Mercoledì 21 è morta ad Amman la principessa Dina bint ‘Abd al-Hamid, prima delle quattro mogli di Re Hussein di Giordania e madre della maggiore dei suoi figli, la principessa Alia. Donna notevole, bella e colta, nata al Cairo nel 1929, dopo essersi laureata in Inghilterra insegnava all’università della capitale egiziana quando sposò il giovanissimo re hashemita, suo lontano cugino. Era il 1955, l’anno seguente il matrimonio era già finito, a causa delle insanabili divergenze tra i coniugi (e tra Dina e la suocera, che esercitava grande influenza sul figlio appena ventenne, e probabilmente temeva di venire oscurata dalla nuora). Col divorzio perse il titolo di regina ma mantenne il trattamento di Altezza Reale, anche quando si risposò con un dirigente dell’OLP più giovane di lei di 13 anni, di cui ottenne la liberazione con un’efficace azione diplomatica quando anni dopo fu arrestato dagli Israeliani.
Questa donna così interessante, madre di una figlia femmina, secondo l’uso islamico è stata accompagnata nel suo ultimo viaggio dai soli uomini della famiglia, in testa il figliastro Re Abd Allah. È una cosa che mi ha colpito molto: armonizzare l’aspetto privato e quello pubblico del lutto non è sempre facile, e forse neanche possibile.
Nello stesso giorno, giovedì 22, in Olanda si sono celebrate le esequie della principessa Christina. Di lei abbiamo parlato in occasione della scomparsa ( La foto del giorno – 16 agosto ); per suo espresso desiderio al suo funerale banditi gli abiti neri, e tutti i partecipanti (i figli, le tre sorelle e i nipoti) portavano un fiore.
Sulla bara un cuscino dei girasoli che amava tanto; gerbere gialle per i figli Nicolás Juliana e Bernardo
fiori sugli abiti delle tre sorelle: la ex regina Beatrix, Irene e Margriet col marito Pieter van Vollenhoven)
gerbere colorate per i tanti nipoti; sui volti di tutti un dolore grande anche se composto, ma in un clima sereno, alleggerito dalla cupa formalità del nero.
Armonizzare l’aspetto privato e quello pubblico del lutto, dicevamo; in questo caso ci ha pensato Christina, il suo ultimo regalo alle persone amate.
Juan Carlos si era ricoverato ieri sera; ai giornalisti che ne aspettavano l’arrivo è sembrato tranquillo e col morale alto (e vi prego di notare lo chic di quel polsino). Oggi in tarda mattinata sono arrivati moglie e figlio, a bordo di un’auto guidata da Felipe.
Quando ho visto la Reina Emerita con quel completino (e quelle espadrillas) confesso, ho pensato male. Considerando quante ne ha sopportate la santa donna, m’è venuto in mente che abbia accarezzato l’idea di far venire un infarto al marito, abbondantemente fedifrago e pure dotato di un cattivo carattere. Troppo cattiva? Va bene, come si dice, better luck next time (cioè”andrà meglio la prossima volta”, ma in inglese sembra più elegante).
Li avevamo visti all’aeroporto di Aberdeen sbarcare da un volo low cost con figli al seguito per andare a trovare i nonni a Balmoral Castle, ed ecco i Duchi di Cambridge pronti per una giornata nella natura che circonda il castello.
Tra questi mari in tempesta continua a navigare sicura e apparentemente serena The Queen, che per la giornata coi nipoti ha sfoggiato un impeccabile tartan, da vera castellana delle Highlands. Piccola nota di stile: noi un kilt lo abbineremmo con capi in tinta unita, ma un vero scozzese mischia il tartan con pullover jaquard, magari il classico Fair Isle; quant’è chic questa versione? Con gli abiti bisogna imparare a giocare, e perché no a osare.
E siccome Her Majesty in quanto a osare non è seconda a nessuno, eccola alla guida della sua Range Rover; mica vi aspettavate che mollasse il volante a qualcuno, vero?
Va a piedi? Sembrerebbe di sì, o almeno ha imparato a non farsi beccare dai paparazzi; eccolo – look easy e falcata sportiva – allontanarsi dall’auto, presidiata dalla figlia Anne. Qualcosa mi dice che con questi nonni William e Catherine si stancano meno a correre dietro ai figli.
