Parabole della vita: si parte delle olivolì Saclà e si arriva allo street food.
Avete presente il food truck, il camion-ristorante fratello maggiore del camioncino col porchettaro che affolla le nostre sagre? Bene, ve ne presentiamo uno realmente speciale, “il primo a servire piatti di pasta gourmet all’Italiana”. Tutto azzurro – proprio il colore delle casacche della nostra Nazionale – con lo stemma sabaudo, croce bianca in campo rosso, l’inevitabile corona e anche il tricolore, che quando si parla di cibo acchiappa sempre. Ladies&Gentlemen ecco a voi il Prince of Venice, del pirotecnico Emanuele Filiberto.

Da un po’ di tempo food truck come questo percorrono le vie di Los Angeles e dintorni; causa covid al momento si sono fermati, ne potete però trovare uno al 1091 di Broxton Avenue nel distretto di Westwood, che comprende il campus dell’UCLA e il Westwood Village. Nel menù c’è principalmente – ma non solo – pasta: al ragù bolognese, amatriciana, carbonara, con tartufo, ma anche altre ricette tipicamente italiane tipo pasta al pollo e curry, e non mi dite che nonna non ve la faceva perché non ci credo.

Manca per fortuna il piatto “italiano” che impazza nel mondo anglosassone, quei macaroni cheese che nessuno ha mai mangiato al disotto delle Alpi, però ci sono i buccatini, con due C e con polpette. Una cosetta leggera, ma alla fine è un pasto completo; per 15 dollari che vuoi di più?

Poi certo la pasta che avete scelto la dovete mangiare nel bicchiere di cartone, però è decorato col ferro di prua della gondola, très chic.
Partner in crime del principe in questa avventura è un aristocratico piemontese, il Visconte Paolo Lasagna di Montemagno, e trovatemi voi un nome più adatto a un business.

Business che, confesso, mi era completamente sfuggito; l’ho scoperto grazie a una foto sull’autorevole blog http://www.noblesseetroyautes.com/ e una piccola ricerca ha rivelato che esiste da almeno tre anni, niente male!

A questo punto ho un unico dubbio: il loro tiramisù sarà fatto coi savoiardi?
(le foto sono tratte dalla pagina fb e dal sito http://www.princeofvenicefoodtruck.com)
Cucina italiana come l’immaginano gli americani: per me no, grazie. Però sempre meglio vendere buccatini (anche con due c) che armi come il padre.
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In fondo è un lavoro, e in fondo dura da qualche anno, alla fine va bene così.
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Post strepitoso! Mi ha fatto ridere, con leggerezza, dopo una serata di lavoro… ci voleva.
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Che bello, grazie! Non potevi rendermi più felice.
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Uhuh il food track lo vorrei fare anche io di questi tempi
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Io passo, però lo trovo divertente, e in California credo i food truck siano piuttosto diffusi.
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A proposito il titolo di principe di Venezia è totalmente abusivo, bello farci pure i soldi (mai esistito in casa Savoia)
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Il povero Re Umberto sarebbe allibito, temo (però un po’ ci aveva messo del suo).
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Meglio i “buccatini” (ipse dixit) fatti onestamente e dando pure lavoro ad altra gente piuttosto che farsi pagare un milione di dollari per chiacchierare un’ora sui massimi sistemi e non mettendo poi in pratica un bel niente di quello che si dice.
Viva dunque le olive e viva il food track, e viva pure Emanuele Filiberto, che si è inventato un lavoro e lo svolge guadagnandosi il pane; si può essere e rimanere nobili anche impastando della farina.
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Ma sì dai, è un lavoro onesto e magari riesce anche a migliorare un po’ i gusti yankee.
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