Le sue prigioni

Francamente non credo che il Duca di Sussex abbia mai sentito parlare di Silvio Pellico, in compenso sta per deliziarci con un libro-memoriale che promette di raccontare tutta la verità – la sua, ovviamente – sulla vita all’interno della Royal Family, e come questa (la vita, non la Family) è cambiata con l’arrivo di Meghan.

“L’ho scritto non come il principe che sono nato ma come l’uomo che sono diventato” ha detto Harry annunciando la sua fatica letteraria, fatica che naturalmente non è sua ma di J. R. Moehringer, premio Pulitzer che ha aiutato già André Agassi a scrivere la proprio storia.

(Ph: Getty Images)

Sembra che il duca abbia ottenuto dall’editore – Penguin Random House – un anticipo di 20 milioni di dollari, ben lontano dai 65 offerti agli Obama per le loro autobiografie ma pur sempre una bella sommetta, forse da donare in beneficenza. Sembra certo che i Windsor fossero totalmente all’oscuro della notizia fino a un instante prima che venisse diffusa, per cui evidentemente durante la recente visita nella madrepatria nulla era sfuggito alla sua boccuccia imbronciata, mentre la stampa britannica afferma che Harry avrebbe manifestato alla nonna il desiderio di battezzare la piccola Lilibet a Windsor come già accadde per Archie, nello stile royal-a-targhe-alterne che sembra il preferito dai duchi.

La preziosa opera letteraria, il cui titolo è ancora avvolto dalle nebbie di Avalon, sarà pubblicata nel 2022, giusto in tempo per celebrare i settant’anni di regno di Her Majesty; e sarà interessante vedere se ai festeggiamenti, come previsto finora, interverranno anche i Sussex, anche per dare a noi la gioia di vedere finalmente i due Sussexini.

Ma infine, cosa potrebbe esserci scritto in questo benedetto libro? Harry magari rivelerà quale fu tra i regal parenti a mostrarsi curioso del colore che avrebbe avuto l’incarnato del nascituro Archie, una delle polemiche più inutili di questo moderno feilleuton. Sicuramente racconterà la sua dedizione al servizio della Regina e del Paese mostrata negli anni da ufficiale e nelle rischiose missioni in Afghanistan, narrerà della relazione col padre – che lo ha sempre adorato – di solitudine e sofferenza. Non mancherà la tragedia della perdita della madre, condita forse da rivelazioni sui rapporti con la matrigna Camilla, e queste sì che potrebbero risultare dannose quando Charles siederà sul trono.

Ma conseguenze di un certo peso potrebbero riguardare lo stesso duca: da più parti ci si aspetta una revisione al Regency Act, che stabilisce le condizioni di una eventuale reggenza. Il più recente è del 1937, ma un nuovo atto del parlamento potrebbe essere necessario sia per sancire la reggenza del Principe di Galles in caso di inabilità della Regina, sia per definire quella che sarebbe necessaria nel caso in cui George si trovasse a salire al trono non ancora diciottenne. In quel caso dovrebbe agire come reggente la persona, maggiorenne, di grado più alto nella successione. Toccherebbe quindi a Harry, ma il reggente deve necessariamente risiedere nel Regno Unito. Dunque passerebbe al Duca di York, che non gode esattamente della stima né del favore popolare.

Cosa spinge il Duca di Sussex a tutto questo? Sicuramente problemi personali e familiari in questa storia non mancano, come non mancano tragedie, risentimenti e fragilità. Ma Lady Violet non può non notare che tutte le volte che i Sussex, nella loro nuova vita, hanno avuto i riflettori del mondo puntati addosso c’era di mezzo la Royal Family; che fosse il libro Finding Freedom, l’intervista con Oprah, il nome scelto per l’ultima arrivata o il libro di memorie. Probabilmente perché è ancora un ottimo volano commerciale. Come direbbe il più famoso politico italiano del dopoguerra, ben nonto anche alla Corte di San Giacomo, a pensar male si fa peccato, ma di solito si indovina…

Insomma, se il mantra della Regina è da settant’anni never complain never explain (mai lamentarsi, mai dar spiegazioni) se il motto dello stemma reale è honi soit qui mal y pense (sia svergognato chi pensa male) quello dei Sussex potrebbe essere parole parole parole come la canzone di Mina e Alberto Lupo.

