Royal chic shock e boh – Aspettando la primavera

Oggi è il giorno di San Patrizio, patrono d’Irlanda, amatissimo nel mondo anglosassone, ed è anche la ragione per cui la rubrica domenicale è scivolata eccezionalmente a lunedì. Ero certa che la Principessa di Galles non ci avrebbe delusi, e così è stato.

(Ph: Getty Images)

Nella sua veste di Colonnello delle Irish Guards Catherine ha partecipato alla tradizionale parata nella caserma Wellington Barracks, nel centro di Londra; evento in solitaria che ha affrontato con grazia e sicurezza, da par sua. Evento cui l’anno sorso non aveva partecipato, trovandosi nel mezzo della tempesta causata dal cancro, il che rende questa giornata ancora più preziosa. Il verde è d’obbligo, e lei ha scelto una tonalità profonda per il già visto, bellissimo cappotto Alexander McQueen e per il cappellino Lock & Co. aggiungendo accessori neri, e soprattutto la deliziosa spilla trifoglio disegnata da Cartier. Un gioiello che non appartiene alla principessa, né alla Royal Family, ma al reggimento delle Irish Guards, che all’occorrenza la presta alle royal ladies. Veramente, ma veramente chic.

Lunedì scorso altro giorno importante per la Firm, con la celebrazione del Commonwealth Day. Lady Violet già pregustava di ammirare nuove toilette, e invece le signore Windsor sono andate al risparmio, tirando fuori dall’armadio mise già indossate in precedenza.

Sua Maestà la Queen Consort evidentemente sente arrivare la primavera e si veste i un pastelloso rosa Barbie; il soprabito (Fiona Clare) ha una manifattura piuttosto raffinata, ma certo il colore è un po’ too much, forse perché siamo ancora avvolti dai grigi dell’inverno. Apprezzo la scelta di un cappello (come sempre Philip Treacy) di dimensioni contenute visto il tipo di cerimonia, ma in questo caso contribuisce all’effetto bambola, cosa che Camilla sicuramente non è. Mi piacciono molto gli accessori in un freddo greige – la borsa non si vede nella foto ma è una Fendi, la celebre Pikaboo – ma in generale per me è boh. Très chic il re con cravatta armonizzata, ma non rigidamente abbinata, alla mise della sua consorte.

Catherine ha scelto la sicurezza di un look indossato in varie occasioni e differenti colori. Il cappotto rosso (Catherine Walker)caratterizzato dal grande fiocco stilizzato che chiude il collo l’abbiamo visto nel 2021 al concerto di Natale a Westminster Abbey (Le foto del giorno – Together at Christmas) e due anni dopo, sotto un mantello, per la visita di stato del presidente sudcoreano (Royal chic shock e boh – South Korea in UK). Stesso cappotto, naturalmente in nero, e stesso collier di perle appartenuto alla Regina e indossato anche da Diana, al funerale di Prince Philip, Duca di Edimburgo (L’addio a Philip. Qualche dettaglio, qualche risposta.). Il cappellino, indossato nel tour australiano del 2014, è Gina Foster (brand che non esiste più); il tocco di italianità è dato dalla borsetta MiuMiu, col fiocco pure quella, e le scarpine Gianvito Rossi. Il piacere di vedere Catherine è grande, la mise meno; il cappotto non mi fa impazzire, ha una forma strana e le fa la vita lunghissima. Insomma, boh.

Se non vi ha convinto la scelta del rosso Wales, sappiate che la principessa si è trovata di fronte un contraltare quasi perfetto. La signora che accompagna il Prime Minister è la sua vice Angela Rayner. Lo so, è vestita male, ma questa donna ha un passato molto impegnativo: nata in una famiglia in grande difficoltà economica e non solo, una madre con problemi psichiatrici, cresciuta in una casa popolare dalla nonna, che faceva tre lavori per sfamare lei e i suoi fratelli. Angela ha lasciato la scuola a 16 anni, incinta e senza titolo di studio. Quello che è – e quello che ha – se lo è costruito da sé, e amen se non è anche chic. Unico appunto; ma chi la veste, chi le ha venduto (o realizzato) quel cappotto non poteva stare più attento? Shock, ma alla fine who cares?

Assente la Duchessa di Edimburgo, impegnata negli USA, c’era la Princess Royal con una delle sue classiche mise multitasking: cappotto in tessuto fantasia classicamente anni ’80, decennio da cui immagino questo capetto arriva direttamente, compreso di collo sovrapposto e abbottonatura laterale, corredato da un cappellino sobriamente vezzoso; un po’ troppo, per il rigore del cappotto, ma lei è così, la si ama o la si odia, e noi la amiamo. Sul cappotto splende una spilla a forma definita “stalattite” ricevuta in dono dai genitori per le nozze con Mark Phillips nel 1973, tanto per non dimenticare mai da dove si viene. Impossibile costringerla negli angusti spazi chic shock e boh.

Esauriti i compiti di rappresentanza, immagino che Anne si sia precipitata a Cheltenham, la città del Gloucestershire che a marzo ospita il famoso Festival, No, non pensate a Sanremo, si tratta di una settimana di corse di cavalli, manifestazione che apre la stagione che culminerà con Ascot. Oltre alla principessa, manca di rado anche la figlia Zara, ottima amazzone, che il secondo giorno è stata raggiunta dalla cugina Eugenie. In questa foto, che potremmo intitolare Rapsodia in bordeaux Zara è chic in completo pantalone grigio (Laura Green) dolcevita in cashmere, uno dei capisaldi della stagione che sta finendo (Karen Millen), cappellino con freccia (Juliette Millinery), la clutch è Strathberry, brand che ama molto e indossa spesso. Eugenie invece è boh: bello ma un po’ troppo lungo – guardate la manica – il classico cappotto Hobbs, e veramente troppo alto, o messo male, il pillbox Emily London. Solidarietà al di lei marito Jack Brooksbank, che ha preferito la palette blu senza traccia di bordeaux.

La sorella di Eugenie, Beatrice, è ricomparsa in pubblico per la prima volta il 6 marzo, a un paio di mesi dalla nascita della seconda figlia Athena. Col marito Edo Mapelli Mozzi ha partecipato al Borne’s Wonderland Gala, una serata di raccolta fondi dedicata ai bimbi nati prematuri, proprio come Athena. Mi piace l’idea del midi da sera; il completo con gonna di raso e giacca di tweed di Self Portrait non è entusiasmante ma Beatrice è comunque graziosa; belle le scarpe di Jennifer Chamandi – brand British che sostiene il made in Italy – e soprattutto la clutch Roger Vivier, storica maison francese che ora fa parte del gruppo Tod’s. Per me è boh, ma lasciatemi aggiungere una cosa. In questi giorni si è diffusa la notizia di una crisi matrimoniale tra i due, notizia che Oggi ha preso da tabloid di non primissimo piano ed è stata rilanciata da altri. Al momento non ci sono prove, né testimoni, né altro, se non il fatto che lui starebbe spesso fuori casa per lavoro. Un po’ poco, direi, questo è proprio il gossip che non amo, e non trovo neppure divertente

Sono passati già tredici anni dal terribile incidente sugli sci di Friso, fratello minore di Willem-Alexander d’Olanda; ad agosto ne saranno trascorsi dodici dalla sua morte. In tutti questi anni la moglie Mabel e la madre Beatrix sono state sempre particolarmente unite; la ex sovrana ha ottimi rapporti con tutte e tre le sue nuore, ma immagino che la vedova del secondogenito abbia un posto particolar nel suo cuore. Friso aveva studiato ingegneria – meccanica a Berkeley e aerospaziale a Delft – e in sua memoria Mabel ha promosso la nascita di un premio destinato a team di studenti in ingegneria che si siano distinti per “spirito di squadra, forza innovativa, impatto sociale e competenza”. Mercoledì, alla consegna del riconoscimento, suocera e nuora sono apparse ancora un volta affiatate e sorridenti. In splendida forma l’ottantasettenne regina emerita, in mantella e pantaloni neri illuminati da una blusa azzurra, e il tocco delle scarpine ricamate. Chic. Mabel ha scelto un total look Missoni: pantaloni, canotta e cardigan lungo nel classico motivo chevron. A me questa donna piace moltissimo, mi piacciono il suo coraggio, la sua forza, la sua intelligenza, la sua verve. Ho adorato, e sempre adorerò, quel favoloso abito da sposa pieno di fiocchi creato da Victor e Rolf, che lei indossò con un brio unico; mi ha sempre fatto pensare alla commedia di Natalia Ginzburg, Ti ho sposato per allegria. Tutto ciò premesso, quest’insieme non mi convince fino in fondo, quindi boh.

Nella sala del trono del Palais Royal di Bruxelles si è tenuto il concerto di primavera, e Mathilde ha scelto una tonalità tra rosa e lilla molto primaverile, un completo pantaloni che visto da lontano non sembra male. Quando poi si guarda meglio questa mise, creata da Natan (e chi sennò?) e una domanda sorge spontanea: perché?

Eppure i pantaloni non sarebbero male, ma poi vengono terremotati da un blusa in tessuto paillettato e arricciato in un drappeggio senza senso. E consentitemi di dire che quel colore è piuttosto pericoloso: dona a poche, e la Reine non è tra quelle. Inutile la clutch Dior, che non la salva dallo shock.

