Royal chic shock e boh – Festa! (parte seconda)

Mi scuseranno i gentili lettori se pubblico questo post con notevole ritardo, ma quest’anno ha deciso di continuare a darmi problemi fino alla fine. Se volete fare un ripasso, la prima parte la trovate qui: Royal chic shock e boh – Festa! (parte prima)

Visita ufficiale del Qatar nel Regno Unito

E mi scuseranno le due gentili signore, se considero che la star della foto – scattata il 3 dicembre allo state banquet offerto da King Charles e Queen Camilla agli ospiti qatarioti in visita ufficiale – sia quella spada, la cosiddetta Spada del Fondatore, che l’emiro ha donato al re come segno di grande stima e rispetto (e alzi la mano chi non ha pensato a Mattarella nella stessa situazione).

Se Camilla ripropone l’abito in velluto rosso di Fiona Clare già usato – e da noi apprezzato – l’anno scorso per lo state banquet in onore del presidente sudcoreano (Royal chic shock e boh – South Korea in UK) abbinandolo ai diamanti della Queen Alexandra’s Kokoshnik Tiara, la sceicca Jawaher indossa una creazione di Jean Paul Gaultier: un raffinato abito completato da una cappa in velluto: tradizione rispettata e effetto glam assicurato. Curiosamente, almeno per me, la sceicca non indossa alcun diadema, per il resto, superchic.

In blu la Duchessa di Edimburgo, con un abito di Suzannah London adattato per lei (il modello originale non prevede le maniche) abbinato a uno dei diademi con acquamarina della collezione reale. Non mi convince per niente, boh.

Fedele al suo stile la Princess Royal, che ricicla da chissà quale armadio – e quale decennio – quello che sembra un due pezzi in tessuto damascato. Io la adoro ma questa volta è un vero disastro, quelle maniche danno il mal di mare. Sorry, shock.

Lei è forse, anzi senza dubbio, la mia preferita: la Duchessa di Gloucester sceglie abito bianco semplice e con una bella linea, aplomb giusto e una favolosa parure di smeraldi. Chic.

Visita di stato dell’Oman in Belgio

Negli stessi giorni un altro sovrano orientale era in visita in Europa: il sultano dell’Oman è stato ospite di Philippe e Mathilde dei Belgi. Per lo state banquet la Reine ha sfoggiato una nuova creazione Natan, un abito blu dalla linea dritta con un coprispalle di paillettes che arriva alle caviglie. Non mi fa impazzire, ma mi sembra una buona soluzione per indossare le insegne dell’Ordine civile dell’Oman appena ricevute. Ottima la scelta della piccola tiara Wolfers per non appesantire una mise già così sbrilluccicante. Chic, ma meno dell’affascinante sultano.

Il giorno seguente i padroni di casa hanno accompagnato l’augusto ospite alla Queen Elisabeth Music Chapel; non è un giorno qualunque, ma quello in cui Philippe e Mathilde hanno festeggiato le nozze d’argento e lady Violet pensa sia proprio questa la ragione per cui la Reine si è vestita di bianco, scegliendo il tailleur Dior indossato anche per la recente visita papale. Alle orecchie di Mathilde brillano gli orecchini in perle e diamanti dono di nozze dei suoceri, e indossati nel grande giorno (A Royal Calendar – Philippe e Mathilde, due cuori e un abito). Una scelta un po’ zuccherosa ma romantica, che però non mi sembra la valorizzi troppo. Boh.

Visita di stato dell’Egitto in Danimarca

Un paio di giorni più tardi è stata la volta del presidente egiziano in Danimarca. Al Sisi non è un sovrano ma come se fosse. Personaggio ambiguo come pochi, Lady Violet non sarebbe per nulla lieta di incontrarlo, ma naturalmente i doveri di stato prescindono dal gradimento personale. Per accogliere l’ospite la regina Mary ha proposto un interessante abbinamento tra il verde del cappotto modello Finchley del brand inglese The Fold e il grigio del resto della sua mise: dal bandeaux fermacapelli di Susanne Juul, all’abito che intravvede sotto il cappotto, alle scarpe in suede Gianvito Rossi, alla clutch. Molto Mary, molto chic.

Sorpresa! Lo stesso cappotto è stato indossato qualche giorno fa da Zara Tindall il giorno di Natale a Sandringham, e se non erro ne ha anche un altro in blu. Beatrice di York ne ha uno color cammello e Pippa Middleton lo ha in verde, uguale a quello di Mary. Un modello regale, senza dubbio.

Torniamo a Copenaghen, lo state banquet è stata l’occasione di battezzare il nuovo diadema della sovrana, il Rosenstensdiademet, creato con le rosette di diamanti che in origine costituivano una cintura appartenuta a Charlotte Amalia, figlia di re Frederik IV (siamo nella prima metà dell’Ottocento). Immagino che l’ispirazione si stata la favolosa tiara con la rivière di diamanti che fa parte del forziere olandese, e Máxima sfoggia spesso e volentieri. L’effetto però non è lo stesso, e se vi dicessi che mi fa impazzire mentirei. In questa occasione Mary sembra rigida, tirata, e non l’aiutano né la pettinatura così severa né l’abito da sera, indossato parecchi anni fa con miglior fortuna. Insomma, boh.

A impressionarmi positivamente è stata invece la cognata Marie, che ha partecipato alla serata da sola, senza il marito Joachim. Se l’abito vi sembra familiare avete ragione; è il famoso modello di Jenny Packham che compare in verde (Le foto del giorno – Royal Variety Performance) e in rosa cipria (Royal chic shock e boh – Royal wedding banquet) nel guardaroba della principessa di Galles, e sempre in rosa la regina Mary ha indossato nelle fotografie che celebravano i suoi cinquant’anni (Mary, fifty&fabulous). Il dettaglio che farà impazzire le appassionate – tra cui Lady Violet – è la spilla usata per fermare la fascia dell’egiziano Ordine delle virtù: nonostante l’aspetto prezioso si tratta di un raffinato esemplare di bigiotteria americana, della celebre e celebrata maison Trifari. Veramente chic!

Attenzione, non abbiamo ancora finito, stay tuned!

Royal chic shock e boh – Sayōnara giugno

Settimana ricca di eventi royal quella che si chiude oggi, su cui troneggia (ovvio, sennò che royal sarebbe) la visita ufficiale degli Imperatori del Giappone del Regno Unito. Naruhito e Masako sono arrivati qualche giorno prima per impegni privati, poi martedì sono stati ricevuta in pompa magna da Charles, Camilla e William, che è andato a prenderli all’hotel dove alloggiavano (il Claridge’s a Mayfair).

Signori in thight e signore in bianco. Invero l’imperatrice ha indossato mise candide durante tutto il viaggio; nel suo dress code mi oriento pochino, ma sappiamo che Masako è sottoposta al rigidissimo controllo dell’Agenzia Imperiale che decide tutto, non solo il modello ma anche la lunghezza dei suoi abiti (e non escludo che nell’orlo ci siano i piombini).Lei di suo ci mette la sua grazia, la sua dolcezza, la sua cultura, ma insomma non è che si possano fare miracoli.

In questo caso la meschina indossa un completo composto da soprabito di pizzo bianco stile prima comunione su un tailleur con gonna midi a sirena con dettagli dello stesso pizzo, che decora anche il cappello. Faccio difficoltà a trovare le parole. Shock.

Camilla in robe manteau – questo veramente bello, di Anna Valentine come la borsa – e l’elegante cappello con dettagli neri che avevamo ammirato il mese scorso durante uno dei garden party (Royal chic shock e boh – Special edition (parte seconda) naturalmente opera di Philip Treacy. Mi sembra di vedere qualche imperfezione nell’orlo, ma chic.

Signore in bianco anche la sera, quando però possono godere dello splendore delle pietre preziose che mettono tutto sotto un’altra luce. Camilla, in abito Fiona Clare, inalbera la Burmese Ruby Tiara: pietre che vengono dalla Birmania – dono di nozze del popolo birmano a Elizabeth, che negli anni ’70 commissionò la tiara a Garrard – ma disposte in una foggia che evoca la bandiera nipponica, Ottima mossa, chic. Molto interessante anche la scelta dell’Imperatrice, che sfoggia la tiara imperiale del crisantemo, fiore simbolo del Paese e della Corona, come fece la suocera quando accompagnò il marito in visita ufficiale nel Regno Unito, nel 1998. Anche quest’abito è di pizzo ma l’effetto finale è assai più convincente, chic.

Fermatevi un istante, e ammirate le rivière di diamanti al collo delle due sovrane.

In bianco anche la Duchessa di Gloucester, che ha riproposto l’abito indossato lo scorso anno all’incoronazione (Coronation attire, gli abiti dell’incoronazione – Ladies) e ha fatto bene: ci era piaciuto allora e ci piace forse ancora di più oggi, quasi un robe manteau impreziosito dai bottoni gioiello (letteralmente, sono spille floreali di brillanti). Sul capo della duchessa un’importante diadema, la Cartier Indian Tiara, eredità della suocera Alice. Brava, chic.

(Ph: Aaron Chown/Getty Images)

L’unica a distinguersi per il colore, un verde bosco piuttosto invernale, la Duchessa di Edimburgo. Per lei un abito in seta della sua maison del cuore, Suzannah London con clutch argento di Anya Hindmarch, e soprattutto la Lotus Flower Tiara direttamente dallo scrigno reale, gentile prestito della cognata Camilla. È la prima volta che Sophie la indossa e devo dire che mi convince, la delicata struttura della tiara si sposa bene con i suoi lineamenti fini. Semplice, chic.

Prima di tornare in patria, venerdì, la coppia imperiale ha visitato Oxford, dove in gioventù hanno studiato entrambi i sovrani. Masako, che ha ricevuto una laurea honoris causa, questa volta mi è piaciuta. Se la gonna dritta ha la solita lunghezza poco donante la giacca ha una bella linea, anche vagamente orientale. Chic, e sayōnara.

