Royal chic shock e boh – Quanti stili!

Ladies in red

(Ph: Marc Piasecki)

Lo scorso weekend il Principato di Monaco ha ospitato il GP di Formula 1, finito in gloria col trionfo dell’eroe locale, il ferrarista monegasco Charles Leclerc, che ha fatto commuovere pure il sovrano. In serata la tradizionale cena di gala, dove Charlène si è presentata in rosso; omaggio alla Ferrari? L’abito Vuitton – come la come la minaudière che ha in mano – mixa un tubino con maniche lunghe che lascia le spalle abbondantemente scoperte da un ampio scollo, da cui parte un inserto pietrificato. L’effetto finale è evidenziare l’ampiezza delle spalle da nuotatrice togliendo un po’ di respiro al collo. Io continuo a pensare che la princesse abbia un problema con i volumi, e solo Armani – autore del suo abito da sposa e poi misteriosamente scomparso – riuscisse a valorizzarne il fisico sportivo. Comunque contenta lei contenti tutti, per me boh.

(Ph: Instagram @camilladeboubon)

Alla serata di gala c’erano anche i Duchi di Castro con le due figlie, che ormai sono grandi e devono socializzare. D’altronde Carlo e Camilla (questi, i Borbone Due Sicilie, non gli omonimi british) nel Principato non solo hanno una residenza, ma ci si sono anche sposati, col principe Albert come testimone. Mentre le due figliuole preferiscono la sicurezza del nero e del cipria la biondissima Camilla, neé Crociani, non rinuncia al rosso.

(Ph: Instagram @camilladeboubon)

Con tanto di spalla scesa, che è proprio il modello dell’abito. Io impazzirei per il fastidio, ma lei non fa un plissé, con l’eccezione dell’intrico di boccoli. Al di là di ogni categoria (e comunque secondo me con la sua barbietudine ci gioca parecchio, e io mi ci diverto assai).

(Ph: Manuele Mangiarotti/IPA-AGENCY.NET)

Non escludo che fosse davvero un sostegno a Leclerc e alla Ferrari la mise di Alexandra von Hannover, figlia minore di Caroline avuta dal terzo marito Ernst August, con un prendisole scarlatto semplice e leggero del brand americano Sandy Liang. Attenzione ai dettagli, dagli occhiali anni ’60 (Celine) alle scarpine The Row (brand fondato dalle gemelle Olsen) praticamente introvabili e oggetto del desiderio di molte comuni mortali, con cui Alexandra ha in comune solo la mortalità. Chic.

Da lunedì 27 a sabato 1 giugno si sono tenute a Bruxelles le finali dedicate al violino nell’ambito del Concours Reine Elisabeth. Alla serata inaugurale hanno partecipato entrambi i sovrani, e la regina Mathilde ha indossato un abito ricoperto di paillettes di Jenny Packham un po’ eccessivo accanto al sobrio completo blu del re. Vi devo dire la verità, questi abiti paillettati iniziano a stancarmi, però questo non è male, bella la linea e bellissimo il colore. Chic.

Altra serata altro vestito; Mathilde non lascia ma raddoppia e sceglie di nuovo il rosso, in questo caso una tonalità corallo. L’abito monospalla di Costarellos è caratterizzato da un’ampia manica a sbuffo. Fotografie a figura intera non ne ho trovate e sono pronta a rivedere il mio pensiero in qualunque momento, ma visto così lo trovo terribile. Shock.

Optical

(Ph: Olivier Huitel/IPA-AGENCY.NET)

Cambiamo decisamente registro ed esaminiamo qualche mise in fantasia optical, che a me piace sempre. Torniamo a Monaco, per la gara Beatrice Borromeo, ha scelto un total look Dior e noi non siamo sorpresi. Molto bello l’abito pied-de-poule la cui dimensione aumenta scendendo verso l’orlo, completato da ballerine, borsa (la Lady D-Joy Micro Bag) e gli indispensabili occhiali da sole. Très chic.

(Ph: Jean-François Ottonello/Monaco-Matin)

Il giorno prima della gara Charlène ha accompagnato il marito per una serie di impegni, tra cui ringraziare il personale di Croce Rossa che presta servizio durante tutto il lungo fine settimana. Per farlo sceglie un completo dell’amato Akris in jersey a righe. L’idea non è male, ma la linea dei pantaloni non mi convince, e pure la cintura mi perplime; avrei scelto anche scarpe più sportive invece di queste, le slingback Ascent 100 di Gianvito Rossi. Un grande boh.

Di lei parlo poco ma mi piace parecchio: Laurentien dei Paesi Bassi – moglie del principe Constantijn, il minore dei tre figli della ex sovrana Beatrix – il 25 maggio ha compiuto 58 anni e la casa reale l’ha festeggiata con questo bel ritratto. Una donna intelligente equilibrata e consapevole, con un tocco di eccentricità a sottolinearne la personalità. La mise è un po’ così, ma in questo caso passa decisamente in secondo piano. Boh, ma tanti auguri.

Geometrie

La frattura al piede ha dato alla Reina Letizia l’alibi per togliersi (definitivamente?) i tacchi, già ridotti rispetto a quelli altissimi che indossava nei primi anni di matrimonio, nel vano tentativo di bilanciare il 1.97 del consorte. Questa settimana per partecipare a Solo de ciencia – certame di monologhi in lingua spagnola con l’obiettivo di migliorare la comunicazione scientifica – sopra gli amati pantaloni bianchi piazza una blusa di Adolfo Dominguez in un color giallo paglierino (anche se in questo caso sarebbe più opportuno definirla giallo Isabella) con svolazzanti pannelli bianchi. Ma perché? Boh.

Sabato 25 la Giordania ha festeggiato i 78 anni di indipendenza; il 25 maggio 1946 diventò infatti uno stato autonomo dal controllo britannico. Per l’importante celebrazione Rania ha scelto un abito color prugna di Solace London, praticamente l’evoluzione del cape dress, dato che qui la mantella copre una spalla sola per poi arrivare fino a terra. Sarà la solennità dell’occasione, sarà l’indubbia classe della signora che lo indossa, ma mi piace moltissimo, e la cintura etnica è il tocco perfetto. L’unica cosa che non mi convince è la borsa, che non si abbina neanche particolarmente alle scarpe color bronzo (Manolo Blahnik). Superchic.

E per finire…

Col post ci entra poco, ma mi è piaciuta tanto e ve la propongo. Venerdì Queen Camilla ha accompagnato il re alle corse di Epsom; per l’occasione ha indossato un tailleur azzurro di Bruce Oldfield sotto il trench – supertrend di questa stagione e anche delle prossime – il nastro del cappello di Philip Treacy riprende il colore della mise e la borsa di Charlotte Elizabeth, in una tonalità più scura, completa il tutto. Devo dire che nonostante io non ami particolarmente l’azzurro questo abbinamento col beige mi piace molto. Chic.

Men at work

Riavvolgiamo il nastro e torniamo indietro di due giorni, prima che la scena se la prendesse tutta Frederik di Danimarca, e per un motivo non elegantissimo. Martedì 7, complice il fuso orario, sono andati praticamente in contemporanea due eventi assai significativi per i due protagonisti, che sono anche i due signori più importanti del regno. Il Regno Unito of course.

Prima State Opening of Parliament da sovrano per King Charles III, con tutta la pompa che conosciamo e anche con un (piccolo) occhio alla sostenibilità: sia lui sia la Queen Consort hanno riutilizzato abiti e mantelli indossati per essere incoronati lo scorso 6 maggio. È questa una cerimonia che si ripete alla presenza del monarca dal 1901, con qualche assenza dovuta solitamente a problemi di salute; come avvenne per il nonno di Charles, King George VI, che non fu presente nel 1951, pochi mesi prima della morte. Dopo la lunga era elisabettiana è di nuovo un Re ad inaugurare i lavori parlamentari, come non accadeva dal 1950. Anche The Queen mancò qualche volta: nel 1959 e nel 1963 perché incinta dei due figli minori Andrew e Edward, e poi lo scorso anno, quando il suo discorso fu letto dal figlio ed erede, seduto sul trono del consorte.

