Ha scelto questa foto, la Duchessa di Cambridge, per ringraziare via social – gli account ufficiali Twitter e Instagram dei Duchi di Cambridge – tutti coloro che le hanno fatto gli auguri.
Secondo alcuni, quella delle tre che la rappresenta più intimamente: ancora giovane, bella, piuttosto semplice, felice. Con indosso gli orecchini appartenuti alla suocera mai conosciuta e un abito-compendio delle creazioni di Alexander McQueen, che la accompagna dal giorno in cui è entrata nella Royal Family sposando un futuro re.
Il messaggio dice: Grazie per tutti i vostri gentili auguri di compleanno, e a Paolo e alla National Portrait Gallery per questi tre ritratti così speciali.
Il messaggio è proprio suo, come testimonia la sua firma: la C che chiude il testo. C, Catherine, non Kate, nomignolo che lei non ama e che nessuno usa per chiamarla.
Auguri alla duchessa, noi ci ritroviamo sul sofà per continuare a parlare di lei e delle sue mise.
Dopo la prima immagine (La foto del giorno – Catherine fa 40) ecco gli altri due ritratti fotografici della neoquarantenne Duchessa di Cambridge, che come il precedente entreranno a far parte della collezione permanente della National Portrait Gallery di cui Catherine, laureata in Storia dell’Arte, ha il patronage. Tutti e tre i ritratti sono opera del fotografo italiano Paolo Roversi, e questo non può che riempirci d’orgoglio, anche se non sono sicurissima che mi convincano fino in fondo.
Come nella foto precedente, Catherine indossa abiti firmati Alexander McQueen, abbinati a gioielli particolarmente importanti. In questo scatto con l’abito rosso mi ricorda una famosa collezione di Valentino Haute Couture anni ’80; il monospalla è splendido, ed è abbinato a un paio di orecchini di diamanti prestito di Sua maestà La Regina.
La terza immagine è un altro bianco e nero, e Catherine è di nuovo in bianco: un abito creato apposta da Alexander McQueen riciclando e mettendo insieme elementi delle collezioni precedenti; in qualche modo dunque rappresenta il legame tra la duchessa e la maison che le ha realizzato l’abito da sposa ed è in parte responsabile del suo stile.
Come potete immaginare fioccano i commenti: secondo alcuni Catherine si sarebbe ispirata all’opera del mitico Cecil Beaton, ritrattista delle giovani Elizabeth e Margaret (nonché autore dei costumi di My Fair Lady), secondo altri il fotografo si sarebbe ispirato a certi ritratti della defunta Diana. Personalmente penso che la duchessa, grande appassionata di fotografia, abbia partecipato attivamente; io ho l’impressione che al di là dell’indubbia bellezza non sia proprio lei, non saprei se a causa di filtri o altri accorgimenti tecnici. Aspetto le vostre opinioni!
Ecco la prima fotografia diffusa per il quarantesimo compleanno della Duchessa di Cambridge!
(Ph: Paolo Roversi)
Si tratta del primo dei tre ritratti di Catherine che con l’occasione entrano a far parte della collazione permanente della National Portrait Gallery, di cui la duchessa ha il patronage.
Confesso, la trovo un po’ funerea, vedremo le altre due.
Catherine indossa un abito di Alexander McQueen, sua maison di fiducia, e oltre all’anello di fidanzamento porta gli orecchini di perle a goccia appartenuti a Diana, che le abbiamo già visto in altre occasioni.
Intanto vi annuncio che domani vi aspetto sul sofà per uno speciale sulla splendida quarantenne: 40 anni in 40 mise. Non mancate!
La notizia principale l’avevamo data questa mattina: la Regina è stata costretta a cancellare all’ultimo minuto la sua presenza alla cerimonia di oggi al Cenotaph, su Whitehall.
La causa è ciò che la stampa britannica ha definito sprained back cioè una slogatura o una lussazione alla schiena.
Come tradizione da qualche anno, la cerimonia è stata guidata dal Principe di Galles, che proprio oggi compie 73 anni, ed è apparso a tratti commosso fino alle lacrime; contrariamente agli anni precedenti tra i membri della Royal Family affacciati al balcone che guarda il monumento non c’era la sovrana. Al suo posto le due nuore, Camilla e Sophie, e la moglie del nipote, Catherine, e forse anche voi siete sorpresi dal fatto che fosse lei a occupare il posto centrale, solitamente il più importante.