E voi, siete pronti per la primavera?

Royal chic shock e boh – The Grosvenor wedding

Quello tra Hugh Grosvenor e Olivia Hanson, ora i Duchi di Westminster, non sarà proprio il matrimonio dell’anno – la principessa Theodora di Grecia finalmente si sposa, nozze fissate ad Atene il 28 settembre – ma certo si piazza bene. E soprattutto ci ha dato parecchio del materiale che piace a noi.

La sposa

(Ph: Samir Hussein)

Per il suo gran giorno la nubenda fa una scelta abbastanza convenzionale affidandosi a Emma Victoria Payne, che veste molte spose della buona società britannica. Per Olivia crea un abito lineare in crêpe satin di seta avorio, con un sobrio scollo arricchito da pizzo che comprende anche dettagli della robe de mariée indossata dalla sua trisavola nel 1880. I polsi sono rifiniti da un pizzo più alto, mentre la vita è segnata da una cinturina pieghettata.

(Ph: Oli Scarff/Getty Images)

Una volta girata di schiena, voilà! Sopra lo strascico di due metri, composto da pannelli staccabili, sul dorso si apre un oblò. Aggiunge qualcosa al modello, a parte un modesto effetto sorpresa? Direi di no. Mi piace? Direi di no. Diciamo che a volte la semplicità si trasforma in banalità. Meglio il leggero velo in tulle di seta – abbastanza impalpabile da far apprezzare la tiara – anch’esso bordato da pizzo e ricamato con le iniziali degli sposi e la data delle nozze.

La tiara

(Ph: Samir Hussein)

La famiglia Grosvenor possiede gioielli favolosi tra cui scegliere, ma io avevo puntato su questa e un po’ ci speravo. La Fabergé Myrtle Wreath Tiara fu realizzata nel 1906 per Lady Mabel Crichton, che andava sposa a Hugh, figlio cadetto del primo duca (la nobiltà dei Grosvenor è antica, ma il titolo ducale piuttosto recente: fu loro assegnato da Queen Victoria nel 1874). Il matrimonio finì tragicamente, con la morte di Hugh durante la Grande Guerra, ma a causa della penuria di eredi maschi entrambi i figli della coppia assunsero il titolo: Gerald fu il quarto duca e Robert, nonno dello sposo, il quinto.

Il diadema, opera di Albert Holmström – artigiano che lavorava per Fabergé – è composto da due rami di mirto con foglie e bacche, e realizzato con diamanti montati su oro rosa e argento. Essendo il mirto una pianta sacra a Venere questa tiara, oltre che splendida, è particolarmente adatta ai matrimoni, anche se non tutte le spose l’hanno scelta. Tutto bene dunque? Insomma, perché il mix tra i capelli così tirati che induriscono i lineamenti e l’indosso altro sulla testa non mi convincono.

Gli accessori

(Ph: Karwai Tang)

Something old something new something borrowed something blue vuole la tradizione. Se il pizzo della nonna è old, l’abito new, la tiara borrowed, cioè prestata, che ci mettiamo di blu? si dev’essere chiesta Olivia; un fiocchetto, una giarrettiera come tutte? No, le scarpe! Ora io non so se la fanciulla si sia ispirata a Carrie Bradshaw, che nel primo Sex and the City (il film) sposa infine il suo Mr. Big con un paio di Manolo Blahnik (le mitiche Hangisi) colore del mare; ma da sotto l’abito bianco spuntavano un paio di scarpine in velluto blu con fiocco e tacco spesso, che col resto ci azzeccano poco o niente. Grazioso ma un po’ caotico il bouquet, composto con fiori raccolti nella tenuta dello sposo.

Riassumendo: forse ricorderete una conduttrice televisiva piuttosto popolare negli anni ’90/2000, Melba Vicens Bello, coniugata Ruffo di Calabria. La ragazza, vinta la corona di più bella del suo Paese, la Repubblica Dominicana, fu spedita all’ambasciata a Roma, per lavorare alle celebrazioni per i 500 anni dalla scoperta dell’America e qui incontrò il suo principe. Per le sue nozze col nipote della regina dei Belgi era previsto che indossasse il sontuoso velo della famiglia Ruffo come hanno fatto Paola, figlia nuore nipoti e parenti varie. L’abito da sposa fu creato dalle Sorelle Fontana e io ricordo la divina Micol spiegare che il modello era stato pensato come una colonna per sorreggere il velo capolavoro. Aveva cioè un’idea, che è quello che secondo me manca qui. Qual è lo stile di questa sposa? La regalità della tiara, la sobrietà-ma-non-troppo del vestito, l’eccentricità delle scarpe, il bouquet campagnolo? Boh!

I genitori

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Confesso, lì per lì ho avuto l’impressione che la lady in azzurro fosse Milena Vukotic, già immortale signora Pina in Fantozzi. Invece è Mrs Caroline Hanson, madre della sposa e discendente dai marchesi di Bristol, col marito Rupert e la Duchessa Vedova di Westminster. Non so se trovo più orribile quella specie di robe-manteau in un tessuto con una fantasia che rimanda a certe cotonine degli anni ’70, il cappello col drappeggio stile abat-jour, o l’abbinamento con accessori rosa confetto. Sulle scarpe non mi pronuncio perché non vorrei che fossero ortopediche, o comunque pensate per piedi delicati. Ma temo che anche con un paio di Manolo o di Louboutin l’effetto finale sarebbe stato lo steso. Shock.

La famiglia dello sposo

(Ph: Samir Hussein)

A vederle così, le quattro Grosvenor, tutte nelle tonalità del rosso/rosa (tranne una) mi hanno ricordato madre e sorelle di Letizia alla boda real.

La madre, la Duchessa Vedova di Westminster

(Ph: Getty Images)

Natalia è una donna notevole. Aveva solo diciannove anni quando sposò Gerald Grosvenor, diventando Duchessa di Westminster appena quattro mesi dopo, alla morte del suocero. La coppia ha avuto quattro figli; unico maschio Hugh, lo sposo, che ha ereditato titolo e sterminato patrimonio nel 2016, quando il padre è morto improvvisamente per una crisi cardiaca. Natalia può vantare una discendenza diretta dallo Zar Nicola I di Russia, da Re Gustaf IV Adolf di Svezia e dal grande scrittore russo Puškin. Nel 1982 i Principi di Galles la scelsero come una delle madrine di battesimo del primogenito William. In occasione del matrimonio del figlio ha sdoganato definitivamente i colori brillanti, presentandosi con un robe-manteau di Eponine London in shocking pink – notate la fodera please – abbinato a slingback Manolo Blahnik in rosso pomodoro, uno degli abbinamenti più cool dell’anno. In testa un cespuglio di penne che sembra un fuoco d’artificio, creato per lei da Rachel Trevor Morgan, in mano una delle clutch a forma di libro di Olimpia Le Tan. Questa è dedicata all’amore e si chiama What is love? L’idea è carina, la realizzazione – con tutti quegli occhi spaiati – rimanda un po’ al logo di una nota influencer in crisi di popolarità. Che probabilmente la duchessa non conosce, dunque va bene così. Allegramente chic.

Le sorelle dello sposo

(Ph: Neil Mockford/Getty Images)

Lady Tamara è la figlia maggiore; è sposata da vent’anni con Edward van Cutsem – tra i più intimi amici di casa Windsor – e ha tre figli. È anche quella che si vede meno nelle fotografie, dunque ci dobbiamo accontentare. Per la giornata, unica tra le donne di famiglia, ha scelto un abito fantasia. Il tessuto tapisserie mi sembra interessante, il modello molto meno e francamente molto poco donante. Bruttine le scarpe, terribile l’acconciatura. Shock con riserva.

Lady Edwina, la secondogenita, è una criminologa impegnata nella riforma carceraria e nella riabilitazione dei detenuti. È sposata con Dan Snow, storico e personaggio televisivo; diciamo la versione britannica di Alberto Angela. Per il matrimonio del fratello ha scelto un abito rosa antico Roksanda contraddistinto da grandi fiocchi sulle maniche, e mule di Malone Souliers, con le quali ha sdoganato anche l’assenza di calze e i talloni en plein air. Immancabile – e dimenticabile – il cappello, La cosa che preferisco? Il marito. Abbastanza shock.

(Ph: James Whatling)

Lady Viola (si pronuncia Vaiòla) è la minore dei quattro figli dei duchi, ed è sposata con Angus Roberts, ufficiale dei Dragoni Scozzesi. Ha scelto un abito low cost (€ 129.99 sul sito) in sangallo scarlatto di Selected Femme con scarpine Aquazurra in tinta. In abbinamento accessori celeste polvere: cerchietto e in mano una Fendi Pikaboo. Accostare il rosso al celeste è molto di moda (anche se non mi fa impazzire) ma il fitting dell’abito è francamente terribile. L’insieme sarebbe stato accettabile se la trentaduenne Viola avesse dieci anni di meno; così shock.