Quest’anno Charles ha conquistato il sedile principale, e con quello l’onore e l’onere di leggere il discorso, istituzionalmente il più rilevante dell’anno. Infatti è l’unico che viene scritto dal Prime Minister; stavolta è toccato al mediocre Rishi Sunak, che si prepara alle elezioni politiche del 2024 e dunque ha presentato un programma di governo che è anche un programma elettorale. E possiamo solo immaginare quanto sia costato al Re affermare alcune cose che vanno totalmente contro il suo pensiero e la sua coscienza ecologica, come le nuove trivellazioni previste nel Mare del Nord. All’inizio del discorso non è comunque mancato un pensiero per la defunta regina, nella doppia veste di madre della famiglia e della nazione: “My Lords and Members of the House of Commons. It is mindful of the legacy of service and devotion to this country set by my beloved Mother, The Late Queen, that I deliver this, the first King’s Speech in over 70 years.” (miei Lord e membri della Camera dei Comuni. È consapevole del legato di servizio e devozione a questo Paese lasciato dalla mia amata madre, la defunta regina, che pronuncio il primo discorso del re in più di 70 anni).

(Ph: Getty Images)

La corona che durante la cerimonia è stata posta sul capo del monarca, la Imperial State crown, ha viaggiato per i fatti suoi su una carrozza, la Queen Alexandra’s State Coach; la coppia reale invece ha raggiunto Westminster a bordo della Diamond Jubilee State Coach, carrozza chiusa a sei cavalli che avrebbe dovuto celebrare gli ottant’anni di Queen Elizabeth, ma a causa dei ritardi nella realizzazione (a volte capita anche a loro!) fu riciclata per il giubileo di diamante.

(Ph: Getty Images)

King Charles indossava l’uniforme della marina – per essere precisi l’Admiral of the Fleet Royal Naval Number 1 Dress – con cappello e spada, su cui poi è stato appoggiato il Robe of State, il mantello con cui il 6 maggio è entrato a Westminster Abbey per essere incoronato, come aveva fatto suo nonno, con lo stesso mantello, nel 1937.

(Ph: Getty Images)

Al suo fianco la Queen Consort, con indosso l’abito creato da Bruce Oldfield p1er l’incoronazione, corredato a sua volta dal Robe of State di velluto cremisi indossato nella prima fase dell’incoronazione, appartenuta a Queen Elizabeth II. Scommetto però che l’attenzione dei più si sia focalizzata sulla testa di Camilla, dove brillava il George IV State Diadem, molto amato e spesso indossato dalla defunta sovrana.

(Ph: Tolga Akmen/Getty Images)

Scelta fatta da Queen Elizabeth negli ultimi anni, al posto della più pesante e ingombrante Imperial State Crown, di cui lei stessa aveva parlato in pubblico, spiegando che altrimenti non sarebbe riuscita a muovere il capo per leggere il discorso.

Tradizionalmente alla cerimonia non partecipa l’intera Royal Family, ma solo i sovrani e gli eredi. Charles invece ha potuto contare su una presenza solida e leale: la Princess Royal, nel suo ruolo di speciale guardia del corpo del Re (il titolo è Gold Stick in Waiting). Splendida.

(Ph: Getty Images)

Assenti i Principi di Galles, visto che William si trovava a undicimila chilometri di distanza per uno degli appuntamenti cui tiene di più, gli Earthshot Prize: questa edizione si è tenuta a Singapore.

Verde il tappeto, verde il tuxedo, la giacca dello smoking in velluto color bosco, già indossata un paio d’anni fa nella stessa occasione. Con lui Cate, ma non la solita; parliamo di Cate Blanchett, in completo pantaloni così così, in broccato dorato, della collezione primavera 24 di Stella McCartney, la cui attenzione alla sostenibilità è ben nota. mentre l’attrice Hannah Waddingham ha drappeggiato il suo metro e 80 in un abito nero e verde riciclato da una precedente occasione: se dev’essere green, green sia!

(Ph: Getty Images)

Ed ecco i vincitori, con un ringraziamento e la speranza che i loro progetti possano aiutare un po’ questo povero, meraviglioso pianeta.

Royal chic shock e boh – Luglio, col bene che vi voglio…

Prima settimana di luglio ricca di appuntamenti di alto profilo, soprattutto nel Regno Unito, dove il 3 è iniziato a Wimbledon il famosissimo e assai prestigioso torneo di tennis, regno della Principessa di Galles.

(Ph: Getty Images)

Che martedì 4 fa la sua comparsa in un blazer color menta con profili bianchi, che ha pure l’aggravante di essere firmato Balmain. Bianco ottico tutto il resto: la gonna plissé di una lunghezza atroce, le scarpe Gianvito Rossi, la borsa Mulberry (che non si vede ma c’è). Un bicchierone di latte e menta, shock.

Stesso giorno, scarpe simili (queste sono Jimmy Choo) altra mise per un’altra occasione: festeggiare il NHS, il servizio sanitario nazionale, che nel 2023 compie 75 anni come King Charles. I Principi di Galles hanno partecipato alla iniziativa BigTea, decorando cupcakes e prendendo il tea in una struttura del NHS. Catherine, che applica pedissequamente il diplomatic dress, indossa un abito blu chiaro a pois bianchi – colori del NHS – già indossato a Wimbledon l’anno scorso, della solita Alexandra Rich. Cara Alexandra, vieni che facciamo un discorsetto. Perché fai così? Noi tutti amiamo i pois, perché ce li vuoi rendere indigesti? Shock, Però a guardare queste mise mi sembra si stia andando verso un ritorno agli anni ’80, che attendiamo con ansia. Data la brutta fotografia, vi lascio il link a un video https://cdn.jwplayer.com/previews/2flus6md

Il giorno dopo Catherine vola a Edimburgo per partecipare alla cerimonia con cui King Charles viene riconosciuto Re di Scozia. Mentre il resto della famiglia si avvolge nei sontuosi mantelli di velluto verde dell’Order of the Thistle, la principessa sceglie il blu, immagino in omaggio alla bandiera scozzese. Cappottino Catherine Walker già visto, rivisto, sfruttato (È Pasqua) e adeguatamente criticato da Lady Violet, molto bello il nuovissimo cappello di Philip Treacy, incomprensibile, almeno per me, la scelta di non indossare qualcosa di nuovo per un’occasione di questa importanza. Un grande boh.

(Ph: Samir Hussein/Getty Images)

Non mi dispiace invece l’abitino color fiordaliso (Beulah London) che la Principessa di Galles ha indossato per la Royal Charity Polo Cup 2023, dove giocava il marito. Probabilmente non è una mise che noi utilizzeremmo per un evento sportivo, sono un po’ perplessa dalle slingback per camminare sul prato, ma il tutto fa un po’ Diana dei tempi d’oro, molto romantica donna inglese. Anzi vi dirò, nonostante per ogni cosa che Catherine indossa sbuchi un foto di Diana con indosso qualcosa di simile, anche vagamente, questa è una delle volte in cui gli attuali Principi di Galles mi hanno riportato alla mente quelli che li hanno preceduti, giovani e probabilmente innamorati, all’inizio del loro disastroso matrimonio. Chic.

(Ph: WPA Pool/Getty Images)

La settimana appena trascorsa è quella che tradizionalmente il monarca britannico dedica alla Scozia; questa volta è stata anche l’occasione della consacrazione di King Charles, ma gli eventi sono stati diversi, a partire dal tradizionale garden party nel giardino di Holyroodhouse. In bianco e nero Queen Camilla: abito e soprabito Fiona Clare Couture, un favoloso cappello Philip Treacy e un’altrettanto favolosa spilla, quella a forma di cardo che le aveva donato la suocera (potete vederla meglio qui, nella foto che ritrae l’attuale regina all’inaugurazione del Parlamento scozzese, due anni fa Royal chic shock e boh – Ottobre 2021). Chic.

