Le foto del giorno – Sweet August

Coppia insolita in tribuna per i Giochi Olimpici di Parigi: El Rey Felipe VI – che si divide tra le tradizionali attività estive in patria e le Olimpiadi – e l’erede al trono dei Paesi Bassi Catharina-Amalia. L’occasione: la finale del basket 3×3 maschile.

Dopo aver assistito alla finale femminile della squadra spagnola, che ha vinto la medaglia d’argento, El Rey si è goduto anche la finale maschile, dove il team olandese ha battuto il francese vincendo l’oro. Le due famiglie sono particolarmente legate, soprattutto dopo il periodo vissuto a Madrid dalla giovane principessa, minacciata di rapimento. La disponibilità e la vicinanza dei Borbone in questo frangente sono state pubblicamente ricordate da Willem-Alexander nel corso del recente viaggio ufficiale di Felipe e Letizia in Olanda.

La cosa carina però è l’evidente affetto che intercorre tra i due; il sovrano spagnolo è uno di quei padri innamorati delle figlie, e riesce con grazia e naturalezza ad essere adorabile anche con altre ragazze cui evidentemente tiene. In questo mi ha ricordato mio padre, per cui queste immagini mi hanno fatto particolarmente piacere.

Un migliaio abbondante di chilometri più a nord un altro sovrano – che ai Giochi Olimpici non si è fatto vedere – ha a sua volta assistito a una manifestazione più o meno sportiva. His Majesty The King è in Scozia a godersi il fresco; come sempre, prima di andare a Balmoral, ha trascorso una decina di giorni tra la fine di luglio e i primi di agosto nel castello di Mey, acquistato e restaurato dalla nonna, l’amata – e scozzese – Queen Mom. Il sovrano non è mancato agli immancabili giochi delle Highlands con le tradizionali discipline: Hammer Throw (il lancio del martello), Sheaf Toss (con l’aiuto di un forcone viene lanciato un sacco di iuta pieno di paglia, e non chiedetemi di più) l’immancabile Stone Put (che sarebbe il lancio del peso, fatto però con una pietra; certo che lanciano un sacco di roba!). Immancabile il Tug of War, il tiro alla fune, i cui vincitori sono stati premiati dal Re.

Che non ha nascosto la sua divertita tenerezza davanti a queste piccole suddite.

Il caffè del lunedì – Fili di lana

Vi ricordate? Qualche giorno fa era stata ventilata la possibilità che il re del Regno Unito venisse in Umbria per il compleanno del re del cashmere (Partenze, permanenze e (forse) arrivi). Un po’ ci speravamo, poco poco, ma è andata come invece in fondo pensavamo. L’imprenditore ha festeggiato il compleanno nel suo borgo, mentre il sovrano è rimasto in Scozia.

Da una parte Brunello Cucinelli ha celebrato i 70 anni nella sua Solomeo, il borgo umbro acquistato negli anni ’80 e riportato all’antico splendore, circondato da famiglia, personaggi della moda e dello spettacolo e ospiti vip vari, tutti vestiti nei colori chiari del cachemire più raffinato: bianco, crema, beige, grigio chiaro.

Dall’altra King Charles ha assistito al Braemar Gathering, che si svolge tradizionalmente il primo sabato di settembre e mette in scena un grande classico dei giochi delle Highlands: il lancio del tronco. Per la prima volta il re ha sfoggiato il suo nuovo tartan, nei colori blu rosso e verde, creato appositamente nei laboratori tessili di Lochcarron of Scotland, in riconoscimento del grande impegno del sovrano nel preservare la tradizione tessile scozzese.

Due settantenni che, ciascuno nel proprio campo, reggono saldamente le redini del potere. Si potrebbe dire che questo non è (ancora?) un pianeta per giovani, ma questi due signori hanno qualcosa che li unisce: l’impegno sociale, il desiderio di incidere positivamente sul presente con un occhio al domani. Cucinelli ha appena annunciato di voler rimettere in piedi il borgo di Castelluccio di Norcia, famoso per le lenticchie e gravemente danneggiato nel terremoto di qualche anno fa. E ha rivelato il suo sogno: la speranza che fra tre millenni l’azienda ci sia ancora, che sopravviva al suo fondatore e prosperi per per le generazioni a venire. Quanto ai Windsor, non sappiamo se fra tremila anni avranno ancora la corona in testa, ma in fondo l’importante sono le azioni che si compiono oggi. E la capacità di dialogare col futuro mi sembra davvero uno dei punti in comune tra i due. Riusciranno nel loro intento?