Eugenie di York

(Ph: Getty Images)

Unica a rappresentare la Royal Family insieme col cugino William, Eugenie fa una scelta insolita. L’abito verde oliva (Joseph) ha un corpino di jersey e una gonna plissé con l’orlo asimmetrico, cui la principessa abbina accessori color crema: scarpe Aquazzura (lo stesso modello indossato da Meghan il giorno del fidanzamento con Harry), cappellino con veletta Emily London e clutch Anya Hindmarch. Sono molto perplessa, l’abito non mi dispiace ma non mi sembra adatto all’occasione; in alcune foto le sta bene, in altre meno, ma l’underwear è veramente disastroso. Sorry, shock.

Le damigelle

(Ph: Oli Scarff/Getty Images)

Nonostante la loro sostanziale inutilità – per maneggiare il velo agitato dal forte vento ci sarebbe voluta l’esperienza di un paracadutista della Folgore – non potevano mancare le tre damigelle. Sono le nipotine dello sposo, la figlia di Tamara e le due figlie di Edwina. Graziose come tutte le bimbe della loro età, sono state imbustate in vestitoni di raso di rara bruttezza, pure loro senza calze, e con delle ballerine col fiocco. Nere. Ma perché? Bambine crescete, andate alla conquista del mondo e vestitevi come volete, che peggio di così è difficile.

La protagonista che non ti aspetti

Questo è l’ingresso della cattedrale di Chester prima che tutto iniziasse. In primo piano il dettaglio che veramente non si era mai visto prima: la passerella di legno lasciata così, nella sua sfacciata nudità. C’era un tappeto ma è volato via? Si sono scordati di coprirla? Erano finiti i soldi? Le nozze erano sponsorizzate dall’unione falegnami del Cheshire? O forse temevano che un tappeto avrebbe oscurato l’orgiastica selva che incorniciava l’ingresso? Ai posteri l’ardua sentenza.

Royal chic shock e boh – Una settimana di mezza primavera

Martedi 14 il principe di Monaco Albert II ha ricevuto all’Eliseo, dalle mani del presidente Macron, l’onorificenza di Commendatore dell’Ordre du mérite agricole, ordine cavalleresco prestigioso, che francamente non so se abbia ancora qualcosa a che fare con l’agricoltura. Però, ripensandoci, credo che allo Château de Marchais, proprietà dei Grimaldi nel nord della Francia, siano associate anche coltivazioni di vario genere, per cui probabilmente l’onorificenza ha più senso di quanto non sembri.

Il sovrano era accompagnato da moglie figli e sorella maggiore, a sua volta insignita della stessa onorificenza alcuni anni fa. Non c’ è una foto a figura intera, ma si può apprezzare lo stesso l’eleganza sicura di Caroline, con soprabito crema su vestitino nero, e borsetta Chanel. Che le vogliamo dire se non chic?

Charlène deve aver frainteso e ha pensato di doversi vestire in stile casual/agricolo con un tailleur pantalone scozzesone, un po’ lumberjack (che poi sarebbe il taglialegna), un po’ Scaramacai (celebre clown televisivo del tempo che fu). Shock. Assai meglio la figlia Gabriella, con un cappottino bianco Dolce e Gabbana molto più vicino allo stile della zia che a quello della madre.

(Ph: Rodrigo Freitas / NTB)

Martedì 14 è anche il primo giorno del viaggio ufficiale in Norvegia di Frederik e Mary di Danimarca, nel ventesimo anniversario del loro matrimonio. Mary sbarca dal vascello reale con cui la coppia ha raggiunto Oslo da Copenaghen (traversata fatta anche da Lady Violet tanti anni fa) nel suo più classico stile bon ton: giacchina color panna Ralph Lauren, gonna fantasia Erdem, borsetta Max Mara e i soliti stiletti Gianvito Rossi. Completa il tutto un fascinator più adatto a un matrimonio; chic ma noiosetta. Ugualmente soporifera la mise di Mette Marit, in abito Fendi color taupe con banda avorio che riprende il cappellone; data l’altezza la principessa pare un po’ un ombrellone. La trovo terribile, shock. Non si può certo parlare di noia con le due signore più agée; la regina Sonja accende la sua mise beige chiaro grazie a un soprabitino color aragosta con ramages e dettagli avorio. A ottantasette anni vorrei essere così. Ma pure a sessantasette. Chic. E come non amare la principessa Astrid che ripropone l’abito Polo Ralph Lauren che le avevamo già visto e apprezzato la settimana scorsa (Royal chic shock e boh – Special edition (parte prima), aggiungendo un cappello boater piazzato sulle ventitré. Irresistibile, l’eleganza del chissene…

Al banchetto di stato accade una cosa particolare: tutte e tre le principali signore scelgono mise che avevano indossato in precedenza, a royal wedding svedesi. La stilista di fiducia Birgit Hallstein ha rimaneggiato l’abito color lavanda con cui Mary aveva partecipato alle nozze tra Carl Philip e Sofia nel 2015. È stato aggiunto dello chiffon a coprire spalle e braccia (scelta strategica, anche se la regina danese mi sembra ancora piuttosto tonica) e il volume della gonna è stato dimezzato. Ma il senso di quell’orlo così corto? Va bene che sotto Mary porta le celeberrime Hangisi di Manolo Blahnik, ma francamente sono perplessa. Sul capo della neosovrana brilla la tiara di perle Poiré, in parure con orecchini e spilla. Non so, non mi convince, boh.

Anche Mette Marit ripropone la mise – o meglio, una parte – indossata al matrimonio di Carl Philip e Sofia: la gonna a fiori di Temperley London, che allora era abbinata a un corpino a mezze maniche rosa, ora è invece indossata con una creazione del brand francese Gunhild Paris, fondato da una stilista norvegese che ha lavorato anche per Dior e Givenchy ma non sembra proprio. Un modello che non esalta il punto vita e si allunga sulla pancia senza però raggiungere l’arricciatura della gonna. Salvo solo, per ovvi motivi, la tiara di ametista; il resto è shock.

Sonja ripropone tale e quale l’incredibile abito arancio con gonna e mantellina plissé indossata alle nozze di Victoria e Daniel di Svezia, il 19 giugno 2010; ora come allora lo ha abbinato alla sontuosissima parure di smeraldi. La adoro, ma questa volta passo, shock.

Il giorno dopo appuntamento col Primo Ministro Jonas Gahr Støre per un pranzo al castello di Akershus. Mary propone il manifesto del suo stile più classico: pencil skirt midi (Emilia Wickstead) che esalta la sua silhouette e blusa color cielo (Jesper Høvring) che illumina il viso. Le scarpe Prada replicano l’incarnato della regina a perfezione, e la clutch, Prada pure lei, non può che adeguarsi. Chic.

Tanta chirurgica perfezione finisce con l’oscurare l’onesto vestitino blu, firmato Oscar de la Renta, di Mette Marit. Ma prenderlo della propria misura pareva brutto? Boh. Chi non si fa oscurare da nessuno è la regina Sonja, con un tailleurino azzurro a bande fosforescenti. Shock, ma pur così abbigliata la sovrana non perde un grammo del suo charme.

C’è stata anche una passeggiata sul fronte del porto di Oslo, che in questi anni ha subito una profonda trasformazione con interventi architettonici ad hoc e l’apertura di istituzioni culturali di rilievo come il nuovo museo Munch o il teatro dell’opera. Très chic la regina Sonja, che da grande appassionata e sostenitrice delle arti appare perfettamente a suo agio sia nell’ambiente, sia col candido insieme pantaloni sportivi camicia di sangallo e sneakers. Non si può dire lo stesso della nuora Mette Marit, ingoffata da ampi (troppo!) pantaloni beige di Sportmax e blusa di Pia Tjelta Studio, brand fondato da un’attrice norvegese che probabilmente è meglio che continui a recitare. Shock.

Deliziosamente impeccabile Mary, che durante queste giornate è stata vista spesso mano nella mano col marito. Per lei ampia gonna blu, una bella camicia bianca che fa sempre la sua figura (Bagutta), ballerine bicolore Chanel, tracolla Chloe e un cappello stile panama (ma di un brand australiano) per ripararsi dal sole del nord. Molto chic, e quanto è carina questa foto?

Concludiamo con due ladies in green.

(Ph: NLImage/Patrick van Emst)

Venerdì 17 Máxima ha festeggiato in privato il cinquantatreesimo compleanno, ma il giorno precedente era stato ricco di impegni. Ne ho scelto uno, la visita a realtà che si occupano della popolazione anziana nella città di Almere. L’abito di viscosa è del solito Natan, e vi confesso che non mi dispiace per niente, nonostante le spiegazzature, anche perché ho una gran simpatia per il color lime e devo dire che a lei sta benissimo. La clutch è di Sophie von Haubsburg, brand italiano – anzi romano – fondato dalla bionda principessa d’Asburgo, coniugata Windisch Graetz, sempre più amato dalle royal ladies. Italiane anche le scarpe, le solite Gianvito 105 di Gianvito Rossi. Chic, e auguri.

