Lo scorso 2 settembre il Re di Giordania Abdallah II ha conferito alla sorella Haya l’incarico di Deputy Chief of Mission (Vice Capo Missione) della delegazione diplomatica giordana nel Regno Unito. La decisione fa seguito al respingimento della richiesta di asilo presentata al Governo britannico dagli avvocati della principessa giordana, che si trova a Londra con i figli da quando ha lasciato il marito Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, ricchissimo e potentissimo governatore di Dubai.
In questa brutta storia l’aspetto privato si mischia inevitabilmente con quello pubblico, e non sorprende che il Regno Unito non abbia voluto rischiare di inimicarsi la potente famiglia reale degli Emirati concedendo l’asilo. Questa mossa ha l’obiettivo di garantire l’immunità ad Haya e ai suoi figli secondo la Convenzione di Ginevra, ma se non vado errata la prassi richiede comunque che il paese ospitante accetti il diplomatico indicato del paese ospitato.
A muoversi più decisamente in difesa di Haya, in patria e all’estero, è suo fratello Ali Bin Al Hussein (i due hanno in comune entrambi i genitori, mentre il Re è figlio di una donna diversa), secondo alcuni organi di stampa mediorientali il principe starebbe cercando appoggio tra Paesi e comunità del Golfo, e avrebbe già ottenuto il sostegno del Qatar. Una vicenda assai complicata, che rischia di avere un notevole impatto negli equilibri della regione.