Royal chic shock e boh – Sayōnara giugno

Settimana ricca di eventi royal quella che si chiude oggi, su cui troneggia (ovvio, sennò che royal sarebbe) la visita ufficiale degli Imperatori del Giappone del Regno Unito. Naruhito e Masako sono arrivati qualche giorno prima per impegni privati, poi martedì sono stati ricevuta in pompa magna da Charles, Camilla e William, che è andato a prenderli all’hotel dove alloggiavano (il Claridge’s a Mayfair).

Signori in thight e signore in bianco. Invero l’imperatrice ha indossato mise candide durante tutto il viaggio; nel suo dress code mi oriento pochino, ma sappiamo che Masako è sottoposta al rigidissimo controllo dell’Agenzia Imperiale che decide tutto, non solo il modello ma anche la lunghezza dei suoi abiti (e non escludo che nell’orlo ci siano i piombini).Lei di suo ci mette la sua grazia, la sua dolcezza, la sua cultura, ma insomma non è che si possano fare miracoli.

In questo caso la meschina indossa un completo composto da soprabito di pizzo bianco stile prima comunione su un tailleur con gonna midi a sirena con dettagli dello stesso pizzo, che decora anche il cappello. Faccio difficoltà a trovare le parole. Shock.

Camilla in robe manteau – questo veramente bello, di Anna Valentine come la borsa – e l’elegante cappello con dettagli neri che avevamo ammirato il mese scorso durante uno dei garden party (Royal chic shock e boh – Special edition (parte seconda) naturalmente opera di Philip Treacy. Mi sembra di vedere qualche imperfezione nell’orlo, ma chic.

Signore in bianco anche la sera, quando però possono godere dello splendore delle pietre preziose che mettono tutto sotto un’altra luce. Camilla, in abito Fiona Clare, inalbera la Burmese Ruby Tiara: pietre che vengono dalla Birmania – dono di nozze del popolo birmano a Elizabeth, che negli anni ’70 commissionò la tiara a Garrard – ma disposte in una foggia che evoca la bandiera nipponica, Ottima mossa, chic. Molto interessante anche la scelta dell’Imperatrice, che sfoggia la tiara imperiale del crisantemo, fiore simbolo del Paese e della Corona, come fece la suocera quando accompagnò il marito in visita ufficiale nel Regno Unito, nel 1998. Anche quest’abito è di pizzo ma l’effetto finale è assai più convincente, chic.

Fermatevi un istante, e ammirate le rivière di diamanti al collo delle due sovrane.

In bianco anche la Duchessa di Gloucester, che ha riproposto l’abito indossato lo scorso anno all’incoronazione (Coronation attire, gli abiti dell’incoronazione – Ladies) e ha fatto bene: ci era piaciuto allora e ci piace forse ancora di più oggi, quasi un robe manteau impreziosito dai bottoni gioiello (letteralmente, sono spille floreali di brillanti). Sul capo della duchessa un’importante diadema, la Cartier Indian Tiara, eredità della suocera Alice. Brava, chic.

(Ph: Aaron Chown/Getty Images)

L’unica a distinguersi per il colore, un verde bosco piuttosto invernale, la Duchessa di Edimburgo. Per lei un abito in seta della sua maison del cuore, Suzannah London con clutch argento di Anya Hindmarch, e soprattutto la Lotus Flower Tiara direttamente dallo scrigno reale, gentile prestito della cognata Camilla. È la prima volta che Sophie la indossa e devo dire che mi convince, la delicata struttura della tiara si sposa bene con i suoi lineamenti fini. Semplice, chic.

Prima di tornare in patria, venerdì, la coppia imperiale ha visitato Oxford, dove in gioventù hanno studiato entrambi i sovrani. Masako, che ha ricevuto una laurea honoris causa, questa volta mi è piaciuta. Se la gonna dritta ha la solita lunghezza poco donante la giacca ha una bella linea, anche vagamente orientale. Chic, e sayōnara.

(Ph: Éric Mathon/Palais princier)

Di bianco vestita anche Charlène, che giovedì, col marito Albert, ha presentato la squadra olimpica monegasca, composta da cinque atleti. Incolpevolmente vestiti coi colori della bandiera, sembrano usciti da Irma la dolce, rappresentazione naif di una certa idea della Francia. Con l’entusiasta partecipazione del sovrano, che in queste occasioni non si risparmia. Al confronto la sobria Princesse, nel suo completo pantaloni Emporio Armani con slingback Gianvito Rossi, fa un figurone. Chic.

Ancora bianco per la tshirt di Letizia, che giovedì con Felipe ha ricevuto alla Zarzuela Charles H. Rivkin, presidente di Motion Picture Association; i sovrani hanno poi ospitato la riunione della commissione della Fundación Princesa de Girona. Ora, sappiamo che la Reina ha problemi ai piedi per cui indossa scarpe e sandali flat, ma questi, insieme alla tshirt – pure molto di moda e in seta (Adolfo Dominguez) – sono veramente troppo informali, più da caffè al mare che da impegni reali. Molto bella la gonna plissé di Hugo Boss, ma non basta. Boh.

(Ph: SIP/Claude Piscitelli)

Puntano invece sul colore le signore del Granducato di Lussemburgo, che domenica scorso ha celebrato la Fête nationale. La giornata è iniziata con la cerimonia ufficiale seguita dalla parata militare, con la partecipazione della famiglia quasi al completo (manca solo Claire, moglie del principe Félix). Maria Teresa si rivolge a Natan (e come ti bagli…) che la drappeggia in un incubo di mussola mauve: abito e mantello fermato sulla spalla sinistra, come un pallio nella Roma antica. No dai, shock. Natan firma anche l’abito color fiordaliso di Stéphanie, anche questo dotato di inutile drappo, Ma perché? Boh, ma mi piacciono le scarpe.

(Ph:Maison du Grand-Duc / Kary Barthelmey )

Le celebrazioni si concludono col Te Deum in cattedrale; Félix se l’è squaglita ma restano tutti gli altri, compreso il giovane Sébastien cui tira il bottone della giacca; mon cher, basta che sbottoni e risolvi il problema. Semplice ed elegante la neomama Alexandra con un abito dalla delicata fantasia verde e crema, con accessori in tinta (la clutch è Dior), chic. Per una volta che Stéphanie aveva quasi indovinato la mise, ha pensato bene di cambiarsi ricorrendo di nuovo a Natan, col solito drappo/mantello, che non sarebbe neanche brutto ma è indossato male un po’ troppo corto e con l’orlo sbilenco. Simpatico il cappello, di Sylvia Martinez, tremende le open toe color crema, neanche tanto adatte all’occasione. Shock.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Patricia Pitsch)

I festeggiamenti si sono conclusi con due garden party nello Château de Berg, uno il martedì e uno il giovedì. Per il primo, Maria Teresa opta per Oscar de la Renta scegliendo un maxidress in popeline di cotone a fiori con cardigan abbinato. Non abbiamo foto a figura intera dunque non possiamo apprezzare appieno il modello, ma anche se non dovesse slanciarla particolarmente a me piace, lei porta bene queste cose, e per un pomeriggio in giardino mi sembra adatto. Abbastanza chic. Stéphanie sceglie i volant e Carolina Herrera, ma tra il modello, il colore e la sua acconciatura l’effetto camicia da notte c’è tutto. Boh, ma almeno ha evitato il mollettone di plastica.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Kary Barthelmey)

Ultimo appuntamento giovedì 27; Maria Teresa indovinate? Torna su Natan che la veste di un rosa intenso da vera Barbie di mezz’età, e non resiste alla tentazione dell’ennesima mantellina che stavolta per forma, lunghezza e colore sembra proprio quella del coiffeur. Shock, e attenzione a questi tessuti scivolosi: evidenziano anche i difetti che non ci sono. Sorprendentemente non mi dispiace Stéphanie, in un maxidress arancio con fantasia floreale nei toni del crema e del viola, adatto alla sua età e all’occasione. Non proprio chic ma quasi.

Caro giugno sayōnara, ci si vede l’anno prossimo.

Royal chic shock e boh – The Grosvenor wedding

Quello tra Hugh Grosvenor e Olivia Hanson, ora i Duchi di Westminster, non sarà proprio il matrimonio dell’anno – la principessa Theodora di Grecia finalmente si sposa, nozze fissate ad Atene il 28 settembre – ma certo si piazza bene. E soprattutto ci ha dato parecchio del materiale che piace a noi.

La sposa

(Ph: Samir Hussein)

Per il suo gran giorno la nubenda fa una scelta abbastanza convenzionale affidandosi a Emma Victoria Payne, che veste molte spose della buona società britannica. Per Olivia crea un abito lineare in crêpe satin di seta avorio, con un sobrio scollo arricchito da pizzo che comprende anche dettagli della robe de mariée indossata dalla sua trisavola nel 1880. I polsi sono rifiniti da un pizzo più alto, mentre la vita è segnata da una cinturina pieghettata.

(Ph: Oli Scarff/Getty Images)

Una volta girata di schiena, voilà! Sopra lo strascico di due metri, composto da pannelli staccabili, sul dorso si apre un oblò. Aggiunge qualcosa al modello, a parte un modesto effetto sorpresa? Direi di no. Mi piace? Direi di no. Diciamo che a volte la semplicità si trasforma in banalità. Meglio il leggero velo in tulle di seta – abbastanza impalpabile da far apprezzare la tiara – anch’esso bordato da pizzo e ricamato con le iniziali degli sposi e la data delle nozze.

La tiara

(Ph: Samir Hussein)

La famiglia Grosvenor possiede gioielli favolosi tra cui scegliere, ma io avevo puntato su questa e un po’ ci speravo. La Fabergé Myrtle Wreath Tiara fu realizzata nel 1906 per Lady Mabel Crichton, che andava sposa a Hugh, figlio cadetto del primo duca (la nobiltà dei Grosvenor è antica, ma il titolo ducale piuttosto recente: fu loro assegnato da Queen Victoria nel 1874). Il matrimonio finì tragicamente, con la morte di Hugh durante la Grande Guerra, ma a causa della penuria di eredi maschi entrambi i figli della coppia assunsero il titolo: Gerald fu il quarto duca e Robert, nonno dello sposo, il quinto.