Prima di volare in Italia per celebrare gli 80 anni della battaglia di Montecassino la Duchessa di Edimburgo ha partecipato col marito ad una cerimonia nella capitale scozzese. Dì la verità Sophie, hai perso una scommessa, sennò non si spiega come ti sia venuto in mente di farti appioppare da Suzannah London, che tante volte ti ha vestita carina, questo completino anni ’50 pesante come un topper per il letto. Ho visto un’immagine ravvicinata del tessuto, che ha una interessante lavorazione diamantata, ma gonfia la gonna in maniera assurda (e mi taccio sull’orlo). Non mi convincono nemmeno le scarpe nude di Prada, meglio la clutch con catenella, anch’essa di Sophie von Haubsburg, nella stessa tonalità del completo. Se mai c’è stata una mise che porta la persona che la indossa è questa. Shock!

Royal chic shock e boh – Oriental edition

A gentile richiesta, oggi dedichiamo la rubrica domenicale principalmente al royal wedding celebrato in Brunei nella prima metà del mese. La verità è che la rapida e inattesa successione degli avvenimenti nella nostra vecchia Europa – da una parte il passaggio dei poteri sul trono danese, dall’altra le notizie sulla salute di King Charles e della Principessa di Galles – ha catturato tutta la mia attenzione impedendomi di fatto di seguire come avrei voluto il grande evento andato in scena dall’altra parte del mondo, le sontuosissime nozze del principe Abdul Mateen con Anisha Rosnah. Confesso che un po’ ha contribuito anche la lunghezza e la complessità della cerimonia; celebrata in ossequio ai dettami dell’Islam e delle tradizioni locali, arrivavano notizie e fotografie di ogni tipo, e orientarsi non era immediato.

(Ph: German Larkin)

Il rito nuziale vero e proprio è stato celebrato domenica 14, con l’incantevole sposa in Dior Haute Couture; abito sontuoso ma alla fine neanche tanto, in una candida seta pesante intessuta d’oro. Linea elegante e piuttosto semplice, corpino aderente e gonna morbida con un piccolo strascico; indispensabili per la cultura del Paese le maniche lunghe e lo scollo appena accennato, ma tanto lì c’è il preziosissimo collier con diamantone centrale ad attirare l’attenzione. Molto elegante il velo, la cui leggerezza viene un po’ mortificata dal copricapo modellato come il classico tudung delle donne bruneiane, su cui è poggiata una tiara davvero regale tempestata di diamanti.

(Ph: Mohd Rasfan)

È un gioiello di famiglia, 800 e passa pietre per un totale di 132 carati (e un valore stimato in 10 milioni di sterline) indossato in precedenza da una delle sorelle del principe per le sue nozze. Quello che veramente non mi piace è il bouquet di pietre, preziose pure quelle; una tradizione della famiglia reale che ne possiede diversi, utilizzati nei royal wedding da una trentina d’anni. Apprezzo il rispetto per usi e costumi, ma mi ricorda un po’ quelle composizioni di pietre dure presenti in certi salotti d’antan, tipo quello della nonna Speranza di gozzaniana memoria. Comunque devo dire che pur con tutte le limitazioni e gli eccessi di una cultura così diversa dalla nostra, l’effetto finale è piuttosto contemporaneo. Chic la mise, shock il bouquet. Shock pure il collier, ma in un altro senso.

Ancora più moderno, e vicino al gusto delle spose occidentali l’abito indossato per il ricevimento postnuziale. Il libanese Zuhair Murad ha creato per la nuova principessa un modello a sirena in una delicatissima sfumatura di rosa cipria, con ricami di piccole perle che creano disegni floreali. Favoloso anche questo collier, ancor più sontuosa la tiara, prestata dalla moglie numero 1 del sultano, cui si aggiungono anelli orecchini e bracciali tempestati di diamanti. Sicuramente qui non vale il principio less is more; comunque chic.

(Ph: Instagram @tehfirdaus)

La lunga teoria di riti e cerimonie che ha preceduto la cerimonia nuziale vera e propria era iniziata una decina di giorni prima con la Khatam Quran, la lettura del Corano insieme alla famiglia. Anisha indossava un elegante baju kurung, l’abito tradizionale, realizzato su misura da Teh Firdaus, il principale stilista del Paese, in un tessuto bianco perla realizzato usando tecniche antiche che creano un ricco motivo. Il pizzo floreale che definisce bordo e maniche della tunica è il tocco finale. Chic.

(Ph: Instagram @tehfirdaus)

Sempre bianco, sempre opera di Teh Firdaus, l’abito indossato dalla sposa durante la cerimonia detta Berbedak Mandi, che se non ho capito male dovrebbe essere una sorta di benedizione degli sposi da parte dei genitori. La mise indossata in questa occasione si ispira al modello del tradizionale baju kurung però è realizzato tutto in pizzo, il che da un’aria più internazionale, forse anche grazie al velo senz’altro più donante, almeno ai nostri occhi, del copricapo tradizionale. Lei è bellissima e le sta bene tutto, questa mise mi sembra un po’ troppo, boh.

(Ph: Instagram @germanlarkin)

Tutti questi abiti più o meno bianchi vi hanno stancato? Ho qualcosa per voi. Uno dei momenti più particolari di questo abbondantissimo matrimonio è stata la powdering ceremony, un rito per invocare sugli sposi fecondità e ricchezza (anche se non è che ce ne sia troppo bisogno…). in questo caso il colore è il rosso, elemento di una mise che vede il suo culmine in un’altissima corona.

(Ph: German Larkin)

Trovo alcuni aspetti di questo abito davvero affascinanti, e altri, come dire, sorprendenti. Come il fatto che con quel copricapo, i favolosi orecchini in oro e diamanti, i bracciali d’oro ai polsi, la sposa si sia appuntata anche una spilla, forse temeva di essere considerata troppo semplice, quasi francescana. Impossibile da inserire in una delle nostre categorie, ma wow!

Ma almeno un’ospite la ce la vogliamo mettere? Ne scelgo una a caso: Jetsun Pema, consorte del Re del Bhutan, seduto alla sua destra. Per lei l’abito tradizionale del suo Paese, questa volta in blu con tocchi di azzurro. Incantevole come sempre, spicca anche adeguatamente sullo sfondo giallo della sala (il giallo è il colore del Sultano, perciò lo vedete dappertutto ma non lo indossa nessuno). Sublimemente chic, as usual.

(Ph: Instagram @support.anishaik)

Ecco gli sposi, finalmente moglie e marito dopo la maratona nuziale. E per la prima uscita da principessa in abiti occidentali cosa sceglie la bella Anisha? Dior per le slingback color crema (modello J’adior) e borsa, la Lady Dior in coccodrillo blu, abbinate a un abito di Self Portrait che noi conosciamo bene, pure troppo… ve lo ricordate? (Il caffè del lunedì – Dress a Princess). Ne usciremo mai? Boh, ma quanto a scelte principesche direi che ci siamo.

Restiamo in zona per seguire un’altra giovane coppia sposata da poco: Hussein e Rajwa di Giordania in visita a Singapore. In occasione del Jordan-Singapore Tech Alliance Forum la principessa, capelli sciolti e spettinati à la Máxima, indossa un abito midi in viscosa di Karen Millen, in una fantasia dai colori muffosi che ammazzerebbero quasi tutte, lei sicuro. Va bene la sobrietà, ma qui si esagera! Mi dispiace, la trovo terribile, shock.

Il giorno seguente incontro con il Primo Ministro Lee Hsien Loong e consorte. Look un po’ monacale con l’abito bianco Roskanda caratterizzato da maniche inutilmente bouffant con nastro appeso, modello che mi permetto di sconsigliare per una colazione, dato che se nel menù fosse compreso un consommé il rischio inzuppo sarebbe altissimo. Mi piace molto la cintura che sembra una lamina metallica; gliel’abbiamo già vista, e sappiamo pure chi gliel’ha data (Festeggiare con stile) abbinata alle scarpine slingback Gianvito Rossi. Per ora Rajwa non si schioda dal mezzo tacco, per non sovrastare il coniuge, vediamo se più in là prenderà ispirazione dalla suocera, che porta tranquillamente i tacchi alti anche quand’è col marito. Se intanto la fanciulla si facesse dare qualche suggerimento per i capelli, evitando la (s)pettinatura a salice piangente non farebbe un grammo di danno. Scopriamo che anche lei ha la clutch Knot di Bottega Veneta, in una tonalità soberrima definita “travertino”. Boh. Fatemi spezzare una lancia in favore della signora Ho Ching, consorte del premier, con tunica ispirata alla tradizione e ciabattoni. La signora è laureata in ingegneria elettronica e ha avuto una brillantissima carriera da manager, che sicuramente ha nutrito la sua autostima. Shock, ma brava.

Altro appuntamento, altra mise; in questo caso Rajwa sceglie un completo pantaloni a vita alta + giacca doppiopetto di Gabriela Hearst in un rosa cipria che le scalda l’incarnato pallido. Borsa in tinta: una Fendi Pikaboo, modello amatissimo dalla suocera Rania. In generale mi piace, ma la giacca tira un po’, andrebbero spostati leggermente i bottoni. A meno che la coppia non stia per darci una lieta novella, nel qual caso mi tacerei all’istante. Chic di incoraggiamento.