12 pensieri su “Le sue prigioni

  1. Premessa doverosa non approvo il comportamento dei Sussex e di questo libro chiaramente se ne poteva fare a meno…ma mi chiedo tutte le colpe ai Sussex? E qui personalmente ho dei dubbi, se si è arrivati a questo punto colpa dei Sussex certamente ma onestamente qualcosa alla corte inglese non funziona, non ha funzionato ai tempi di Diana e Sarah non funziona nemmeno ora, una colpa immagino siano tutti questi “amici intimi anonimi” che parlavano e continuano a parlare alle riviste creando scandali e secondo le mie impressioni (personalissime) dirigono per non dire “manovrano” le vicende della famiglia reale, per il mio modo di vedere i problemi sono iniziati quando i Sussex sono tornati dal loro trionfale (probabilmente troppo trionfale a scapito dei Cambrigde) viaggio in Australia e con questo non affermo che è colpa dei Cambridge e che i Sussex siano “innocenti” ma per me non tutto è così scontato come sembra. E’ vero sbagliano i Sussex a parlare ma loro ci mettono la faccia, dall’altro lato ci sono “amici intimi anonimi” che hanno colpito duro in passato i Sussex e continuano in un “gioco” di difesa e attacco in maniera alterna che non porta a nulla di buono, è triste vedere che la vicenda Carlo e Diana non sia servita di lezione (a maggior ragione ora che è venuto alla luce lo scandalo del giornalista Martin Bashir).

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    • Cara Roberta, poni una serie di questioni cui non è semplice dare risposta. Intanto vale per loro come per tutti, quando ci sono dei dissapori così forti probabilmente ognuno ha le sue responsabilità, ma il desiderio di far valere le proprie ragioni tende a far arroccare ciascuno sulle sue posizioni. Più che di colpa parlerei di responsabilità; è responsabilità dei Sussex? In questo caso sì, perché l’annuncio del libro – che nessuno ha letto, nessuno sa davvero di cosa parli e in che tono ne parli – fa più danni del libro stesso. In particolare a me sembra che i Sussex continuino a battere sul rapporto con la Royal Family perché al momento è l’unica cosa che vende; tutti gli altri progetti annunciati magari produrranno cose interessantissime, ma per ora non si è visto nulla. Che poi la Corte non sia un posto facile è fuori di dubbio, anche se sia la storia di Diana sia quella di Sarah hanno poi aspetti differenti, anche banalmente perché le due erano sole contro l’establishment e non in coppia: l’una prigioniera di un matrimonio nato su premesse sbagliate, l’altra perché pur essendoci sposata per amore pativa fortemente le continue assenze del marito ufficiale di marina, lontano gran parte dell’anno per servizio. Secondo me uno dei problemi è che entrando in una famiglia reale (e quella inglese è per forza di cose più complicata di altre, ma come si vede anche quella monegasca non scherza) si entra non solo in una famiglia ma anche in una ditta, la famosa “firm” come la chiamano loro. Per cui banalizzando famiglia e lavoro coincidono, e purtroppo sul posto di lavoro ti devi aspettare qualunque colpo basso. E francamente non so se la situazione possa cambiare sostanzialmente, forse sì, ma certamente non in tempi brevi; in questo senso probabilmente la permanenza sul trono per un tempo così lungo della Regina ha avuto l’effetto di cristallizzare lo stasus qui senza consentire cambiamenti. L’arrivo di Meghan, lontana anni luce da tutto ciò, poteva essere un momento di evoluzione, però pure loro ci hanno messo il carico; il sangue black di lei può avere indispettito qualcuno o molti? Secondo me sì, ma anche lei ha dato spesso l’idea di avere con questa sua origine un atteggiamento un po’ strumentale. E non sono mancati da parte dei due passi falsi, tipo l’annuncio della gravidanza al matrimonio della cugina. E il successo del tour, se ha fatto drizzare le orecchie dei Cambridge (o chi per loro) potrebbe aver fatto lo stesso con quelle di Meghan, che con la sua solida formazione pragmatica americana ha capito che c’era posto per un notevole upgrade anche (o soprattutto) di tipo economico- Ora, noi cerchiamo di commentare con misura e leggerezza prendendo tutte le notizie con molta cautela, proprio perché non abbiamo informazioni di prima mano, e di giocatori in campo ce ne sono troppi. Però mi chiedo il perché di queste continue provocazioni, che tra l’altro tendono a creare intorno ai Sussex un’atmosfera di insofferenza, quando va bene? Harry si sente in credito nei confronti della famiglia, e vuole riscuoterlo? Perché anche lì, capisco che possa sentirsi ferito, ma non supererà mai? Continuerà in eterno così? Io ci vedo un po’ la coazione a ripetere i comportamenti della madre, che pur su una base di oggettive difficoltà ha fatto poi tutti gli errori possibili; e mi sembra che il figlio nemmeno da questo abbia imparato. Se vorrai, aspetto il tuo parere.