Il diadema, opera di Albert Holmström – artigiano che lavorava per Fabergé – è composto da due rami di mirto con foglie e bacche, e realizzato con diamanti montati su oro rosa e argento. Essendo il mirto una pianta sacra a Venere questa tiara, oltre che splendida, è particolarmente adatta ai matrimoni, anche se non tutte le spose l’hanno scelta. Tutto bene dunque? Insomma, perché il mix tra i capelli così tirati che induriscono i lineamenti e l’indosso altro sulla testa non mi convincono.

Gli accessori

(Ph: Karwai Tang)

Something old something new something borrowed something blue vuole la tradizione. Se il pizzo della nonna è old, l’abito new, la tiara borrowed, cioè prestata, che ci mettiamo di blu? si dev’essere chiesta Olivia; un fiocchetto, una giarrettiera come tutte? No, le scarpe! Ora io non so se la fanciulla si sia ispirata a Carrie Bradshaw, che nel primo Sex and the City (il film) sposa infine il suo Mr. Big con un paio di Manolo Blahnik (le mitiche Hangisi) colore del mare; ma da sotto l’abito bianco spuntavano un paio di scarpine in velluto blu con fiocco e tacco spesso, che col resto ci azzeccano poco o niente. Grazioso ma un po’ caotico il bouquet, composto con fiori raccolti nella tenuta dello sposo.

Riassumendo: forse ricorderete una conduttrice televisiva piuttosto popolare negli anni ’90/2000, Melba Vicens Bello, coniugata Ruffo di Calabria. La ragazza, vinta la corona di più bella del suo Paese, la Repubblica Dominicana, fu spedita all’ambasciata a Roma, per lavorare alle celebrazioni per i 500 anni dalla scoperta dell’America e qui incontrò il suo principe. Per le sue nozze col nipote della regina dei Belgi era previsto che indossasse il sontuoso velo della famiglia Ruffo come hanno fatto Paola, figlia nuore nipoti e parenti varie. L’abito da sposa fu creato dalle Sorelle Fontana e io ricordo la divina Micol spiegare che il modello era stato pensato come una colonna per sorreggere il velo capolavoro. Aveva cioè un’idea, che è quello che secondo me manca qui. Qual è lo stile di questa sposa? La regalità della tiara, la sobrietà-ma-non-troppo del vestito, l’eccentricità delle scarpe, il bouquet campagnolo? Boh!

I genitori

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Confesso, lì per lì ho avuto l’impressione che la lady in azzurro fosse Milena Vukotic, già immortale signora Pina in Fantozzi. Invece è Mrs Caroline Hanson, madre della sposa e discendente dai marchesi di Bristol, col marito Rupert e la Duchessa Vedova di Westminster. Non so se trovo più orribile quella specie di robe-manteau in un tessuto con una fantasia che rimanda a certe cotonine degli anni ’70, il cappello col drappeggio stile abat-jour, o l’abbinamento con accessori rosa confetto. Sulle scarpe non mi pronuncio perché non vorrei che fossero ortopediche, o comunque pensate per piedi delicati. Ma temo che anche con un paio di Manolo o di Louboutin l’effetto finale sarebbe stato lo steso. Shock.

La famiglia dello sposo

(Ph: Samir Hussein)

A vederle così, le quattro Grosvenor, tutte nelle tonalità del rosso/rosa (tranne una) mi hanno ricordato madre e sorelle di Letizia alla boda real.

La madre, la Duchessa Vedova di Westminster

(Ph: Getty Images)

Natalia è una donna notevole. Aveva solo diciannove anni quando sposò Gerald Grosvenor, diventando Duchessa di Westminster appena quattro mesi dopo, alla morte del suocero. La coppia ha avuto quattro figli; unico maschio Hugh, lo sposo, che ha ereditato titolo e sterminato patrimonio nel 2016, quando il padre è morto improvvisamente per una crisi cardiaca. Natalia può vantare una discendenza diretta dallo Zar Nicola I di Russia, da Re Gustaf IV Adolf di Svezia e dal grande scrittore russo Puškin. Nel 1982 i Principi di Galles la scelsero come una delle madrine di battesimo del primogenito William. In occasione del matrimonio del figlio ha sdoganato definitivamente i colori brillanti, presentandosi con un robe-manteau di Eponine London in shocking pink – notate la fodera please – abbinato a slingback Manolo Blahnik in rosso pomodoro, uno degli abbinamenti più cool dell’anno. In testa un cespuglio di penne che sembra un fuoco d’artificio, creato per lei da Rachel Trevor Morgan, in mano una delle clutch a forma di libro di Olimpia Le Tan. Questa è dedicata all’amore e si chiama What is love? L’idea è carina, la realizzazione – con tutti quegli occhi spaiati – rimanda un po’ al logo di una nota influencer in crisi di popolarità. Che probabilmente la duchessa non conosce, dunque va bene così. Allegramente chic.

Le sorelle dello sposo

(Ph: Neil Mockford/Getty Images)

Lady Tamara è la figlia maggiore; è sposata da vent’anni con Edward van Cutsem – tra i più intimi amici di casa Windsor – e ha tre figli. È anche quella che si vede meno nelle fotografie, dunque ci dobbiamo accontentare. Per la giornata, unica tra le donne di famiglia, ha scelto un abito fantasia. Il tessuto tapisserie mi sembra interessante, il modello molto meno e francamente molto poco donante. Bruttine le scarpe, terribile l’acconciatura. Shock con riserva.

Lady Edwina, la secondogenita, è una criminologa impegnata nella riforma carceraria e nella riabilitazione dei detenuti. È sposata con Dan Snow, storico e personaggio televisivo; diciamo la versione britannica di Alberto Angela. Per il matrimonio del fratello ha scelto un abito rosa antico Roksanda contraddistinto da grandi fiocchi sulle maniche, e mule di Malone Souliers, con le quali ha sdoganato anche l’assenza di calze e i talloni en plein air. Immancabile – e dimenticabile – il cappello, La cosa che preferisco? Il marito. Abbastanza shock.

(Ph: James Whatling)

Lady Viola (si pronuncia Vaiòla) è la minore dei quattro figli dei duchi, ed è sposata con Angus Roberts, ufficiale dei Dragoni Scozzesi. Ha scelto un abito low cost (€ 129.99 sul sito) in sangallo scarlatto di Selected Femme con scarpine Aquazurra in tinta. In abbinamento accessori celeste polvere: cerchietto e in mano una Fendi Pikaboo. Accostare il rosso al celeste è molto di moda (anche se non mi fa impazzire) ma il fitting dell’abito è francamente terribile. L’insieme sarebbe stato accettabile se la trentaduenne Viola avesse dieci anni di meno; così shock.

Eugenie di York

(Ph: Getty Images)

Unica a rappresentare la Royal Family insieme col cugino William, Eugenie fa una scelta insolita. L’abito verde oliva (Joseph) ha un corpino di jersey e una gonna plissé con l’orlo asimmetrico, cui la principessa abbina accessori color crema: scarpe Aquazzura (lo stesso modello indossato da Meghan il giorno del fidanzamento con Harry), cappellino con veletta Emily London e clutch Anya Hindmarch. Sono molto perplessa, l’abito non mi dispiace ma non mi sembra adatto all’occasione; in alcune foto le sta bene, in altre meno, ma l’underwear è veramente disastroso. Sorry, shock.

Le damigelle

(Ph: Oli Scarff/Getty Images)

Nonostante la loro sostanziale inutilità – per maneggiare il velo agitato dal forte vento ci sarebbe voluta l’esperienza di un paracadutista della Folgore – non potevano mancare le tre damigelle. Sono le nipotine dello sposo, la figlia di Tamara e le due figlie di Edwina. Graziose come tutte le bimbe della loro età, sono state imbustate in vestitoni di raso di rara bruttezza, pure loro senza calze, e con delle ballerine col fiocco. Nere. Ma perché? Bambine crescete, andate alla conquista del mondo e vestitevi come volete, che peggio di così è difficile.

La protagonista che non ti aspetti

Questo è l’ingresso della cattedrale di Chester prima che tutto iniziasse. In primo piano il dettaglio che veramente non si era mai visto prima: la passerella di legno lasciata così, nella sua sfacciata nudità. C’era un tappeto ma è volato via? Si sono scordati di coprirla? Erano finiti i soldi? Le nozze erano sponsorizzate dall’unione falegnami del Cheshire? O forse temevano che un tappeto avrebbe oscurato l’orgiastica selva che incorniciava l’ingresso? Ai posteri l’ardua sentenza.

Royal chic shock e boh – Oriental edition

A gentile richiesta, oggi dedichiamo la rubrica domenicale principalmente al royal wedding celebrato in Brunei nella prima metà del mese. La verità è che la rapida e inattesa successione degli avvenimenti nella nostra vecchia Europa – da una parte il passaggio dei poteri sul trono danese, dall’altra le notizie sulla salute di King Charles e della Principessa di Galles – ha catturato tutta la mia attenzione impedendomi di fatto di seguire come avrei voluto il grande evento andato in scena dall’altra parte del mondo, le sontuosissime nozze del principe Abdul Mateen con Anisha Rosnah. Confesso che un po’ ha contribuito anche la lunghezza e la complessità della cerimonia; celebrata in ossequio ai dettami dell’Islam e delle tradizioni locali, arrivavano notizie e fotografie di ogni tipo, e orientarsi non era immediato.

(Ph: German Larkin)

Il rito nuziale vero e proprio è stato celebrato domenica 14, con l’incantevole sposa in Dior Haute Couture; abito sontuoso ma alla fine neanche tanto, in una candida seta pesante intessuta d’oro. Linea elegante e piuttosto semplice, corpino aderente e gonna morbida con un piccolo strascico; indispensabili per la cultura del Paese le maniche lunghe e lo scollo appena accennato, ma tanto lì c’è il preziosissimo collier con diamantone centrale ad attirare l’attenzione. Molto elegante il velo, la cui leggerezza viene un po’ mortificata dal copricapo modellato come il classico tudung delle donne bruneiane, su cui è poggiata una tiara davvero regale tempestata di diamanti.