(Ph: Éric Mathon/Palais princier)

Di bianco vestita anche Charlène, che giovedì, col marito Albert, ha presentato la squadra olimpica monegasca, composta da cinque atleti. Incolpevolmente vestiti coi colori della bandiera, sembrano usciti da Irma la dolce, rappresentazione naif di una certa idea della Francia. Con l’entusiasta partecipazione del sovrano, che in queste occasioni non si risparmia. Al confronto la sobria Princesse, nel suo completo pantaloni Emporio Armani con slingback Gianvito Rossi, fa un figurone. Chic.

Ancora bianco per la tshirt di Letizia, che giovedì con Felipe ha ricevuto alla Zarzuela Charles H. Rivkin, presidente di Motion Picture Association; i sovrani hanno poi ospitato la riunione della commissione della Fundación Princesa de Girona. Ora, sappiamo che la Reina ha problemi ai piedi per cui indossa scarpe e sandali flat, ma questi, insieme alla tshirt – pure molto di moda e in seta (Adolfo Dominguez) – sono veramente troppo informali, più da caffè al mare che da impegni reali. Molto bella la gonna plissé di Hugo Boss, ma non basta. Boh.

(Ph: SIP/Claude Piscitelli)

Puntano invece sul colore le signore del Granducato di Lussemburgo, che domenica scorso ha celebrato la Fête nationale. La giornata è iniziata con la cerimonia ufficiale seguita dalla parata militare, con la partecipazione della famiglia quasi al completo (manca solo Claire, moglie del principe Félix). Maria Teresa si rivolge a Natan (e come ti bagli…) che la drappeggia in un incubo di mussola mauve: abito e mantello fermato sulla spalla sinistra, come un pallio nella Roma antica. No dai, shock. Natan firma anche l’abito color fiordaliso di Stéphanie, anche questo dotato di inutile drappo, Ma perché? Boh, ma mi piacciono le scarpe.

(Ph:Maison du Grand-Duc / Kary Barthelmey )

Le celebrazioni si concludono col Te Deum in cattedrale; Félix se l’è squaglita ma restano tutti gli altri, compreso il giovane Sébastien cui tira il bottone della giacca; mon cher, basta che sbottoni e risolvi il problema. Semplice ed elegante la neomama Alexandra con un abito dalla delicata fantasia verde e crema, con accessori in tinta (la clutch è Dior), chic. Per una volta che Stéphanie aveva quasi indovinato la mise, ha pensato bene di cambiarsi ricorrendo di nuovo a Natan, col solito drappo/mantello, che non sarebbe neanche brutto ma è indossato male un po’ troppo corto e con l’orlo sbilenco. Simpatico il cappello, di Sylvia Martinez, tremende le open toe color crema, neanche tanto adatte all’occasione. Shock.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Patricia Pitsch)

I festeggiamenti si sono conclusi con due garden party nello Château de Berg, uno il martedì e uno il giovedì. Per il primo, Maria Teresa opta per Oscar de la Renta scegliendo un maxidress in popeline di cotone a fiori con cardigan abbinato. Non abbiamo foto a figura intera dunque non possiamo apprezzare appieno il modello, ma anche se non dovesse slanciarla particolarmente a me piace, lei porta bene queste cose, e per un pomeriggio in giardino mi sembra adatto. Abbastanza chic. Stéphanie sceglie i volant e Carolina Herrera, ma tra il modello, il colore e la sua acconciatura l’effetto camicia da notte c’è tutto. Boh, ma almeno ha evitato il mollettone di plastica.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Kary Barthelmey)

Ultimo appuntamento giovedì 27; Maria Teresa indovinate? Torna su Natan che la veste di un rosa intenso da vera Barbie di mezz’età, e non resiste alla tentazione dell’ennesima mantellina che stavolta per forma, lunghezza e colore sembra proprio quella del coiffeur. Shock, e attenzione a questi tessuti scivolosi: evidenziano anche i difetti che non ci sono. Sorprendentemente non mi dispiace Stéphanie, in un maxidress arancio con fantasia floreale nei toni del crema e del viola, adatto alla sua età e all’occasione. Non proprio chic ma quasi.

Caro giugno sayōnara, ci si vede l’anno prossimo.

Royal chic shock e boh – Ascot 2024 edition (parte prima)

Concluso trionfalmente il Trooping the Colour, grazie anche alla decisiva presenza della Principessa di Galles, il circolo reale si è trasferito nel Berkshire per altri importanti appuntamenti: lunedì a Windsor per la giornata dedicata all’Order of the Garter, da martedì ad Ascot.

E dato che le signore sono tante e le mise indossate ancora di più ho diviso il post in due, per generazioni: over 50 e under 50.

Mozione d’onore per la Queen Consort, che ha presenziato a tutte e cinque le giornate del concorso ippico più prestigioso del mondo, Ascot; ha anche potuto contare sulla presenza di King Charles, che è mancato un giorno solo, e questa è senz’altro una bella notizia. Tanto diligente impegno avrebbe reso orgogliosa la suocera, che faceva lo stesso; ma Queen Elizabeth era notoriamente appassionatissima di cavalli.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Per le sue mise la sovrana ha usato lo schema 3-1-1: tre volte in diverse tonalità di blu, una volta in bianco e una in rosa. Royal blue, uno dei colori dell’anno, il primo giorno per la creazione di Fiona Clare; una tonalità che le sta benissimo. Bello il soprabito, bello il cappello (tutti quelli che ha indossato questa settimana sono stati creati da Philip Treacy, e da chi sennò?), favolosa la spilla, uno zaffiro circondato da diamanti che il principe Albert donò alla moglie, Queen Victoria. Chic.

(Ph: Samir Hussein)

Stesso schema di colori il secondo giorno, ma effetto totalmente diverso: il colore è più polveroso e le dona meno, ma quello che veramente non capisco è il modello, col poco donante taglio in vita da cui partono pieghe sciolte e quell’inserto di pizzo tipo bavaglino. Le brutte notizie non sono finite; forse la borsa – incidentalmente resa famosa dalla defunta Diana: Style file: Diana Principessa di Galles (terza parte) – vi ha fatto sorgere il dubbio? Ebbene sì, abito e borsa sono Dior. Per me veramente shock.

(Ph: Mark Cuthbert)

Dior firma anche la mise di giovedì, che è il celebre Ladies Day. La fotografia è un po’ infelice e fa sembrare l’abito una sorta di camice da infermiera, ma il total white ha sempre il suo perché e il cappello è veramente sensazionale. Boh, ma confesso che la mia attenzione è tutta per la spilla con smeraldo inciso.

(Ph; Jonathan Brady/PA)

Il quarto giorno, venerdì, Camilla indossa una creazione della maison Anna Valentine, che la vestì per il suo royal wedding con Charles. Questa volta crea un robe manteau in un colore che a seconda della luce vira dall’azzurro al polvere. Lo completa un meraviglioso cappello piumato; la sovrana ne ha uno simile blu scuro, che penso abbia prestato alla figlia, che ho intravisto in una immagine. E della spilla, la famosa Jardine Star, ne vogliamo parlare? Chic.

(Ph: Getty Images)

Si chiude sabato in rosa cipria, Dior crea anche questa mise e neanche questa mi fa impazzire. Le fotografie sono poche, e il ricamo che si arrampica sulla parte inferiore si nota praticamente solo qui, ma era proprio necessario? Boh, ma peccato non si veda la borsetta, la Gabrielle di Moynat, nello stesso identico punto di rosa.

(Ph: Max Mumby/Indigo/Getty Images)

Naturalmente non si è vista la Principessa di Galles, ma mercoledì 19, secondo giorno di gare, sono arrivati i suoi genitori, Michael e Carole Middleton. Diciamocelo fra noi, in questi mesi il nostro pensiero è andato a loro, a lei, più di una volta, e abbiamo ammirato la sua forza, la sua solidità, il suo equilibrio. Ma questa mise non si può guardare; purtroppo, come rischia di accadere con i vestitoni fiorati di linea incerta, l’effetto camicia da notte ci sta tutto. Troppo lungo l’abito (Self-Portrait), troppo andanti le scarpe, troppo rigida la borsa (Kate Spade), per finire col cappellino, poco adatto a una signora che si avvia ai 70, e portato pure su capelli sciolti senza forma. Shock.

(Ph: Mark Cuthbert)

Cede al fascino del vestitone fiorato anche la Duchessa di Edimburgo, che per la terza giornata, il Ladies Day, si è affidata a Suzannah London. Il tessuto è interessante e fa tanto campagna inglese, l’abito magari non è brutto, ma è troppo, peccato. Bello il cappello di Jane Taylor e il tocco della clutch (Sophie von Habsburg) in colore dissonante col resto , ma nell’insieme boh.

(Ph: Mark Stewart / Getty Images)

Il giorno prima era il suo venticinquesimo anniversario di matrimonio (Duchi d’argento), e il suo arrivo mano nella mano col marito ha intenerito molti. La tenerezza però ha avuto una battuta d’arresto alla vista di quell’abito da attempata nubenda (sempre della maison preferita, Suzannah London), lungo bianco tempestato da fiorellini in rilievo e completato da una borsetta troppo informale (Strathberry) e un cappello monstre di Jane Taylor. Evviva gli sposi, ma magari non oggi. Shock.

Cosa c’è di più classico del bianco e blu in primavera? Nulla, devono essersi dette le due ex cognate Anne e Sarah, che si sono ritrovate vestite in modo molto simile: giacca bianca, gonna e cappello blu. La Princess Royal ha la fortuna, o l’abilità (o entrambe) di mantenere a settant’anni la linea sottile dei venti, il che le consente di pescare nell’armadio capi autenticamente vintage: quella gonna con la doppia piega piatta negli anni ’70 la portavano tutte. Sarah è meno rigorosa, più disordinata, ma è il suo fascino; cercherei solo di controllare un po’ meglio la chioma, e magari avrei preso una taglia in più del giacchino di Veronica Beard cui avrei messo dei bottoni dorati, in armonia con le borchie della borsetta Ethan K. Discreta, mentre Anne l’adoro proprio. Boh la duchessa, chic la principessa.