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      • Non credo ci sia nulla da aggiungere a quanto scritto da te, Harry sta commettendo degli errori che personalmente interpreto come dovuti (da un suo punto di vista) a un sentirsi tradito e deluso dalle persone che più amava e stimava, ed io spero che alla fine Harry possa ritrovare quella serenità che gli sia d’aiuto a mettere tutto nella giusta prospettiva e che la famiglia reale inglese (o chi per loro) trovi altre soluzioni che non mettere in campo questi “amici intimi anonimi” che tanto danno hanno fatto in passato e continuano a fare. Una famiglia reale (naturalmente secondo il mio punto di vista) non può essere in balia da chi detiene il potere di dirigere i giornali scandalistici con notizie create ad arte per destabilizzare ora uno ora l’altro dei suoi componenti. Mi permetto di aggiungere quanto da te scritto “commentare con misura e leggerezza” non potrei immaginare nulla di diverso.

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  2. Questo post è bellissimo! Simpaticissimo perché davvero scritto con uno stile impeccabile e divertente.
    Dovrebbe dare ripetizioni al novello Silvio Pellico, definizione che mi ha fatto ridere tantissimo!
    Quanto sarebbe stato necessario uno psicologo per seguire a lungo questo povero ragazzo…

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    • Grazie! Cerchiamo sempre di commentare in leggerezza qui sul sofà. Il problema è che il ragazzo è stato seguito per anni da psicologi/psichiatri, ma purtroppo sembra non sia bastato.

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  3. La politica della mano tesa che Elisabetta pone ormai da tempo in atto verso i 2 transfughi non ha funzionato, non funziona e non funzionerà, e mi rincresce profondamente che lei ancora non lo abbia capito; la sua disponibilità viene sistematicamente presa dai Sussex come debolezza, e questo dà loro la certezza dell’impunità qualsiasi cosa facciano.
    Se lei spera ancora di tenerli buoni con l’indulgenza, ha sbagliato indirizzo, anzi, ogni volta è peggio, ogni volta i 2 ingrati rispondono affondando sempre più la spada nel cuore della Regina ed in fin dei conti di tutta la famiglia reale.
    Finchè la Regina non si ritirerà, ed ormai sarebbe francamente ora che lo facesse, potendo continuare come Regina Madre a mantenere viva la sua immagine di icona vivente della monarchia, e non lascerà mano libera a Carlo, i Sussex continueranno a scroccare contratti milionari sfruttando in tutti i modi possibili, per loro tornaconto, da facce di bronzo quali sono, ogni più piccola goccia della regalità che rimane loro; neanche Edoardo VIII era arrivato a tanto.
    Finchè non cadrà la mannaia, questi 2 continueranno imperterriti sulla loro strada a fare del male.
    Che tristezza, però.