(Ph: Mohd Rasfan)

È un gioiello di famiglia, 800 e passa pietre per un totale di 132 carati (e un valore stimato in 10 milioni di sterline) indossato in precedenza da una delle sorelle del principe per le sue nozze. Quello che veramente non mi piace è il bouquet di pietre, preziose pure quelle; una tradizione della famiglia reale che ne possiede diversi, utilizzati nei royal wedding da una trentina d’anni. Apprezzo il rispetto per usi e costumi, ma mi ricorda un po’ quelle composizioni di pietre dure presenti in certi salotti d’antan, tipo quello della nonna Speranza di gozzaniana memoria. Comunque devo dire che pur con tutte le limitazioni e gli eccessi di una cultura così diversa dalla nostra, l’effetto finale è piuttosto contemporaneo. Chic la mise, shock il bouquet. Shock pure il collier, ma in un altro senso.

Ancora più moderno, e vicino al gusto delle spose occidentali l’abito indossato per il ricevimento postnuziale. Il libanese Zuhair Murad ha creato per la nuova principessa un modello a sirena in una delicatissima sfumatura di rosa cipria, con ricami di piccole perle che creano disegni floreali. Favoloso anche questo collier, ancor più sontuosa la tiara, prestata dalla moglie numero 1 del sultano, cui si aggiungono anelli orecchini e bracciali tempestati di diamanti. Sicuramente qui non vale il principio less is more; comunque chic.

(Ph: Instagram @tehfirdaus)

La lunga teoria di riti e cerimonie che ha preceduto la cerimonia nuziale vera e propria era iniziata una decina di giorni prima con la Khatam Quran, la lettura del Corano insieme alla famiglia. Anisha indossava un elegante baju kurung, l’abito tradizionale, realizzato su misura da Teh Firdaus, il principale stilista del Paese, in un tessuto bianco perla realizzato usando tecniche antiche che creano un ricco motivo. Il pizzo floreale che definisce bordo e maniche della tunica è il tocco finale. Chic.

(Ph: Instagram @tehfirdaus)

Sempre bianco, sempre opera di Teh Firdaus, l’abito indossato dalla sposa durante la cerimonia detta Berbedak Mandi, che se non ho capito male dovrebbe essere una sorta di benedizione degli sposi da parte dei genitori. La mise indossata in questa occasione si ispira al modello del tradizionale baju kurung però è realizzato tutto in pizzo, il che da un’aria più internazionale, forse anche grazie al velo senz’altro più donante, almeno ai nostri occhi, del copricapo tradizionale. Lei è bellissima e le sta bene tutto, questa mise mi sembra un po’ troppo, boh.

(Ph: Instagram @germanlarkin)

Tutti questi abiti più o meno bianchi vi hanno stancato? Ho qualcosa per voi. Uno dei momenti più particolari di questo abbondantissimo matrimonio è stata la powdering ceremony, un rito per invocare sugli sposi fecondità e ricchezza (anche se non è che ce ne sia troppo bisogno…). in questo caso il colore è il rosso, elemento di una mise che vede il suo culmine in un’altissima corona.

(Ph: German Larkin)

Trovo alcuni aspetti di questo abito davvero affascinanti, e altri, come dire, sorprendenti. Come il fatto che con quel copricapo, i favolosi orecchini in oro e diamanti, i bracciali d’oro ai polsi, la sposa si sia appuntata anche una spilla, forse temeva di essere considerata troppo semplice, quasi francescana. Impossibile da inserire in una delle nostre categorie, ma wow!

Ma almeno un’ospite la ce la vogliamo mettere? Ne scelgo una a caso: Jetsun Pema, consorte del Re del Bhutan, seduto alla sua destra. Per lei l’abito tradizionale del suo Paese, questa volta in blu con tocchi di azzurro. Incantevole come sempre, spicca anche adeguatamente sullo sfondo giallo della sala (il giallo è il colore del Sultano, perciò lo vedete dappertutto ma non lo indossa nessuno). Sublimemente chic, as usual.

(Ph: Instagram @support.anishaik)

Ecco gli sposi, finalmente moglie e marito dopo la maratona nuziale. E per la prima uscita da principessa in abiti occidentali cosa sceglie la bella Anisha? Dior per le slingback color crema (modello J’adior) e borsa, la Lady Dior in coccodrillo blu, abbinate a un abito di Self Portrait che noi conosciamo bene, pure troppo… ve lo ricordate? (Il caffè del lunedì – Dress a Princess). Ne usciremo mai? Boh, ma quanto a scelte principesche direi che ci siamo.

Restiamo in zona per seguire un’altra giovane coppia sposata da poco: Hussein e Rajwa di Giordania in visita a Singapore. In occasione del Jordan-Singapore Tech Alliance Forum la principessa, capelli sciolti e spettinati à la Máxima, indossa un abito midi in viscosa di Karen Millen, in una fantasia dai colori muffosi che ammazzerebbero quasi tutte, lei sicuro. Va bene la sobrietà, ma qui si esagera! Mi dispiace, la trovo terribile, shock.

Il giorno seguente incontro con il Primo Ministro Lee Hsien Loong e consorte. Look un po’ monacale con l’abito bianco Roskanda caratterizzato da maniche inutilmente bouffant con nastro appeso, modello che mi permetto di sconsigliare per una colazione, dato che se nel menù fosse compreso un consommé il rischio inzuppo sarebbe altissimo. Mi piace molto la cintura che sembra una lamina metallica; gliel’abbiamo già vista, e sappiamo pure chi gliel’ha data (Festeggiare con stile) abbinata alle scarpine slingback Gianvito Rossi. Per ora Rajwa non si schioda dal mezzo tacco, per non sovrastare il coniuge, vediamo se più in là prenderà ispirazione dalla suocera, che porta tranquillamente i tacchi alti anche quand’è col marito. Se intanto la fanciulla si facesse dare qualche suggerimento per i capelli, evitando la (s)pettinatura a salice piangente non farebbe un grammo di danno. Scopriamo che anche lei ha la clutch Knot di Bottega Veneta, in una tonalità soberrima definita “travertino”. Boh. Fatemi spezzare una lancia in favore della signora Ho Ching, consorte del premier, con tunica ispirata alla tradizione e ciabattoni. La signora è laureata in ingegneria elettronica e ha avuto una brillantissima carriera da manager, che sicuramente ha nutrito la sua autostima. Shock, ma brava.

Altro appuntamento, altra mise; in questo caso Rajwa sceglie un completo pantaloni a vita alta + giacca doppiopetto di Gabriela Hearst in un rosa cipria che le scalda l’incarnato pallido. Borsa in tinta: una Fendi Pikaboo, modello amatissimo dalla suocera Rania. In generale mi piace, ma la giacca tira un po’, andrebbero spostati leggermente i bottoni. A meno che la coppia non stia per darci una lieta novella, nel qual caso mi tacerei all’istante. Chic di incoraggiamento.

Unica principessa di sangue di questa rassegna, l’avevamo vista scendere la scaletta dell’aereo con le borse in mano nel primo viaggio all’estero del 2024 per un membro della Royal Family (Arrivi e partenze). Anne non avrà la bellezza del padre, cui somiglia molto, né il carisma della madre, ma ha un gran carattere e uno stile tutto suo. Nella visita in Sri Lanka l’abbiamo vista con diverse mise nessuna delle quali memorabili, che avevano però il vantaggio di mettere in luce l’essenza di chi le indossava. Ho scelto questa foto perché mi piace molto: lei semplicissima in pantaloni bianchi e camicia ecrù – forse inavvertitamente ha beccato uno dei trend di stagione, che vuole abbinate tonalità diverse di bianchi – ma circondata da persone che sorridono incantate. Chic a prescindere.

Royal chic shock e boh – South Korea in UK

Settimana, quella appena trascorsa, ricca di mise che hanno avuto una certa eco, soprattutto grazie alla Principessa di Galles (e alle sue gambe) nonché all’intera Royal Family, impegnata con la visita di stato della coppia presidenziale sudcoreana. Catherine in total red, un rosso intenso tipo mela di Biancaneve non esente da un tocco di veleno.

L’insieme è composto da ben tre pezzi, e mi chiedo quanto freddo facesse per renderli necessari. Anyway, ciò che attira l’attenzione in prima battuta è la cappa, creata espressamente da Catherine Walker e appoggiata sopra un altro capo della stessa maison, un cappottino caratterizzato dal grande fiocco diagonale, che la principessa aveva indossato in precedenza. E non solo in rosso, ma anche in nero al funerale di Prince Philip (ne abbiamo parlato qui: Le foto del giorno – Together at Christmas). La mantella è nuova, ed è tagliata in modo da far uscire il fiocco del cappotto sottostante. A completare il tutto, un abito che si intravvede soltanto e sorprende per la lunghezza. Cioè per la cortezza, alla base della scoperta della gambe nelle foto che hanno fatto il giro dell’orbe terracqueo (e facciamo finta di credere a un incidente di percorso). Nel caso non ne aveste abbastanza, c’è un fiocco pure sulla borsetta Miu Miu, e ovviamente sull’ampio cappello di Jane Taylor, modista cui riescono senz’altro meglio i modelli più contenuti. Insomma, un gran pasticcio, tra il rosso, il fioccone e il Natale in arrivo l’effetto pacchetto sotto l’albero è assicurato. Due piccole riflessioni, la prima: la mantella, che è già un capo molto scenografico, secondo me funziona bene lasciandola protagonista senza caricarla di altri orpelli. La seconda: dobbiamo essere grate a Catherine perché, probabilmente non volendo, fa un buon servizio alla maggioranza delle donne. Mi spiego: ogni cultura ha i propri canoni e i propri valori, anche estetici; in quella in cui viviamo noi magrezza e altezza sono considerati ideali, e idealmente le forme migliori per indossare qualunque tipo di abbigliamento. Quante volte abbiamo pensato e detto che con quel fisico le sta bene tutto? Ecco, non è vero. Tutto ciò premesso, per me la mise è shock, ma la sua scelta ha messo la principessa al centro dell’attenzione in un modo totalmente inedito. Siamo all’inizio di una rivoluzione copernicana? Dobbiamo abituarci a una Catherine meno perfettina? Boh, ma resto in fiduciosa attesa.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Davanti a quest’orgia di rosso il total blue della Queen Consort è elegante e rassicurante. Camilla riutilizza abitualmente le proprie mise, e infatti abbiamo visto spesso questo cappottino di Anna Valentine, mentre il cappello piumato di Philip Treacy viene dato per nuovo, ma è comunque un modello che ha già portato (ad esempio, al funerale di Her Majesty). La sovrana ha uno stile magari poco eccitante (bene) ma molto riconoscibile (meglio), l’aspetto più interessante di questa fase è senz’altro la scelta dei gioielli; in questo caso ha appuntato sulla spalla sinistra la Russian Sapphire Cluster Brooch, appartenuta alla zarina Marija Fëdorovna, sorella della regina Alexandra – erano entrambe principesse di Danimarca – e acquistata da Queen Mary nel 1934. Per la felicità di King Giorgio (Armani), la regina ha abbinato al blu accessori neri. Chic. Accanto a lei la firts lady coreana Kim Keon-hee con un bel cappotto grigio, inutilmente completato da una sciarpetta dello stesso tessuto. Terribili le calze grigie, idem le scarpine di vernice. Ma cinque bottoni sul polso non saranno troppi? Boh.