Royal chic shock e boh – Una settimana di mezza primavera

Martedi 14 il principe di Monaco Albert II ha ricevuto all’Eliseo, dalle mani del presidente Macron, l’onorificenza di Commendatore dell’Ordre du mérite agricole, ordine cavalleresco prestigioso, che francamente non so se abbia ancora qualcosa a che fare con l’agricoltura. Però, ripensandoci, credo che allo Château de Marchais, proprietà dei Grimaldi nel nord della Francia, siano associate anche coltivazioni di vario genere, per cui probabilmente l’onorificenza ha più senso di quanto non sembri.

Il sovrano era accompagnato da moglie figli e sorella maggiore, a sua volta insignita della stessa onorificenza alcuni anni fa. Non c’ è una foto a figura intera, ma si può apprezzare lo stesso l’eleganza sicura di Caroline, con soprabito crema su vestitino nero, e borsetta Chanel. Che le vogliamo dire se non chic?

Charlène deve aver frainteso e ha pensato di doversi vestire in stile casual/agricolo con un tailleur pantalone scozzesone, un po’ lumberjack (che poi sarebbe il taglialegna), un po’ Scaramacai (celebre clown televisivo del tempo che fu). Shock. Assai meglio la figlia Gabriella, con un cappottino bianco Dolce e Gabbana molto più vicino allo stile della zia che a quello della madre.

(Ph: Rodrigo Freitas / NTB)

Martedì 14 è anche il primo giorno del viaggio ufficiale in Norvegia di Frederik e Mary di Danimarca, nel ventesimo anniversario del loro matrimonio. Mary sbarca dal vascello reale con cui la coppia ha raggiunto Oslo da Copenaghen (traversata fatta anche da Lady Violet tanti anni fa) nel suo più classico stile bon ton: giacchina color panna Ralph Lauren, gonna fantasia Erdem, borsetta Max Mara e i soliti stiletti Gianvito Rossi. Completa il tutto un fascinator più adatto a un matrimonio; chic ma noiosetta. Ugualmente soporifera la mise di Mette Marit, in abito Fendi color taupe con banda avorio che riprende il cappellone; data l’altezza la principessa pare un po’ un ombrellone. La trovo terribile, shock. Non si può certo parlare di noia con le due signore più agée; la regina Sonja accende la sua mise beige chiaro grazie a un soprabitino color aragosta con ramages e dettagli avorio. A ottantasette anni vorrei essere così. Ma pure a sessantasette. Chic. E come non amare la principessa Astrid che ripropone l’abito Polo Ralph Lauren che le avevamo già visto e apprezzato la settimana scorsa (Royal chic shock e boh – Special edition (parte prima), aggiungendo un cappello boater piazzato sulle ventitré. Irresistibile, l’eleganza del chissene…

Al banchetto di stato accade una cosa particolare: tutte e tre le principali signore scelgono mise che avevano indossato in precedenza, a royal wedding svedesi. La stilista di fiducia Birgit Hallstein ha rimaneggiato l’abito color lavanda con cui Mary aveva partecipato alle nozze tra Carl Philip e Sofia nel 2015. È stato aggiunto dello chiffon a coprire spalle e braccia (scelta strategica, anche se la regina danese mi sembra ancora piuttosto tonica) e il volume della gonna è stato dimezzato. Ma il senso di quell’orlo così corto? Va bene che sotto Mary porta le celeberrime Hangisi di Manolo Blahnik, ma francamente sono perplessa. Sul capo della neosovrana brilla la tiara di perle Poiré, in parure con orecchini e spilla. Non so, non mi convince, boh.

Anche Mette Marit ripropone la mise – o meglio, una parte – indossata al matrimonio di Carl Philip e Sofia: la gonna a fiori di Temperley London, che allora era abbinata a un corpino a mezze maniche rosa, ora è invece indossata con una creazione del brand francese Gunhild Paris, fondato da una stilista norvegese che ha lavorato anche per Dior e Givenchy ma non sembra proprio. Un modello che non esalta il punto vita e si allunga sulla pancia senza però raggiungere l’arricciatura della gonna. Salvo solo, per ovvi motivi, la tiara di ametista; il resto è shock.

Sonja ripropone tale e quale l’incredibile abito arancio con gonna e mantellina plissé indossata alle nozze di Victoria e Daniel di Svezia, il 19 giugno 2010; ora come allora lo ha abbinato alla sontuosissima parure di smeraldi. La adoro, ma questa volta passo, shock.

Il giorno dopo appuntamento col Primo Ministro Jonas Gahr Støre per un pranzo al castello di Akershus. Mary propone il manifesto del suo stile più classico: pencil skirt midi (Emilia Wickstead) che esalta la sua silhouette e blusa color cielo (Jesper Høvring) che illumina il viso. Le scarpe Prada replicano l’incarnato della regina a perfezione, e la clutch, Prada pure lei, non può che adeguarsi. Chic.

Tanta chirurgica perfezione finisce con l’oscurare l’onesto vestitino blu, firmato Oscar de la Renta, di Mette Marit. Ma prenderlo della propria misura pareva brutto? Boh. Chi non si fa oscurare da nessuno è la regina Sonja, con un tailleurino azzurro a bande fosforescenti. Shock, ma pur così abbigliata la sovrana non perde un grammo del suo charme.

C’è stata anche una passeggiata sul fronte del porto di Oslo, che in questi anni ha subito una profonda trasformazione con interventi architettonici ad hoc e l’apertura di istituzioni culturali di rilievo come il nuovo museo Munch o il teatro dell’opera. Très chic la regina Sonja, che da grande appassionata e sostenitrice delle arti appare perfettamente a suo agio sia nell’ambiente, sia col candido insieme pantaloni sportivi camicia di sangallo e sneakers. Non si può dire lo stesso della nuora Mette Marit, ingoffata da ampi (troppo!) pantaloni beige di Sportmax e blusa di Pia Tjelta Studio, brand fondato da un’attrice norvegese che probabilmente è meglio che continui a recitare. Shock.

Deliziosamente impeccabile Mary, che durante queste giornate è stata vista spesso mano nella mano col marito. Per lei ampia gonna blu, una bella camicia bianca che fa sempre la sua figura (Bagutta), ballerine bicolore Chanel, tracolla Chloe e un cappello stile panama (ma di un brand australiano) per ripararsi dal sole del nord. Molto chic, e quanto è carina questa foto?

Concludiamo con due ladies in green.

(Ph: NLImage/Patrick van Emst)

Venerdì 17 Máxima ha festeggiato in privato il cinquantatreesimo compleanno, ma il giorno precedente era stato ricco di impegni. Ne ho scelto uno, la visita a realtà che si occupano della popolazione anziana nella città di Almere. L’abito di viscosa è del solito Natan, e vi confesso che non mi dispiace per niente, nonostante le spiegazzature, anche perché ho una gran simpatia per il color lime e devo dire che a lei sta benissimo. La clutch è di Sophie von Haubsburg, brand italiano – anzi romano – fondato dalla bionda principessa d’Asburgo, coniugata Windisch Graetz, sempre più amato dalle royal ladies. Italiane anche le scarpe, le solite Gianvito 105 di Gianvito Rossi. Chic, e auguri.

Prima di volare in Italia per celebrare gli 80 anni della battaglia di Montecassino la Duchessa di Edimburgo ha partecipato col marito ad una cerimonia nella capitale scozzese. Dì la verità Sophie, hai perso una scommessa, sennò non si spiega come ti sia venuto in mente di farti appioppare da Suzannah London, che tante volte ti ha vestita carina, questo completino anni ’50 pesante come un topper per il letto. Ho visto un’immagine ravvicinata del tessuto, che ha una interessante lavorazione diamantata, ma gonfia la gonna in maniera assurda (e mi taccio sull’orlo). Non mi convincono nemmeno le scarpe nude di Prada, meglio la clutch con catenella, anch’essa di Sophie von Haubsburg, nella stessa tonalità del completo. Se mai c’è stata una mise che porta la persona che la indossa è questa. Shock!

Royal chic shock e boh – Special edition (parte seconda)

“Come giovedì in mezzo alla settimana” diceva mia madre per indicare qualcosa piazzata nel mezzo, e noi scegliamo il giovedì, che sta in mezzo a due domeniche, per la seconda parte della nostra rubrica.

La dedichiamo alla Royal Family, che mercoledì 8 ha ospitato nei giardini di Buckingham Palace il primo dei tradizionali garden party primaverili (il secondo c’è stato ieri). Era presente il re, il che è una buona notizia, e con lui vari membri tutti schierati a sostegno della Firm e del suo boss; così si fa!

Accanto all’elegantissimo marito – adoro il tight grigio nella bella stagione – Queen Camilla non sfigura pur restando nella sua comfort zone con uno dei classici abiti che Fiona Clare crea per lei, questa volta bianco con dettagli neri, un po’ nervature un po’ righe. Bello l’abbinamento col cappello di Philip Treacy, che alterna a sua volte le righe black&white ma orientate in diagonale (ci era già piaciuto l’anno scorso, anche in quel caso era un garden party ma a Holyroodhouse, la residenza reale di Edimburgo Royal chic shock e boh – Luglio, col bene che vi voglio…). Scarpa bicolore Chanel, borsetta bianca Anna Valentine e andrebbe già bene così. Se non fosse che la regina ha deciso di calare un asso.

La favolosa spilla Cullinan V. Che magari per l’occasione è un po’ eccessiva, ma apprezzo la strategia di Camilla per sottolineare e rafforzare il suo ruolo anche attraverso l’uso dei simboli. Brava e chic.

Accanto al re i suoi fratelli, quelli presentabili: la Princess Royal e il Duca di Edimburgo con la sua gentile signora. Anne tira fuori dall’armadio di chissà quale decennio un completino composto da abitino a fiori, con giacca e vezzoso cappellino royal blue – noblesse oblige – che è anche uno dei colori di stagione. Come non amarla? Chic. Non mi convince Sophie, matronale nell’abito rosa confetto che la sua creatrice, Suzannah London, definisce Paris pink. Terribili le calze 800 denari che spuntano dalla lunga gonna. Anche il cappello, il modello Hersilia di Jane Taylor, mi lascia perplessa. Shock.