Questa foto svela l’arcano: i balconi sono tre, e la Regina di solito occupa quello centrale, che oggi ospita il Duca di Kent e sua sorella, la principessa Alexandra. Che di tutte le persone schierate sono gli unici di sangue reale – discendenti diretti di Re George V, che regnava durante la Grande Guerra – insieme con il loro cugino Duca di Gloucester, che con la moglie e Sir Tim Laurence, consorte della Princess Royal, si vede nel primo balcone. Dunque le signore sono sistemate correttamente in ordine di importanza, non tra loro ma in assoluto.
Se vi ha colpito il cappottino in stile militare di Catherine, è una creazione Alexander McQueen già indossato nella medesima occasione due anni fa; se vi interessa la mia opinione non mi piaceva allora e non mi piace adesso, soprattutto col cappello a paralume.
Se invece vi ha colpito l’espressione tesa di William o di Edward di Wessex, Lady Violet vi invita a non pensare subito al peggio, ricordandovi che questa è un’occasione in cui sobrietà e serietà regnano davvero sovrane, e non sono rari i momenti di commozione
Cari lettori, una piccola sorpresa per voi. Questa volta la vostra rubrica preferita inaugura il weekend invece di chiuderlo, e vi racconta il summit del G7, tenuto in Cornovaglia lo scorso fine settimana.
Ad onta del clamoroso squilibrio tra i rappresentanti dei due sessi che segna un netto 6 a 1 in favore dei maschi, se dovessimo dare un titolo all’evento ci piacerebbe chiamarlo pink power, in onore delle importanti signore che hanno aperto e chiuso le danze di rosa vestite. E siccome ubi major con quel segue, iniziamo dalla fine cioè dalla visita – la prima in veste ufficiale – che i Biden hanno fatto alla Regina per l’inevitabile afternoon tea a Windsor Castle.
Ora, tecnicamente è ancora primavera, e io me la vedo Miranda Priestly storcere il nasino affermando: floreale? per la primavera? avanguardia pura! ma credo che Her Majesty se ne infischi serenamente di tutte le Mirande in circolazione, e serenamente indossa il più primaverile degli abiti, a grandi fiori su fondo rosa intenso, del fido Stuart Parvin, più cappello in tinta di Rachel Trevor Morgan. Seminascosta tra la vegetazione, la Jardine Diamond Brooch, una stella a otto punte di diamanti, lascito testamentario di una Lady Jardine scomparsa nel 1981. Come abbiamo detto spesso, Her Majesty è ormai l’icona stessa della regalità, e dunque non può essere ingabbiata in nessuna delle nostre categorie; sublime, e basta. Altro discorso per la First Lady, che ha riciclato un completo azzurro polvere indossato negli USA un mesetto fa. Jill Biden è una bella donna che non dimostra i suoi settant’anni, non credo voglia dimostrarne quaranta, né penso che le interessi entrare nella Best Dressed List. Non una novella Jackie, dunque – definizione abusatissima, spesso senza fondamento – ma sempre graziosa e piacevole. In questo caso il fitting è un po’ così e la giacca troppo grande; mia madre avrebbe detto che nell’insieme fa figura, per me è boh.
La bionda Jill balza agli onori delle fashioncronache due giorni prima quando in compagnia della Duchessa di Cambridge fa visita a una scuola, la Connor Downs Academy nella cittadina di Hayle. L’ambiente naturale per la First Lady, che ha dedicato la vita all’insegnamento (e alla famiglia). Indossa un blazer di un bellissimo fucsia su un abito bianco con gonna scampanata. Ora, abbinare i blazer agli abiti non è mai facile per una questione di pesi e di volumi: in questo caso la giacca di tweed (L’Agence) è troppo pesante e lunga rispetto all’abito, e lo schiaccia un po’. Belle le slingback nude Valentino, che durante questo viaggio ha ben sfruttato. Boh. La Duchessa di Cambridge risponde con un abito rosa scuro, della sua maison preferita, Alexander McQueen. Il colore le dona abbastanza, il modello no; lei è alta e molto magra e quest’abito le fa una vita lunghissima e sproporzionate, che nemmeno la cintura aiuta ad accorciare. Però Lady Violet, una ragazza degli anni ’80, è lieta di questo strisciante ritorno delle spalle imbottite (magari non a punta come queste, onde allontanare il sospetto che l’abito sia stato indossato con tutta la stampella). Boh.