Unica principessa di sangue di questa rassegna, l’avevamo vista scendere la scaletta dell’aereo con le borse in mano nel primo viaggio all’estero del 2024 per un membro della Royal Family (Arrivi e partenze). Anne non avrà la bellezza del padre, cui somiglia molto, né il carisma della madre, ma ha un gran carattere e uno stile tutto suo. Nella visita in Sri Lanka l’abbiamo vista con diverse mise nessuna delle quali memorabili, che avevano però il vantaggio di mettere in luce l’essenza di chi le indossava. Ho scelto questa foto perché mi piace molto: lei semplicissima in pantaloni bianchi e camicia ecrù – forse inavvertitamente ha beccato uno dei trend di stagione, che vuole abbinate tonalità diverse di bianchi – ma circondata da persone che sorridono incantate. Chic a prescindere.

Royal chic shock e boh – Black&white e…

La settimana che si chiude è stata ricca di eventi royal tra tour all’estero, l’assemblea generale dell’ONU più le solite attività che comprendono visite, incontri, inaugurazioni. Ho perciò selezionato solo alcune mise, per poi accorgermi che erano unite da un fil rouge, il colore: tanto bianco e un po’ nero, con qualche piccola eccezione.

(Ph: Samir Hussein-Pool/WireImage)

Di Camilla in Francia abbiamo già parlato, qui la vediamo accompagnata da Brigitte Macron in visita alla Bibliothèque Nationale, luogo che avrà riempito la regina, appassionata di libri e lettura, di felicità; nell’occasione le due signore hanno anche annunciato la nascita di un premio letterario francobritannico. In ossequio al titolo che abbiamo dato al post, la Première Dame di nero ha i pantaloni; forse per un eccesso di scrupolo ha pensato di omaggiare la regale ospite vestendosi da Grenadier Guard: black i pantaloni, red la lunga giacca (Chanel); in testa non c’è bisogno del colbacco in pelle d’orso, basta la cofana ipercotonata. Boh. Elegante la sovrana, con una mise che già avevamo visto e già ci era piaciuta (Royal chic shock e boh – Luglio, col bene che vi voglio…): abito in seta bianco&nero con pardessus bianco, tutto Fiona Clare Couture, con accessori Chanel. Appuntata a sinistra la splendida spilla art déco appartenuta alla Queen Mom, in cristallo di rocca con diamanti e dettagli in smalto nero. Très chic, e mi chiedo se l’omaggio si sia limitato alla spilla, o Camilla scegliendo quel soprabito candido abbia voluto ricordare il leggendario white wardrobe della nonna di suo marito durante una storica visita di stato in Francia. Ne parlammo qui, in uno dei primi post del blog A Royal Calendar – 12 giugno 1901

Regina in bianco, dicevamo: eccola! Rania di Giordania questa settimana si è trasferita armi e bagagli negli USA, cogliendo l’occasione dell’assemblea dell’ONU. Candida come un giglio del deserto attraversa le strade di Manhattan in un completo gilet e pantaloni Wardrobe.NYC; se vi piace, il gilet si avvia ad essere uno dei trend di stagione, meglio ancora se sottratto in casa a un armadio maschile. La borsa è una Baguette Selleria di Fendi, le scarpe che si intravvedono appena Dior. Che potrei dire di diverso da chic?

Se la mise è simile l’effetto è diversissimo. Anche gli eredi al trono giordano sono arrivati a New York per poi spostarsi a Washington, e iniziare a crearsi una rete di relazioni. Ci è scappata anche una visita al piccolo di casa, Hashem – matricola in una prestigiosa università negli States – per la quale la neoprincipessa Rajwa ha scelto a sua volta un completo pantaloni bianco Jacquemus con giacca over, avrà sbagliato taglia? La borsetta è una Gucci GG Marmont, col manico avvolto in un fiocco in seta sempre di Gucci. No dai, shock.

Meglio, molto meglio quando ha accompagnato il marito all’incontro con membri del Congresso nella capitale, optando per uno stile bon ton che sembra ispirato alla suocera, compreso l’amore per Fendi. La borsa è la Baguette Phone Pouch le scarpe il modello Colibrì Lite, l’una e le altre in un vezzoso rosa che vivacizza la blusa bianca Edeline Lee e la gonna nera Dior. Che vogliamo di più? Chic.

Non c’è due senza tre, ed ecco la terza White Queen, Máxima d’Olanda. Che essendo il tipo che è raddoppia scegliendo il bianco non una ma due volte. Mise numero 1: con la suocera Beatrix al ricevimento offerto in onore degli oltre 150 artigiani che hanno contribuito alla realizzazione dei nuovi tendaggi della Sala Cinese del palazzo Huis ten Bosch all’Aja ispirandosi a quelli settecenteschi. La sovrana per una volta sceglie la semplicità e fa bene, così non rischia di sovrapporsi all’opera e ai suoi realizzatori. Il completo top e gonna di Tory Burch li abbiamo già visti (Le foto del giorno – Estate!); a parte le calze fosforescenti questa versione cittadina, abbinata alle classiche Gianvito 105 di Gianvito Rossi, mi convince di più. Chic.

Voilà la mise numero 2: per la a visita a Rotterdam all’HMC, scuola del legno e del mobile, la sovrana si infila un semplice chemisier bianco Massimo Dutti cui aggiunge accessori color cuoio (ai piedi l’ennesimo paio di Gianvito 105). Mi piace molto anche questa, mi devo preoccupare? Chic.

(Ph: SIPA USA/IPA-AGENCY.NET)

Bianco e nero per la Duchessa di Sussex che appena rientrata a Montecito dopo i trionfi degli Invictus Games a Düsseldorf partecipa a un evento benefico promosso da Kevin Costner. Accanto al marito – in total black pure lui, un po’ stile tronista di Maria De Filippi – Meghan indossa una bellissima mantella in tweed chevron di Carolina Herrera, che Lady Violet metterebbe volentieri, però a gennaio. I piedini sono infilati in un paio di Manolo Blahnik il modello Camparinew. L’orologio Tank Française e il bracciale Love, entrambi Cartier, appartenevano a Diana. Chic, e meno male che non si è messa anche una sciarpa.

Total black per Letizia all’inaugurazione della nuova stagione del Teatro Real di Madrid. L’abito di 2nd Skin Co l’avevamo già visto ai premi Princesa de Asturias qualche anno fa, e ci era piaciuto già allora (Royal chic shock e boh – Novembre 2021). Trovo che la Reina indossi molto bene i modelli anni ’50: donano alla sua figura esile e anche i più esagerati, tipo questo, vengono smorzati dal suo rigore, rendendolo in compenso meno austero. Ai piedi anche lei ha infilato un paio di Manolo, le favolose Gotrianc, in mano la classica, amatissima e popolarissima clutch intrecciata di Bottega Veneta. Chic

Ok, non è né bianca né nera, ma potevo evitare di mostrarvi Letizia in questa mise? La Reina a Londra partecipa a un evento dedicato alla ricerca sul cancro. L’abito è Armani, collezione Pre Fall del 2019, in uno di quei blu con una punta di grigio che sa fare solo Re Giorgio. Il modello originale è lungo alla caviglia ma questo è stato accorciato con garbo. Lo trovo bellissimo. La scarpa (Carolina Herrera) sbecca un po’, un po’ tanto, ma non avendo mai provato tale sensazione, quella di Lady Violet e delle sue ampie estremità è pura invidia. Chic e sto.

Mini royal chic shock e boh – Royal Family, more or less

Come annunciato sto preparando il post sulle mise sfoggiate al giubileo d’oro di Carl XVI Gustaf di Svezia, ma poiché ci vuole un po’ più tempo del previsto accolgo l’invito ricevuto da alcuni di voi, di esprimermi sulle toilettes sfoggiate da signore legate alla Royal Family.

DA YORK…

(Ph: Mike Marsland/ Getty Images)

Giovedì sera the place to be a Londra era il Royal Drury Lane, storico teatro del West End, per l’evento Vogue World: London. Accompagnata dal marito Edo Mapelli Mozzi – in versione 007, con un tuxedo bianco portato con onore – Beatrice di York è arrivata con un originale cape dress a fiori con drappeggio sul busto. La trovo deliziosa. L’abito non mi convince fino in fondo ma mi piace molto il modo in cui lo indossa, amo trucco e parrucco, e perfino i guanti. E mi piace moltissimo il ricordo della nonna; l’abito è di Richard Queen, il giovane stilista britannico che fu premiato da The Queen che assistette anche alla sua sfilata, durante la London Fashion Week del 2018, ricordate? (2018 A Royal Year – 12 mesi in 12 foto). Per me davvero chic.

(Ph:Yui Mok/PA/ Getty Images)

Con sorella e cognato, ma senza marito, c’era anche Eugenie di York, in total look Fendi, creato per lei da Kim Jones. La principessa, che è diventata mamma per la seconda volta a fine maggio, ha un viso splendido, ancora più del solito. Però la scelta dell’abito non è felicissima e quel modello non è per niente facile da portare (anche se francamente poteva andare pure peggio), personalmente ho due obiezioni: il raso lucido è sempre un rischio, e in generale – parlo per esperienza personale – chi ha una figura morbida sta meglio con linee pulite. Le cose che non hanno forma peggiorano quella di chi le indossa e spesso rendono difficile anche camminare con eleganza (ma pure senza); peccato perché il colore le sta d’incanto.