Mi è piaciuta la Duchessa di Gloucester; credo che la scelta delle scarpe flat sotto il maxidress sia stata dettata da esigenze di comodità: due ore in piedi – il royal garden party inizia alle 16.00 e termina alle 18.00 – girando e socializzando non sono uno scherzo, ma è comunque una scelta di grande tendenza. Interessante l’abbinamento dell’abito color corda col cappello blu tè. Chic.

Restiamo in famiglia ma cambiano continente, perché nello scorso weekend i Duchi di Sussex hanno visitato la Nigeria, per promuovere gli Invictus Games. Debutto nella capitale Abija con una visita alla Lightway Academy per il lancio di un summit sulla salute mentale, frutto di una partnership tra la Archewell Foundation and la Geanco Foundation. Meghan indossa un abito della californiana Heidi Merrick che casualmente, o forse no, si chiama Windsor. Il colore è terribile ma devo dire che a lei sta bene, il modello con la schiena totalmente nuda sarebbe adatto, forse, per un cocktail sulla spiaggia (uno di quelli che Lady Violet evita accuratamente). Naturalmente a patto di accorciarlo di 20 centimetri. Ma l’orlo non era compreso nel prezzo? Shock.

Più tardi la visita al Defence Headquarters, il quartiere generale del Ministro della Difesa (come sapete gli Invictus Games sono dedicati ai reduci). Tailleur pantaloni bianco di Altuzarra, brand fondato negli USA da un giovane stilista cresciuto a Parigi, nato da madre sinomericana e padre francese. In generale non mi fa impazzire, mentre il colore le sta benissimo la linea non altrettanto, ed eviterò di commentare le scarpe, che sono pure Manolo Blahnik, in quello che una volta si chiamava color tané. A questo punto mi resta un dubbio: ma la polsiera floreale? Boh.

Giorno due, partita di pallavolo tra una squadra in rappresentanza di Harry (che ha perso) e una locale. Occasione informale, mise informale, molto stile California/America Latina, della colombiana Johanna Ortiz, che da un po’ di tempo ha attirato l’attenzione di diverse royal ladies. Brutto brutto, una delle cose meno donanti che abbia mai indossato, shock.

(Ph: Andrew Esiebo/Getty Images)

Uno degli aspetti interessanti di questo viaggio, su invito del Ministero della Difesa, è che accanto all’impegno di lui – innanzi tutto per gli Invictus Games, ma anche per la salute mentale – anche lei avesse un’agenda di rilievo. Così il secondo giorno Meghan ha partecipato a un evento di alto profilo: il convegno Women in Leadership con la dottoressa Ngozi Okonjo-Iweala, Direttore Generale della World Trade Organization. Sembra che la duchessa si sia resa conto di aver portato tutti abiti in tonalità neutre che un po’ sparivano davanti alle meravigliose policromie delle signore locali per cui è corsa ai ripari, ed è comparsa con un bell’abito rosso del brand nigeriano Orirè. Lo so, per noi è più adatto a una milonga che a un meeting, e difficilmente Marisa Bellisario l’avrebbe indossato, ma insomma non siamo troppo pignoli. Chic.

Il terzo e ultimo giorno, a Lagos, inizia con una partita di polo (anche in questo caso il team di Harry è stato sconfitto); Meghan insiste con Johanna Ortiz e indossa un abito in viscosa. Totalmente inadatto all’occasione, in un colore che ammazzerebbe chiunque e sartorialmente ridicolo. La peggiore delle sue mise in questo viaggio, strashock.

Molto molto meglio la duchessa in versione etnica; per l’arrivo nella più grande città del Paese Meghan trasforma in una gonna pareo il tessuto tradizionale Aso-Oke ricevuto in dono il giorno prima, e lo abbina a una semplice camicia bianca (Carolina Herrera). Nonostante la stazzonatura della blusa, che fa il paio coi capelli piatti e scompigliati, a me piace. Chic.

(Ph: Kola Sulaimon/Getty Images)

Per l’ultimo atto in terra nigeriana Meghan va sul sicuro riproponendo un abito di Carolina Herrera già indossato (ma nell’occasione non apprezzabile appieno) per l’annuncio della seconda gravidanza. Bellissimo, anche con l’aggiunta della stola tradizionale.

(Ph: Ibrahim Mansur/Anadolu/Getty Images)

Secondo me la migliore delle sue mise durante questo viaggio, talmente chic da distrarre l’attenzione dagli orrendi mocassini del marito. Insomma, quasi.

Last but not least, ancora la Queen Consort, che ieri a St.Paul’s Cathedral ha presenziato con il re alla cerimonia dedicata all’Order of the British Empire, di cui Camilla è Grand Master.

E Camilla cosa fa? Sotto la sontuosità del gran mantello rosso piazza un abitino a fiori (di Fiona Clare) più adatto a un pomeriggio in campagna. Ed è pure floreale, in primavera, groundbreaking! Un grande boh, ma la adoro.

Royal chic shock e boh – Natale insieme

Si avvia a diventare una bella tradizione della Royal Family Together at Christmas, il concerto di canti natalizi organizzato per il terzo anno consecutivo a Westminster Abbey dalla Principessa di Galles, per festeggiare i rappresentanti delle tante charity e associazioni di volontariato impegnate sul territorio a supporto delle loro comunità. L’attenzione era oggettivamente rivolta più a chi che a che cosa; se dunque il programma della serata non è chiarissimo, lo è molto di più sapere chi ci fosse. A partire dal piccolo Louis, che ha partecipato per la prima volta.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Da brava padrona di casa Catherine è arrivata per prima con tutta la famiglia, il marito e i tre figli; i ragazzi in blu, Charlotte in bordeaux, e lei splendente in total white, look invernale sempre di grande effetto. Questa volta la scelta è caduta su un bel cappotto di Chris Kerr, famosa sartoria londinese, con pantaloni a vita alta di Holland Cooper, a sua volta nota per i capi sartoriali. Lady Violet adora questa svolta che antepone la sapienza sartoriale al design; sotto i pantaloni ama meno (cioè per niente) le scarpine con i tacchi – le solite Gianvito 105, del nostro ottimo e abbondante orgoglio nazionale Gianvito Rossi – mentre trova deliziosa la piccola borsa a mano di Strathberry, altro brand abbordabile e molto amato dalle royals. I punti cruciali di questa mise sono due: il bianco, molto amato da Queen Camilla, che infatti l’anno scorso di questo colore era vestita (December chic shock e boh (parte seconda) e l’uso dei pantaloni, non proibiti ma certo insoliti per un’occasione royal. Per me, piuttosto chic.

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Cappottino bianco pure per Lady Sarah Chatto, figlia della defunta principessa Margaret: ma la scelta degli accessori, dalle calze pesanti alla scarpine vecchio stile alla borsetta color tané, rende l’insieme meno lieve di quanto avrebbe potuto. C’è da dire però che un certo severo rigore è proprio la cifra di Sarah, diversissima dagli eccentrici genitori, e a me non dispiace. Boh la sua mise, ma la trovo una donna interessante, con un tocco di regalità che manca quasi a tutte.

(Ph: Henry Nicholls/Getty Images)

Bianco anche l’abito (ME&EM) della Duchessa di Edimburgo, abbinato a stivali color tabacco di Gianvito Rossi e cappotto lungo azzurro. Un cappotto colorato ci vorrebbe in ogni armadio, il modello di questo indossato da Sophie, di Suzannah London, mi piace molto; poi sapete che quello non è un colore che amo, ma soprattutto interpretato così risulta un po’ pasticciato, e si perde per strada parte dell’effetto che potrebbe avere. Boh.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Assenti i sovrani, impegnati a Windsor, nell’Abbazia si è vista una bella rappresentanza di giovani. Beatrice di York era scortata dal marito Edo Mapelli Mozzi e dal di lui figlio, il delizioso settenne Wolfie, nato dalla sua relazione con l’architetta sinoamericana Dara Huang. Beatrice, perseguitata in gioventù da certa maleducata derisione per il suo aspetto e le scelte di stile, ha impresso una svolta decisa ai suoi look grazie anche alla collaborazione con la blasonatissima stylist Olivia Buckingham. Brava Bea, ci piaci un sacco, come il tuo abito tartan (di Beulah London, con stivaletti Zara). Per me la più chic.

(Ph: Henry Nicholls/Getty Images)

La sorella Eugenie invece al momento sembra più orientata verso le gioie della vita domestica; d’altra parte ha due bimbi piccoli, Augie di quasi tre anni e Ernie di sei mesi, e la famiglia si divide tra il Regno Unito e il Portogallo a causa del lavoro del marito Jack Brooksbank. Scelta opposta alla moglie di suo cugino, per lei una mise total black, con cappottino troppo corto, calze pericolosamente lucide e stivali Aquazzurra, un’accoppiata non priva di rischi, accesa dalla borsa bordeaux Aspinal. Vi ricordo, sebbene Pantone abbia appena reso noto il colore del prossimo anno, il terribile Peach Fuzz, il bordeaux è e resta uno dei colori di stagione. Belli trucco e parrucco, in sintesi boh.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

La cugina Zara Tindall, senza la sua famiglia ma con il fratello Peter Phillips e le di lui figlie Savannah e Isla, ha riproposto un elegante cappotto color prugna di Claire Mischevani, maison che la veste spesso e in questa occasione la rende davvero chic. Peter e Zara sono stati il primo e la seconda degli otto nipoti di Queen Elizabeth e Prince Philip; allo stesso modo, le due bionde e cresciutissime ragazzine, sono state le prime due dei pronipoti della defunta sovrana e del principe consorte: Savannah compirà 13 anni a fine mese, mentre Isla ne ha 11.

(Ph: Mark Cuthbert/Getty Images)

Inevitabile in queste occasioni una delegazione della famiglia Middleton, che non manca mai di supportare Catherine. Se il fratello James e sua moglie Alizée, neogenitori, sono rimasti a casa col piccolo Inigo, hanno prontamente risposto all’appello i genitori Michael e Carole. Ed è assai interessante notare come le due signore Middleton siano le uniche a seguire il dress code di Catherine, indossando i pantaloni (mentre l’anno scorso il diktat sembrava essere tutte in bordeaux). Devo dire che l’insieme di Carole non mi piace affatto, non le dona per nulla, la giacca in tweed – il modello Lady Mary di Great Scot – è troppo pesante per quei pantaloni di velluto, e stenderei un plaid sulle scarpine col tacco a rocchetto. Shock.