(Ph: Yui Mok/Getty Images)

La sera, al banchetto di stato, il protagonista è ancora il rosso, ma stavolta è la Queen Consort ad attrarre tutti gli sguardi. Dai forzieri reali ha preso la Burmese Ruby Tiara, la cui storia abbiamo raccontato qui; Vi piacciono i rubini? La Burmese Ruby Tiara. Queen Elizabeth, che l’aveva commissionata a Garrard negli anni ’70, l’aveva poi indossata nel corso di una precedente visita ufficiale sudcoreana; perché come sappiamo nulla è lasciato al caso, mai. Al sontuoso diadema – che secondo me sta meglio a lei che alla sua prima proprietaria – Camilla ha abbinato collana e orecchini del set Crown Ruby, dono di Prince Albert alla moglie Queen Victoria da abbinare all’Indian Circlet; come quello, la versione originale prevedeva degli opali, poi sostituiti dai rubini da Queen Alexandra, che non li amava (e pensava portassero pure iella). Colpo da maestra, il favoloso abito in velluto rosso rubino di Fiona Clare che le sta d’incanto. Strachic.

(Ph: Yui Mok/Getty Images)

Bianco invece per la Principessa di Galles, un abito di Jenny Packham: il modello Anémone, caratterizzato da una mantellina ricamata a ramages dorati. Si sarà ispirata al nuovo film di Ridley Scott, Napoleon? Che vi devo dire, è tutto l’insieme che non mi convince: la bellissima tiara che non la valorizza e non viene valorizzata, il trucco pesante, l’acconciatura troppo semplice, l’abito, la mantellina, i guanti al gomito (Paula Rowan), pure la borsetta, il modello Maud di Anya Hindmarch; è a un tempo tutto troppo e tutto troppo poco, non so se mi spiego. Di una cosa sono sicura: la placca del Royal Victorian Order, cui la principessa appartiene, piazzata in quel punto quasi a trattenere la fascia è terribile. Per il resto, boh.

(Ph: Yui Mok/Getty Images)

Penso gradirete la fotografia a figura intera della Duchessa di Edimburgo, che ho scelto esclusivamente per mostrare adeguatamente la sua mise, eventuali altre presenze sono, come dire, un valore aggiunto. Sophie fa una scelta molto interessante, riusando l’abito indossato sotto il mantello del Royal Victorian Order il giorno dell’incoronazione dei cognati. Il problema però è che l’abito di Suzannah London così funziona di meno. Sarà l’accollatura che non la slancia, sarà la necessaria aggiunta di fascia e placca dell’ordine, oltre al fiocco giallo del Royal Family Order che rende tutto un po’ pasticciato, sarà che i capelli pettinati così le fanno una testa piccina picciò, e la tiara con l’acquamarina non aiuta, ma il risultato finale mi piace veramente poco. In compenso preferisco la sua versione della clutch Maud di Anya Hindmarch, Boh, consoliamoci con lo sfondo.

(Ph: Yui Mok/Getty Images)

Se parliamo di riuso lei è la vera regina: la Princess Royal, che oltre a mostrare un regale disinteresse per le frivolezze, è in grado di infilarsi tranquillamente in abiti di quarant’anni fa senza fare un plissé. Per questa occasione indossa due pezzi – abito di Maureen Baker con bolerino Sue Palmer – che potrebbero essere stati realizzati in uno qualunque degli ultimi cinque decenni; l’ultima volta che l’abbiamo vista così abbigliata era in una foto per festeggiare i 70 anni, tre anni fa. Lady Violet trova chic i diamanti della Princess Royal: la favolosa Festoon Tiara, che ad onta dell’aspetto regale ha origini piuttosto plebee, essendo il dono ricevuto nel 1973 da una compagnia navale di Hong Kong, la World Wide Shipping Group, per ringraziare la principessa di aver tenuto a battesimo una loro nave. Al ’73 risale anche la splendida spilla, dono del fratello Charles per le nozze con Mark Phillips. Sono gioielli che Anne porta molto spesso, completandoli col collier di diamanti, anch’esso a forma di festone, ricevuto dai genitori per il diciottesimo compleanno. Piuttosto shock invece l’abito, arricchito da applicazioni di pizzo che lo rendono un po’ troppo da sposa (per fortuna il giacchino aggiunge un tocco di rigore), i capelli troppo tirati che la fanno sembrare stanca e non accolgono bene la tiara, e soprattutto il fondotinta col famoso effetto capo indiano: troppo scuro, steso male e senza raggiungere il collo, probabilmente per evitare di macchiare l’abito. A voi la media.

(Ph: Yui Mok/Getty Images)

Mi è piaciuta molto, e non accade spesso, la Duchessa di Gloucester. Amo lo stile da giorno quando è adeguatamente declinato per la sera, e qui mi sembra che funzioni. Birgitte, moglie danese di Richard, cugino della defunta Queen, indossa un abito dalla linea semplice ed elegante; interessante lo scollo, anche se magari non esalta il collier di diamanti e smeraldi, parte della collezione della suocera Alice come la tiara bandeau, dono dello sposo per le nozze del 1935.

Diamanti e smeraldi anche per la spilla che trattiene sulla spalla destra la fascia del Royal Victorian Order. Verde e azzurro, un gran bell’accoppiamento. Chic.

Sono proprio i Duchi di Gloucester ad accogliere la sera seguente gli ospiti sudcoreani a Guidhall, insieme col Lord Mayor della City. Penso che la presenza di royal “minori” dipenda dalla complessità dei rapporti tra la Corona e la City, ma quella è la prassi. Ricordo che durante la visita dei sovrani spagnoli qualche anno fa Felipe e Letizia furono ricevuti dalla Princess Royal, che fece alla Reina un profondissimo curtsy. La duchessa mi piace assai anche in questa mise blu, accesa dai topazi rosa di tiara e collier, ereditati anch’essi dalla suocera. Chic.

Chic, anche se vagamente inquietante, la First Lady in abito crema con mantella e accessori neri. Devo dire che la cosa che mi piace di meno sono i capelli, tenuti sempre sciolti in una pettinatura noiosetta. Nulla al confronto con quelli della Lady Mayoress, la prima signora a sinistra in pizzo turchese. Vi ricordate la bionda dama in costume tirolese scortata da William? Ecco, è lei. Non pensavo che l’avrei detto, ma forse meglio il dirndl, Shock.

Le foto del giorno – Dieci anni (e qualche mese)

Con una tempistica non chiarissima, almeno per me, la Casa reale olandese ha pubblicato i nuovi ritratti ufficiali dei sovrani, per marcare i loro dieci anni sul trono.

(Ph: RVD – Anton Corbijn)

Ciò che mi lascia perplessa è che l’incoronazione, preceduta al mattino dall’atto formale di abdicazione, è avvenuta il 30 aprile 2013; va bene lo stesso, non tutto deve avere una logica. Le foto sono state scattate a settembre da Anton Corbijn nella Sala della Galleria del Palazzo Noordeinde, che non è la loro residenza ma l’ufficio del Re.

(Ph: RVD – Anton Corbijn)

Lui in frac con decorazioni e la fascia del Militaire Willems-Orde, l’ordine militare di Guglielmo, in una posa assai rigida, direi quasi stoccafissica (neologismo nato così, tipo petaloso).

(Ph: RVD – Anton Corbijn)

Lei più calda e comunicativa, nonostante sia avvolta da una luce fredda e grigiastra. Per fortuna con Máxima si cade sempre in piedi, e nonostante la sua mise non sia messa particolarmente in risalto dal pavimento della sala, e men che meno dai pesanti tendaggi giallo oro, la regina fa la sua figura nell’abito rosa cipria di Jan Taminiau, soprattutto grazie alla sontuosissima parure Stuart, col diamantone da 40 carati che brilla sul diadema. Fascia a parte – lì quella del belga Ordine di Leopoldo, qui quella dell’Ordine del Leone dei Paesi Bassi – è la stessa scelta fatta a giugno per la visita di stato in Belgio (Royal chic shock e boh – Visite e sorprese).

(Ph: RVD – Anton Corbijn)

Lui serio, sguardo fisso, sopracciglia spazzolate e capello leccato.

(Ph: RVD – Anton Corbijn)

Lei un po’ troppo filtrata, che data la sua bellezza mi sembra un accorgimento superfluo.

(Ph: RVD – Anton Corbijn)

Poteva mancare la foto in bianco e nero? Domanda retorica. Qui l’attenzione è tutta sulla regina, l’unica a fuoco. Benché io ami gli specchi, queste pose non mi fanno impazzire, e le trovo scontatissime. Però almeno possiamo vedere la regina ben pettinata, accontentiamoci.

Royal chic shock e boh – Birthday gala edition

Archiviati cronaca foto e dettagli, non ci resta da esaminare che le mise delle signore presenti alla cena di gala per il diciottesimo compleanno di Christian di Danimarca; scattati durante la serata anche i ritratti ufficiali del giovanotto, da solo e con la famiglia.

Core de mamma

(Ph: Dennis Stenild, Kongehuset)

Quasi tutte le royal ladies hanno preferito tirar fuori dall’armadio abiti già visti, e in fondo mi sembra una scelta saggia; così ha fatto Mary, apparsa varie volte molto emozionata nella prima serata tutta in onore del figlio. La futura regina consorte è rimasta in Danimarca con l’abito blu di Jesper Høvring: bella la linea, bello lo scollo, non sono convintissima di come ci si appoggia la fascia dell’Ordine dell’Elefante, ma in linea di massima tutto piacevole e tutto in perfetto equilibrio con la tiara che è quella nuziale, piccola e delicata.