Il giorno dopo la cerimonia nella cattedrale di St Giles i sovrani hanno visitato un altro santuario della cultura scozzese: Lochcarron of Scotland, che produce celebri tartan. Mi piace molto il tailleur di celeste polvere di Camilla (Bruce Oldfield), e apprezzo soprattutto che non abbia ceduto alla tentazione di mettersi il tartan pure lei. Perfetta la scelta degli accessori, in un color nude chiaro. Nella foto non si vede, completava la mise una bella borsa Bottega Veneta, nella stessa tonalità delle scarpe. Chic.

L’estate è da sempre la stagione del Principato di Monaco, e quest’anno c’è un elemento in più da celebrare: il centenario della nascita del Principe Rainier. Questa settimana al Grimaldi Forum è stato presentato il documentario Rainier III par lui-même. Presente all’anteprima gran parte della Famille Princière: col sovrano Albert II entrambe le sorelle, ciascuna in compagnia di un paio di figli: con Stéphanie i neogenitori Louis e Marie Ducruet e la figlia minore Camille, con Caroline Andrea e Tatiana, e la piccola di casa Alexandra. Che a giorni compirà 24 anni, e sta diventando una giovane donna sempre più interessante. In questa occasione lascia a zia e cugine questi completi pantaloni un po’ informi, a Maman e alla cognata i loro camicioni, e si infila in un abitino midi che si vede poco, ma da quel poco sembra bello. E nonostante sia la meno alta osa un paio di ballerine.

Fa ancora meglio quando torna al Grimaldi Forum con lo zio per la mostra dedicata a Monet. In questo caso il LBD (Little Black Dress) ha un’aria che rimanda a Chanel (ma non so se lo sia) deliziosamente accessoriato con scarpe Jimmy Choo e una di quelle borse a libro create da Olympia le-Tan e rese famose da Olimpia di Grecia. Chic due volte.

Sono quasi dieci anni che la bella Mathilde regna sui Belgi, ancora di più da quando ci delizia con mise Natan, a volte indovinando a volte no. Stavolta no. Per assistere alla tradizionale processione dell’incoronazione di Tongres, che si svolge ogni 7 anni, e immagino anche in concomitanza delle incoronazioni, la Reine ripropone un modello che si chiama Geisha ma non potrebbe essere più lontano dal rigore giapponese,

A partire dall’enorme fibbia in vita, che ricorda le cinture con cui si premiano i pugili. Noiosi gli accessori in un bordeaux piuttosto invernale: la piccola clutch Dior e il pillbox Fabienne Delvigne. Shock.

Mathilde è l’unica sovrana consorte del Benelux a provenire dal Paese su cui regna. Le altre due, Máxima d’Olanda e Maria Teresa del Lussemburgo, sono straniere, e vengono entrambe dall’America Latina; sarà per questo che entrambe amano i colori accesi e una certa eccentricità? Io penso di sì, ma ciò di cui sono certa è che Maria Teresa da un po’ di tempo si è piacevolmente scatenata.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Mariano Bocanegra)

In questi giorni è stata ad Arles per una manifestazione culturale, i Rencontres de la photographie, cui hanno partecipato anche artisti lussemburghesi. Prima mise, pantaloni e canotta bianchi con spolverino/ kimono Etro. Il kimono è uno dei miei capi preferiti, dunque questo è un look che amo. Diciamo che la fantasia non mi fa impazzire, soprattutto abbinata al bianco, ma in generale direi chic.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Mariano Bocanegra)

Seconda mise: abito in raso color cioccolato con scollo all’americana sottolineato da un fiocco di Maison Rabih Kayrouz, ennesima maison fondata dall’ennesimo talentuoso stilista libanese. La trovo stupenda, e non sfigura neanche tra le eleganti fanciulle in costume. Chic.

(Ph: Collection Privée)

In entrambi i casi la Granduchessa porta borse di Sophie von Haubsburg, brand da tenere d’occhio, per imitare il royal style, soprattutto finché i prezzi restano abbordabili. Prendete nota!

Coronation attire, gli abiti dell’incoronazione – Ladies

Dopo aver analizzato gli abiti maschili per l’incoronazione (Coronation attire, gli abiti dell’incoronazione – Gentlemen) passiamo ad occuparci delle signore della più ristretta cerchia reale. Camilla, coprotagonista della giornata, indossava come annunciato un abito creato per lei da Bruce Oldfield in peau de soie, un raso opaco in pura seta.

Un modello con scollatura a V e maniche lunghe, con un sopragonna da cui parte un breve strascico, con un un inserto sulle spalle (che a dire il vero ricorda un po’ gli spallacci di uno zaino). L’aspetto più interessante è naturalmente la ricca decorazione a ricami in oro e argento in elegante equilibrio. Quelli in oro, all’orlo ai polsi e sulle spalle, raffigurano i fiori simbolo dei quattro paesi che formano il regno: la rosa inglese, il cardo scozzese, il narciso gallese e il trifoglio nordirlandese.

Nella parte centrale della gonna, al di sopra dell’orlo, fanno bella mostra di sé due animaletti, la cui presenza ha mandato in brodo di giuggiole ogni canaro del globo terracqueo: sono Beth e Bluebell, i due amatissimi Jack Russell presi al canile di cui la regina ha il patronage: il Battersea Dogs and Cats Home.

I ricami in argento sono più piccoli e delicati, in forma di ghirlande stilizzate con i fiori della campagna inglese tanto amata da entrambi i sovrani. Nascosti tra le volute anche cinque nomi: Tom Laura Eliza Freddy Gus Lola e Louis. Sono quelli dei due figli e dei cinque nipoti; Eliza è stata una delle damigelle al matrimonio dei Principi di Galles, mentre i tre maschi hanno aiutato la nonna durante l’incoronazione reggendole il mantello.

Quello cremisi indossato all’arrivo, detto Robe of State, è lo stesso usato da Queen Elizabeth per raggiungere Westminster Abbey, dove sarebbe stata incoronata; mentre al termine della cerimonia Camilla ha indossato un altro mantello, questa volta in velluto viola – detto Robe of Estate – creato appositamente per lei da Ede and Ravenscroft e ricamato dal Royal School of Needlework, altro patronage della regina.

(Ph: Hugo Burnand)

Oltre al monogramma di Camilla i ricami rappresentano fiori scelti per il particolare significato, come l’alchemilla, il suo preferito, che simboleggia amore e consolazione o il fiordaliso, simbolo di amore e tenerezza ma anche dotato della fondamentale capacità di attrarre api farfalle e altri insetti impollinatori; quelli stessi che compaiono per la prima volta in un ricamo di questa importanza. Non mancano il delphinium che oltre ad essere il fiore di luglio, mese di nascita della regina è anche il preferito di Charles, e il mughetto, omaggio a Queen Elizabeth che lo amava particolarmente; .

Al collo di Camilla brillavano gli enormi diamanti del Coronation Necklace, creato per Queen Victoria nel 1858 e da allora indossato da ogni regina, fosse monarca o consorte, il giorno dell’incoronazione. Quanto alla corona, una volta deciso di evitare quella indossata dalla Queen Mother per le possibili polemiche legate alla presenza del diamante Koo-i noor, considerato simbolo del passato coloniale, si è preferita quella della Queen Mary, rimuovendo quattro degli otto archi e aggiungendo i diamanti Cullinan III IV e V, parte della collezione privata di Queen Elizabeth, che tanto spesso ha indossato come spille.