Pazzesche le scarpe, in tulle ricamato con strass argento e cristalli che formano la doppia F della maison, caratterizzate dal tacco scultura in palladio a forma di F rovesciata. Ma siamo sicuri che regge? Boh, io sarei terrorizzata.

…AL SUSSEX

Intanto a Düsseldorf si sono svolti, e sono pure finiti, gli Invictus Games, che a quanto ho visto sono stati un grande successo generale, e uno personale per i Duchi di Sussex. Meghan, probabilmente memore delle critiche ricevute nella precedente edizione, ha agito di conseguenza e dato preferenza allo street fashion, pur senza lasciare nell’armadio proprio tutti le grandi firme. Il primo giorno, appena arrivata, ha scelto un vestitino nero Banana Republic, accessoriato con le amate décolleté Aquazzurra, e una cintura intrecciata di Bottega Veneta. La mise le sta bene e le dà pure un po’ quell’aria da istitutrice perfida che ha una sua letteratura, non solo nella moda. Chic.

(Ph: Tim Rooke/PA)

La cosa che ho amato di mento, ve l’ho già accennato, sono gli shorts, che la duchessa indossa abbastanza spesso. Trovo quest’insieme terribile, e pure un po’ furbetto fintopovero: sulla tutina Zara Meghan indossa un blazer Céline, mentre le ciabattine sono le Tribute di YSL . Senza fare paragoni improbabili, gli shorts stavano bene alla povera Diana, con quelle gambe, e comunque anche lei li portava per andare al mare. Così a me proprio non piacciono, men che meno con le ciabatte, ancorché firmatissime. Shock.

(Ph: Getty Images/PA)

Altro modello usato spesso di recente, e non solo agli Invictus Games, sono questi abiti a tubo, che mi sembrano assai poco donanti. Questo è di Cult Gaia – brand con sede in Florida specializzato in abiti e accessori gettonatissimi nella stagione più calda – in un colore che sul sito viene definito seamoss, che sarebbe un’alga, non esattamente il mio genere, diciamo. Interessante la lavorazione a intaglio, peccato che il tessuto sia puro polyestere, e mi fa venire caldo da qua. Tra l’altro l’abito per come è mostrato sul sito arriva pochi centimetri al di sopra delle caviglie; su Meghan in alcune foto è più lungo in altre meno, per cui probabilmente muovendosi o sedendosi risale. Boh.

(Ph: Karwai Tang/Getty Images)

Per l’ultima mise ci vuole una premessa: più invecchio più mi trovo a dare ragione a mia madre, scomparsa da 15 anni. Non sempre eh, ma più spesso di quanto avrei pensato. Ecco, mia madre, appassionata sostenitrice del beige, questa mise l’avrebbe amata. Io proprio amarla magari no, non porto il beige che è il colore che mi sta peggio (l’incarnato devo averlo preso da mio padre) però lo trovo davvero elegante. Mi piace molto l’idea dell’insieme trench+pantaloni in seta crêpe de chine di Cuyana, brand femminile e sostenibile. E se le sue gambe non esaltano i calzoncini con i pantaloni cropped va molto meglio. Poi magari non avrei messo una t-shirt bianca, e in altre foto la vita alta dei pantaloni sembra veramente troppo alta, ma da questa foto mi sembra chic. E poi la mamma è sempre la mamma.

Royal chic shock e boh – Coronation edition (parte prima)

Royal blue

(Ph: WPA POOL/Getty Images)

Col blu non si sbaglia mai devono aver pensato le varie signore che per affrontare l’evento clou dell’anno si sono affidate al colore più rassicurante del mondo occidentale. A partire dall’incintissima Eugenie di York, che ha avvolto il suo pancione quasi a termine in un look total bue, firmato Fendi dal collo ai piedi (il cappello è di autore sconosciuto). E proprio i due estremi mi perplimono: da una parte quel pillbox piazzato in testa come un tegamino, dall’altra i sandali open toe. Che oltre ad essere francamente inadatti sembrano pure piuttosto scomodi, ma la gravidanza è una di quelle liete condizioni in cui le scarpe non vanno criticate. Notevolissimo l’insieme in diamanti di Garrard, il collier e gli orecchini Albemarle di cui per ora non abbiamo altre notizie. Un dono, un prestito? vedremo. Per me sarebbe boh, che diventa chic col bonus bebè.

(Ph: Mark Cuthbert/Getty Images)

Maria Teresa di Lussemburgo mi lascia senza parole, una donna di mondo come lei dovrebbe sapere che in una occasione del genere i pantaloni sono banditi. Non vorrei che questa recente passione fosse dovuta a un qualche problema fisico, unico caso in cui si potrebbe scusate una tale scelta. Altrimenti no, e il completo Alexander McQueen, tra le spalle, la banda sui pantaloni e quel drappo ammainato sul davanti, nemmeno la slancia. Sorry, shock.

(Ph: David Fisher/Shutterstock)

Favolosa la regina Suthida di Thailandia in abito tradizionale. Non saprei dire se abbia scelto il blu – divinamente abbinato con l’argento e un tocco di lilla – perché le piace o per far brillare la leggendaria demiparure di zaffiri e diamanti della suocera, l’altrettanto leggendaria regina Sirikit, ma l’effetto è veramente wow. Unico dubbio per la borsetta che sembra un vecchio ferro da stiro, ma basta spostare lo sguardo… Chic.

Con un’affezionata lettrice di questo blog ci stavamo chiedendo se ci libereremo mai del bluette/royal blue/blu elettrico. Temo di no, infatti ecco appropinquarsi Victoria di Svezia, con l’intera mise in tonalità Klein blue. Il suo abito è opera dello stilista svedese Pär Engsheden, nome che probabilmente vi dirà poco – il riservatissimo couturier non ha un sito né pagine social – ma negli anni egli ha creato molte delle mise indossate dalle signore Bernadotte, tra cui IL vestito, quello con cui Victoria ha sposato il suo Daniel. Svedese anche il creatore del pillbox, Tim Martenson, così come la creatrice della clutch – è la Port Doré di Susan Szatmary – disegnata in Svezia e realizzata in Italia, come tutti prodotti della designer. Al collo della futura regina brilla una rivière di diamanti che Victoria – beata lei – indossa spesso. Sulla spalla la spilla dell’ordine reale di famiglia con il ritratto del padre, re Carlo Gustavo. Un grande boh.

(Ph: Jeff Spicer/Getty Images)

La principessa Margarita di Romania è la figlia maggiore del defunto re Mihail, (il padre, privo di figli maschi, l’aveva nominata erede presuntiva, in contrasto con la legge salica che non prevede la presenza di donne sul trono; ma il trono non c’è più, dunque problema risolto). Ha un bellissimo titolo: Custode della Corona di Romania; purtroppo ha anche una passione smodata per tessuti damascati, texture lucide e tagli improbabili. Salviamo quella sublime spilla a forma di giglio, ma il completino fosforescente, peggiorato dall’improbabile fascinator, va bocciato senza pietà. Shock.

(Ph: WIREIMAGE)

Lei non è una vera royal lady, ma dopo William tutti i sovrani britannici avranno i suoi geni. È la suocera del regno, Carole Middleton, madre della Principessa di Galles. E nessuno mi toglie dalla mente che abbia scelto questa tonalità di blu come ideale rimando al mantello del Royal Victorian Order indossato dalla figlia. La sua mise è di Catherine Walker, maison spesso scelta da Carole, da Catherine, e a dirla tutta pure da Diana buon’anima. Non mi piace, il cappottino è troppo lungo (e pure stazzonato), tremendo il begiarello rosato delle scarpe, e a quasi settant’anni si potrebbe evitare il cerchietto coi fiorellini? Shock.

(Ph: Jeff J Mitchell/Getty Images)

Riecco la versione ellenica della triade capitolina: Anne Marie Pavlos e Marie Chantal. La regina indossa una creazione blu inchiostro di Celia Kritharioti, la più antica maison greca, fondata ad Atene nel 1906. Sobria, signorile, come ci si immagina una sovrana (nel suo caso ex), non più giovanissima, sempre bella e dotata di garbata distinzione. Lei è elegante, il robe-manteau con quel taglio che si ferma sui fianchi boh. La mise della nuora Marie Chantal ci introduce al secondo gruppo, quello delle signore in azzurro. Sceglie ancora la stessa stilista che l’ha vestita per il ricevimento del giorno prima a Buckingham Palace, la greca Mary Katrantzou, mentre cappellino a goccia è di Philip Treacy. Non è il migliore dei suoi look – e lei nelle foto ha pure un discreto muso – ma difficilmente Marie Chantal sbaglia. Vorrei notaste la clutch a forma di libro, creazione di Olympia Le-Tan, brand di nicchia che sta attirando una certa attenzione, tra cui quella di un’altra Olympia, la figlia di Pavlos e di sua moglie; la fanciulla ne è anche testimonial. Marie Chantal portava una di queste pochette anche al party nel giorno prima dell’incoronazione, ma questa è particolarmente interessante per via del titolo: In search of the lost time, che sarebbe il titolo inglese della Récherche di Proust; scelta dettata dal colore o metamessaggio? Comunque chic.