(Ph: Dennis Stenild, Kongehuset)

Lo stesso Høvring ha firmato la mise, un po’ tuta un po’ capedress, della figlia minore Josephine, piuttosto overdressed come del resto la sorella maggiore Isabella, con un abito Safiyaa un po’ eccessivo per i suoi sedici anni. Chic la madre, troppo giovani le figlie per essere valutate.

Le ragazze di ieri

Anche la sovrana ha scelto, direi ovviamente, una creazione danese: un abito rosso corallo di Birgitte Thaulow, indossato altre volte. Il colore secondo me è terribile, ma alla fine è abbastanza allegro per l’occasione; peccato che, a mio avviso, non metta in adeguato risalto quella cascata di perle e diamanti che compongono la tiara Pearl Poiré, abbinata al suo dévant de corsage, a un collier con perle enormi e a importantissimi orecchini.

Ora che sono tutte vedove, le tre sorelle spesso compaiono insieme come quando erano ragazze. Per festeggiare Christian, Anne-Marie ripropone para para la scelta fatta per il giubileo di Carl Gustaf (Royal chic shock e boh – Cinquanta di questi giorni (parte seconda): abito blu metallico di Celia Kritharioti con la tiara del Khedivé; sulla spalla destra della ex sovrana di Grecia brilla la favolosa spilla di diamanti dono del marito per la nascita dell’erede Pavlos, nel 1967. La solitamente elegante Benedikte arriva con uno di quei modelli stile Burda, del couturier danese Johnny Alexander Wichmann, col corpetto tinta unita e la gonna – con pure un po’ di strascico – in una fantasia geometrica. Diciamo che mi piace lo scollo, perfetto per la fascia dell’ordine. E naturalmente il set collana e orecchini con grandi ametiste che sta bene anche con la Berleburg Fringe tiara. Un grande boh x tre.

Le ragazze di oggi

(Ph: Hanne Juul)

Il gala in onore di Christian è stato anche l’occasione per vedere riunite un po’ di future sovrane. La Svezia ne ha inviate addirittura due: Victoria, una delle madrine di battesimo del festeggiato, e la figlia Estelle. A parte l’errore nel posizionamento della placca (I 18 anni di Christian – Dettagli quisquilie e pinzillacchere) la prossima sovrana svedese non mi fa impazzire: non è tanto il modello dell’abito Elie Saab, già indossato precedentemente, ma il colore: quella sfumatura cappuccino è terribile; ulteriormente peggiorato dal celeste chiaro della fascia dell’ordine. La tiara Boucheron a foglie di alloro è quella ereditata dalla defunta prozia Lilian – protagonista di una delle più romantiche love story reali (Bertil e Lilian, omnia vincit amor) – che spesso la indossava insieme all’importante collana di diamanti appartenuta alla regina Josephina. Boh. Adorabile Estelle, che crescendo ci sommergerà di soddisfazioni. La principessina undicenne indossa un abito creato proprio per lei da Christer Lindarw, autore dell’abito arancio della madre che tanto ci era piaciuto (Royal chic shock e boh – Cinquanta di questi giorni (parte prima) ottima scelta!

(Ph: Keld Navntoft, Kongehuset)

Se non ricordo male sia Haakon sia Mette-Marit furono tra i padrini al battesimo di Christian, e la coppia è arrivata in pompa magna con la figlia Ingrid Alexandra, cui è stato riservato l’onore di sedere alla tavola con Margrethe e Christian. Ferma restando la gioia di vedere Mette-Marit sorridente e attiva, la sua mise è francamente terrificante. Creazione del norvegese Peter Dundas, che pure vanta un curriculum importante, l’abito in seta pesante azzurro cielo sembra proprio uno di quelli che nei decenni scorsi si portavano nei grandi ricevimenti reali, e nessuno di noi aveva mai visto nella vita reale, né mai avrebbe indossato. Non capisco a cosa serva quella decorazione che circonda le spalle – Lady Violet è della vecchia scuola, per cui anche nel design le cose devono avere un senso – unico aspetto passabile: il colore a lei così, chiara, non sta male. Shock.

Il discorso del colore non è secondario: guardate l’abito di Ingrid Alexandra: è una creazione Emilio Pucci che la madre indossò al ricevimento per le nozze tra Albert e Charlène, a luglio 2011. A parte il fitting che sulla giovane principessa non mi convince, penso che non doni troppo neanche ai suoi capelli castani. Singolare che la figlia indossi una tiara, la Boucheron a cerchi con perle che le è stata assegnata quando ha raggiunto la maggiore età, più importante di quella materna, il piccolo bandeau di margherite. Boh.

(Ph: Keld Navntoft, Kongehuset)

Le mie preferite, senza alcun dubbio; se il buon giorno si vede dal mattino, ci aspettano tempi gloriosi. A sinistra Catharina-Amalia, Principessa d’Orange, erede al trono olandese, 20 anni il prossimo 7 dicembre. Indossa un capedress di Essentiel Antwerp – il modello Batermelon – in una tonalità di blu inchiostro, che varia un pochino sotto le luci; perfetta la scelta dei gioielli: un collier a rete con diamanti e zaffiri a completare quelli della tiara della Regina Emma, realizzata nel 2009 utilizzando parti della parure di zaffiri della stessa sovrana e parti di un dono di nozze ricevuto da Wilhelmina. Ai piedi le Hangisi di Manolo Blanhik, e proprio nel colore reso indimenticabile dalla Carrie di Sex and the City. Chic. A destra Elisabeth, Duchessa di Brabante ed erede al trono belga, 22 anni il 25 ottobre. A lei è toccato Natan ma questa volta ci possiamo accontentare: abito color champagne che (forse) sarebbe piaciuto anche a Audrey Hepburn; non amo troppo quelle pieghe che partono dalla vita ma adoro i guanti, e trovo che la piccola tiara Wolfers doni ai suoi lineamenti delicati più di quella torreggiante che le abbiamo visto altre volte. Chic più chic. Se poi siete curiosi di vedere un punto di incontro tra l’abito di Catharina-Amalia e Elisabeth, andate a guardare la mise che la principessa belga indossava al royal wedding giordano: Va in scena il royal wedding – Gli invitati.

Le zie

Ci si chiedeva se Joachim e la sua famiglia sarebbero tornati da Washington per festeggiare il nipote, e la risposta è sì. Assente solo il primogenito Nikolai, al momento in Australia, abbiamo potuto apprezzare la delizia di Athena in abitino luccicante di paillette oro rosa (Grace Karin) e ballerine dorate di Zara. Tanto mi è piaciuta la figlia tanto poco la madre. Io raramente trovo Marie elegante, ma questa mise (Elie Saab) ha qualcosa, perdonatemi il termine, di disturbante, non vorrei dire che mi evoca quasi una certa nudità, forse a causa del terribile punto di rosa, ma insomma non mi piace per niente. Splendida la tiara floreale della principessa Dagmar, che Marie indossa quasi sempre a partire dal giorno delle nozze, ma il resto per me è shock, compresi i sandali dorati col plateau.

(Ph: Hanne Juul)

Pavlos di Grecia, oltre ad essere cugino di Frederik, è un altro dei padrini di battesimo di Christian. La moglie, la solitamente elegante Marie-Chantal, questa volta mi ha sorpresa: non solo per l’errore nell’indosso della fascia dell’ordine di Santa Olga e Sofia, ma anche per altro. Da qualche tempo sta incrementando l’uso di abiti di stilisti greci: questo rosa cipria, di Mary Katrantzou non sarebbe male, a parte le maniche tremenderrime. Ma la sontuosa tiara della Regina Sophia è troppo importante per l’occasione, e incomprensibile la clutch di cocco – o peggio ancora stampa cocco – che non c’entra nulla né con l’abito né soprattutto con l’occasione (i rettili, ove fossero indispensabili, sono da indossare di giorno, e per impegni non particolarmente formali). Boh.

Lui è Gustav von Sayn-Wittgenstein-Berleburg, unico figlio maschio della principessa Benedikte, dunque altro cugino di Frederik, lei è sua moglie Carina. Abbiamo parlato di loro di recente, in occasione del battesimo del loro bambino (E vissero tutti felici e contenti); in questo caso è Christian ad essere stato padrino del cuginetto. Da Carina, con un passato da modella, mi sarei aspettata qualcosa di meglio: difficile immaginare un modello meno donante di questo, firmato Birgit Hallstein, stilista che spesso crea mise per le reali danesi. Anche Carina porta le Hangisi di Manolo Blahnik, nel suo caso bordeaux, e la tiara indossata al suo matrimonio. Gioiello splendido, ma shock.

(Ph: Hanne Juul)

Chiudiamo con Jane, sorella maggiore della principessa Mary, accompagnata dal marito Craig Stephens (che vi dirò, col frac fa una gran bella figura). Jane, a sua volta madrina di battesimo del nipote Christian, ha scelto un semplice abito di velluto blu, senza infamia e senza lode, decorandolo con una favolosa spilla di cristalli ton-sur-ton. Nulla sappiamo di cotanto pezzo, ma sembra proprio una spilla vintage, simile a quelle tanto di moda negli anni ’50. Poi gli orecchini in oro giallo con la perla nulla ‘c’entrano, ma accontentiamoci. Abito boh, spilla wow!

Here comes the Queen

Ieri sera la Mansion House, nella the City of London, è stata il teatro di una cena di gala per celebrare la recente incoronazione.

È stata la prima visita formale del nuovo Re alla City – un’area della capitale che gode di uno statuto amministrativo speciale – e l’occasione per celebrare una cerimonia tradizionale, la “presentation of the Pearl Sword”, che risale al diciassettesimo secolo. Alla serata dedicheremo un post a parte, perché come spesso accade nella cultura britannica gli aspetti rituali e cerimoniali sono particolarmente affascinanti, oggi ci concentriamo su Her Majesty The Queen Consort, che ha compiuto una scelta che a suo modo fa la storia.

Per l’importante formalissima occasione, con il sovrano in frac decorazioni e fascia azzurra dell’Order of the garter, Camilla ha tirato fuori dall’armadio un bell’abito di Bruce Oldfield già indossato in precedenza, ricamato a ramages d’argento. Ma il pezzo forte è sulla testa: per la prima volta la regina indossa la Girls of Great Britain and Ireland Tiara, vista spessissimo su Queen Elizabeth, che la amava particolarmente.