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Più moderna Pippa, con marito miliardario James Matthews; lei ha scelto di indossare un tailleur pantaloni in tweed di Saloni, che contrariamente a quanto il nome farebbe pensare non è un brand italiano ma indiano (sembra che Saloni significhi bello in sanscrito). La giacca ha un taglio che ricorda vagamente un kimono, ma se dovessi dirvi che mi piace mentirei, e dunque non lo dirò. Shock ma carino il gesto di indossare degli orecchini(Kiki McDonough) che la sorella ha uguali.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Esaurito il ramo principale con annessi e connessi, segnaliamo la presenza di qualche ramo collaterale, a partire dai Duchi di Gloucester. La duchessa si è abbigliata nel suo classico stile bric-a-brac: sotto al cappottino dall’alto bordo che non si capisce se sia nato così o sia stato allungato, sporge una interessante gonna in tartan Polo Ralph Lauren, alla tracollina intrecciata Bottega Veneta si abbinano gli scarponcini da istitutrice perfida, aggravati dalle calze color carne. Francamente la trovo terribile, shock, ma con grande spirito e una certa signorilità.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Presente anche un altro cugino della defunta Queen Elizabeth, Michael di Kent, senza moglie ma con figlia, Lady Gabriella, anche lei in tartan con cappottino Catherine Walker, accessoriato da calze nude, scarpine di camoscio che neanche mia madre e borsa Aspinal of London in stampa crocco, che personalmente mi ha stufato, e non da ora. Lady Gabriella è senz’altro, bella, anche piuttosto elegante. Nelle sue vene scorrono litri di sangue di blu: il nonno paterno era George, Duca di Kent, fratello minore di King George VI, e la nonna Marina principessa di Grecia e Danimarca; mentre la madre, la terribile Marie Christine, saltando a piè pari il padre nazista, vanta una discendenza matrilineare da Diana di Poitiers, favorita di Enrico II di Francia, e addirittura da Caterina de’ Medici. Nonostante tutta questa abbondanza mi pare piuttosto priva di allure regale, a Roma si direbbe “è bella ma non balla”. A me piace a tratti, ma stavolta mi convince boh.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Quanto al fratello maggiore, Lord Frederick Windsor, è ahimé penalizzato da occhiaie scure e profonde che entrano in collisione con gli occhi chiarissimi dandogli un aspetto vagamente inquietante. Il giovanotto è sposato con Sophie Winkleman, attrice i cui successi francamente mi sfuggono, che mi sembra si trovi più a suo agio nel recitare il ruolo di membro della Royal Family. È l’unica ad aver scelto il colore natalizio per definizione, il rosso, anche se i profili neri lo rendono quasi crudele. Come la cognata Gabriella sceglie Catherine Walker per il cappotto e Aspinal of London per la borsa. Un grande boh.

Royal chic shock e boh – South Korea in UK

Settimana, quella appena trascorsa, ricca di mise che hanno avuto una certa eco, soprattutto grazie alla Principessa di Galles (e alle sue gambe) nonché all’intera Royal Family, impegnata con la visita di stato della coppia presidenziale sudcoreana. Catherine in total red, un rosso intenso tipo mela di Biancaneve non esente da un tocco di veleno.

L’insieme è composto da ben tre pezzi, e mi chiedo quanto freddo facesse per renderli necessari. Anyway, ciò che attira l’attenzione in prima battuta è la cappa, creata espressamente da Catherine Walker e appoggiata sopra un altro capo della stessa maison, un cappottino caratterizzato dal grande fiocco diagonale, che la principessa aveva indossato in precedenza. E non solo in rosso, ma anche in nero al funerale di Prince Philip (ne abbiamo parlato qui: Le foto del giorno – Together at Christmas). La mantella è nuova, ed è tagliata in modo da far uscire il fiocco del cappotto sottostante. A completare il tutto, un abito che si intravvede soltanto e sorprende per la lunghezza. Cioè per la cortezza, alla base della scoperta della gambe nelle foto che hanno fatto il giro dell’orbe terracqueo (e facciamo finta di credere a un incidente di percorso). Nel caso non ne aveste abbastanza, c’è un fiocco pure sulla borsetta Miu Miu, e ovviamente sull’ampio cappello di Jane Taylor, modista cui riescono senz’altro meglio i modelli più contenuti. Insomma, un gran pasticcio, tra il rosso, il fioccone e il Natale in arrivo l’effetto pacchetto sotto l’albero è assicurato. Due piccole riflessioni, la prima: la mantella, che è già un capo molto scenografico, secondo me funziona bene lasciandola protagonista senza caricarla di altri orpelli. La seconda: dobbiamo essere grate a Catherine perché, probabilmente non volendo, fa un buon servizio alla maggioranza delle donne. Mi spiego: ogni cultura ha i propri canoni e i propri valori, anche estetici; in quella in cui viviamo noi magrezza e altezza sono considerati ideali, e idealmente le forme migliori per indossare qualunque tipo di abbigliamento. Quante volte abbiamo pensato e detto che con quel fisico le sta bene tutto? Ecco, non è vero. Tutto ciò premesso, per me la mise è shock, ma la sua scelta ha messo la principessa al centro dell’attenzione in un modo totalmente inedito. Siamo all’inizio di una rivoluzione copernicana? Dobbiamo abituarci a una Catherine meno perfettina? Boh, ma resto in fiduciosa attesa.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

Davanti a quest’orgia di rosso il total blue della Queen Consort è elegante e rassicurante. Camilla riutilizza abitualmente le proprie mise, e infatti abbiamo visto spesso questo cappottino di Anna Valentine, mentre il cappello piumato di Philip Treacy viene dato per nuovo, ma è comunque un modello che ha già portato (ad esempio, al funerale di Her Majesty). La sovrana ha uno stile magari poco eccitante (bene) ma molto riconoscibile (meglio), l’aspetto più interessante di questa fase è senz’altro la scelta dei gioielli; in questo caso ha appuntato sulla spalla sinistra la Russian Sapphire Cluster Brooch, appartenuta alla zarina Marija Fëdorovna, sorella della regina Alexandra – erano entrambe principesse di Danimarca – e acquistata da Queen Mary nel 1934. Per la felicità di King Giorgio (Armani), la regina ha abbinato al blu accessori neri. Chic. Accanto a lei la firts lady coreana Kim Keon-hee con un bel cappotto grigio, inutilmente completato da una sciarpetta dello stesso tessuto. Terribili le calze grigie, idem le scarpine di vernice. Ma cinque bottoni sul polso non saranno troppi? Boh.

(Ph: Yui Mok/Getty Images)

La sera, al banchetto di stato, il protagonista è ancora il rosso, ma stavolta è la Queen Consort ad attrarre tutti gli sguardi. Dai forzieri reali ha preso la Burmese Ruby Tiara, la cui storia abbiamo raccontato qui; Vi piacciono i rubini? La Burmese Ruby Tiara. Queen Elizabeth, che l’aveva commissionata a Garrard negli anni ’70, l’aveva poi indossata nel corso di una precedente visita ufficiale sudcoreana; perché come sappiamo nulla è lasciato al caso, mai. Al sontuoso diadema – che secondo me sta meglio a lei che alla sua prima proprietaria – Camilla ha abbinato collana e orecchini del set Crown Ruby, dono di Prince Albert alla moglie Queen Victoria da abbinare all’Indian Circlet; come quello, la versione originale prevedeva degli opali, poi sostituiti dai rubini da Queen Alexandra, che non li amava (e pensava portassero pure iella). Colpo da maestra, il favoloso abito in velluto rosso rubino di Fiona Clare che le sta d’incanto. Strachic.

(Ph: Yui Mok/Getty Images)

Bianco invece per la Principessa di Galles, un abito di Jenny Packham: il modello Anémone, caratterizzato da una mantellina ricamata a ramages dorati. Si sarà ispirata al nuovo film di Ridley Scott, Napoleon? Che vi devo dire, è tutto l’insieme che non mi convince: la bellissima tiara che non la valorizza e non viene valorizzata, il trucco pesante, l’acconciatura troppo semplice, l’abito, la mantellina, i guanti al gomito (Paula Rowan), pure la borsetta, il modello Maud di Anya Hindmarch; è a un tempo tutto troppo e tutto troppo poco, non so se mi spiego. Di una cosa sono sicura: la placca del Royal Victorian Order, cui la principessa appartiene, piazzata in quel punto quasi a trattenere la fascia è terribile. Per il resto, boh.

(Ph: Yui Mok/Getty Images)

Penso gradirete la fotografia a figura intera della Duchessa di Edimburgo, che ho scelto esclusivamente per mostrare adeguatamente la sua mise, eventuali altre presenze sono, come dire, un valore aggiunto. Sophie fa una scelta molto interessante, riusando l’abito indossato sotto il mantello del Royal Victorian Order il giorno dell’incoronazione dei cognati. Il problema però è che l’abito di Suzannah London così funziona di meno. Sarà l’accollatura che non la slancia, sarà la necessaria aggiunta di fascia e placca dell’ordine, oltre al fiocco giallo del Royal Family Order che rende tutto un po’ pasticciato, sarà che i capelli pettinati così le fanno una testa piccina picciò, e la tiara con l’acquamarina non aiuta, ma il risultato finale mi piace veramente poco. In compenso preferisco la sua versione della clutch Maud di Anya Hindmarch, Boh, consoliamoci con lo sfondo.