L’insieme abito+blazer dev’essere proprio amato dalla First Lady, che giovedì, al suo arrivo in Cornovaglia compare in un abito bianco e nero (Brandon Maxwell) dagli incerti drappeggi che finiscono per trasformare i pois in olive. Completa la mise un giacca nera che ostenta, spaparanzata sulla schiena, la scritta LOVE (immaginiamo Zadig & Voltaire), accessoriando il tutto con scarpe tozze e pesanti. Shock. La neosignora Johnson, dotata più di denti che di grazia, sceglie invece il rosso di un abito dell’inglesissimo brand L.K.Bennet, che non sarebbe neanche brutto ma è indossato male assai. Boh.
Direi che il più chic dei quattro è senz’altro Mr President.
Per fortuna che c’è Her Majesty; le First Ladies passano, portate dai venti elettorali come novelle Mary Poppins, lei resta. E riceve gli augusti ospiti da par suo, lei che col suo aplomb dimostra inequivocabilmente chi tiene la spada dalla parte del manico.
La scortano le future regine consorti, qualunque sarà il loro titolo una volta che i mariti siederanno sul trono. La Duchessa di Cornovaglia è in bianco e blu, con accessori en pendant. L’abito ha una bella stampa grafica, il modello è quello che Camilla porta spesso e fa bene perché le dona, ed è molto adatto all’occasione, formale ma non troppo. Chic.
La Duchessa di Cambridge ha scelto il total white – come Brigitte Macron, che si intravvede dietro al marito – un robe-manteau firmato Alexander McQueen, bello ma un po’ eccessivo per la circostanza. Al polso sinistro un bracciale a tre fili di perle appartenuto a Diana; ai piedi delle slingback di un beige cipriato bruttarello assai, e totalmente sbagliato per la sua carnagione. Ma attenzione, perché c’è un dettaglio interessante: intravvedete il fiocchetto sul tallone? Ebbene sì, è il modello Deneuve del brand italiano Aquazzurra. E chi ha reso famoso nel mondo brand e modello? Meghan, Duchessa di Sussex e cognata di Catherine! Via, scatenatevi scatenatevi con le supposizioni. Chic.
Fatto il loro dovere, i royals se ne tornano a casa ente il summit procede. Il sabato c’è altro momento conviviale: un barbecue che non ha mancato di attirare critiche da chi desidererebbe organizzarne uno, magari per festeggiare un matrimonio, ma ancora non può. I sette grandi (più due) appaiono affascinati e divertiti – quell’allegria un po’ forzata dei liceali in gita – nell’osservare i volteggi della pattuglia acrobatica; un pomeriggio di quasi estate al mare, in cui ognuno s’è vestito come gli pareva. Come la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, prima a sinistra (dietro di lei il marito Heiko, che non è giapponese come il nome potrebbe far pensare, ma un aristocratico tedesco). Ursula è la pupilla di Angela Merkel, e veste come lei: pantaloni – di solito neri – e giacche colorate; uno stile stituzional-carabinieresco. Seguono i Biden, e il premier canadese Justin Trudeau senza moglie (non vi scaldate, una moglie c’è ma è rimasta a casa coi pupi). Poi i padroni di casa, i Johnson, tra cui fa capolino il capino di Mario Draghi (anche lui senza moglie, donna Maria Serena è piuttosto schiva). La signora in completo pantaloni bianco è Amélie Derbaudrenghien, consorte del belga Charles Michel, Presidente del Consiglio d’Europa, che è alle sue spalle; accanto a lei il primo ministro giapponese Yoshihide Suga con la moglie Mariko. Chiude la fila la Première Dame Brigitte Macron; non pervenuti il marito Emmanuel e la Cancelliera Merkel; si saranno allontanati per decidere un nuovo asse Parigi-Berlino o sono semplicemente stati tagliati fuori dalla foto?