Realizzata da Garrard nel 1893 fu un dono di nozze per Mary di Teck, la futura Queen Mary, acquistata col denaro raccolto tra le ragazze del regno (da qui il nome) in un comitato presieduto da Lady Eva Greville. Dalla somma avanzarono 3000 sterline che la sposa decise di destinare a un fondo di sostegno per le vedove e gli orfani dei marinai della HMS Victoria affondata quell’anno. In origine la tiara presentava alla sommità delle perle, che nel 1914 furono sostituite dai diamanti provenienti da un altro dono di nozze; le perle furono riutilizzate per un’altra celebre tiara, la Cambridge Lover’s Knot, vista spesso su Diana e ora su Catherine (se non ve la ricordate potete trovarla qui Style file: Diana Principessa di Galles (seconda parte).

Nel 1947 l’anziana regina donò la tiara alla nipote Elizabeth che andava sposa a Philip; da allora l’abbiamo vista spessissimo sul capo della principessa, poi monarca, tanto da comparire su ritratti ufficiali, monete, francobolli, e tutta l’iconografia regale di Elizabeth II.

Ladies&Gents il passaggio è concluso, abbiamo una regina.

Al collo di Camilla brilla un altro gioiello reale. Sempre nel 1947, ma in occasione del ventunesimo compleanno, la principessa Elizabeth in viaggio ufficiale in Sudafrica con i genitori e la sorella ricevette dal governo di quel Paese un regalo da mille e una notte: una collana composta da 21 diamanti di misura digradante – il maggiore è una sciocchezza da 10 carati – separati da elementi composti da una baguette e due brillanti più piccoli. Cinque anni dopo, ormai sul trono, Elizabeth fece ridurre il collier togliendo sei diamanti con cui fu creato un bracciale aggiungendo un settima pietra di misura maggiore. Anche se non è chiarissimo, dalla fotografia a figura intera mi sembra che Camilla porti anche il bracciale, al polso sinistro.

(Ph: The Royal Collection)

Alle orecchie della Queen Consort brillano degli orecchini a cascata, parte di una demiparure personale, ricevuta probabilmente per le nozze con l’allora Principe di Galles nel 2005. Con l’eccezione degli orecchini, Lady Violet ha avuto la fortuna di vedere tutti questi diamanti dal vivo nella mostra Diamonds: A Jubilee Celebration, organizzata a Buckigham Palace per il Diamond Jubilee della sovrana, nel 2012.

Alla fine i diamanti sono sempre i migliori amici di una ragazza, anche se visti attraverso una verina blindata.

Royal chic shock e boh – Cinquanta di questi giorni (parte seconda)

…e venne il gala dinner, con la sontuosità degli abiti e lo splendore dei gioielli. E pure l’inevitabile gaffe, che stavolta avrebbe potuto essere evitata.

(Ph: Ingemar Lindevall/Kungl. Hovstaterna)

Nella foto ricordo in piedi da sinistra Haakon, principe ereditario di Norvegia, solo soletto (la moglie Mette-Marit, affetta da fibrosi polmonare, ha dovuto fermarsi un paio di settimane per riposare), poi Daniel e Victoria di Svezia, lei principessa ereditaria e lui il suo consorte, il Presidente finlandese Sauli Väinämö Niinistö, Margrethe II di Danimarca, Carl XVI Gustaf di Svezia, Harald V di Norvegia, il presidente islandese Guðni Th. Jóhannesson e la coppia degli eredi al trono di Danimarca, Frederik e Mary; davanti ai signori sono sedute le rispettive consorti, con Silvia di Svezia e Sonja di Norvegia in versione gemelle Kessler, vestite praticamente uguali; che scivolone!

Giallo oro per Silvia, avrà voluto coordinarsi con collare e galloni del consorte? L’abito di Georg et Arend ha una doppia gonna in seta pesante e un corpino tutto tempestato di pietre. La regina ha in mano una minaudière, che potrebbe anche essere la Melone di Bulgari; in quel caso “oro” si riferirebbe non al colore ma proprio al materiale… Sotto quest’aurea mise la regina piazza delle scarpine verdi; verde pure la stola in seta, che probabilmente dovrebbe servire all’occorrenza a scaldare la sovrana, ma mi pare leggerina. Mettendo da parte quest’insieme così pappagalloso, sul capo di Silvia troneggia – letteralmente – la sontuosissima tiara Braganza, con orecchini altrettanto importanti. Favolosi i gioielli, ma il resto per me è shock.

(Ph: Michael Campanella/Getty Images)

Giallo pure per Sonja di Norvegia ma in tonalità canarino, che anche lei ha abbinato col verde, nel suo caso le pietre della notevolissima parure di smeraldi che arriva direttamente dallo scrigno di Josephine, imperatrice dei Francesi e prima moglie di Napoleone. La parure è attualmente composta da quattro pezzi: diadema, collier, spilla più gli orecchini che in origine non facevano parte dell’insieme ma sono stati creati in seguito utilizzando pietre della collana. Curiosamente questa tiara e la Braganza indossata da Silvia hanno identica provenienza: arrivano entrambe dalla stessa sovrana: Josefina di Svezia e Norvegia, che aveva ereditato la prima dalla sorella Amélie, seconda moglie di Pedro de Braganza, imperatore del Brasile, mentre questa da Josephine, che era sua nonna. Tolto lo splendore delle gemme che dire dell’abito? Dato il suo aspetto così tipicamente anni ’80, se è vintage passi, altrimenti boh. Però si potevano mettere d’accordo prima.

(Ph: Jesper Sunesen)

Premessa: ho scelto questa foto di Margrethe II perché tra quelle che ho visto è quella che mostra meglio la mise; la regina scende dal vascello reale dove la delegazione danese ha soggiornato. Anche il suo è un abito già indossato, creato dalla stilista danese Birgitte Thaulow. Bella la seta, corposa ma non rigida, grazioso il disegno a ramages stilizzati, interessante la doppia fusciacca rossa e fucsia, che tra l’altro consente alla fascia dell’ordine del Serafino di appoggiarsi con grazia. Chic, anche senza considerare la trionfale parure di perle e diamanti, a corredo della celeberrima Poiré tiara.

Nata principessa reale è diventata regina, anche se consorte, a soli 18 anni. Ora non lo è più, ma in questa occasione è senz’altro regina di eleganza. Anne-Marie di Grecia arriva al braccio del suo bel cavaliere norvegese con un’altra creazione di Celia Kritharioti, un abito dalla linea pulita in crêpe color amarena; quasi una colonna a sorreggere la favolosa Khedive tiara, un gioiello che mischia lo splendore dei diamanti al fascino della storia (ne parliamo approfonditamente qui: A Royal Calendar – A Greek royal wedding). Nel 1905 un giovanotto svedese appassionato di archeologia si trova al Cairo; si chiama Gustaf Adolf, ed è secondo nella linea di successione al trono. Incontra una famiglia di pari lignaggio: i Duchi di Connaught e Strathearn; madre del duca è la regina Victoria, ma a colpire il giovanotto è la figlia Margaret, sua coetanea. Colpo di fulmine, i due si sposano il 15 giugno di quello stesso anno. Per celebrare l’incontro e la nascita di questo amore all’ombra delle Piramidi, il Khedive d’Egitto invia alla sposa un favoloso diadema a volute di diamanti creato da Cartier. Margaret muore nel 1920 per una infezione durante l’ultima gravidanza; il prezioso gioiello viene ereditato dall’unica femmina, Ingrid, che se lo porta a Copenaghen quando sposa l’erede al trono di Danimarca. Le sue discendenti di sangue si sposano tutte con quella tiara: Anne-Marie e sua figlia Alexia; Margrethe; Benedikte e le figlie Alexandra e Nathalie. Ora appartiene ad Anne-Marie e indossarla in questa occasione ha un particolare significato, dato che Margaret è la nonna che ha in comune col festeggiato, re Carl XVI Gustaf di Svezia. Superchic.

(Ph: Michael Campanella/Getty Images)

La principessa ereditaria Victoria, cui è toccato anche tenere il discorso per il padre – né poteva essere diversamente – per il suo abito sceglie ancora Christer Lindarw. Quando l’ho vista arrivare al braccio del primo ministro Ulf Kristersson ho pensato alla divina Lollo recentemente scomparsa; la storica e inarrivabile fata turchina dello sceneggiato di Comencini, sarebbe impazzita. Ma Lady Violet non è una fata, non le piacciono gli abiti turchini, e lo trova francamente terribile. Non è che lo stilista è stato influenzato dalle sue attività artistico-teatrali? Per fortuna la tiara è la lineare Baden Fringe tiara, dalle linee sottili ed acuminate che danno un po’ di rigore all’insieme. Però non basta, shock.

Restando in famiglia, è una novità la tiara di Sofia. Cioè, non è esattamente una novità essendo la solita Palmette tiara ricevuta come dono di nozze dai suoceri, cui però sono state sostituite le pietre apicali, che in questo caso sono quarzi citrini. Dunque finora oltre agli smeraldi nuziali l’abbiamo vista decorata anche da perle, turchesi, topazi blu, e ora citrini. Immagino le pietre ambrate siano state scelte per armonizzarsi con l’abito giallino di Safiyaa, brand al momento molto amato dalle royal ladies, che a mio avviso dovrebbero scegliere meglio i modelli. Trovo questo, il Bellara, con quelle applicazioni plasticose sulle spalle (si intravvedono pure sullo strascico) di rara bruttezza, e tra l’altro, visto in movimento, costringeva la povera Sofia a muoversi anche piuttosto goffamente; forse troppo stretto lui, o troppo alti i tacchi Louboutin. Strashock.

Quella della famiglia che mi è piaciuta di più è senz’altro Madeleine, in una diversa versione del cape dress a firma Jenny Packham: un abito argento ricamato di cristalli con una cappa che essendo leggerissima aggiunge movimento senza appesantire. Nessuna sorpresa per la tiara che adorna il capo della principessa: la cosiddetta Modern Fringe che indossa molto spesso, incluso il suo matrimonio. È un gioiello privato che non fa parte della fondazione Bernadotte; essendo comparso sulla testa di Silvia negli anni ’80 si pensa che sia un regalo del marito per i dieci anni di matrimonio. Dalla frequenza con cui Madeleine la usa, è probabile che la madre l’abbia donata a lei, forse proprio per le sue nozze con Chris O’Neal. Splendidi gli orecchini. Chic.