Ad assistere la regina nella complessa liturgia le sue due Companions, la sorella Annabel Elliott – il cui nipotino Arthur è stato il quarto paggio di Camilla – e l’amica Lady Lansdowne (la signora con la grande spilla). A me sono piaciute molto, e mi è piaciuto particolarmente che vestissero abiti nello stile di quelli che Camilla indossa di solito; infatti sono stati creati dalla sua couturière di fiducia, Fiona Clare. Se poi vi state domandando come mai i suoi paggi avessero uniformi differenti, Lady Violet ha pronta la risposta: sono quelle dei reggimenti di cui la sovrana è Colonel-in-chief: i Grenadier Guards (con la giubba rossa) e i Rifles.

(Ph: Yui Mok – WPA POOL/Getty)

Fermiamo solo un momento la dissertazione sugli abiti; osservate le espressioni dei fratelli e della sorella del re al suo ingresso, e traete le vostre conclusioni.

Le working royals, cioè le signore che lavorano per la corona ricevendo un appannaggio, non indossavano tiara mettendo fine a un’altra lunghissima querelle che ipotizzava ne sarebbero state prive per lasciar brillare solo Camilla; la quale peraltro è arrivata a sua volta a capo scoperto e così è rimasta fin quasi alla fine, quando è stata rapidamente incoronata. Al posto della tiara le royal ladies indossavano un cerchietto con foglie, fiori, perline, cristalli e minutaglia varia. Diciamo che sulla settantaseienne Duchessa di Gloucester l’effetto era un po’ troppo girlie, e infatti la cugina Principessa Alexandra di Kent deve essersi rifiutata, e si è presentata fresca di parrucchiere e a testa nuda.

La Princess Royal ha dribblato il rischio assumendo il ruolo di Gold-Stick-in-Waiting, antica figura di provata lealtà a guardia del sovrano. Infatti Anne, indossata l’uniforme di gala dei Blues and Royals, ha cavalcato dietro la carrozza che trasportava fratello e cognata beccandosi un’acquazzone, cosa che avrà sicuramente preferito ai fiori in testa. Nell’abbazia ha aggiunto il mantello di velluto verde dello scozzese Order of the Thistle, e ha confessato lei stessa il sollievo per non dover pensare a cosa indossare.

La Duchessa di Edimburgo invece il cerchietto se l’è messo, asimmetrico, opera di Jane Taylor, composto da foglie di raso e cristalli Swarovski con piccoli elementi in argento. Sophie non ha pescato nei forzieri reali, ma ha indossato gioielli che immagino di sua proprietà: orecchini in diamanti e zaffiri con bracciale en pendant della maison londinese Graff, famosa per la qualità delle sue pietre.

(Ph: Instagram @jtmillinery)

Sotto il mantello la duchessa indossa una creazione couture di Suzannah London: un abito in seta avorio con un breve strascico che, come la parte alta del corpino, è ricamato in punto irlandese ad opera di Jenny King Embrodery. Il soggetto, i fiori della campagna inglese ispirati al lavoro della ceramista Rachel Dein.

(Ph: Suzannah London)

Personalmente lo trovo un po’ carico, ma francamente chi si è mai vestita per un’incoronazione? E poi Sophie, con la sua grazia, indossa bene quasi tutto.

In questa fotografia si apprezzano meglio gli abiti delle signore e, cerchietto a parte, questa volta ho trovato molto elegante la Duchessa di Gloucester, con un abito di linea semplice con collo montante e quelli sembrano bottoni. Sembrano, perché in effetti sono tre spille di diamanti, eredità di Queen Mary. Al collo una favolosa doppia rivière di grossi diamanti eredità della suocera Alice, da cui pende una croce, anch’essa di diamanti, anch’essa eredità di Queen Mary. Ah, la fortuna di avere avuto una nonna innamorata dei gioielli, la mia era terziaria francescana…

Come accade spesso, se non sempre, ad attirare gran parte dell’attenzione è stata però la Principessa di Galles. Per lei un abito Alexander McQueen che ha causato un piccolo giallo: mentre nella foto ufficiale a Buckingham Palace lo scollo appare una V che si arrotonda verso le spalle, durante la cerimonia sembra invece un semplice girocollo. L’arcano è stato svelato da Alastair Bruce, illustre commentatore di Sky: durante la cerimonia, e fino al saluto sul balcone, l’abito era completato da una mantellina per proteggerlo dal peso del cordone e dal collare del Royal Victoria Order. L’ipotesi è suffragata dal fatto che tra l’affaccio al balcone e il ritratto ufficiale sono passati pochi minuti, non sufficienti a cambiare vestito – come pure ipotizzato – ma abbastanza per rimuovere la mantellina e indossare il collier, il favoloso Festoon Necklace, fatto realizzare nel 1950 da King George VI per la giovane figlia Elizabeth.

Alle orecchie di Catherine gli orecchini in diamanti e perle appartenuti a Diana; non credo assolutamente che volesse evocare la presenza della defunta principessa, penso al limite sia gesto di affetto verso il marito.

L’abito, in seta avorio, è decorato allo scollo (compresa la mantellina) ai polsi e all’orlo da un ricco ricamo in argento che come per Camilla rappresenta i quattro fiori simbolo del regno – rosa, cardo, narciso e trifoglio – in fondo è o non è la futura regina? Sul capo né tiara né coroncina di fiori, ma anche lei come Sophie un cerchietto di foglie con argento e cristalli, anche se più d’impatto: il ranking si vede anche in questi dettagli. A me ha ricordato il quadro di Jacques-Louis David che ritrae l’incoronazione di Napoleone – sarebbe il colmo! – ma potrebbe essere anche ispirato alle damigelle delle matrimonio della defunta Regina, o a un ritratto della giovane Queen Victoria. La cosa interessante è che Sarah Burton, fashion director di Alexander McQueen lo ha realizzato in collaborazione con la modista Jess Collett, e lei ha iniziato la sua attività 25 anni fa grazie a un prestito del Prince’s Trust. Alla fine tutto torna.

Anche l’incolpevole Charlotte è stata abbigliata con abito, mantello più mantellina in seta avorio, e dagli stessi stilisti della madre: Alexander McQueen e Jess Collett per il cerchietto. Deliziosa as usual, ma il tutto mi fa un po’ effetto orfanella.

La mattina dopo l’incoronazione sulla tomba del milite ignoto – che come sapete si trova sul pavimento all’ingresso di Westminster Abbey – su incarico della Regina è stato deposto un bouquet. Non uno qualunque, lo stesso che portava Elizabeth Il il 2 giugno 1953, quando fu lei ad essere incoronata. Come dicevamo, cose così le fanno solo loro, e solo loro le sanno fare.

Le foto del giorno – Bella come una sposa

Ieri la Regina Rania ha ospitato la cerimonia dell’henné in onore della figlia Iman, che domenica si unirà in matrimonio con Jameel Alexander Thermiotis.

La sposa è arrivata vestita di bianco, in un abito ispirato alla tradizione del suo Paese creato da Reema Dahbour stilista Giordana d’origine palestinese, come Rania. La regina ha aggiunto un tocco pieno di significato dando alla figlia la cintura del suo abito da sposa, disegnato dal britannico Bruce Oldfield (probabile creatore dell’abito dell’incoronazione di Camilla).

A festeggiare Iman c’era anche la futura cognata Rajwa Al Saif che come la futura suocera ha scelto una mise di ispirazione tradizionale – saudita l’una, giordana l’altra – nelle tonalità del magenta con tocchi di arancione odi rosa cipria. Una visione di grazia, bellezza, eleganza veramente rare.

L’uso dell’henné a scopo medicinale e per decorare la pelle in occasione di feste o eventi sacri è attestato in tempi antichissimi tra le popolazioni sahariane, in Mesopotamia in Egitto e tra gli Ebrei; in testi assiri del VII secolo a.C. si parla della decorazione con l’henné delle mani di una fanciulla che si prepara al matrimonio. La cerimonia dell’henné celebra il momento in cui la sposa dice addio alla casa paterna, festeggiata dalla madre e dalle donne di famiglia, e probabilmente fino a qualche decennio serviva anche a istruire la fanciulla sulla vita coniugale, cosa che francamente oggi mi sentirei di escludere.