Madame Macron si è vestita da zia di Sicilia alla messa della domenica, con l’aggravante che l’abito è pure di Vuitton, più tacchi a spillo veramente adatti alla spiaggia. Shock. Molto meglio accanto a lei Suga-san, vestita con semplicità: pantaloni bianchi e cardigan grigio perla, en pendant col trench tenuto in mano. Quasi casual, se non fosse per lo splendido collier a più fili di perle. Chic. La First Lady è semicoperta dal piccolo Wilfred Johnson, 13 mesi e mezzo e una zazzera chiaramente ereditata da papà Boris. Trovo questa la peggiore delle mise di Jill Biden: abito bianco a maxifarfalle nere e viola, anche questo del designer texano Brandon Maxwell, che questa volta non ha dato il meglio di sé. O almeno spero. Per ripararsi dal vento fresco stola in tinta, e anche per lei décolleté col tacchetto. Shock. Semicoperta anche Madame Michel, adeguata nel suo completo bianco, a patto di lasciare in albergo i sandaletti a due fasce. Chic. Chiudiamo con la padrona di casa, la trentatreene Carrie Symonds, che è diventata Mrs Johnson lo scorso 29 maggio. La signora sembra prediligere lo stile boho-più-o-meno-chic, come dimostrato il giorno delle nozze, quando ha indossato un abito che sembrava arrivare dritto dritto da Coachella. Il caftano di mussolina a fiori non è male, ed è senz’altro adatto per un pomeriggio in spiaggia. Ora si pone il dilemma: sarà stato noleggiato anche questo come quello da sposa, nel probabile tentativo di smorzare le chiacchiere sui guai economici del marito, che con sei figli ha un menage piuttosto complicato? Ma soprattutto, perché sotto l’abito hippy Carrie ha piazzato dei mocassini? Boh.
Inizia col botto la settimana grazie alla Duchessa di Cambridge, che in qualità di patronessa del Natural History Museum ha premiato il vincitore del Wildlife Photographer of the Year. Premiazione virtuale, per cui le immagini della duchessa sono poche e neppure a figura intera, ma quello che si vede a me piace assai. Reso celebre da Marlene Dietrich, codificato da Yves Saint Laurent, lo smoking ormai è da decenni un classico nell’armadio delle signore. Quello indossato da Catherine viene dalla sua maison preferita, Alexander McQueen: splendido il taglio e ottima l’idea di sdrammatizzarlo con tshirt, cintura e un paio di orecchini di bigiotteria (Accessorize). Chic.
Catherine recupera il mood bon chic bon genre per la visita a Tommy, centro che si occupa di fecondazione e gravidanze a rischio. L’abito di Emilia Wickstead è veramente rappresentativo del suo stile, e infatti non solo l’ha già indossato, ma ce l’ha anche in lilla e verde oliva. Molto bello il punto di blu e scelta azzeccata, vista la necessità di indossare un camice; perfetto e very British l’abbinamento con la mascherina in tessuto Liberty, anche se in un ambiente sanitario forse sarebbe stata più indicata la quella chirurgica. Comunque chic.
Paesi Bassi
Settimana complicata per i sovrani olandesi, che appena atterrati nel sud della Grecia per un breve periodo di vacanza nella loro villa sulla costa del Peloponneso sono dovuti rientrare in patria in fretta e furia, subissati dalle critiche dei cittadini che si sono sentiti abbandonati nel momento dell’emergenza. La curva dei contagi covid nei Paesi Bassi si è impennata bruscamente nelle ultime settimane, ed essendo ora necessario un uso più rigoroso della mascherina i sovrani se la sono fatta ad hoc, in royal blue con corona ricamata.
La indossavano così martedì a un meeting con SchuldenlabNL, dove Máxima ha riciclato un bell’abito Bottega Veneta di qualche anno fa. Colore – un raffinato mauve – che non la valorizza, fitting pessimo, capelli più spettinati dal solito, insomma poteva fare meglio.
Inoltre il modello originale, come potete vedere, è più lungo e a mio avviso accorciarlo ne ha rovinata la linea. Era proprio necessario? Boh.
Sola, senza l’augusto consorte, la regina ha visitato l’Enik Recovery College, che si occupa di salute mentale a Utrecht. Abito rosso pomodoro firmato Natan, di una taglia in meno del necessario, collant semiopaco – torna l’autunno, torna l’incubo delle calze – giacchino nero come scarpe e clutch. Una mise che farebbe storcere il naso pure al più accanito milanista (e sui capelli non mi pronuncio più). Shock.