Le azzurre

(Ph: Stuart C. Wilson/Getty Images)

Non è in costume tradizionale un’altra sovrana esotica, ‘Masenate Mohato Seeiso, Regina Consorte del Lesotho. Un abito troppo lungo e abbondante, che noi non metteremmo mai di mattina, e certo non abbineremmo a un vezzoso cappellino, eppure io la trovo molto elegante, grazie anche allo splendido portamento, davvero regale. Chic.

(Ph: Jeff Spicer/Getty Images)

La First Lady americana è una bella donna; è anche una donna che ha dedicato tutta la vita all’insegnamento, e infatti non perde mai quell’aspetto da professoressa simpatica sempre dalla parte degli studenti. All’incoronazione di King Charles e Queen Camilla ha rappresentato il marito, e pure la moda statunitense: in questo caso un tailleur Ralph Lauren in un bellissimo color fiordaliso. Non so perché non mi convince, sarà il fitting, sarà il fiocchetto sulla testa come un’attempata adolescente? Jill dev’essere proprio convinta, perché ne portava uno uguale, naturalmente nero, al funerale di Queen Elizabeth. Boh.

(Ph: Getty Images)

Forse la migliore versione di sempre di Zara Tindall che ha presenziato all’incoronazione dello zio, cui è legatissima (si narra che il nome Zara lo scelse lui), tutta d’azzurro vestita. Molto bello il robe manteau di Laura Green, con il cappellino della stessa tonalità (Juliette Botterill) mentre la borsa Strathberry (altro brand da tenere d’occhio) e le scarpe sono in un celeste più chiaro e polveroso. Perfetto il dettaglio della spilla di diamanti, dono di nozze di Charles alla sorella per il suo matrimonio con Mark Phillips, genitori di Zara. Chic.

(Ph: Getty Images)

Ve lo dico subito, con Louise non sono obiettiva, sto sviluppando una vera passione per questa fanciulla. L’anatroccolo di casa Windsor sta diventando un delizioso cigno, con un portamento che avrebbe incantato suo nonno. Abito da jeune fille en fleur – e chi meglio di lei? – di Suzannah London, che ha realizzato anche il vestito che sua madre portava sotto il mantello del Royal Victorian Order. Questo è il modello Kumiko, realizzato in una seta stampata con gli iris fotografati da Rachel Levy, artista francese specializzata in fotografia botanica. Sul capo, il cappello Pomona di Jane Taylor – a sua volta autrice dell’acconciatura della Duchessa di Edimburgo – realizzato nella sfumatura di azzurro violetto dei fiori dell’abito. Perfette anche le scarpe, in una tonalità nude molto simile al suo incarnato. Chic.

Le sfumature violacee della toilette di Louise ci portano verso un altri colori ed altre mise, che potrete leggere nella seconda parte del post. Stay tuned.

Royal chic shock e boh – Un due tre visite!

Una settimana, ben tre visite all’estero, che regalo per la nostra rubrica!

Rania in Giappone

Martedì 11 i sovrani hashemiti, accompagnati dal Principe Ereditario, sbarcano a Tokyo per una breve visita. Per incontrare gli Imperatori a Palazzo Rania fa una scelta molto interessante: un robe-manteau couture di Benchellal. L’uomo dietro il brand è Mohamed Benchellal, giovane couturier nato in Olanda da genitori marocchini, che declina la sua idea di stile in silhouettes di grande impatto definite da tagli scultorei. Vincitore nel 2020 del Vogue Arabia Fashion Prize, è apprezzato tanto nel mondo arabo come a Hollywood; suo il favoloso soprabito a grandi rose rosse con cui la divina Iris (Apfel) posò per la copertina di Harper’s Bazaar per i suoi 100 anni (la trovate qui: La foto del giorno – 100 Iris). Meno flamboyant, naturalmente, il capo creato per Rania; nonostante la vaga evocazione di un accappatoio lo trovo veramente notevole. A completare la mise una cintura in pelle dorata di Marni, e una delle varie borse Peekaboo Fendi di proprietà della regina. Chic. Deliziosamente fuori moda Masako, con uno dei suoi tailleur chiari, in questo caso in un tessuto bianco lucido e piuttosto rigido. Una mise che può portare solo lei, chic.

Secondo giorno, incontro con la signora Yuko Kishida, consorte del Primo Ministro. Rania deraglia verso il mondo Barbie, con un abito longuette in organza lilla pallido con fiori applicati (Zimmermann) in preoccupante abbinamento col tendaggio, più adatto a una cresimanda che a una working queen. La borsa a bauletto tondo di Gabriela Hearst e le scarpe Dior color oro rosa rendono tutto ancor più stucchevole. Shock. Non la conoscevo, ma ho trovato veramente graziosa ed elegante madame Kishida: bello il tailleur, bella la gonna morbida dalla lunghezza impeccabile, perfette le scarpe. Chic.

Terzo appuntamento: il Museo d’Arte Moderna di Tokyo. Rania ha scelto un completo pantaloni haute couture del francese Alexandre Vauthier, uno che ha studiato con Thierry Mugler, e si vede. Belle le scarpe di raso rosso (Gianvito Rossi), ma la borsa a ciondoloni – una preziosa Small Caro Dior ricamata – non si può guardare! Chic; Lady Violet apprezza molto il non affidarsi sempre alle stesse maison, sperimentando il più possibile.

Brigitte in Olanda da Máxima

Nonostante il gran desiderio di visitare il Giappone, questo è il tour che ho invidiato di più, principalmente per l’appuntamento che citeremo per ultimo. Primo incontro, Natan colpisce ancora (e affonda): Máxima si presenta in un insieme abito+turbante in seta, secondo lo stile tanto caro alla mia professoressa di chimica al liceo (ma erano gli anni ’70) e c’è pure la borsetta! Si aggiunga un cappotto giallo croco annodato in vita ed ecco a voi l’effetto uscita dalla doccia. Shock, però notate appuntato in alto sul bavero il nastrino blu dell’Ordre national du mérite; noblesse oblige. La Première Dame, il cui stile a me non piace particolarmente, vince il confronto ma non si libera dall’idea di sembrare una hostess dell’Air France. Boh.

Per la cena di gala Máxima dimostra tutto il suo amore per la teatralità: per lei un abito in una meravigliosa tonalità di rosso di Claes Iversen, che sta bene anche con la fascia scarlatta della Legion d’Onore. Brigitte risponde ribaltando il piano: abito blu notte con pennellate metalliche sul corpino. Potrebbe essere una creazione Vuitton, che veste di solito madame Macron, a me non piace particolarmente, ma approvo la scelta; non potendo indossare tiare o gioielli pari a quelli di una regina il rischio è quello di sembrare troppo semplice. Ricordo che Helietta Caracciolo, aristocratica creatrice di bijoux, raccontò che molte signore invitate al Quirinale per una cena di gala con Queen Elizabeth, fecero man bassa delle due gioie, falsissime ma di grande effetto. Qualche sovrana – mi viene in mente soprattutto Letizia – non indossa più la tiara incontrando presidenti di repubblica ed eventuali first ladies, ma non è ancora un uso diffuso. Dunque immagino che la Première Dame abbia cercato un escamotage per salvare l’onore dell’eleganza repubblicana, ma l’abito non mi convince, forse in foto non rende. Boh.

Il giorno seguente le due signore visitano Amsterdam, dedicandosi a un centro di supporto per i giovani per poi fare tappa alla casa che fu di Anne Frank. Máxima, in Natan da capo a pie’ (letterale, Natan anche le scarpe) con abito di tulle ricamato, è pronta per una cerimonia, peccato che non ci debba andare, Brigitte al contrario risicatissima in un completino stretto stretto. Per ragioni opposte le trovo shock+shock, ma vorrei attirare la vostra attenzione sulle borse che hanno in mano le signore: Chanel per Brigitte, e Sophie Habsburg per Máxima, il modello Moneypenny che sta diventando popolarissimo tra le royal ladies, e ha ancora un prezzo relativamente abbordabile. Io ve l’ho detto.

Per ultimo, l’appuntamento che tanto ho invidiato: la visita al Rijksmuseum per la mostra di Vermeer, i cui biglietti sono andati esauriti in pochi minuti. Le due signore sono in nero, colore con cui è difficile sbagliare. Máxima sempre in Natan con una mise riciclata: non mi piace alla follia ma la spilla genera un upgrade stellare. Brigitte con un little black dress che scopre il ginocchio ma non va oltre. Non voglio sapere cosa sono quelle bretellone sulle spalle, e nemmeno la visione posteriore aiuta.

Facciamo finta di non vederle e consideriamo entrambe chic. E sbirciamo i Vermeer.

Charlène a Firenze

C’è anche l’Italia questa volta, grazie alla visita a Firenze compiuta in settimana dai sovrani monegaschi, per celebrare i 160 del consolato monegasco in città. Charlène sceglie Emporio Armani: tailleur pantalone in viscosa froissé e top smanicato in crêpe de chine. Il colore, nella definizione della maison, è il rosa chiaro. Mi piace tutto molto, chic.