Intanto auguri! (però la tovaglia sotto la torta l’avrei preferita stirata)

Royal chic shock e boh – Luglio, col bene che vi voglio…

Prima settimana di luglio ricca di appuntamenti di alto profilo, soprattutto nel Regno Unito, dove il 3 è iniziato a Wimbledon il famosissimo e assai prestigioso torneo di tennis, regno della Principessa di Galles.

(Ph: Getty Images)

Che martedì 4 fa la sua comparsa in un blazer color menta con profili bianchi, che ha pure l’aggravante di essere firmato Balmain. Bianco ottico tutto il resto: la gonna plissé di una lunghezza atroce, le scarpe Gianvito Rossi, la borsa Mulberry (che non si vede ma c’è). Un bicchierone di latte e menta, shock.

Stesso giorno, scarpe simili (queste sono Jimmy Choo) altra mise per un’altra occasione: festeggiare il NHS, il servizio sanitario nazionale, che nel 2023 compie 75 anni come King Charles. I Principi di Galles hanno partecipato alla iniziativa BigTea, decorando cupcakes e prendendo il tea in una struttura del NHS. Catherine, che applica pedissequamente il diplomatic dress, indossa un abito blu chiaro a pois bianchi – colori del NHS – già indossato a Wimbledon l’anno scorso, della solita Alexandra Rich. Cara Alexandra, vieni che facciamo un discorsetto. Perché fai così? Noi tutti amiamo i pois, perché ce li vuoi rendere indigesti? Shock, Però a guardare queste mise mi sembra si stia andando verso un ritorno agli anni ’80, che attendiamo con ansia. Data la brutta fotografia, vi lascio il link a un video https://cdn.jwplayer.com/previews/2flus6md

Il giorno dopo Catherine vola a Edimburgo per partecipare alla cerimonia con cui King Charles viene riconosciuto Re di Scozia. Mentre il resto della famiglia si avvolge nei sontuosi mantelli di velluto verde dell’Order of the Thistle, la principessa sceglie il blu, immagino in omaggio alla bandiera scozzese. Cappottino Catherine Walker già visto, rivisto, sfruttato (È Pasqua) e adeguatamente criticato da Lady Violet, molto bello il nuovissimo cappello di Philip Treacy, incomprensibile, almeno per me, la scelta di non indossare qualcosa di nuovo per un’occasione di questa importanza. Un grande boh.

(Ph: Samir Hussein/Getty Images)

Non mi dispiace invece l’abitino color fiordaliso (Beulah London) che la Principessa di Galles ha indossato per la Royal Charity Polo Cup 2023, dove giocava il marito. Probabilmente non è una mise che noi utilizzeremmo per un evento sportivo, sono un po’ perplessa dalle slingback per camminare sul prato, ma il tutto fa un po’ Diana dei tempi d’oro, molto romantica donna inglese. Anzi vi dirò, nonostante per ogni cosa che Catherine indossa sbuchi un foto di Diana con indosso qualcosa di simile, anche vagamente, questa è una delle volte in cui gli attuali Principi di Galles mi hanno riportato alla mente quelli che li hanno preceduti, giovani e probabilmente innamorati, all’inizio del loro disastroso matrimonio. Chic.

(Ph: WPA Pool/Getty Images)

La settimana appena trascorsa è quella che tradizionalmente il monarca britannico dedica alla Scozia; questa volta è stata anche l’occasione della consacrazione di King Charles, ma gli eventi sono stati diversi, a partire dal tradizionale garden party nel giardino di Holyroodhouse. In bianco e nero Queen Camilla: abito e soprabito Fiona Clare Couture, un favoloso cappello Philip Treacy e un’altrettanto favolosa spilla, quella a forma di cardo che le aveva donato la suocera (potete vederla meglio qui, nella foto che ritrae l’attuale regina all’inaugurazione del Parlamento scozzese, due anni fa Royal chic shock e boh – Ottobre 2021). Chic.