Monaco
Mascherina royal – in questo caso c’è lo scudo bianco/rosso dello stemma principesco – per Caroline de Monaco impegnata martedì sera con la figlia Charlotte nella consegna dei Premi della Fondation Prince Pierre. Mi piace il suo abito? Non mi fa impazzire, tra il tipo di ricamo la lunghezza e le maniche corte starebbe francamente male a chiunque. Ma lei, ora che si è liberata dai vincoli della bellezza e della moda, ha sublimato la figura esile in chic assoluto. Cosa penso di Charlotte? Sempre bella, sempre un po’ imbronciata, spesso in style boho parisienne che a me non dispiace, ma magari avrei scelto altro per un’occasione del genere. Boh.
Spagna
Settimana intensissima per i Borbone, dopo il Día de la Hispanidad, lunedì 12, si sono trasferiti a Oviedo per il premio Princesa de Asturias. Per la serata clou Letizia ha riciclato un abito dello spagnolo Atelier Delpozo, talmente scenografico da eclissare chiunque. Molto più moderno delle mise delle due figlie; Leonor vestita da madre della sposa, Sofía da bambola LENCI. Strepitosa la Reina Emérita, con uno dei suoi amati tailleur in una fantasia tra il pied-de-coq e il campuflage. Chic+chic le due Regine, le ragazze le giudicheremo quando saranno più grandi.
Per il ricevimento che ha preceduto la giornata del Premio la Reina ha riciclato di nuovo, questa volta un abito Carolina Herrera che vi era piaciuto tanto la prima volta che lo indossò, per l’inaugurazione della mostra Sorolla, Spanish master of light alla National Gallery (La foto del giorno – 14 marzo). Chic, poche storie. Molto graziose le due ragazze, e pure patriottiche, con abiti di brand spagnoli: fiorellini delicati per Leonor (Poète), rosso giovane e allegro per Sofía (Mango). Giustamente orgoglioso delle sue donne Felipe (che è chic a prescindere, ma questa è un’altra storia).
Scelta obbligata oggi che è il 17 marzo, festa di San Patrizio che annuncia l’arrivo di una primavera quanto mai desiderata, anche per gli effetti positivi che l’innalzamento delle temperature potrebbe avere sull’andamento della pandemia in corso. Quest’anno la tradizionale parata delle Irish Guards non si è tenuta – ufficialmente perché gran parte del Reggimento è impegnato all’estero – ma forse ricorderete l’anno scorso la Duchessa di Cambridge sfoggiare sul cappotto verde scuro Alexander McQueen una spilla a forma di trifoglio, lo shamrock simbolo d’Irlanda e di St Patrick che ne è il patrono.
Secondo la tradizione Patrick, evangelizzatore dell’isola nel V secolo, usò proprio la piantina per spiegare la Trinità; come questa il trifoglio è uno e trino: un solo stelo regge tre foglie. Nell’Irlanda celtica e precristiana questa pianta era rivestita di valori simbolici e magici, in gran parte legati alla mistica del tre, il numero che in molte culture è considerato sacro. Nel Tao-te-ching si legge: «Il Tao genera l’unità, l’unità genera la dualità, la dualità genera la triade e quest’ultima tutte le cose».
Il simbolismo del trifoglio trinitario fu amato in tutto il Medio Evo e oltre, ed è giunto fino a noi riprodotto in opere dei maggiori pittori del Quattrocento e del Cinquecento; nel Noli me tangere del Beato Angelico Cristo risorto appare alla Maddalena su un prato di trifogli.
Dal 1783 il Santo e il suo emblema compaiono abbinati anche nel Most Illustrious Order of Saint Patrick che, fondato da Re George III, divenne il terzo per importanza nel regno, dopo l’Order of the Garter e l’Order of the Thistle. Nelle insegne – insieme con l’arpa celtica, altro simbolo del Paese – compare un trifoglio che contiene una corona in ogni foglia, e il motto Quis separabit? (Chi ci separerà?) è circondato da un giro di piccoli trifogli.
Esiste poi un trifoglio tutto speciale, che invece di tre foglie ne ha quattro. La sua (relativa) rarità lo riveste tradizionalmente di un grande potere: se nelle fiabe di origine celtica conferiva il dono di vedere gli elfi, la sua caratteristica più famosa è quella di propiziare la buona fortuna. Per questo è simbolo popolarissimo e prediletto da molti.