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    • Probabilmente nemmeno loro si aspettavano tutto quello che sta succedendo, ma certo la politica tenuta finora del never complain never explain sta mostrando i suoi limiti, D’altra parte la prima responsabilità la Regina ce l’ha verso la Corona, non verso la famiglia, condizione che è alla base di una serie di problemi familiari, e dovesse trovarsi a scegliere proteggerà l’istituzione, anche contro il suo sangue. Il regno di Charles, essendo inevitabilmente di transizione, potrebbe avere aspetti interessanti, però lui dovrebbe poter avere la possibilità di regnare compiutamente, cioè non da reggente ma da sovrano. E questo accadrà solo alla morte della madre, visto che almeno al momento l’abdicazione continua ad essere esclusa. Vedremo come andrà, ma non è semplice.

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  4. La citazione alle nebbie di Avalon mi ha fatto sognare. Detto questo, il mio primo pensiero all’uscita della notizia è stato ” ancora?!” Ogni volta che annunciano qualcosa è sempre per esporre la verità: il primo libro per dare la verità sulla loro uscita (e come no…), l’intervista ad Oprah per raccontare la LORO verità, il poadcast e la seconda intervista in solitaria di Harry per aggiungere ALTRA verità. Adesso un’autobiografia che, manco a dirlo, dovrà svelare la verità sulla sua vita passata e presente (ma soprattutto passata lo abbiamo capito). Con tutte queste verità ormai sono in molti a chiedersi quante bugie nascondono. Finding Freedom era un’accozzaglia di presunte notizie e grandi salamelecchi verso la coppia e non mi pare che abbia ottenuto tutta questa credibilità. Il colloquio con Oprah, poi, lo stanno smantellato pezzo per pezzo. Il poadcast ha scatenato l’irritazione di parecchi americani (almeno a giudicare dalle critiche che ho letto) perché Harry ha avuto la “geniale” idea di commentare a modo suo il Primo Emendamento (che per puro caso riguarda anche la libertà di stampa e di parola…). Direi che per essere uno che ambiva alla privacy e ad una vita tranquilla non è molto coerente. E volendo essere precisi mi auguro che i guadagni del libro vadano direttamente in beneficenza senza passare per Archewell. Perché la fondazione è registrata nello Stato del Delaware, che a quanto mi risulta è un bel paradiso fiscale. Personalmente non mi convince.

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    • Mia cara, come darti torto? Operazioni che mostrano non solo il risentimento personale – e questo potrebbe pure starci – ma anche alcune opacità, e su queste bisogna stare molto molto attenti. Non so, continuo a pensare che tutta questa operazione non sia efficace.

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  5. Aggiungerei che pubblicare l’autobiografia proprio nell’anno del Giubileo di Platino di tua nonna – Capo di Stato mica la fioraia del quartiere…(con tutto il rispetto per le fioraie) – sta alla pari con la pessima idea di accettare la messa in onda di un intervista strappalacrime nel momento in cui tuo nonno è in ospedale. Certo la vita non si ferma solo per questo ma qui la famigerata gentilezza e compassione dei Sussex è andata proprio a farsi benedire! A pensarci più che la canzone di Mina vedrei bene quella di Mahmood: Soldi.

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    • Senza fare psicanalisi da salotto, un filo di narcisismo direi che ci sia, e dunque una concentrazione maggiore su di sé che non sugli altri. La mia impressione è che la strategia al momento, in assenza di prodotti notevoli, sia tenere desta l’attenzione, e l’unico modo per farlo è sparare sul trono. E alla fine questi annunci fanno più danno del libro, quando sarà pubblicato. Alla fine, sai, penso che il mondo si è innamorato di quel bambino disperato dietro al feretro della madre, e gli abbiamo attribuito caratteristiche che probabilmente non ha mai avuto. Sono persone piuttosto ordinario al centro di una vicenda straordinaria.

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