(Ph: Yui Mok/Getty Images)

Se parliamo di riuso lei è la vera regina: la Princess Royal, che oltre a mostrare un regale disinteresse per le frivolezze, è in grado di infilarsi tranquillamente in abiti di quarant’anni fa senza fare un plissé. Per questa occasione indossa due pezzi – abito di Maureen Baker con bolerino Sue Palmer – che potrebbero essere stati realizzati in uno qualunque degli ultimi cinque decenni; l’ultima volta che l’abbiamo vista così abbigliata era in una foto per festeggiare i 70 anni, tre anni fa. Lady Violet trova chic i diamanti della Princess Royal: la favolosa Festoon Tiara, che ad onta dell’aspetto regale ha origini piuttosto plebee, essendo il dono ricevuto nel 1973 da una compagnia navale di Hong Kong, la World Wide Shipping Group, per ringraziare la principessa di aver tenuto a battesimo una loro nave. Al ’73 risale anche la splendida spilla, dono del fratello Charles per le nozze con Mark Phillips. Sono gioielli che Anne porta molto spesso, completandoli col collier di diamanti, anch’esso a forma di festone, ricevuto dai genitori per il diciottesimo compleanno. Piuttosto shock invece l’abito, arricchito da applicazioni di pizzo che lo rendono un po’ troppo da sposa (per fortuna il giacchino aggiunge un tocco di rigore), i capelli troppo tirati che la fanno sembrare stanca e non accolgono bene la tiara, e soprattutto il fondotinta col famoso effetto capo indiano: troppo scuro, steso male e senza raggiungere il collo, probabilmente per evitare di macchiare l’abito. A voi la media.

(Ph: Yui Mok/Getty Images)

Mi è piaciuta molto, e non accade spesso, la Duchessa di Gloucester. Amo lo stile da giorno quando è adeguatamente declinato per la sera, e qui mi sembra che funzioni. Birgitte, moglie danese di Richard, cugino della defunta Queen, indossa un abito dalla linea semplice ed elegante; interessante lo scollo, anche se magari non esalta il collier di diamanti e smeraldi, parte della collezione della suocera Alice come la tiara bandeau, dono dello sposo per le nozze del 1935.

Diamanti e smeraldi anche per la spilla che trattiene sulla spalla destra la fascia del Royal Victorian Order. Verde e azzurro, un gran bell’accoppiamento. Chic.

Sono proprio i Duchi di Gloucester ad accogliere la sera seguente gli ospiti sudcoreani a Guidhall, insieme col Lord Mayor della City. Penso che la presenza di royal “minori” dipenda dalla complessità dei rapporti tra la Corona e la City, ma quella è la prassi. Ricordo che durante la visita dei sovrani spagnoli qualche anno fa Felipe e Letizia furono ricevuti dalla Princess Royal, che fece alla Reina un profondissimo curtsy. La duchessa mi piace assai anche in questa mise blu, accesa dai topazi rosa di tiara e collier, ereditati anch’essi dalla suocera. Chic.

Chic, anche se vagamente inquietante, la First Lady in abito crema con mantella e accessori neri. Devo dire che la cosa che mi piace di meno sono i capelli, tenuti sempre sciolti in una pettinatura noiosetta. Nulla al confronto con quelli della Lady Mayoress, la prima signora a sinistra in pizzo turchese. Vi ricordate la bionda dama in costume tirolese scortata da William? Ecco, è lei. Non pensavo che l’avrei detto, ma forse meglio il dirndl, Shock.

Royal chic shock e boh – Chic week

Per uno di quegli scherzi del caso, oggi gli USA celebrano il loro Independence Day (dagli Inglesi) e Lady Violet pubblica uno chic shock e boh che più British non si può, non essendo riuscita nel weekend. Succede!

Anyway, la terza settimana di giugno è forse la più ricca di eventi di primo piano nel Regno Unito, con conseguenti adeguate mise di cui chiacchierare. Lunedì 19 si è celebrata la giornata dedicata all’Order of the Garter, ma con lo snellimento della Royal Family, Camilla che da membro dell’ordine ha partecipato al corteo tutta bardata coi paramenti d’ordinanza, la cognata Anne pure, in borghese sono rimaste in poche: Catherine, Sophie a la fantastica Duchessa di Gloucester, che potrebbe sorprendervi..

La Duchessa di Edimburgo punta sulla silhouette anni ’50 che le dona sempre; in questo caso la perplessità è nel modello smanicato di Emilia Wickstead che non mi sembra adattissimo alla formalità dell’occasione. Anche perché poi si porta la pashmina, oggetto che indossare elegantemente quando si è in movimento è praticamente impossibile. Che senso ha? Boh, però adoro il cappello (di Jane Taylor) e noto che Sophie sta apprezzando molto le borse Strathberry. Catherine invece, secondo me, sta attraversando una strana fase, una volta divenuta Principessa di Galles probabilmente sente la pressione e si sta adattando con difficoltà, e anche il suo stile ne risente. In questo caso tira fuori l’ennesimo abito a pois (stavo scrivendo saio), della solita Alexandra Rich, completato da un bel cappello di Philip Treacy cui avrei evitato la decorazione nella stessa seta a pois che risulta un po’ lezioso.

Molti hanno pensato a Diana in un abito simile – ma più frizzante, meno ingessato – però c’è anche un altro legame col clan Spencer: lo stesso identico abito di Catherine è stato indossato da una delle nipoti di Diana, Lady Eliza, fotografata con la gemella Amelia il mese scorso al Chelsea Flower Show. Un mega boh.

Alla fine la mia preferita – e non accade spesso – è la Duchessa di Gloucester – tutta in azzurro ghiaccio che, a parte l’orlo ballerino e le brutte scarpe bianche, ha una sua eleganza. E ha conquistato Lady Violet con quella coppia di spille appuntate sui baveri, chiaramente i due elementi di una duette, scelta che riempirà di gioia una fedele amica del blog, esperta e appassionata di bijoux vintage. Chic.

(Ph: Chris Jackson/Getty Images)

L’evento clou della mondanità britannica resta Ascot, che è andato in scena dal 20 al 24 nel celeberrimo ippodromo del Berkshire. Tante, troppe le mise viste in meno di una settimana, per cui facciamo una selezione. E iniziamo con qualcosa di inedito, perché per il suo primo giorno da Regina di Ascot Camilla non si affida alle solite maison, ma ricorre addirittura a Dior. Il modello sarà pure interessante, la lavorazione sicuramente raffinata, ma a me non piace affatto. Non mi piace come la veste, non mi piace come segue il movimento (che in effetti non segue, perché l’inserto laterale plissé se ne va per conto suo). Apprezzo la scelta del bianco, il cappello Philip Treacy – bello ma non bellissimo – e vorrei attirare la vostra attenzione sulla spilla, la famosa Queen Mother’s Shell, amatissima dalla Regina Madre ma indossata spesso da Queen Elizabeth. Ottima scelta, ma la mise per me è shock. Se volete formarvi un opinione, può essere utile questo video (e no, non credo che Camilla abbia scelto Dior in relazione alla ventilata, e non vera, collaborazione di Meghan con la maison francese) https://nypost.com/2023/06/21/queen-camilla-wears-dior-after-brand-denies-meghan-markle-deal/

Peggio di lei riesce a fare Beatrice di York, che si infila in un vestitone a fiorellini con maniche jambon (Beulah London), slingback Chanel – che una giustamente le ha e le sfrutta – borsetta con manico di tartaruga (immagino finta, dato che è proibita) di Urban Outfitters e soprattutto l’ennesimo cerchietto con fioccone (Juliette Botterill). Non fosse per il pallore, mi farebbe pensare a Mamie, la cameriera afroamericana di Scarlett O’Hara. No Miss Bea, shock.

Premessa, non sono obiettiva perché adoro i cappelli modello boater che noi chiamiamo, a seconda di chi lo porta, da gondoliere ma anche paglietta. Dunque ho trovato molto piacevole la mise di Zara per il primo giorno di gare. Non grido al miracolo per l’abito in lino di Leo Lin, stilista australiano di origine cinese (e un po’ si vede, la stampa si chiama proprio Oriental print), ma Zara gioca molto, con sé stessa e con la moda, e diverte anche me. E il boater di Sarah Cant le sta benissimo, chic.

Il terzo giorno di gare, il giovedì, è il celebre Ladies Day, il più mondano di tutti, e Queen Camilla questa volta mi ha davvero deliziata. Vestita in un freschissimo color menta chiaro, il completo abito+pardessus di Anna Valentine sostiene il favoloso cappello: ampio, con la tesa rialzata in un angolo acuto, completamente profilato di piume. Creazione, naturalmente, Philip Treacy. Una persona che di cappelli si intende assai, e ha la mia totale fiducia, lo ha visto di persona e ha confermato la mia impressione: lo adoro entra direttamente tra i miei preferiti di sempre. Chic!

La Duchessa di Edimburgo era in compagnia del padre Christopher Rhys-Jones. Il tema scelto da Sophie sono evidentemente le pansée, stampate sull’abito di Suzannah London, o create – una per una, intagliate nella seta, da Anne Tomlin, straordinaria creatrice di fiori, andate a curiosare nel suo sito https://www.annetomlin.com – e montate sul delizioso cappellino Jane Taylor. Very British, very Ascot, very Sophie, very boh.

Pizzo!

(Ph: Max Mumby/Indigo/Getty Images)

Ci può essere Ascot senza pizzo? Non può, e infatti Zara compare come un ampio centrino nel Ladies Day: abito écru Scanlan Theodore – ancora una maison australiana per lei – un cappello banalotto di Emily London e pure una mini cappelliera Aspinal of London, che non sarebbe male come forma ma è in pelle stampa cocco, troppo pesante per il pizzo. La cosa che preferisco è l’espressione del marito, per il resto boh.

Risponde pizzo la cugina Beatrice, che il giorno seguente fa il suo ingresso nella seconda carrozza con il marito e i Principi di Galles. Il suo abito, di Monique Lhuillier ha fatto storcere il nasino ad un’affezionata lettrice del blog, ma io confermo: a me piace. La lavorazione è molto interessante e per niente banale, che poi è il rischio degli abiti in pizzo. Grazioso il cappellino, il modello Seraphina di Justine Bradley-Hill, favolosi gli orecchini Chopard (li trovate qui, andate a guardare che ne vale la pena https://www.chopard.com/it-ch/earclips/848349-1001.html). Chic.