Il quadrifoglio è con la camelia una delle icone di una vera regina, di talento se non di sangue: Mademoiselle Chanel, che ne faceva bijoux più o meno preziosi – bellissimi quelli storici realizzati per lei dalla Maison Gripoix – e li piazzava anche su borse, bottoni, dettagli, ricami. Per le nozze civili del fratello Albert con Charlène Wittstock, celebrate il primo luglio 2011, la principessa Caroline de Monaco indossava sotto l’ampia pamela un paio di piccoli orecchini turchesi, Chanel, ça va sans dire. Avrà voluto invocare la fortuna sugli sposi? In fondo Grace, indimenticata madre dei principi, era di origine irlandese.
Sembrano definitivamente tramontati i tempi in cui i Duchi di Cambridge venivano definiti lazy, pigri. Da quando i Sussex hanno fatto ciao ciao la loro attivita si è decisamente incrementata e ora è arrivata la Brexit a complicare le cose. Per cui oggi, mentre William ha ricevuto le famiglie sostenute dal Metropolitan and City Police Orphans Fund in occasione dei 150 anni dell’istituzione, Catherine è stata spedita in tutta fretta in Scozia e Irlanda del Nord, le due regioni che minacciano la secessione, incerta nel primo caso, assai probabile nel secondo. In entrambi gli appuntamenti ha incontrato i bambini e le famiglie per il progetto 5 Big Questions della Royal Foundation, che ha l’obiettivo di monitorare le condizioni di vita dei più piccoli. Look da lavoro supersportivo – stivali, pantaloni skinny e giaccone Barbour – illuminato da un pullover a collo alto color fiordaliso che, in vendita a 125 sterline da John Lewis, è nel frattempo andato sold out. Nel pomeriggio ad Aberdeen la Duchessa ha incontrato personale, volontari e ospiti del Social Bite Café, che offre cibo a homeless, persone e famiglie in difficoltà. In mattinata aveva visitato la Ark Open Farm, nei pressi di Belfast, dove ha interagito con bambini e animali. Ha pure maneggiato un serpente, esperienza che col ruolo che ha potrebbe sempre tornarle utile.
Ieri invece è andata in scena un’inedita versione dei Fab 4: Principi di Galles e Duchi di Cambridge insieme, in visita al Defence Medical Rehabilitation Centre. Camilla in verde bosco, Catherine con un completo blu scuro Alexander McQueen, rispetto al quale Lady Violet ha due osservazioni: 1) eviterei lo stile militare quando si devono incontrare militari veri, e 2) alta e magra com’è, con modelli così striminziti finisce col sembrare un cerino. Quanto agli stivali di suede neri indossati da entrambe le future regine, i puristi tra voi dovranno arrendersi: l’accoppiata blue&black è uno dei must di stagione. Imperdibile il momento dei tiri a canestro di William in sedia a rotelle, in competizione con alcuni ospiti del centro; deliziosa la reazione del padre: Wills, me stai a fa’ fa’ ‘na figura…
S’erano appena spenti i riflettori su Sanremo che eccoli riaccendersi su Los Angeles, per la serata degli Oscar. Diciamo subito che la ventilata partecipazione dei Duchi di Sussex non c’è stata; non saprei dirvi se fossero stati davvero invitati, ma è certo che la Regina abbia chiesto loro di sospendere ogni attività fino alla cerimonia per il Commonwealth Day, il prossimo 9 marzo, che sarà l’ultimo impegno ufficiale della coppia.
King Giorgio rules Entrambe le attrici premiate per la loro performance erano vestite Armani Privé; semplice e di gran linea, nel più puro stile Giorgio, l’abito bianco ricamato di paillettes iridescenti di Renée Zellweger, migliore protagonista; perfetto l’underwear, perfetta soprattutto la scelta di non aggiungere gioielli. Sì lo so che molte di voi non amano il monospalla, ma questo è très chic.Mi convince meno il modello scelto da Laura Dern, migliore non protagonista: le frange nere che segnano il décolleté non mi fanno impazzire, men che meno abbinate al sottostante rosa pallido. Boh.