Arrivano insieme i consorti di due futuri sovrani, Mary di Danimarca e il birthday boy Daniel di Svezia, che proprio il 15 settembre ha compiuto cinquant’anni. Per lei un abito non solo già indossato ma anche rimaneggiato dal creatore, il danese Lasse Spangenberg. Vi dirò, non mi fa impazzire. Anche Mary sceglie di indossare la sua Wedding tiara, ricevuta in dono dai suoceri per le sue nozze con Frederik. Notevoli gli orecchini con acquamarina, che la principessa sfoggia spesso nelle grandi occasioni; notevolissimo il bracciale di Annikat: due ali di diamanti che abbracciano il polso. Chic i gioielli, boh il vestito.

Per par condicio chiudiamo con il terzo principe ereditario presente, Frederik di Danimarca, che ha dato il braccio a questa signora; è la moglie del primo ministro Ulf Kristersson, si chiama Birgitta Ed, e ovviamente è membro del clero. Io trovo magnifico quest’abito, ma la cosa divertente è che mi sono incuriosita, ho fatto una ricerca e trovato il suo profilo Facebook. Dove lei racconta con un certo humour – almeno quello permesso dal traduttore svedese italiano – della difficoltà che ha spesso nel trovare la mise adatta ad accompagnare il marito pur indossando il clergyman (clergywoman?) o almeno il collarino ecclesiastico. La trovo fantastica, chic in terra e in cielo.

Royal chic shock e boh – Visite e sorprese

Settimana pienissima di appuntamenti royal di alto profilo quella appena trascorsa, iniziata con una sorpresa (anzi due).

In Spagna

Lunedì 19 i sovrani di Giordania sono comparsi in Spagna, non in visita di stato ma per l’appuntamento previsto a Cordoba il giorno seguente: il Processo di Aqaba, un incontro tra capi di stato per la lotta al terrorismo nelle aree del Sahel e dell’Africa occidentale. Sorpresa nella sorpresa, Abdulla II e Rania si sono portati il figlio minore Hashem, mandando in fibrillazione i royal watcher: in fondo il giovanotto, benché musulmano, a 18 anni appena compiuti sarebbe un interessante match per le principesse spagnole. Religione a parte, sono convinta che le nuove generazioni l’amore se lo troveranno da sé, ma penso che qualche manovra – soprattutto tra i reali senza trono – ci sarà, e sarà divertente assistere. Le due Regine non hanno partecipato all’evento di Cordoba e si sono incontrate solo il lunedì: Letizia con un abitino smanicato un po’ troppo lungo, in seta jacquard, dello spagnolo Diego Estrada. Ancora in nero Rania, con una creazione Dior Resort 2024 che sarebbe stata più indicato a ottobre. Gli abiti sono entrambi di pregio, ma quello di Letizia non mi fa impazzire, e l’altro è veramente fuori stagione.

Però loro due insieme sono deliziose, simili per colori, età, altezza, struttura fisica (e pure ritocchi, via) per cui mi piacciono, e questa foto – le scarpe di Letizia sono Carolina Herrera, quelle di Rania le Sugata di Manolo Blahnik) – è molto divertente. Chic meno meno a entrambe, così non litigano.

(Ph: Gtresonline)

Qualche giorno dopo, giovedì 22, i sovrani spagnoli hanno presenziato al Palacio Real la riunione annuale della Fundación Princesa de Asturias. Letizia ha rispolverato un vecchio amore, il tailleur pantalone bianco. Indossato vent’anni fa all’annuncio delle nozze con Felipe – quello era di Armani – ma anche in occasioni meno formali, come la consegna del diploma alla figlia maggiore, il mese scorso in Galles (Le foto del giorno – Le diplomate). Brava, fa bene, questo (Carolina Herrera, con top Zara) le sta da dea. Chic.

A Monaco

Ladies&Gents, sorpresa! Forse siamo all’alba di una nuova era: mi sta piacendo Charlène! Martedì 20 la Princesse ha consegnato alcuni premi durante la serata finale del Festival de Télévision de Monte-Carlo. Trovo l’abito in seta blu scuro (Akris) adatto al suo fisico sportivo. La linea quasi da giorno del modello mi sembra esalti la sua natura semplice e il taglio di capelli essenziale; anche la geometria del favoloso set orecchini e collier di diamanti bianchi e gialli completa felicemente il tutto. Chic.

In Belgio

Una visita ufficiale in settimana c’è stata, tra due Paesi vicini, i cui sovrani quest’anno celebrano entrambi i dieci anni sul trono: Willem-Alexander e Máxima dei Paesi Bassi sono andati in Belgio (in treno), ospiti di Philippe e Mathilde. Incontro di cui Lady Violet ha praticamente assistito in diretta, grazie a una cara amica del sofà che si trovava proprio in quell’angolo di Bruxelles nel momento dell’incontro tra le due coppie. La nostra amica ha approvato la mise di Máxima e io mi sento di concordare, il completo in seta avorio del belga Natan – sì, a volte indovina anche lui! – è perfetto per una serie di impegni di giorno, e la silhouette che ricorda gli anni ’50 esalta la linea della regina (dal vivo più sottile di come compare in foto). Philip Treacy firma il bellissimo cappello, chic. Ai piedi delle due sovrane le stesse scarpe, le Gianvito 105 Gianvito Rossi, ma le somiglianze finiscono qua. Mathilde sceglie Claes Iversen, stilista olandese (di origine danese): il diplomatic dressing è servito. Però l’abito rosso lampone con maniche di chiffon e applicazioni sulla gonna, se proprio non se ne può fare a meno, è più adatto al pomeriggio. Raffinato – ma un po’ sprecato – il cappello Envolée di Fabienne Delvigne, che mischia seta e fibre di banano. Boh.

La prima sera di una visita di stato è quella del ricevimento di gala, che vuol dire pomp and circumstance, cioè: diademi! Máxima ci va giù pesante e sfodera la tiara Stuart, la più importante del forziere olandese, completa dell’enorme diamante a goccia di ben 40 carati, con collier en pendant e orecchini ugualmente ricchi di diamanti e ugualmente importanti. Per sorreggere cotanto splendore ci vuole il fisico, e anche una mise adeguata, e la regina ha entrambi: dopo aver aggiunto al suo metro e 78 ben 13 cm di tacco (con plateau, i sandali Evita di Aquazzurra) drappeggia la sua figura in un abito rosa Jan Taminiau dalla gonna caratterizzata da volant di tulle, in contrasto con la linea e i ricami del corpino. Non m i fa impazzire ma lo trovo adatto alla bisogna, chic. Meno, molto meno ricco il reparto tiare in Belgio, Mathilde indossa comunque la più importante, quella delle Nove Province, più la tiara Wolfers come collier. Con un cape dress, che ormai è il suo simbolo; in pizzo azzurro illuminato da piccoli strass, composto da un abito senza spalline e un mantello sfoderato. Lo trovo terribile, sembra una camicia da notte con relativo négligé, e il mio disappunto cresce scoprendo che si tratta di un creazione Armani Privé. Giorgio, ma perché? Sorry, shock.

All’indomani le due sovrane si ritrovano per altri impegni, con o senza mariti. E scelgono lo stesso couturier, Natan. Per Máxima il modello Delphin, dipinto a mano da Pablo Piatti, artista argentino che vive e lavora in Belgio, si può immaginare qualcosa di più opportuno? L’abito non mi piace particolarmente, ma mi piace molto l’operazione; d’altra parte la relazione e le collaborazioni di Natan col mondo dell’arte sono forse il suo aspetto più interessante, dunque chic. Invece Mathilde tira fuori dall’armadio il modello Merri, una sorta di camicione informe con inutile drappeggio sul fianco, completato da una calottina Fabienne Delvigne. Non mi piace, shock.

La sera del secondo giorno è quella in cui gli ospiti ricambiano l’invito ai padroni di casa. Spesso è una serata musicale come in questo caso; un concerto d’archi dell’Amsterdam Sinfonietta nel cento culturale Flagey. Va detto che le signore sono apparse sempre piuttosto abbinate, e per l’occasione scelgono di nuovo lo stesso stilista; questa volta Jan Taminiau, olandese del Brabante, regione vicinissima al Belgio. Máxima ripropone un monospalla sfoggiato la prima volta per il quarantesimo compleanno, nel 2011; il colore non mi fa impazzire ma trovo che il modello le stia molto bene, e poi ci si può sempre far distrarre da quel favoloso collier… Neanche il colore dell’abito di Mathilde mi convince del tutto, ma il modello è elegante e sottolinea piacevolmente la sua figura. Però qualcosa sui loro mariti la vogliamo dire? Willem-Alexander osa lo smoking doppio petto, che in generale non mi dispiace, ma l’orlo ai pantaloni grida vendetta. Da parte sua, Philippe indovina i pantaloni ma sbaglia la giacca; pancia in dentro e petto in fuori non si usa più? Chic le regine, shock i re.

Ultimo giorno la scena si sposta ad Anversa. Tra i vari appuntamenti c’è anche una colazione di lavoro sui temi dell’integrazione per i giovani meno favoriti a livello scolastico e professionale. Colazione organizzata nella Sala Rubens del Musée des Beaux-Arts della città, il che avrà ispirato la mise della Reine Mathilde, che sembra uscita da un quadro del Seicento fiammingo (no, non vuol essere un complimento). Per lei un abito a fiori stilizzati di Dries van Noten, già indossato il mese scorso, completato da ampio soprabito in seta e ampio cappello realizzati per l’occasione nel color orange, evidente omaggio agli ospiti. Boh. Máxima ripete una mise già vista in un bellissimo rosso amarena, cappello Fabienne Delvigne – come quello arancio di Mathilde – e un abito Natan arricchito da una stola/mantella che non mi dispiace affatto, è uno stile che la regina olandese porta molto bene, chic. Prima curiosità: la clutch Dior è un dono di Brigitte Macron durante il recente viaggio della coppia presidenziale francese nei Paese Bassi (Royal chic shock e boh – Un due tre visite!). Seconda curiosità: entrambe le signore hanno le stesse scarpe, le PVC D’Orsay, anch’esse Natan, ma la sovrana belga ha i piedini un po’ gonfi.

E per finire…

Alla cena di gala a Laeken c’era anche la sorella di Roi Philippe, Astrid, col marito Lorenz. Se la cognata Mathilde ha scelto l’azzurro per la fascia blu e oro dell’Orde van de Nederlandse Leeuw; se l’ospite Máxima ha poggiato sul rosa quella viola dell’Ordre de Léopold; Astrid mi ha veramente sorpresa. Abito shocking pink, mantello rosso pomodoro, fascia giallo arancio dell’Orde van Oranje-Nassau, e in testa la tiara Savoia-Aosta. Sorprendente, inattesa, divertente, la adoro. Chic!

