Il Trono del Crisantemo è stato protagonista di molti post negli ultimi mesi, con l’abdicazione del vecchio Imperatore Akihito in favore del figlio Naruhito e i complessi cerimoniali che hanno segnato il passaggio. Il fiore, il cui nome deriva dal greco chrysós (oro) e anthémon (fiorente) è originario della Cina e arrivò in Giappone attraverso la Corea, probabilmente nel IV secolo. Qui fu chiamato kiku, e subito apprezzato non solo per la bellezza ma anche per le virtù fitoterapiche: il tè di crisantemo ha funzione depurativa e diuretica, e perciò i Giapponesi, che in cucina ne usano anche le foglie, gli attribuiscono la capacità di favorire la longevità. Ha la caratteristica di sopravvivere anche in condizioni difficili, senza perdere i petali neanche dopo essere appassito, ed è dunque il simbolo della vita dopo la morte, che è in fondo il nostro auspicio quando ne portiamo sulla tomba di chi abbiamo amato.
Il crisantemo simbolo del Tennō è però di una varietà speciale, a sedici petali disposti a raggiera come i raggi del sole, icona perfetta per la famiglia imperiale la cui origine si fa risalire alla dea solare Amaterasu. Fu Go-Toba-tennō che nel XII secolo volle farne il proprio emblema incidendolo sulla katana come simbolo di potere e di immortalità; ancora oggi è sullo stendardo dell’imperatore – oro in campo rosso – e dà il nome al principale ordine cavalleresco del paese. Fino al secolo scorso solo i nobili potevano coltivarlo o adornarsene. Una delle cinque feste annuali giapponesi, che si tiene il nono giorno del nono mese (il 9 settembre) si chiama Kiku no sekku, e affonda le sue radici nel Giappone dei Samurai del XVII secolo. Celebra con la fioritura dei crisantemi l’arrivo della stagione fredda: il crisantemo-sole viene evocato quando la luce inizia a declinare, prosciugando l’energia vitale degli uomini.
In Europa fa la sua comparsa nel XVII senza riscuotere troppo successo, ma nell’Ottocento lo troviamo in tutti i salotti, come dimenticare quello di Odette narrato da Proust in Du côté de chez Swann con grossi crisantemi screziati di rosa d’arancio e di bianco, che tingevano la penombra riempiendola del loro profumo?