Mi ha un po’ sorpreso la presenza di fotografi uomini in quello che avrebbe dovuto essere un gineceo, ma in fondo è la testimonianza di come sia possibile mantenere il fascino delle tradizioni adattandole a uno stile di vita contemporaneo. Un’altra cosa che non manca mai di colpirmi è la relazione che la regina Rania riesce a stabilire con le donne del suo Paese, così diverse da lei. Un Paese (come tutti quelli dell’area) organizzato in un sistema tribale dal tempo dei Nabatei, se non prima. L’identità araba è cosa assai più complessa di quanto si pensi e di quanto io sappia dire.

Non ci resta che aspettare domenica, godendoci questi giorni di preparazione, chissà se porteranno altre sorprese.

Le foto del giorno – Trendy Queen

Reduce dal covid, che l’ha contagiata per la seconda volta a un anno esatto dalla prima, la Queen Consort è tornata al lavoro, e oggi ha fatto un’incursione nel mondo della moda visitando la JCA London Fashion Academy nella sede di Hanover Square, nel cuore della Londra più chic.

L’accompagnava il fondatore, Jimmy Choo, che peraltro deve molta della sua fama nel Regno Unito alla defunta Diana. D’altra parte si sa che molte storie, come molti amori, non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. E in questi giorni si parla con insistenza di un altro stilista diviso tra le due mogli di Charles; secondo alcune fonti Bruce Oldfield sarebbe stato incaricato di creare l’abito per l’incoronazione. Quello di lei, perché lui dovrebbe indossare l’uniforme, avendo rinunciato, sembra, a presentarsi in polpe (cioè con calzoni al ginocchio e calze di seta) come invece fece suo nonno George VI nel 1937.

Anche se oggi la sovrana indossava il cappotto Anna Valentine che ha esordito a a Natale (December/January chic shock e boh) Oldfield ha già fornito a Camilla alcune pregevoli mise (e ad essere sinceri anche alcune non altrettanto pregevoli), e tra quelle create per Diana qualcuna si è ritagliato un posto nella storia della moda.

Ieri, con l’abito che completa il cappotto – arricchito da una favolosa spilla a forma di corona – la regina in compagnia del re ha aperto le porte della sua residenza di Clarence House per il secondo anniversario della sua Riding Room che, nata su Instagram durante la pandemia, è diventata prima un sito (https://royalreadingroom.uk) e ora un ente di beneficenza con lo scopo di promuovere la lettura e l’amore per i libri nel Regno Unito e nel mondo intero. Nel suo discorso Camilla si è espressa con decisione sulla querelle che ha appena investito l’incolpevole Roald Dahl, accusato di usare termini non politicamente corretti come brutto e grasso.

“Per favore, restate fedeli alla vostra vocazione, liberi da chi vorrebbe frenare la libertà di espressione e porre limiti all’immaginazione!” Enough said, abbiamo detto abbastanza.

Royal chic shock e boh – Ottobre 2021

It’s never too late! Rubrica domenicale prevista eccezionalmente per il lunedì – in modalità elettorale, diciamo – rinviata al martedì causa crack dei sistemi informatici di mezzo mondo compreso il nostro, e infine pubblicata di mercoledì. Questa volta interamente dedicata alla Royal Family, che per tutta la settimana ha offerto spunti ottimi e abbondanti.

Martedì 5 Ottobre

La Duchessa di Cambridge in visita all’University College London compie un capolavoro di riciclo. Per incontrare i ricercatori impegnati in un progetto di studio sullo sviluppo infantile fino ai cinque anni Catherine ha tirato fuori dall’armadio un abito Zara già indossato a gennaio del 2020. Stampa pied-de-poule collo chiuso da un fiocco, leggero il giusto, sobrio il giustissimo: lo stile bon chic bon genre funziona sempre. Avrei messo scarpe di un altro colore, ma vi dirò, queste pump grigie Hugo Boss aggiungono un tocco di spietato rigore che non mi dispiace affatto. Chic.

Sabato 2 Ottobre

Prima di rientrare a Windsor al termine del periodo di riposo trascorso a Balmoral, Sua Maestà ha inaugurato i lavori del Parlamento di Edimburgo, accompagnata di Duchi di Rothesay, titolo che spetta a Charles&Camilla quando sono in Scozia. Per la prima volta dalla scomparsa del marito, durante il suo discorso la Regina ha ricordato commossa i tempi felici trascorsi con l’adorato Philip nelle Highlands, da entrambi tanto amate. Solitamente Lady Violet si astiene dal commentare l’abbigliamento della sovrana, che ormai appartiene all’empireo della regalità, ma in questo caso non si può fare a meno di notare la bellezza della sua mise: il cappotto (Stewart Parvin) e il cappello coordinato (Rachel Trevor Morgan) sono realizzati in una tonalità di verde bottiglia con una punta di blu non solo splendida, ma anche assai moderna; al confronto il classico tweed verde di Camilla sembra smorto, quasi opaco. Sulla spalla sinistra brilla l’originale Queen Mary’s Diamond Thistle Brooch, le cui linee stilizzate evocano il cardo scozzese. Royal chic.

Spilla con i cardi di Scozia, in versione più classica, anche per la duchessa, che indossa un cappottino di tweed con dettagli tartan. Camilla spesso indossa il tartan nelle Highlands, ed è una scelta che mi piace molto; in questo caso però è appena accennato, tanto da risultare didascalico, un esercizio di stile con poca convinzione. Né sono convinta dalla lunghezza dell’orlo del cappotto, né da quelle maniche bianche che sbucano dal polsino, né men che meno dal basco pennuto. Boh.

Mercoledì 29 Settembre

Viaggio lampo a Derry-Londonderry, in Irlanda del Nord, dei Duchi di Cambridge, reduci dal trionfo della sera precedente (sì, stiamo per parlarne). Catherine, di ottimo umore, sfoggia – oltre a un invidiabile coraggio nel maneggiare tarantole, che ha fatto inorridire certe amiche aracnofobiche di Lady Violet – un completo pantaloni di Emilia Wickstead.

Adoro il colore (non ve l’aspettava eh?) e mi piace la giacca, ma non i pantaloni. Che trasformano la falcata sportiva della duchessa in camminata alla John Wayne, e a dirla tutta fanno pure un po’ di borsa al ginocchio. Banalotto l’abbinamento con dolcevita e accessori blu. Boh.

Martedì 28 Settembre

Ricevute da un Daniel Craig in tuxedo fuxia, alla sua sesta e ultima performance nei panni della spia più famosa del mondo, le due coppie che nei prossimi decenni regneranno (senza mai governare) sulla terra d’Albione hanno riportato un po’ di quel glamour scintillante – non privo di un certo humour – cui abbiamo dovuto rinunciare per parecchi mesi. E non si può dire che non si siano messi d’impegno!

La Duchessa di Cornovaglia ha deciso che fosse il caso di omaggiare un celebre personaggio cinematografico vestendosi da Elsa di Frozen: manca il treccione biondo ma c’è l’abito azzurro ghiaccio cosparso di cristalli, creazione di Bruce Oldfield. Contrariamente al solito, nemmeno il fitting è impeccabile – guardate come scende la spalla destra – e anche la splendida spilla di diamanti si perde un po’, almeno nelle fotografie. Peccato perché è un pezzo notevole anche se meno conosciuto tra i gioielli dello scrigno reale: la Princess Marie Louise’s Diamond Sunburst Brooch, appartenuta a Marie Louise, figlia di Helen e nipote di Queen Victoria, che dal matimonio infelice, poi annullato, con Aribert di Anhalt non aveva avuto figli. La spilla è favolosa, purtroppo non basta. Shock.