Coronation attire, gli abiti dell’incoronazione – Ladies

Dopo aver analizzato gli abiti maschili per l’incoronazione (Coronation attire, gli abiti dell’incoronazione – Gentlemen) passiamo ad occuparci delle signore della più ristretta cerchia reale. Camilla, coprotagonista della giornata, indossava come annunciato un abito creato per lei da Bruce Oldfield in peau de soie, un raso opaco in pura seta.

Un modello con scollatura a V e maniche lunghe, con un sopragonna da cui parte un breve strascico, con un un inserto sulle spalle (che a dire il vero ricorda un po’ gli spallacci di uno zaino). L’aspetto più interessante è naturalmente la ricca decorazione a ricami in oro e argento in elegante equilibrio. Quelli in oro, all’orlo ai polsi e sulle spalle, raffigurano i fiori simbolo dei quattro paesi che formano il regno: la rosa inglese, il cardo scozzese, il narciso gallese e il trifoglio nordirlandese.

Nella parte centrale della gonna, al di sopra dell’orlo, fanno bella mostra di sé due animaletti, la cui presenza ha mandato in brodo di giuggiole ogni canaro del globo terracqueo: sono Beth e Bluebell, i due amatissimi Jack Russell presi al canile di cui la regina ha il patronage: il Battersea Dogs and Cats Home.

I ricami in argento sono più piccoli e delicati, in forma di ghirlande stilizzate con i fiori della campagna inglese tanto amata da entrambi i sovrani. Nascosti tra le volute anche cinque nomi: Tom Laura Eliza Freddy Gus Lola e Louis. Sono quelli dei due figli e dei cinque nipoti; Eliza è stata una delle damigelle al matrimonio dei Principi di Galles, mentre i tre maschi hanno aiutato la nonna durante l’incoronazione reggendole il mantello.

Quello cremisi indossato all’arrivo, detto Robe of State, è lo stesso usato da Queen Elizabeth per raggiungere Westminster Abbey, dove sarebbe stata incoronata; mentre al termine della cerimonia Camilla ha indossato un altro mantello, questa volta in velluto viola – detto Robe of Estate – creato appositamente per lei da Ede and Ravenscroft e ricamato dal Royal School of Needlework, altro patronage della regina.

(Ph: Hugo Burnand)

Oltre al monogramma di Camilla i ricami rappresentano fiori scelti per il particolare significato, come l’alchemilla, il suo preferito, che simboleggia amore e consolazione o il fiordaliso, simbolo di amore e tenerezza ma anche dotato della fondamentale capacità di attrarre api farfalle e altri insetti impollinatori; quelli stessi che compaiono per la prima volta in un ricamo di questa importanza. Non mancano il delphinium che oltre ad essere il fiore di luglio, mese di nascita della regina è anche il preferito di Charles, e il mughetto, omaggio a Queen Elizabeth che lo amava particolarmente; .

Al collo di Camilla brillavano gli enormi diamanti del Coronation Necklace, creato per Queen Victoria nel 1858 e da allora indossato da ogni regina, fosse monarca o consorte, il giorno dell’incoronazione. Quanto alla corona, una volta deciso di evitare quella indossata dalla Queen Mother per le possibili polemiche legate alla presenza del diamante Koo-i noor, considerato simbolo del passato coloniale, si è preferita quella della Queen Mary, rimuovendo quattro degli otto archi e aggiungendo i diamanti Cullinan III IV e V, parte della collezione privata di Queen Elizabeth, che tanto spesso ha indossato come spille.

Ad assistere la regina nella complessa liturgia le sue due Companions, la sorella Annabel Elliott – il cui nipotino Arthur è stato il quarto paggio di Camilla – e l’amica Lady Lansdowne (la signora con la grande spilla). A me sono piaciute molto, e mi è piaciuto particolarmente che vestissero abiti nello stile di quelli che Camilla indossa di solito; infatti sono stati creati dalla sua couturière di fiducia, Fiona Clare. Se poi vi state domandando come mai i suoi paggi avessero uniformi differenti, Lady Violet ha pronta la risposta: sono quelle dei reggimenti di cui la sovrana è Colonel-in-chief: i Grenadier Guards (con la giubba rossa) e i Rifles.

(Ph: Yui Mok – WPA POOL/Getty)

Fermiamo solo un momento la dissertazione sugli abiti; osservate le espressioni dei fratelli e della sorella del re al suo ingresso, e traete le vostre conclusioni.

Le working royals, cioè le signore che lavorano per la corona ricevendo un appannaggio, non indossavano tiara mettendo fine a un’altra lunghissima querelle che ipotizzava ne sarebbero state prive per lasciar brillare solo Camilla; la quale peraltro è arrivata a sua volta a capo scoperto e così è rimasta fin quasi alla fine, quando è stata rapidamente incoronata. Al posto della tiara le royal ladies indossavano un cerchietto con foglie, fiori, perline, cristalli e minutaglia varia. Diciamo che sulla settantaseienne Duchessa di Gloucester l’effetto era un po’ troppo girlie, e infatti la cugina Principessa Alexandra di Kent deve essersi rifiutata, e si è presentata fresca di parrucchiere e a testa nuda.

La Princess Royal ha dribblato il rischio assumendo il ruolo di Gold-Stick-in-Waiting, antica figura di provata lealtà a guardia del sovrano. Infatti Anne, indossata l’uniforme di gala dei Blues and Royals, ha cavalcato dietro la carrozza che trasportava fratello e cognata beccandosi un’acquazzone, cosa che avrà sicuramente preferito ai fiori in testa. Nell’abbazia ha aggiunto il mantello di velluto verde dello scozzese Order of the Thistle, e ha confessato lei stessa il sollievo per non dover pensare a cosa indossare.

La Duchessa di Edimburgo invece il cerchietto se l’è messo, asimmetrico, opera di Jane Taylor, composto da foglie di raso e cristalli Swarovski con piccoli elementi in argento. Sophie non ha pescato nei forzieri reali, ma ha indossato gioielli che immagino di sua proprietà: orecchini in diamanti e zaffiri con bracciale en pendant della maison londinese Graff, famosa per la qualità delle sue pietre.

(Ph: Instagram @jtmillinery)

Sotto il mantello la duchessa indossa una creazione couture di Suzannah London: un abito in seta avorio con un breve strascico che, come la parte alta del corpino, è ricamato in punto irlandese ad opera di Jenny King Embrodery. Il soggetto, i fiori della campagna inglese ispirati al lavoro della ceramista Rachel Dein.

(Ph: Suzannah London)

Personalmente lo trovo un po’ carico, ma francamente chi si è mai vestita per un’incoronazione? E poi Sophie, con la sua grazia, indossa bene quasi tutto.

In questa fotografia si apprezzano meglio gli abiti delle signore e, cerchietto a parte, questa volta ho trovato molto elegante la Duchessa di Gloucester, con un abito di linea semplice con collo montante e quelli sembrano bottoni. Sembrano, perché in effetti sono tre spille di diamanti, eredità di Queen Mary. Al collo una favolosa doppia rivière di grossi diamanti eredità della suocera Alice, da cui pende una croce, anch’essa di diamanti, anch’essa eredità di Queen Mary. Ah, la fortuna di avere avuto una nonna innamorata dei gioielli, la mia era terziaria francescana…

Come accade spesso, se non sempre, ad attirare gran parte dell’attenzione è stata però la Principessa di Galles. Per lei un abito Alexander McQueen che ha causato un piccolo giallo: mentre nella foto ufficiale a Buckingham Palace lo scollo appare una V che si arrotonda verso le spalle, durante la cerimonia sembra invece un semplice girocollo. L’arcano è stato svelato da Alastair Bruce, illustre commentatore di Sky: durante la cerimonia, e fino al saluto sul balcone, l’abito era completato da una mantellina per proteggerlo dal peso del cordone e dal collare del Royal Victoria Order. L’ipotesi è suffragata dal fatto che tra l’affaccio al balcone e il ritratto ufficiale sono passati pochi minuti, non sufficienti a cambiare vestito – come pure ipotizzato – ma abbastanza per rimuovere la mantellina e indossare il collier, il favoloso Festoon Necklace, fatto realizzare nel 1950 da King George VI per la giovane figlia Elizabeth.

Alle orecchie di Catherine gli orecchini in diamanti e perle appartenuti a Diana; non credo assolutamente che volesse evocare la presenza della defunta principessa, penso al limite sia gesto di affetto verso il marito.

L’abito, in seta avorio, è decorato allo scollo (compresa la mantellina) ai polsi e all’orlo da un ricco ricamo in argento che come per Camilla rappresenta i quattro fiori simbolo del regno – rosa, cardo, narciso e trifoglio – in fondo è o non è la futura regina? Sul capo né tiara né coroncina di fiori, ma anche lei come Sophie un cerchietto di foglie con argento e cristalli, anche se più d’impatto: il ranking si vede anche in questi dettagli. A me ha ricordato il quadro di Jacques-Louis David che ritrae l’incoronazione di Napoleone – sarebbe il colmo! – ma potrebbe essere anche ispirato alle damigelle delle matrimonio della defunta Regina, o a un ritratto della giovane Queen Victoria. La cosa interessante è che Sarah Burton, fashion director di Alexander McQueen lo ha realizzato in collaborazione con la modista Jess Collett, e lei ha iniziato la sua attività 25 anni fa grazie a un prestito del Prince’s Trust. Alla fine tutto torna.

Anche l’incolpevole Charlotte è stata abbigliata con abito, mantello più mantellina in seta avorio, e dagli stessi stilisti della madre: Alexander McQueen e Jess Collett per il cerchietto. Deliziosa as usual, ma il tutto mi fa un po’ effetto orfanella.

La mattina dopo l’incoronazione sulla tomba del milite ignoto – che come sapete si trova sul pavimento all’ingresso di Westminster Abbey – su incarico della Regina è stato deposto un bouquet. Non uno qualunque, lo stesso che portava Elizabeth Il il 2 giugno 1953, quando fu lei ad essere incoronata. Come dicevamo, cose così le fanno solo loro, e solo loro le sanno fare.