Il giorno dopo la cerimonia nella cattedrale di St Giles i sovrani hanno visitato un altro santuario della cultura scozzese: Lochcarron of Scotland, che produce celebri tartan. Mi piace molto il tailleur di celeste polvere di Camilla (Bruce Oldfield), e apprezzo soprattutto che non abbia ceduto alla tentazione di mettersi il tartan pure lei. Perfetta la scelta degli accessori, in un color nude chiaro. Nella foto non si vede, completava la mise una bella borsa Bottega Veneta, nella stessa tonalità delle scarpe. Chic.

L’estate è da sempre la stagione del Principato di Monaco, e quest’anno c’è un elemento in più da celebrare: il centenario della nascita del Principe Rainier. Questa settimana al Grimaldi Forum è stato presentato il documentario Rainier III par lui-même. Presente all’anteprima gran parte della Famille Princière: col sovrano Albert II entrambe le sorelle, ciascuna in compagnia di un paio di figli: con Stéphanie i neogenitori Louis e Marie Ducruet e la figlia minore Camille, con Caroline Andrea e Tatiana, e la piccola di casa Alexandra. Che a giorni compirà 24 anni, e sta diventando una giovane donna sempre più interessante. In questa occasione lascia a zia e cugine questi completi pantaloni un po’ informi, a Maman e alla cognata i loro camicioni, e si infila in un abitino midi che si vede poco, ma da quel poco sembra bello. E nonostante sia la meno alta osa un paio di ballerine.

Fa ancora meglio quando torna al Grimaldi Forum con lo zio per la mostra dedicata a Monet. In questo caso il LBD (Little Black Dress) ha un’aria che rimanda a Chanel (ma non so se lo sia) deliziosamente accessoriato con scarpe Jimmy Choo e una di quelle borse a libro create da Olympia le-Tan e rese famose da Olimpia di Grecia. Chic due volte.

Sono quasi dieci anni che la bella Mathilde regna sui Belgi, ancora di più da quando ci delizia con mise Natan, a volte indovinando a volte no. Stavolta no. Per assistere alla tradizionale processione dell’incoronazione di Tongres, che si svolge ogni 7 anni, e immagino anche in concomitanza delle incoronazioni, la Reine ripropone un modello che si chiama Geisha ma non potrebbe essere più lontano dal rigore giapponese,

A partire dall’enorme fibbia in vita, che ricorda le cinture con cui si premiano i pugili. Noiosi gli accessori in un bordeaux piuttosto invernale: la piccola clutch Dior e il pillbox Fabienne Delvigne. Shock.

Mathilde è l’unica sovrana consorte del Benelux a provenire dal Paese su cui regna. Le altre due, Máxima d’Olanda e Maria Teresa del Lussemburgo, sono straniere, e vengono entrambe dall’America Latina; sarà per questo che entrambe amano i colori accesi e una certa eccentricità? Io penso di sì, ma ciò di cui sono certa è che Maria Teresa da un po’ di tempo si è piacevolmente scatenata.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Mariano Bocanegra)

In questi giorni è stata ad Arles per una manifestazione culturale, i Rencontres de la photographie, cui hanno partecipato anche artisti lussemburghesi. Prima mise, pantaloni e canotta bianchi con spolverino/ kimono Etro. Il kimono è uno dei miei capi preferiti, dunque questo è un look che amo. Diciamo che la fantasia non mi fa impazzire, soprattutto abbinata al bianco, ma in generale direi chic.

(Ph: Maison du Grand-Duc/Mariano Bocanegra)

Seconda mise: abito in raso color cioccolato con scollo all’americana sottolineato da un fiocco di Maison Rabih Kayrouz, ennesima maison fondata dall’ennesimo talentuoso stilista libanese. La trovo stupenda, e non sfigura neanche tra le eleganti fanciulle in costume. Chic.

(Ph: Collection Privée)

In entrambi i casi la Granduchessa porta borse di Sophie von Haubsburg, brand da tenere d’occhio, per imitare il royal style, soprattutto finché i prezzi restano abbordabili. Prendete nota!