E poi c’è lei, la Duchessa di Cambridge, una dea vestita d’oro come come la più bella delle Bond girl. Trovo la scelta di Catherine geniale, l’idea è fantastica, l’equilibrio tra glam(our) e hum(our) perfetto, mi piacciono gli orecchini-patacca smaccatamente falsi, i capelli impalcati (e forse neanche ha mai sentito parlare di Moira Orfei, maestra del genere), l’espressione scanzonata che sembra voglia dire non ve lo aspettavate, vero? Un po’ meno mi piacciono le sopracciglia disegnate, così scure e marcate. E l’abito? Ecco l’abito a me non piace troppo.

Disegnato da Jenny Packham – sembra proprio con in mente i film di Bond – ha qualcosa che mi sembra poco armonico: le spalle troppo appuntite, le braccia scoperte troppo in alto, vanificando la funzione del capedress, il tessuto molto leggero, un po’ tanto carta stagnola. Diciamo che per farne un capolavoro ci sarebbe voluta la mano più sicura di Valentino, o l’estro rivoluzionario di Saint Laurent. Però in fondo è un investimento, andrebbe benissimo anche per la prima di altri film, tipo Cleopatra o magari La Regina di Ninive. Nè chic né shock né boh ma wow!

Va bene che less is more, ma mica sempre!

Queen Rania, fifty&fabulous (parte prima)

Quando viene alla luce, Rania Al-Yassin probabilmente è la principessina di casa, ma nessuno immagina un futuro regale per quella che a tutti gli effetti è una migrante. Suo padre è medico, la sua famiglia, palestinese, è originaria di Tulkarem in Cisgiordania, ma si trasferisce in Kuwait, dove Rania nasce il 31 agosto 1970.

La futura regina studia alla New English School, poi frequenta l’Università Americana del Cairo; dopo la laurea in Business Administration inizia a lavorare alla Citibank, poi passa alla Apple. In Giordania, paese nel quale la sua famiglia si è trasferita in seguito alla Guerra del Golfo. L’incontro col destino avviene una sera dell’agosto 1992, nel corso di una cena. La padrona di casa è Aisha, seconda delle sette figlie di Re Husayn, e tra gli ospiti c’è anche suo fratello maggiore, Abdullah, che manco a dirlo resta incantato da quella ventiduenne bella, intelligente e determinata.

Lui di anni ne ha trenta, è il primo dei cinque figli maschi del re ma non è l’erede al trono; è un ufficiale del regio esercito, ed è appena rientrato da una missione di due mesi nel deserto (la successione giordana ha regole piuttosto elastiche, e nel 1965 considerando la delicata situazione politica il Re al posto del figlio designa a succedergli il fratello Hassan). Per Abdullah è amore a prima vista, come racconta lui stesso nel suo libro Our Last Chance. Iniziano le telefonate, cui lei non risponde, e quando si trovano a parlare gli piega di aver sentito un po’ di chiacchiere sul suo conto. Lui la prega di non credere a tutto, poi chiede a un amico comune di intercedere; neanche questa mossa ha successo, ma l’amico rivela all’innamorato che anche la sua bella ha un punto debole: la cioccolata. Ed è così che davanti a una scatola di cioccolatini belgi Rania cede, e accetta un invito; è il novembre 1992, e Abdullah la sorprende cucinando lui stesso. I due passano sempre più tempo insieme; il 30 gennaio lui compie 31 anni e festeggia con una cena, Rania si ritrova seduta accanto al Re in persona, che resta a sua volta molto colpito da quella ragazza bella e intelligente. La notte stessa telefona al figlio: «quando vuoi che vada a parlare con i suoi genitori?» gli chiede.

La proposta di matrimonio non è proprio romanticissima, almeno per Lady Violet: Abdullah porta Rania a Tal Al-Rumman, un’altura nei dintorni della capitale Amman; sorridendo le dice che la loro relazione è diventata seria, e sposarsi sarebbe una buona idea. Lei non risponde; evidentemente anche in Giordania vale la regola del silenzio assenso, così si programma la visita ai genitori dopo due settimane.

Secondo l’uso al padre dell’aspirante sposo viene offerta una tazza di caffè, che egli però non beve finché la proposta non viene accettata; nel caso di un rifiuto il caffè resta intatto nella tazza. Sembra che la famiglia della futura sposa non conoscesse le ragioni della visita reale; immaginatevi l’ansia della padrona di casa, che prima si ritrova il sovrano in salotto, poi nota che quello non sta accettando ciò che gli viene offerto, un incubo! Alla fine la proposta è accettata, e il caffè bevuto.

Le nozze vengono celebrate ad Amman il 10 giugno 1993; la sposa indossa un abito dello stilista britannico Bruce Oldfield: un voluminoso pardessous a mezze maniche con collo montante, da cui parte lo strascico, sopra un abito (o dei pantaloni); realizzato in lucente seta avorio con ricami in oro, ispirati da un abito siriano esposto al Victoria&Albert Museum. Tra modello tessuto e ornamenti l’effetto finale è di grande pesantezza, che non esalta una sposa così giovane e graziosa.

Peggio mi sento col velo, che non è fermato da una tiara ma da un bandeau uguale al vestito, arpionato all’alto chignon che francamente avrei evitato data la differenza d’altezza tra i due. Una cofana che incredibilmente lievita ancora per il ricevimento nuziale, in abbinamento a un abito simile al precedente. Resta l’interrogativo se Rania avrebbe fatto le stesse scelte sapendo di sposare non un semplice principe, ma il futuro re.

La coppia va a vivere in un appartamento nei sobborghi di Amman, dono del sovrano, e conduce una vita piuttosto semplice. Nascono due figli, Hussein nel 1994 e Iman due anni dopo, ma i colpi i scena non sono finiti.

Re Hussein ha un linfoma non-Hodgkin che controlla con cicli di terapia negli USA: il sovrano ha 63 anni, quando diventa evidente che la malattia ha fatto il suo corso e lui ha i giorni contati. Dopo sei mesi passati alla Mayo Clinic in Minnesota rientra ad Amman per morire in patria; ricordo che su ogni Paese sorvolato dal suo aereo si alzavano a scortarlo due caccia, ideale staffetta in onore del monarca morente. Prima del rientro, nomina il figlio maggiore suo successore, al posto del fratello Hassan, di cui non apprezza (eufemismo) il modo in cui ha gestito la reggenza in sua assenza; è il 24 gennaio 1999.

Re Hussein muore il 7 febbraio, Abdullah è il nuovo sovrano; Rania, a 28 anni, è la regina più giovane del mondo.

Royal chic shock e boh – 2011 Royal wedding edition (parte terza)

Dopo le signore multicolor, dopo le blue ladies è il momento dei colori neutri. Grigio o beige, cosa preferite?

Le pantere grigie

Ricco di sfumature – molte, molte di più delle 50 citate nel titolo del famoso libro – il grigio è sempre diverso e sempre chic. Quasi sempre. Alle nozze di William e Catherine lo scelgono varie signore, tra cui le cugine Phillips, cioè figlia e nuora (ora in fase di divorzio) della Princess Royal

Zara diventerà Mrs Tindall tre mesi dopo. Arriva accompagnata dal fidanzato rugbista Mike inalberando un drammatico cappello Philip Treacy in paglia nera con tocchi d’argento, sicuramente favoloso ma decisamente eccessivo per un matrimonio di mattina. Al copricapo va però riconosciuto il merito di oscurare il soprabitino metallic silver che non sfigurerebbe in Star Trek, magari dopo aver eliminato il gran fiocco sulla schiena. In compenso apprezzo molto la scelta delle scarpe, delle eleganti Mary Jane felicemente prive dell’imperante plateau. Boh.

La cognata Autumn Phillips sceglie una redingote in rigido broccato viola e grigio, con un abbondante fascinator piazzato più che sulle ventitre sulle ventuno e trenta. Autumn ha quel viso così bello e interessante che la rende sempre gradevole, ma questa mise è davvero troppo rigida, e ci si mette pure la clutch nera di Lulu Guinness. Una scelta piuttosto infelice, che trasforma Autumn nella bambolona che non è, shock.