Si sa che ubi maior minor cessat, e questo è vero soprattutto per le famiglie reali, dunque non vi sorprenderò dicendovi che la presenza di Catherine ha un po’ oscurato Beatrice. Francamente, in questo caso, senza ragione. La futura regina sceglie il total red: favoloso il cappello (Philip Treacy) totalmente fuori contesto gli orecchini boho, banale, piuttosto informe, troppo lungo l’abito (Alexander McQueen), bella ma troppo rigida per la morbidezza dell’abito la clutch vintage Hermès. Sorry, shock.

Signore in turchese

Questa volta veramente andrebbe detto last but not least, perché chiudiamo la rassegna ascotiana con due signore che magari non somiglieranno molto ma hanno parecchio in comune, e non mi riferisco solo al colore scelto per la mise. A sinistra Sua Altezza Reale The Princess Royal, che per la seconda giornata ha scelto il vintage. Nel senso che ha indossato lo stesso abito con cui aveva ricevuto, insieme a sua madre, il presidente e la first lady del Botswana; col piccolo dettaglio che parliamo del 1978, e lei all’epoca aveva 27 anni. Ora non so voi, ma di quando avevo 27 anni forse posso portare ancora le borse… L’abito è così così, ma se pensiamo a quanto sia considerato elegante il riciclo, Anne è scicchissima. A destra invece Suo Splendore Dame Joan Collins, che a 90 anni (compiuti il 23 maggio) è una delle protagoniste del Ladies Day, grazie anche al favoloso cappello Philip Treacy. Ecco, mi auguro di poter festeggiare i 90 anni ad Ascot, con quel sorriso e quella verve. Certo non in turchese, colore che detesto, magari in violetto. Meravigliose entrambe.

Royal chic shock e boh – Coronation edition (parte prima)

Royal blue

(Ph: WPA POOL/Getty Images)

Col blu non si sbaglia mai devono aver pensato le varie signore che per affrontare l’evento clou dell’anno si sono affidate al colore più rassicurante del mondo occidentale. A partire dall’incintissima Eugenie di York, che ha avvolto il suo pancione quasi a termine in un look total bue, firmato Fendi dal collo ai piedi (il cappello è di autore sconosciuto). E proprio i due estremi mi perplimono: da una parte quel pillbox piazzato in testa come un tegamino, dall’altra i sandali open toe. Che oltre ad essere francamente inadatti sembrano pure piuttosto scomodi, ma la gravidanza è una di quelle liete condizioni in cui le scarpe non vanno criticate. Notevolissimo l’insieme in diamanti di Garrard, il collier e gli orecchini Albemarle di cui per ora non abbiamo altre notizie. Un dono, un prestito? vedremo. Per me sarebbe boh, che diventa chic col bonus bebè.

(Ph: Mark Cuthbert/Getty Images)

Maria Teresa di Lussemburgo mi lascia senza parole, una donna di mondo come lei dovrebbe sapere che in una occasione del genere i pantaloni sono banditi. Non vorrei che questa recente passione fosse dovuta a un qualche problema fisico, unico caso in cui si potrebbe scusate una tale scelta. Altrimenti no, e il completo Alexander McQueen, tra le spalle, la banda sui pantaloni e quel drappo ammainato sul davanti, nemmeno la slancia. Sorry, shock.

(Ph: David Fisher/Shutterstock)

Favolosa la regina Suthida di Thailandia in abito tradizionale. Non saprei dire se abbia scelto il blu – divinamente abbinato con l’argento e un tocco di lilla – perché le piace o per far brillare la leggendaria demiparure di zaffiri e diamanti della suocera, l’altrettanto leggendaria regina Sirikit, ma l’effetto è veramente wow. Unico dubbio per la borsetta che sembra un vecchio ferro da stiro, ma basta spostare lo sguardo… Chic.

Con un’affezionata lettrice di questo blog ci stavamo chiedendo se ci libereremo mai del bluette/royal blue/blu elettrico. Temo di no, infatti ecco appropinquarsi Victoria di Svezia, con l’intera mise in tonalità Klein blue. Il suo abito è opera dello stilista svedese Pär Engsheden, nome che probabilmente vi dirà poco – il riservatissimo couturier non ha un sito né pagine social – ma negli anni egli ha creato molte delle mise indossate dalle signore Bernadotte, tra cui IL vestito, quello con cui Victoria ha sposato il suo Daniel. Svedese anche il creatore del pillbox, Tim Martenson, così come la creatrice della clutch – è la Port Doré di Susan Szatmary – disegnata in Svezia e realizzata in Italia, come tutti prodotti della designer. Al collo della futura regina brilla una rivière di diamanti che Victoria – beata lei – indossa spesso. Sulla spalla la spilla dell’ordine reale di famiglia con il ritratto del padre, re Carlo Gustavo. Un grande boh.

(Ph: Jeff Spicer/Getty Images)

La principessa Margarita di Romania è la figlia maggiore del defunto re Mihail, (il padre, privo di figli maschi, l’aveva nominata erede presuntiva, in contrasto con la legge salica che non prevede la presenza di donne sul trono; ma il trono non c’è più, dunque problema risolto). Ha un bellissimo titolo: Custode della Corona di Romania; purtroppo ha anche una passione smodata per tessuti damascati, texture lucide e tagli improbabili. Salviamo quella sublime spilla a forma di giglio, ma il completino fosforescente, peggiorato dall’improbabile fascinator, va bocciato senza pietà. Shock.

(Ph: WIREIMAGE)

Lei non è una vera royal lady, ma dopo William tutti i sovrani britannici avranno i suoi geni. È la suocera del regno, Carole Middleton, madre della Principessa di Galles. E nessuno mi toglie dalla mente che abbia scelto questa tonalità di blu come ideale rimando al mantello del Royal Victorian Order indossato dalla figlia. La sua mise è di Catherine Walker, maison spesso scelta da Carole, da Catherine, e a dirla tutta pure da Diana buon’anima. Non mi piace, il cappottino è troppo lungo (e pure stazzonato), tremendo il begiarello rosato delle scarpe, e a quasi settant’anni si potrebbe evitare il cerchietto coi fiorellini? Shock.

(Ph: Jeff J Mitchell/Getty Images)

Riecco la versione ellenica della triade capitolina: Anne Marie Pavlos e Marie Chantal. La regina indossa una creazione blu inchiostro di Celia Kritharioti, la più antica maison greca, fondata ad Atene nel 1906. Sobria, signorile, come ci si immagina una sovrana (nel suo caso ex), non più giovanissima, sempre bella e dotata di garbata distinzione. Lei è elegante, il robe-manteau con quel taglio che si ferma sui fianchi boh. La mise della nuora Marie Chantal ci introduce al secondo gruppo, quello delle signore in azzurro. Sceglie ancora la stessa stilista che l’ha vestita per il ricevimento del giorno prima a Buckingham Palace, la greca Mary Katrantzou, mentre cappellino a goccia è di Philip Treacy. Non è il migliore dei suoi look – e lei nelle foto ha pure un discreto muso – ma difficilmente Marie Chantal sbaglia. Vorrei notaste la clutch a forma di libro, creazione di Olympia Le-Tan, brand di nicchia che sta attirando una certa attenzione, tra cui quella di un’altra Olympia, la figlia di Pavlos e di sua moglie; la fanciulla ne è anche testimonial. Marie Chantal portava una di queste pochette anche al party nel giorno prima dell’incoronazione, ma questa è particolarmente interessante per via del titolo: In search of the lost time, che sarebbe il titolo inglese della Récherche di Proust; scelta dettata dal colore o metamessaggio? Comunque chic.

Le azzurre

(Ph: Stuart C. Wilson/Getty Images)

Non è in costume tradizionale un’altra sovrana esotica, ‘Masenate Mohato Seeiso, Regina Consorte del Lesotho. Un abito troppo lungo e abbondante, che noi non metteremmo mai di mattina, e certo non abbineremmo a un vezzoso cappellino, eppure io la trovo molto elegante, grazie anche allo splendido portamento, davvero regale. Chic.

(Ph: Jeff Spicer/Getty Images)

La First Lady americana è una bella donna; è anche una donna che ha dedicato tutta la vita all’insegnamento, e infatti non perde mai quell’aspetto da professoressa simpatica sempre dalla parte degli studenti. All’incoronazione di King Charles e Queen Camilla ha rappresentato il marito, e pure la moda statunitense: in questo caso un tailleur Ralph Lauren in un bellissimo color fiordaliso. Non so perché non mi convince, sarà il fitting, sarà il fiocchetto sulla testa come un’attempata adolescente? Jill dev’essere proprio convinta, perché ne portava uno uguale, naturalmente nero, al funerale di Queen Elizabeth. Boh.

(Ph: Getty Images)

Forse la migliore versione di sempre di Zara Tindall che ha presenziato all’incoronazione dello zio, cui è legatissima (si narra che il nome Zara lo scelse lui), tutta d’azzurro vestita. Molto bello il robe manteau di Laura Green, con il cappellino della stessa tonalità (Juliette Botterill) mentre la borsa Strathberry (altro brand da tenere d’occhio) e le scarpe sono in un celeste più chiaro e polveroso. Perfetto il dettaglio della spilla di diamanti, dono di nozze di Charles alla sorella per il suo matrimonio con Mark Phillips, genitori di Zara. Chic.

(Ph: Getty Images)

Ve lo dico subito, con Louise non sono obiettiva, sto sviluppando una vera passione per questa fanciulla. L’anatroccolo di casa Windsor sta diventando un delizioso cigno, con un portamento che avrebbe incantato suo nonno. Abito da jeune fille en fleur – e chi meglio di lei? – di Suzannah London, che ha realizzato anche il vestito che sua madre portava sotto il mantello del Royal Victorian Order. Questo è il modello Kumiko, realizzato in una seta stampata con gli iris fotografati da Rachel Levy, artista francese specializzata in fotografia botanica. Sul capo, il cappello Pomona di Jane Taylor – a sua volta autrice dell’acconciatura della Duchessa di Edimburgo – realizzato nella sfumatura di azzurro violetto dei fiori dell’abito. Perfette anche le scarpe, in una tonalità nude molto simile al suo incarnato. Chic.

Le sfumature violacee della toilette di Louise ci portano verso un altri colori ed altre mise, che potrete leggere nella seconda parte del post. Stay tuned.

