradizionale del suo Paese.

Terzo indizio: non ci sono immagini ma c’è la notizia: Her Majesty ha dedicato la scorsa domenica a fare la nonna e la bisnonna: sono infatti andate a trovarla Catherine e Beatrice di York, comprese di prole. E questa secondo me è la prova regina (notate il raffinato gioco di parole!) perché difficilmente l’avrebbero messa a contatto con dei bambini, tra cui la piccola Sienna di soli cinque mesi, e d’altro canto lei doveva sentirsi abbastanza bene da vedersi intorno non uno non due non tre ma ben quattro bambini.

Anche il Principe di Galles e la moglie si sono negativizzati e hanno ripreso le loro attività: oggi hanno visitato Southend-on-Sea, presentando le Lettere Patenti che concedono alla città dell’Essex il passaggio dallo status di town a quello più importante di city.

Per oggi possiamo accontentarci.

Reale pandemia

La notizia del giorno è, naturalmente, la positività al coronavirus di Her Majesty The Queen.

Che materializza un timore sepolto nel profondo da molti di noi, nei confronti della decana delle teste coronate e di tutte le persone anziane e fragili. Con l’aggravante per lei della perdita dell’adorato Philip, che l’ha colpita pesantemente, e dei recenti problemi di salute che le hanno fatto mancare molti impegni, anche quelli per più importanti, come la cerimonia al Cenotaph per Remembrance Sunday. Per tacere della notte passata tra il 19 e il 20 ottobre, passata al King Edward VII’s Hospital. Quanto alla possibile fonte del contagio c’è da segnalare – oltre all’incontro con Charles, avvenuto martedì 8, cioè 12 giorni fa – che una cospicua parte dello staff di Windsor è risultata positiva in questi giorni. Anyway, covid o no Her Majesty ha continuato a fare il suo lavoro, e nonostante la rivelazione della positività ha inviato un messaggio di congratulazioni alla squadra di curling femminile vincitrice dell’oro olimpico a Pechino.

La Regina è solo l’ultima in ordine di tempo tra le teste coronate ad aver contratto il covid; a due anni dall’inizio della pandemia proviamo a tracciare un bilancio dei contagi reali.

Limitandoci al nostro continente, le monarchie sono attualmente dodici. Una la eliminiamo subito per la sua particolare natura: il Principato di Andorra è una diarchia parlamentare con al vertice due coprincipi: il Presidente francese e il vescovo di Urgell; e comunque nessuno dei due si è contagiato. Il secondo è la Città del Vaticano, esempio di monarchia elettiva, e fortunatamente nemmeno Papa Francesco, anziano e fragile, si è contagiato.

Restano dieci monarchie ereditarie, di quelle che piacciono a noi, con Re e Regine, Principi e Principesse, corone e diademi. Sette sono regni: Belgio, Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Regno Unito; due Principati, Liechtenstein e Monaco; e un Granducato, il Lussemburgo. Tra i sovrani regnanti contagiati dal covid 19 ci sono Margrethe II di Danimarca (febbraio 2022), Felipe VI di Spagna (febbraio 2022), Carl Gustav XVI di Svezia (gennaio 2022), Elizabeth II del Regno Unito (febbraio 2022), Albert II de Monaco marzo (2020), Henri del Lussemburgo (gennaio 2022). Sei a quattro, una maggioranza schiacciante. Inoltre, in aggiunta al monarca, praticamente ogni famiglia reale ha registrato almeno un contagio, a partire da uno dei figli cadetti – all’epoca non ne fu rivelato il nome – dei sovrani belgi; in Danimarca la futura regina consorte Mary e prima di lei il figlio maggiore Christian; in Norvegia Ingrid Alexandra, seconda il linea di successione; Beatrix, già sovrana dei Paesi Bassi; in Svezia la Regina Consorte Silvia insieme col marito più il loro figlio Carl Philip e la moglie Sofia; nel Regno Unito il Principe di Galles – due volte – sua moglie Camilla, Sir Tim Lawrence, marito della Princess Royal; e mettiamoci pure Mr Brooksbank, suocero di Eugenie di York, che rimase in ospedale per nove settimane di cui cinque in terapia intensiva, e si è portato dietro gli strascichi della malattia fino alla morte nel novembre scorso. Insomma un bollettino di guerra, e potrei anche averne scordato qualcuno. Sembra immune solo il Liechtenstein, comunque sempre parco di informazioni.

Insomma, sarà anche un corona virus, ma sembra quasi repubblicano, e ha ampiamente dimostrato di essere assai democratico.

Breaking News! – Anche lei!

È ufficiale, anche Sua Maestà la Regina ha contratto il covid.

La sovrana, che ha ricevuto tutte e tre le dosi di vaccino (l’ultima sembra a ottobre) è risultata positiva al test, dopo che la stessa cosa era accaduta al figlio Charles – già uscito dall’isolamento – e alla nuora Camilla. Buckingham Palace ha confermato la notizia con un comunicato, riferendo che la sovrana ha leggeri sintomi simili a un raffreddore, e si aspetta di poter continuare con moderazione le proprie attività. Naturalmente resta sotto stretta osservazione da parte del suo staff medico.