Le dee Personalmente preferisco Charlize Theron vestita in colori chiari e/o metallizzati – bianco, cipria, silver, gold (soprattutto) – ma questo Dior Haute Couture così meravigliosamente opaco e profondo, con la gonna super scenografica e la spallina che sembra scesa per sbaglio rasenta il sublime. Solitamente da evitare lo smalto black on black, ma in questo caso va bene pure quello; poi un collier di Tiffany e via. Chic.Scarlett Johansson è la grande sconfitta: candidata in entrambe le categorie per le attrici non ha vinto nessuna statuetta. Per fortuna l’Oscar se l’era portato da casa, e dovrà accontentarsi di questo Oscar de la Renta in raso argento con catenelle leggerissime che sarebbero troppo addosso alla maggioranza delle mortali. Ma lei è la novella Afrodite, ed è pure chic. Jane Fonda, dea tra le dee, arriva così: un Eliee Saab riciclato, passo sportivo – decenni di aerobica lasciano il segno – e soprabito sulla spalla. Più un inedito bob silver, che a 82 anni la ringiovanisce pure. Chic.Regina King in Atelier Versace è in puro stile Hollywood in rosa baby, dall’abito al rossetto, che dopo i venticinque sarebbe un pianto su chiunque. Regale di nome e di fatto, chic.Janelle Monáe in Ralph Lauren, che la trasforma in Selene “la risplendente”, la dea della luna. Un abito tridimensionale come una scultura, una di quelle mise senza mezze misure, la si ama o la si odia. Lady Violet la ama. Chic.Sigourney Weaver avvolge il suo metro e ottanta (abbondante) in un Dior Haute Couture di un bellissimo e difficilissimo verde bosco. Bello il drappeggio sulle maniche lunghe, bellissimo il plissé stretto della gonna. Una vera dea greca. Chic.Direttamente dall’Olimpo di Hollywood Tom Hanks e la moglie Rita Wilson, entrambi vestiti TomFord. Le frange leggere dell’abito secondo me accompagnano il passo in maniera mirabile, l’underwear non è impeccabile, ma lei ha superato un brutto cancro al seno, e va benissimo così. Bella, sana, amata e pure chic (ma la prossima volta meglio un’altra clutch).Maya Rudolph si butta sull’antico Egitto, e Valentino la trasforma in una statuetta di bronzo. L’abito potrebbe essere interessante, ma indossato così è davvero shock.Probabilmente Salma Hayek pensava che il candido Gucci l’avrebbe davvero trasformata in una dea greca, complice anche il serto e gli orecchini simil-ulivo (Boucheron) tra i capelli. L’effetto finale invece è più pedone degli scacchi, shock.
Once you go black Se il nero è una religione, Mademoiselle Coco ne è la gran sacerdotessa. Penélope Cruz la gloriosa sceglie una mise vintage piena di dettagli della Maison: le perle, la camelia, il fiocco piatto. Sembra vintage anche la spiegazzatura della gonna. Chic (ma dopo una passata di ferro). Margot Robbie la decadente. Vintage Chanel anche per l’attrice australiana, penalizzata dal fitting: l’abito sembra sull’orlo del precipizio, trascinato dal peso della spilla. Interessanti le maniche/armille, danneggiate dalla posa alla Sophia nel’Oro di Napoli. Boh. Lucy Boynton la bon ton sarebbe piaciuta anche a Coco con l’abito bicolore, particolarmente adatto ad una ragazza così giovane. Le maniche sono uno spettacolo nello spettacolo, i capelli color paglia un mezzo incubo, ma per stavolta la perdoniamo. Chic.
Margaret Qualley & Rooney Mara le filiformi. In Chanel Haute Couture la prima, in Alexander McQueen la seconda, sublimano la propria magrezza in abiti neri, ben lontane dal raggiungere il livello di grazia elegante della divina Audrey. Chic per l’una, shock per l’altra, che ha l’aggravante di andare in giro col broncio nonostante sia la girlfriend di Joaquin. Natalie Portman la femminista. Per un attimo ho temuto che avesse preso spunto da Achille Lauro a Sanremo, ma per fortuna mi sbagliavo. L’abito Dior Haute Couture nero con ricami in oro scuro è un po’ troppo funereo, e la mantella – sul cui rever sono ricamati i nomi delle registe lasciate fuori dalla corsa agli Oscar – non aiuta. Boh.Kelly Ripa la debordante in Cristian Siriano. Scommetto che la mamma ti ha detto che il nero è sempre chic. Sorry darling, era una bugia. Shock. Zazie Beetz sul metro. E lo so, certe volte proprio non sai dove mettere le mani e l’abitino da apericena di Thom Browne non ha le tasche, ma una chilata di collier Bulgari non si può portare così. Shock. Le tasche le ha il bell’abito di Romona Keveza indossato da Geena Davis: bustino con profonda scollatura che l’attrice porta con eleganza su una ricca gonna piena di pathos. Veramente chic.