Una bellissima tonalità di grigio, molto contemporanea, anche per Lady Sarah Chatto, figlia della defunta principessa Margaret. Di lei abbiamo detto spesso che si veste sempre nello stesso modo, cappello a pagoda compreso, che il geniale Stephen Jones crea per lei in ogni colore e materiale. A me Sarah piace molto, così come mi piace questa scelta di stile. Va poi sottolineato che il fitting dei suoi abiti è sempre eccellente, come in questo caso. Il modello anni ’50 con gonna plissé è di Jasper Conran, stilista inglese che l’ha vestita spesso ed è l’autore del bellissimo abito da sposa con cui il 14 luglio 1994 si unì a Daniel Chatto. Visto che il loro anniversario è vicino, che ne direste di un post? Volete sapere di più degli orecchini che indossa in ogni evento con la Royal Family? Intanto, anche se un po’ imbronciata, indubbiamente chic.

Il 29 aprile 2011 Charlene è ancora solo Miss Wittstock; diventerà Son Altesse Sérénissime la Princesse Charlène de Monaco guadagnando un marito, un principato e un accento grave sulla prima e di lì a un paio di mesi.

L’abito da sposa glielo sta creando Armani ma lei, invece di buttarsi a capofitto nello chic di Re Giorgio – o scegliere Chanel, come farà per le sue nozze civili – si rivolge alla maison svizzera Akris, che sembra aver definitivamente conquistato il suo cuore. Il risultato è una mise grigio chiaro piena di ma: un cappello anche gradevole nella sua banalità, MA sbagliato nei volumi, o anche semplicemente indossato male, che riesce a sbassare anche una signora che sfiora il metro e ottanta. Il pardessous (sotto c’è un abito dello stesso tessuto) non sarebbe neanche male – e ha un collo davvero bello – MA guardate la lunghezza delle maniche, quella sinistra è veramente indecente, inaccettabile per una creazione couture. Le scarpe nude sono una scelta comprensibile, MA queste hanno una tonalità troppo giallastra. Ma boh.

Indecisa tra il grigio e il blu chiaro Marie-Chantal Miller partecipa coi suoceri ex sovrani di Grecia, il marito diadoco Pavlos e il primo dei quattro figli maschi, Constantine Alexios (lo sposo William è uno dei suoi padrini di battesimo). Marie-Chantal va sul sicuro: abito Chanel, cappello – di una forma assai originale, pure troppo – Philip Treacy. Nemmeno lei sfugge al diktat del plateau; signore, pure se una cosa va di modissima non siete obbligate a indossarla eh, potete anche scegliere con la vostra testa. Boh.

Il giovin signore che arriva a passo di carica da destra è George Osborne, e all’epoca è il Chancellor of the Exchequer, cioè il membro del Governo con le deleghe di economia e finanze. La signora in grigio con in testa un fagiano ammosciato è Frances, allora sua moglie (stanno divorziando), scrittrice di discreto successo. A me resta una sola parola, shock.

Les beiges

Di che colore era vestita mia madre al matrimonio di mio fratello? Che domande, di beige! Colore che adorava in ogni sfumatura e che io, com’è logico e naturale, non amo (ma c’è anche una ragione oggettiva: mi sta malissimo). Sta di fatto che per le cerimonie il beige è sempre assai gettonato, e questo royal wedding non fa eccezione. Sceglie una tonalità piuttosto fredda la zia dello sposo, Sophie di Wessex. Per lei un tailleur (Bruce Oldfield) con cinturina e maniche pietrificate, en pendant con la clutch. In testa un cappellino da cocktail di Jane Taylor, con tre rose e tre penne dritte stile capo indiano; anche per lei décolletés con alto plateau. Non so dire cosa non mi convinca di questa mise, penso sia un problema di misure e volumi: i tacchi troppo alti che finiscono per non slanciare più le gambe, la gonna leggermente troppo corta, che in movimento tende a salire, e anche il cappellino mi sembra un po’ fuori scala. Per me è boh.

Non ho dubbi invece su Lalla Salma, che nel 2011 è ancora consorte di Re Mohammed IV del Marocco. Per lei l’abito tradizionale del suo Paese: un caftano che va indossato così, oversize, trattenendolo con le mani. Immagino la scomodità, ma immagino anche l’effetto del ricco ricamo dorato in movimento. E vi prego di notare il tocco fetish del sandalo alto coi listini che si arrampicano sulla caviglia. Chic.

Máxima Zorreguieta è diventata Principessa d’Orange sposando Willem-Alexander con indosso un meraviglioso Valentino, e chiede ancora a lui la mise per questo royal wedding. Il risultato è un raffinato insieme di pizzo, in una tonalità tra il beige che il rosa che ne esalta l’incarnato e i capelli. Il piccolo cappello, una calotte-turbante di Fabienne Delvigne, non carica inutilmente una mise già piuttosto impegnativa, aggiungendo movimento e un tocco grafico.

Attenzione ai dettagli: oltre al girocollo di diamanti grandi come nocciole, sul turbante sono appuntate le stelle di diamanti indossate sulla tiara il giorno delle nozze. E, ahimé, benché le scarpe non avessero l’onnipresente plateau – Valentino l’avrà tassativamente proibito – c’era però la banda in pvc che diventerà un suo marchio di fabbrica. Insomma, non era ancora regina, ma Máxima era già Máxima. Ed era pure chic.

Last but not least, c’è Beatrice di York con una mise veramente memorabile. Tutta colpa del bizzarro copricapo di Philip Treacy, che scatena il web in ogni sorta di commenti e ironie. Dunque partiamo da qui, ricordando che l’intraprendente Bea mise il cappello all’asta su ebay, dove raggiunse l’incredibile somma di 81,100.01 sterline – oltre novantamila euro – andate in beneficenza. Ve lo dico subito, io lo trovo divertente, il cappello, ma ci vedo due grandi limiti. Il primo è che non è adatto alla situazione: un matrimonio è già un’occasione formale, questo ovviamente lo è assai di più, e per qualunque matrimonio vale la regola non scritta che le invitate non sono la star, non devono attirare un’attenzione spropositata su di sé oscurando la sposa. E in questo caso Bea ha finito per oscurare pure la nonna; se si fosse presentata così ad Ascot sarebbe stata perfetta. La seconda considerazione riguarda lei: le cose molto eccentriche donano o a chi lo è già di suo, o a chi ha una gran consapevolezza di sé, e l’allora ventiduenne Beatrice non rientra in nessuna delle due categorie. Il cappello poi, oltre alla sposa e alla nonna, finisce per oscurare anche il resto della fanciulla ed è un peccato: il cappottino Valentino Couture è un amore, e il tocco del genio di Voghera si coglie anche nelle scarpe, secondo me le più belle della giornata. D’altro canto abbiamo detto spesso che Beatrice ama sperimentare, e inevitabilmente compie più errori. Non qualificabile.

Se vi siete persi i primi due post sulle invitate al royal wedding di William e Catherine, o volete rileggerli, li trovate qui:

Royal chic shock e boh – 2011 Royal wedding edition (parte prima)

Royal chic shock e boh – 2011 Royal wedding edition (parte seconda)

Royal chic shock e boh – 2011 Royal wedding edition (parte prima)

Il 29 aprile HRH Prince William of Wales e Miss Catherine Elizabeth Middleton diventano TRH The Duke and Duchess of Cambridge; Lady Violet (in questo tripudio di titoli piazziamoci almeno una Lady), accogliendo la gentile richiesta di una lettrice, ha deciso di celebrare l’evento così, con la vostra rubrica preferita – se continua il lockdown chissà quando potremo riprenderla – e una bella rassegna delle mise delle invitate.

Partendo dal pre wedding party offerto dalla Regina alle teste coronate arrivate a Londra per assistere al matrimonio. Il party, dove brilla l’assenza degli sposi, si svolge la sera del 28 aprile nello scicchissimo Mandarin Oriental Hotel a Knightsbridge, poco lontano da Harrod’s (e proprio di fronte a Harvey Nichols, se vogliamo continuare con i department store più cool).