Sempre Emporio Armani per la visita alla fondazione Andrea Bocelli; in questo caso giubbotto e pantaloni in tessuto jacquard check sfumato, in un colore definito “tortora” che sembra tanto un grigio chiarissimo. Un po’ triste ma chic, soprattutto a confronto con le scarpine color crema su piede scuro di Veronica Bocelli. Che pazienza…

Si finisce con la cena di gala, e qui facciamo i complimenti al sindaco Nardella per la squisita cortesia con cui ha provveduto a non far sentire a disagio l’illustre ospite, indossando uno smoking dall’orlo assai peggiore di quelli cui ci ha abituato Albert. O glielo ha prestato il cugino giocatore di basket? Chissà. Charlène indossa una abito nero di Akris: bello il modello, bello il contrasto tra le paillette e il tulle di maniche e scollo, sottolineato dalla linea geometrica; forse un po’ troppo per l’occasione, ma ci accontentiamo. Chic.

Le foto del giorno – 20 giugno

A quattro mesi dalla scomparsa, Parigi celebra il suo re con un evento al Grand Palais Karl for Ever, promosso dalle tre maison per cui il maestro creava: Karl Lagerfeld, Fendi e naturalmente Chanel.

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(Ph, Christophe Archambault/AFP/Getty Images)

Le sedie bianche e nere hanno accolto un vero parterre des rois: modelle, stilisti, aristocratiche e signore del beau monde, clienti ma soprattutto amiche.

C’era la Premiere Dame in carica Brigitte Macron

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(Ph, Christophe Archambault/AFP/Getty Images)

e quella emerita, Carla Bruni, che quando era una top model ha sfilato spesso per lui.

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(Ph, Christophe Archambault/AFP/Getty Images)

C’era Valentino col nastrino rosso della Legion d’Honneur

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(Ph, Christophe Archambault/AFP/Getty Images)

e Stella McCartney con la veletta (e il marito Alisdhair Willis).

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(Ph, Christophe Archambault/AFP/Getty Images)

C’era una modella di ieri, Claudia Schiffer

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(Ph, Christophe Archambault/AFP/Getty Images)

e una di oggi, Gigi Hadid.

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(Ph. Eva Espresso)

E poi c’era lei, l’amica di sempre, Caroline.

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(Ph, Christophe Archambault/AFP/Getty Images)

Triste il suo sguardo dietro lo schermo degli occhiali, bella la tenerezza con cui la guarda la figlia Charlotte.

 

Qui trovate il post dedicato a Karl Lagerfeld Adieu Karl

Chic shock e boh – Oscar edition (parte seconda)

LA VIE EN ROSE oscar 19 helenSe avevate dubbi sul colore della prossima stagione, la risposta arriva chiara da Los Angeles: il rosa. Non solo il living coral scelto da Pantone come simbolo dell’anno ma ogni sfumatura, dal ciclamino al cipria fino al lilla. Tonalità che si ritrovano tutte nella mise di Dame Helen Mirren; l’abito in chiffon è Schiaparelli, la maison che inventò lo shocking pink; favoloso, le dona moltissimo e lei lo indossa con divertita eleganza, che vogliamo di più? Chic oscar 19 juliaArriva, premia e chiude. Tocca a Julia l’onore di incoronare la pellicola regina degli Oscar, Green Book, e quello di dimostrare che Elie Saab sa fare anche abiti senza usare il pizzo. Risultato banalotto ma piacevole. Chic oscar 19 Marie-KondoCon grazia, senza disturbare e senza mettere in disordine ha attraversato il red carpet Marie Kondo-san, che a furia di buttare probabilmente ha buttato via anche le curve. Anche per lei, in Jenny Packham, vale la prima regola del drappeggio, tenendo magari presente anche che l’incarnato orientale non splende con questo rosa polveroso. Boh oscar 19 angelaTemendo di non essere notata Angela Bassett sceglie un abito fucsia fosforescente di Reem Acra – che se noi non sappiamo chi sia una ragione ci sarà – caratterizzato da un’enorme propaggine sulla spalla destra, con uno spacco che sale sulla coscia fino a incrociare la massa di capelli a stento trattenuti in una pony tail bassa. Che dire, quando spiegavano che less is more Angela probabilmente era a casa malata. Shock oscar-19-maya.jpgQuest’abito, indossato da Maya Rudolph, ha ricevuto molte critiche, spesso accompagnate dal commento eh, ma la moda italiana… Eh, ma questa è moda italiana, Giambattista Valli per la precisione, che crea con una seta bella ma rischiosa un abito impossibile, che richiederebbe fisico e attitude – meglio entrambi, ma almeno uno è indispensabile – così no, sorry. Shock oscar-19-gemma-e1551218065988.jpgUna delle mise che mi sono piaciute di più: Gemma Chan in Maison Valentino; tipico abito che si ama o si odia, eccessivo senza eccessi (ma con tasche, dove sembra l’attrice avesse messo dei biscotti!); impagabile l’aria imbronciata. Chic oscar-19-sarah.jpgSenza dubbio Brandon Maxwell vince l’oscar per gli abiti più brutti del red carpet. Dopo aver mortificato Melissa McCarty infierisce su Sarah Paulson, che abbiglia con un gonnellone azalea agganciato a una mantellina buona per la tinta dal parrucchiere, che per di più fa sparire le spalle della malcapitata, e per contrasto la testa diventa enorme. Ignobile. Shock

DEMONI E DEIoscar 19 lisa jasonIn rosa cipria anche la coppia LisaBonet-Jason Momoa, divisi da 12 anni e 40 centimetri ma uniti dall’amore, da due figli e dalle scelte di stile. Entrambi indossano Fendi, per lei un abito che mischia tessuti e colori esaltando l’unicità della sua esotica bellezza, per lui uno smoking in nuance, creato appositamente. Cool oscar 19 serenaSerena Williams non recita (almeno per ora), gioca a tennis, ma interpreta bene l’abito da sera Armani Privé: la gonna è splendida, il volant verticale dona movimento e il taglio le fa una vita sottilissima. Il bustino ha il suo punto focale nel luminoso inserto amaranto, peccato che sia veramente troppo stretto, e si veda. Goddess oscar-19-ashley.jpgE a proposito di dee, l’arrivo di Ashley Graham sul red carpet deve aver fermato qualche pacemaker, oltre a riempire di sacro orgoglio ogni signora curvy sulla faccia del pianeta. Zac Posen ha creato il perfetto abito a sirena che scolpisce ed esalta ogni curva. 48 is the new 38 oscar-19-billy-1.jpgSe Ashley ha sfidato le convenzioni esibendo la bellezza del suo corpo pieno, Billy Porter è andato oltre, prendendo di petto un altro dei grandi tabù di Hollywood, l’identità sessuale. E lo ha fatto presentandosi in abito da sera, nel senso di un’immensa gonna di velluto nero sotto un rigoroso tuxedo; non un uomo vestito da donna, ma un uomo con la gonna, una sorta di creatura fantastica, un favoloso centauro. LBD Large Black Dress oscar 19 selma-blair-Menzione d’onore per Selma Blair, che ha partecipato al party di Vanity Fair indossando un abito Ralph & Russo Couture a teli di chiffon di diversi colori con un accessorio insolito, un bastone. È la prima uscita pubblica dell’attrice dopo che le è stata diagnosticata una forma aggressiva di sclerosi multipla. Braveheart oscar 2019 charlizeLa bionda d’oro di Hollywood Charlize Theron si è presentata con un inedito bob castano che esalta il colore freddo dell’abito Dior Couture. Una linea semplice, quasi monacale, con l’unico dettaglio della linea acuta delle spalle, svela sul dietro la schiena completamente nuda con l’abito che si allunga in uno strascico, come se il tessuto che manca sul dorso fosse dolcemente scivolato a terra. Non solo couture, anche  architecture. Back to perfection

91st Annual Academy Awards - ArrivalsStessa pettinatura e stesso modello per un’altra divina, Irina Shayk il cui abito nero Burberry non ha la stessa costruzione rigorosa del Dior di Charlize motivo per cui, per evitare che l’abissale scollatura dorsale se ne vada per i fatti suoi, è stato necessario inserire una cinturina, che ha il vantaggio di rendere l’abito più intrigante (però le frange dorate sul nero fanno funeral home). Insomma, l’uno è più elegante, l’altro più piccante. Spice girl oscar 19 gagaConcludiamo questa lunga rassegna con Miss Germanotta, Lady Gaga, la quale ha cambiato varie mise nere tenendo però sempre salde due cose: il total black e il collier Tiffany col favoloso diamante fancy da 128 carati allacciato al collo. Sul red carpet veste Alexander McQueen, un abito anni ’50 col dettaglio dei fianchi arricchiti da una particolare sagomatura, guanti lunghi stile Gilda e il tocco personale della pettinatura a banana sulla sommità della testa. La mise non è eccezionale, lei lo è. Diva

P.S. la coppia, forse solo immaginaria, Bradley-Gaga, separata dalla donna di lui guardingamente seduta tra loro mi ha ricordato questo: https://www.youtube.com/watch?v=8U5EcoyWUAw

Qui la prima parte del post Chic shock e boh – Oscar edition (parte prima)