Coronation attire, gli abiti dell’incoronazione – Ladies

Dopo aver analizzato gli abiti maschili per l’incoronazione (Coronation attire, gli abiti dell’incoronazione – Gentlemen) passiamo ad occuparci delle signore della più ristretta cerchia reale. Camilla, coprotagonista della giornata, indossava come annunciato un abito creato per lei da Bruce Oldfield in peau de soie, un raso opaco in pura seta.

Un modello con scollatura a V e maniche lunghe, con un sopragonna da cui parte un breve strascico, con un un inserto sulle spalle (che a dire il vero ricorda un po’ gli spallacci di uno zaino). L’aspetto più interessante è naturalmente la ricca decorazione a ricami in oro e argento in elegante equilibrio. Quelli in oro, all’orlo ai polsi e sulle spalle, raffigurano i fiori simbolo dei quattro paesi che formano il regno: la rosa inglese, il cardo scozzese, il narciso gallese e il trifoglio nordirlandese.

Nella parte centrale della gonna, al di sopra dell’orlo, fanno bella mostra di sé due animaletti, la cui presenza ha mandato in brodo di giuggiole ogni canaro del globo terracqueo: sono Beth e Bluebell, i due amatissimi Jack Russell presi al canile di cui la regina ha il patronage: il Battersea Dogs and Cats Home.

I ricami in argento sono più piccoli e delicati, in forma di ghirlande stilizzate con i fiori della campagna inglese tanto amata da entrambi i sovrani. Nascosti tra le volute anche cinque nomi: Tom Laura Eliza Freddy Gus Lola e Louis. Sono quelli dei due figli e dei cinque nipoti; Eliza è stata una delle damigelle al matrimonio dei Principi di Galles, mentre i tre maschi hanno aiutato la nonna durante l’incoronazione reggendole il mantello.

Quello cremisi indossato all’arrivo, detto Robe of State, è lo stesso usato da Queen Elizabeth per raggiungere Westminster Abbey, dove sarebbe stata incoronata; mentre al termine della cerimonia Camilla ha indossato un altro mantello, questa volta in velluto viola – detto Robe of Estate – creato appositamente per lei da Ede and Ravenscroft e ricamato dal Royal School of Needlework, altro patronage della regina.

(Ph: Hugo Burnand)

Oltre al monogramma di Camilla i ricami rappresentano fiori scelti per il particolare significato, come l’alchemilla, il suo preferito, che simboleggia amore e consolazione o il fiordaliso, simbolo di amore e tenerezza ma anche dotato della fondamentale capacità di attrarre api farfalle e altri insetti impollinatori; quelli stessi che compaiono per la prima volta in un ricamo di questa importanza. Non mancano il delphinium che oltre ad essere il fiore di luglio, mese di nascita della regina è anche il preferito di Charles, e il mughetto, omaggio a Queen Elizabeth che lo amava particolarmente; .

Al collo di Camilla brillavano gli enormi diamanti del Coronation Necklace, creato per Queen Victoria nel 1858 e da allora indossato da ogni regina, fosse monarca o consorte, il giorno dell’incoronazione. Quanto alla corona, una volta deciso di evitare quella indossata dalla Queen Mother per le possibili polemiche legate alla presenza del diamante Koo-i noor, considerato simbolo del passato coloniale, si è preferita quella della Queen Mary, rimuovendo quattro degli otto archi e aggiungendo i diamanti Cullinan III IV e V, parte della collezione privata di Queen Elizabeth, che tanto spesso ha indossato come spille.

Ad assistere la regina nella complessa liturgia le sue due Companions, la sorella Annabel Elliott – il cui nipotino Arthur è stato il quarto paggio di Camilla – e l’amica Lady Lansdowne (la signora con la grande spilla). A me sono piaciute molto, e mi è piaciuto particolarmente che vestissero abiti nello stile di quelli che Camilla indossa di solito; infatti sono stati creati dalla sua couturière di fiducia, Fiona Clare. Se poi vi state domandando come mai i suoi paggi avessero uniformi differenti, Lady Violet ha pronta la risposta: sono quelle dei reggimenti di cui la sovrana è Colonel-in-chief: i Grenadier Guards (con la giubba rossa) e i Rifles.

(Ph: Yui Mok – WPA POOL/Getty)

Fermiamo solo un momento la dissertazione sugli abiti; osservate le espressioni dei fratelli e della sorella del re al suo ingresso, e traete le vostre conclusioni.

Le working royals, cioè le signore che lavorano per la corona ricevendo un appannaggio, non indossavano tiara mettendo fine a un’altra lunghissima querelle che ipotizzava ne sarebbero state prive per lasciar brillare solo Camilla; la quale peraltro è arrivata a sua volta a capo scoperto e così è rimasta fin quasi alla fine, quando è stata rapidamente incoronata. Al posto della tiara le royal ladies indossavano un cerchietto con foglie, fiori, perline, cristalli e minutaglia varia. Diciamo che sulla settantaseienne Duchessa di Gloucester l’effetto era un po’ troppo girlie, e infatti la cugina Principessa Alexandra di Kent deve essersi rifiutata, e si è presentata fresca di parrucchiere e a testa nuda.

La Princess Royal ha dribblato il rischio assumendo il ruolo di Gold-Stick-in-Waiting, antica figura di provata lealtà a guardia del sovrano. Infatti Anne, indossata l’uniforme di gala dei Blues and Royals, ha cavalcato dietro la carrozza che trasportava fratello e cognata beccandosi un’acquazzone, cosa che avrà sicuramente preferito ai fiori in testa. Nell’abbazia ha aggiunto il mantello di velluto verde dello scozzese Order of the Thistle, e ha confessato lei stessa il sollievo per non dover pensare a cosa indossare.

La Duchessa di Edimburgo invece il cerchietto se l’è messo, asimmetrico, opera di Jane Taylor, composto da foglie di raso e cristalli Swarovski con piccoli elementi in argento. Sophie non ha pescato nei forzieri reali, ma ha indossato gioielli che immagino di sua proprietà: orecchini in diamanti e zaffiri con bracciale en pendant della maison londinese Graff, famosa per la qualità delle sue pietre.

(Ph: Instagram @jtmillinery)

Sotto il mantello la duchessa indossa una creazione couture di Suzannah London: un abito in seta avorio con un breve strascico che, come la parte alta del corpino, è ricamato in punto irlandese ad opera di Jenny King Embrodery. Il soggetto, i fiori della campagna inglese ispirati al lavoro della ceramista Rachel Dein.

(Ph: Suzannah London)

Personalmente lo trovo un po’ carico, ma francamente chi si è mai vestita per un’incoronazione? E poi Sophie, con la sua grazia, indossa bene quasi tutto.

In questa fotografia si apprezzano meglio gli abiti delle signore e, cerchietto a parte, questa volta ho trovato molto elegante la Duchessa di Gloucester, con un abito di linea semplice con collo montante e quelli sembrano bottoni. Sembrano, perché in effetti sono tre spille di diamanti, eredità di Queen Mary. Al collo una favolosa doppia rivière di grossi diamanti eredità della suocera Alice, da cui pende una croce, anch’essa di diamanti, anch’essa eredità di Queen Mary. Ah, la fortuna di avere avuto una nonna innamorata dei gioielli, la mia era terziaria francescana…

Come accade spesso, se non sempre, ad attirare gran parte dell’attenzione è stata però la Principessa di Galles. Per lei un abito Alexander McQueen che ha causato un piccolo giallo: mentre nella foto ufficiale a Buckingham Palace lo scollo appare una V che si arrotonda verso le spalle, durante la cerimonia sembra invece un semplice girocollo. L’arcano è stato svelato da Alastair Bruce, illustre commentatore di Sky: durante la cerimonia, e fino al saluto sul balcone, l’abito era completato da una mantellina per proteggerlo dal peso del cordone e dal collare del Royal Victoria Order. L’ipotesi è suffragata dal fatto che tra l’affaccio al balcone e il ritratto ufficiale sono passati pochi minuti, non sufficienti a cambiare vestito – come pure ipotizzato – ma abbastanza per rimuovere la mantellina e indossare il collier, il favoloso Festoon Necklace, fatto realizzare nel 1950 da King George VI per la giovane figlia Elizabeth.

Alle orecchie di Catherine gli orecchini in diamanti e perle appartenuti a Diana; non credo assolutamente che volesse evocare la presenza della defunta principessa, penso al limite sia gesto di affetto verso il marito.

L’abito, in seta avorio, è decorato allo scollo (compresa la mantellina) ai polsi e all’orlo da un ricco ricamo in argento che come per Camilla rappresenta i quattro fiori simbolo del regno – rosa, cardo, narciso e trifoglio – in fondo è o non è la futura regina? Sul capo né tiara né coroncina di fiori, ma anche lei come Sophie un cerchietto di foglie con argento e cristalli, anche se più d’impatto: il ranking si vede anche in questi dettagli. A me ha ricordato il quadro di Jacques-Louis David che ritrae l’incoronazione di Napoleone – sarebbe il colmo! – ma potrebbe essere anche ispirato alle damigelle delle matrimonio della defunta Regina, o a un ritratto della giovane Queen Victoria. La cosa interessante è che Sarah Burton, fashion director di Alexander McQueen lo ha realizzato in collaborazione con la modista Jess Collett, e lei ha iniziato la sua attività 25 anni fa grazie a un prestito del Prince’s Trust. Alla fine tutto torna.

Anche l’incolpevole Charlotte è stata abbigliata con abito, mantello più mantellina in seta avorio, e dagli stessi stilisti della madre: Alexander McQueen e Jess Collett per il cerchietto. Deliziosa as usual, ma il tutto mi fa un po’ effetto orfanella.

La mattina dopo l’incoronazione sulla tomba del milite ignoto – che come sapete si trova sul pavimento all’ingresso di Westminster Abbey – su incarico della Regina è stato deposto un bouquet. Non uno qualunque, lo stesso che portava Elizabeth Il il 2 giugno 1953, quando fu lei ad essere incoronata. Come dicevamo, cose così le fanno solo loro, e solo loro le sanno fare.