Le Regine cambridges wedding the queenCon la felicità che le si legge negli occhi, nella doppia veste di nonna dello dello sposo e padrona di casa, HM The Queen è in azzurro fiordaliso, a ramages oro chiaro di incerte forma e distribuzione, più drappeggio sul davanti che rivela la regal biancheria, e questo non è bello. Non mi entusiasma neppure la borsa dorata a doppio manico, però è interessante vederla con una demi parure in oro invece delle classiche perle. I beg your pardon Ma’am, boh.

cambridges wedding margrethe

Margrethe di Danimarca arriva da sola; i principi ereditari restano a Copenaghen con i gemelli nati da appena tre mesi (e i due bambini più grandi). Abito color block che fa l’effetto tshirt su gonnellone; l’accostamento cioccolato-glicine è interessante, ma l’insieme non mi convince. Orrenda la borsetta dorata, ma mozzafiato la coppia di brooches a sottolineare lo scollo quadrato. Insomma, boh. cambridges wedding sofiaSofía di Spagna è invece in compagnia dei principi ereditari Felipe e Letizia. Per lei un abbondante abito della fida Margarita Nuez in taffetà color bronzo doppiato in tulle, con corpino e maniche in pizzo che si intravvedono sotto la cappa in due tonalità di beige, cui è stata aggiunta una sciarpa color acquamarina, dovesse fare freddo. L’effetto finale è quello di una poltrona con un paio di plaid sopra. Shock. cambridges wedding maria teresaNon esattamente una regina, ma comunque consorte di un sovrano – che è sempre un accessorio  piuttosto decorativo – Maria Teresa del Lussemburgo è donna che non ha timore di osare, nemmeno il rosso sul red carpet. E fa bene, questo Saint Laurent è una delle sue migliori mise di sempre. Ulteriore tocco royal la clutch dorata appartenuta alla suocera Joséphine Charlotte, nata principessa del Begio. Chic.

Le principesse ereditarie

La Duchessa di Cornovaglia, negli scomodi pani di matrigna dello sposo, indossa un elegante abito in pizzo blu notte, che le sta benissimo. Però. Però è l’unica in corto, un po’ inopportunamente. Il dress code non era chiaro? La sua femme de chambre ha bruciato quello lungo col ferro da stiro? Camilla ci ha rovesciato dello sherry? Boh. In compenso nella foto a sinistra potete incontrare la party planner: è la bella signora dai capelli rossi e l’abito verde scuro, Lady Elizabeth Shakerley, nata a Windsor Castle da una cugina materna della Regina, Anne Bowes-Lyon (che in seconde nozze sposò un principe di Danimarca, ma questa è un’altra storia). cambridges wedding letiziaAl contrario di Camilla Letizia, all’epoca ancora Principessa delle Asturie, sfoggia un abito da gran sera di Felipe Varela in mussola di seta e tulle di un bellissimo grigio lavanda, ricamato a tralci di vite, rose e viole. È vero, l’abito è eccessivo per l’occasione,  braccia e spalle un po’ troppo ossute, ma questa è una delle mise di Letizia che preferisco in assoluto, che lei astutamente ricicla. Chic. cambridges wedding mathildeMathilde dei Belgi, all’epoca Duchessa di Brabante ama l’arancio, lo indossa spesso e ha ragione, le sta benissimo. In questo caso però il modello dell’abito non la valorizza – molti commentarono che sembrava incinta – eccessivo il drappeggio, incerta la lunghezza. E poi quei piedini al’indentro… insomma, boh. cambridges wedding victoriaVictoria di Svezia è la Principessa Ereditaria-in-chief, perché è l’unica del gruppo a diventare regina titolare e non consorte, portando con sé sul trono l’adorato Daniel. Qui è sposata da soli dieci mesi, ancora in luna miele – ma in fondo lo è anche adesso, innamorata come il primo giorno – l’abito rosso Escada con doppio nodo in posizioni strategiche ne sottolinea la bella linea (sposare il proprio personal trainer ha i suoi vantaggi). Non sarà una mise leggendaria ma la fanciulla è così bella e felice che è un piacere guardarla, ed è in grado di offuscare tutto il resto, anche il tremendo smoking del marito, che sbaglia pure il papillon. Chic, ma solo lei. cambridges wedding marie chantalBanale il giusto Marie Chantal, moglie del diadoco e dunque principessa ereditaria del non più esistente regno di Grecia, in abito beige rosato, firmato Vuitton come la clutch. Brutto il corpino con un incrocio drappeggiato, ulteriormente penalizzato dall’esiguità del décolleté, imperdonabile il segno chiaro del costume. Darling, mica sei a Mykonos. E stai attenta che Pavlos ti pesta lo strascico. Shock.

Le altre cambridges wedding sophieRosso anche per la Contessa di Wessex, zia dello sposo, imbustata in un rigido abito di Bruce Oldfield che pare un cono di plastica, di quelli che sulle strade delimitano il restringimento di corsia (sembra si chiami “cinesino”, fonte La Settimana Enigmistica). Al vertice, una sorta di origami (che però è giapponese) a tre strati, che per di più evidenza il ciccetto dell’ascella. Anche Sophie mi cade sul segno del costume, neanche fosse la grigliata di ferragosto. Favoloso il collier, ma avrebbe meritato ben altro habitat Shock.

cambridges wedding beatrice

Le principesse York, cugine dello sposo alla prima uscita davvero importante della loro vita, non indovinano proprio tutto: Beatrice arriva al party prenuziale indossando lo Zaza Dress della stilista australiana Rachel Gilbert, la quale recidivamente continua a proporlo in collezione. Diciamo che la principessa, che ama sperimentare, ha deciso di partire dalla gavetta, ma mi chiedo come sia entrata in quest’orgia di zigzag  strassati; con un calzascarpe? E Bea, almeno il braccialetto a boule sfaccettate lo potevi lasciare sul comò. Shock. cambridges wedding eugenieLa riscatta la sorella minore Eugenie, in nero Vivienne Westwood che le sta d’incanto, esaltando la sua linea a clessidra; un modello vagamente gothic che a una ragazza di soli 21 anni è senz’altro consentito, anche in una occasione del genere. Per me, una delle più chic. cambridges wedding tatianaLa bellissima Tatiana Blatnik è da pochi mesi principessa di Grecia, avendo sposato Nicholaos, il terzogenito degli ex sovrani Costantino e Anne-Marie. Per lei Giorgio Armani allunga un abito couture pensato per arrivare sopra la caviglia, in uno splendido punto di blu. Anche la clutch fatta a fiocco stilizzato è di Re Giorgio, che se avesse visto quell’orchidea piazzata in testa l’avrebbe disintegrata con lo sguardo, ma tant’è. Comunque chic. cambridges wedding charleneAlla fine arriva lei – se non ricordo male arrivarono davvero in ritardo, e Albert attribuì la colpa al parrucchiere – Miss Charlene Wittstock è l’unica del gruppo priva di titolo, che acquisirà sposando il Principe di Monaco nove settimane più tardi. Tutti si aspettano di vederla in Armani, che l’aveva già vestita in precedenza e le stava realizzando l’abito da sposa, invece lei sceglie il primo di una lunga serie di Akris, maison svizzera che non è certo all’altezza di Re Giorgio (d’altronde chi lo è?). Un abito in seta dupioni, con  quell’effetto lucido che trovo un po’ cheap, arricchito da petali tagliati al laser, in organza come la stola. Lei all’epoca era davvero bella, e come avrebbe detto mia madre “nell’insieme fa la sua figura” ma per me resta un mistero come si possa preferire ad Armani questa roba. Boh.

(Ph Getty Images)

Stay tuned per la seconda parte, con le mise indossate dalle ospiti alla cerimonia.

Il post sull’abito della sposa lo trovate qui  Due compleanni, un anniversario e un’onorificenza tutta nuova