Non solo nero Molto bello e per niente hollywoodiano l’abito di Joanne Tucker, attrice e moglie di Adam Driver: un Oscar de la Renta con bustier nero e gonna bianca ricamata a tralci di fiori, delicato e raffinato quanto chi lo indossa. Chic. Discorso analogo per la miseValentino Haute Couture indossata dalla sofisticata Caitriona Balfe, poco Hollywood e molto vecchia Europa. Chic. Poteva mancare uno dei colori più iconici della storia della moda, il rosso Valentino? Ci pensa Kristen Wiig con un abito Haute Couture che oscilla tra l’assurdo e il sublime. Belle le scarpe, bellissimi i lunghi guanti, ma la mise, boh.
Too muchHollywood è il regno del’eccesso, e la serata degli Oscar l’eccesso dell’eccesso, e anche quest’anno non ha fatto eccezione. Esemplare in tal senso la mise di Saoirse Ronan (il nome si pronuncia tipo siur-scià) creata da Gucci: enorme gonna in seta moiré azzurro glicine, su corpetto nero con gran volant color crema piazzato proprio sul(l’inesistente) pancino. Boh.
Seguono: Olivia Colman in velluto blu Stella McCartney, con cannoli sulle spalle: perché? Boh. Billie Eilish in super oversize Chanel. Sembro io da piccola col pigiama di mio padre. Ma almeno non era Chanel. Shock. Cyntia Erivo in Atelier Versace, iceberg e Titanic in un colpo solo. Shock.
HOLLYWOOD, CALIFORNIA – FEBRUARY 09: Julia Butters attends the 92nd Annual Academy Awards at Hollywood and Highland on February 09, 2020 in Hollywood, California. (Photo by Kevin Mazur/Getty Images)
Spero che la piccola Julia Butters abbia in borsetta il numero del Telefono Azzurro: quella mise (Christian Siriano) è di rara crudeltà. Shock. Finora avevamo sentito parlare della nipote di Moubarak, invece ecco che dall’Egitto arriva la celebre cantante e attrice Youssra, in versione nipote di Ramses. Con l’aggravante che la mise è Zuhair Murad Haute Couture. Shock (ma lei, 69 anni, è splendida). Blac Chyna (in Dona Matoshi) ad onta del nome è americana, ed è un’esperta di beauty. sono ragionevolmente sicura non lo sia anche di fashion. Shock. Come abbiamo iniziato, così concludiamo: due creazioni di King Giorgio, due smoking indossati da due uomini che hanno incarnato fascino, charme e sex appeal. Il passato, ancorché prossimo, è ahimé d’obbligo. Ma almeno la tinta con la ricrescita no, dai. Fuori concorso.
Meglio sarebbe intitolare questo post “le foto della sera”. E che sera! Questa è la serata in cui si consegnano gli Oscar britannici, i premi BAFTA, alla presenza dei Duchi di Cambridge, dato che William ne è il presidente. Il dress code di quest’anno richiedeva di essere sustsinable, con l’invito a non sprecare e a riciclare. Invito raccolto dai Duchi, lui con uno smoking che ci assicurano essere stato già indossato – ma naturalmente uguale a mille altri – lei con un abito Alexander McQueen che abbiamo sicuramente già visto. Catherine lo ha indossato durante un tour in Malesia nel 2012, e infatti il modello ha una vaga ispirazione orientale.
La gonna in chiffon ha un bel movimento, che mi sembra strida troppo con la rigidità del bustier, sottolineato da quella tremenda passamaneria. In generale trovo disarmonici i volumi: ampia la gonna, stretto il busto, e il raccolto così le fa un po’ il testone. In definitiva meglio visto da dietro. Intendiamoci, la pettinatura così a me piace; d’altra parte Lady Violet è abbastanza agée da ricordare le elaborate acconciature con cui Monsieur Alexandre addobbava l’incolpevole Grace. In questo caso però l’abbinamento mise-coiffure non mi convince. Promossa la scelta di collier e orecchini Alhambra VanCleef&Arpels, ormai classici ma non ancora noiosi (però bisognerebbe uniformare la pelle del décolleté).