Questa mattina la famigliola, accompagnata dalla tata Maria Borrallo, è stata vista imbarcarsi all’aeroporto di Norwich, nel Norfolk, e atterrare ad Aberdeen. E il volo usato non solo era commercial, ma addirittura low cost; un volo FlyBe, al costo di 73 sterline a testa. Il tutto è avvenuto con grande discrezione; la maggior parte degli altri passeggeri non si è accorta di nulla, mentre qualcuno, una volta atterrati, ha notato i reali allontanarsi: papà William con in mano dei bagagli. aiutato da George, con Charlotte a controllar la situazione e mamma Catherine con Louis in braccio.
Avranno voluto marcare le differenze con i Sussex? Più probabilmente avranno desiderato mostrarsi come una famiglia normale; non sarebbe strano se i futuri sovrani volessero interpretare il loro ruolo in modo più moderno, accorciando le distanze con i sudditi.
Ecco la reazione dei principi ereditari di Danimarca alla notizia che il Presidente USA ha annullato l’imminente visita nel paese scandinavo perché non gli vogliono vendere la Groenlandia.
A sinistra il principe Hisahito, tredici anni tra qualche settimana, che un giorno erediterà il Trono del Crisantemo bypassando la cugina Aiko che pur essendo figlia dell’Imperatore viene discriminata nella successione nipponica in quanto femmina. A destra il Gyalsey, cioè il principe ereditario del Bhutan (il suo nome è Jigme Namgyel Wangchuck), che di anni ne ha solo tre e mezzo, ma è già un ottimo padrone di casa.
Al principe giapponese auguro di poter servire il proprio Paese anche in un altro ruolo, restituendo il diritto del trono all’erede naturale; o almeno la capacità di cambiare le regole, quando potrà farlo. Al piccolo bhutanese di seguire il cammino tracciato dal nonno, che ha improntato il proprio regno alla ricerca del FIL (Felicità Interna Lorda) dei cittadini, in contrapposizione all’ossessione per il PIL.
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Auguriamo buon compleanno alla moglie di Pierre, Beatrice Borromeo, che oggi ne compie 34, e raggiungiamo finalmente Thimphu, capitale del piccolo regno himalayano del Bhutan, dove sono in visita privata, su invito del sovrano, i principi ereditari del Giappone accompagnati dal figlio. Benché non si tratti di un tour ufficiale, la famiglia incontrerà comunque King Jigme, e all’arrivo all’aeroporto di Paro – che padre e figlio hanno raggiunto su voli diversi, in ossequio alle regole di sicurezza imposte agli eredi al trono – è stata accolta da tre delle sorelle del re.
Se come me siete affascinati dall’Oriente, il 22 e 23 ottobre non prendete impegni, c’è l’intronizzazione ufficiale dell’Imperatore Naruhito. Il Principe Charles ci sarà, e voi?
Nella foto in alto Prince Charles, nove anni, e Princess Anne, sette, giocano alle sabbiature a Holkham Beach, Norfolk, nell’estate 1957, dimostrando fin dalla più tenera età quel tocco di humour nero che fa tanto British, particolarmente utile quando si gioca a decapitati e si appartiene alla Royal Family. Con loro uno dei royal corgi, di cui non si conosce il nome. Probabilmente è Sugar, compagna di giochi dei due bambini, che compare spesso nei ritratti di famiglia degli anni ’50. Oppure è uno dei suoi figli, Whisky e Sherry, che la regina donò ai figli a Natale 1955.
Per ora mi fermo qui, ho un impegno in un posto speciale di cui vi parlerò domani. Non mancate!
Nata a Soestdijk Palace, Baarn, il 18 febbraio 1947, era l’ultima delle quattro figlie di Juliana, che nel settembre 1948 sarebbe diventata Regina dei Paesi Bassi. Durante la gravidanza la madre si ammalò di rosolia, e la bambina nacque con un gravissimo deficit visivo. Alla disperata ricerca di una cura efficace per la figlia Juliana cadde sotto l’influenza della guaritrice Greet Hofmans, e la situazione si complicò tanto da arrivare a sfiorare la crisi costituzionale, con la corte spaccata in due tra la fazione della regina e quella del marito, il principe Bernhard van Lippe-Biesterfeld, che metteva in dubbio che la sovrana, plagiata dalla Hofmans, fosse ancora in grado di esercitare la sua funzione. In pratica, un affaire Rasputin in salsa olandese, che si risolse con l’allontanamento della guaritrice.