Le foto del giorno – Balmoral in pink

La tenuta di Balmoral, nell’Aberdeenshire, era forse la residenza preferita di Prince Philip, che si godeva la libertà concessa dalla magione scozzese dedicandosi agli amati sport e deliziando la famiglia col barbecue, altra sua passione.

Questa è la prima estate senza di lui e lei, moglie e regina, nel giorno che segna i quattro mesi dalla scomparsa dell’amato sposo ha indossato una mise shocking pink, il suo rossetto e il suo miglior sorriso, e ha passato in rassegna la guardia d’onore del Royal Regiment of Scotland, dando così inizio ufficiale alle vacanze nelle Highlands. Appuntato sulla spalla il badge del reggimento, ricco di simboli: il leone rampante dello stendardo reale scozzese si staglia contro la X della croce di Sant’Andrea, patrono della Scozia, e il cartiglio sottostante reca scritto in latino Nemo me impune lacessit (“nessuno può sfidarmi impunemente”), motto sia del Royal Regiment sia dell’Order of the Thistle, il più antico e prestigioso di Scozia.. Che mi sembra anche monito perfetto per i protagonisti di alcune recenti vicissitudini familiari.

Momento sempre molto gradito da Sua Maestà l’incontro con la mascotte, uno Shetland pony dal marziale nome Lance Corporal Cruachan IV, che ha il diritto di indossare tutte le onorificenze assegnate al reggimento, cosa che fa con autorevole nonchalance.

A proposito di famiglia, durante questo periodo di vacanza la Regina riceverà la visita di figli e nipoti: il principe di Galles con la moglie Camilla, i Conti di Wessex con i figli Louise e James, i Cambridge con i tre bambini. Silenzio totale invece sul Duca di York, che potrebbe presto avere nuovi problemi dalla sua relazione pericolosa col finanziere Jeffrey Epstein, morto – domani saranno esattamente due anni – in un carcere dov’era detenuto per le accuse di violenze e abusi su minori. Sta infatti per scadere il tempo utile a trovare un accordo riservato con Virginia Roberts, che accusa Andrew di avere avuto con lei rapporti sessuali quando era ancora minorenne, il che potrebbe trascinare il principe in una causa civile in USA per il risarcimento; in novembre inizierà poi il processo a Ghislaine Maxwell, compagna di Epstein e sua complice, che potrebbe coinvolgere spiacevolmente il duca, che pure non è per ora indagato.

Tra dolori e preoccupazioni, Her Majesty sembra mantenere un invidiabile equilibrio; chissà, magari al motto cui si è sempre ispirata, never complain never explain ne ha aggiunto uno nuovo: when in trouble go pink.

Royal chic shock e boh

Il post avrebbe dovuto, come da tradizione, essere pubblicato domenica, ma in fondo anche oggi è festa, e in assenza del tradizionale ricevimento nei giardini del Quirinale che tante soddisfazioni ci aveva dato (Republican chic shock e boh) ricorriamo alle nostre royal ladies, che non deludono mai.

Assecondando una gentile richiesta, Lady Violet pensava di dedicarsi interamente al tour in Scozia che i Duchi di Cambridge hanno compiuto la scorsa settimana, ma il weekend a Madrid ha visto un paio di importanti occasioni, e potremmo mai noi trascurare Sua Maestà la Reina?

Che sabato 29 ha affascinato i presenti alle celebrazioni per il giorno delle Forze Armate. Robe-manteau (da quanto tempo non usavamo questa parola!) in un tenero baby pink, scelta inconsueta e quasi sorprendente per lei, così poco avvezza alle tenerezze, che però le sta d’incanto.

Modello non da tutte con un discreto fitting (migliore sul retro), accessori in una tonalità più scura di rosa, chignon rigoroso, orecchini al lobo in pietre dure, che non disturbano con l’onnipresente mascherina. La dimostrazione che davvero less is more. Chic.

Altra scelta di rigore, con risultato totalmente diverso, il giorno prima, per la Cresima della primogenita Leonor che Los Reyes, sovrani dell’understatement, hanno voluto fosse celebrata in estrema sobrietà, insieme a tutti i compagni di classe della fanciulla. Modesto abitino bluette, un po’ cincischiato, per la cresimanda, più modaiolo quello a fiorellini (Mango) per la sorella Sofía, graziose entrambe. Per la Reina invece pantaloni neri e blusa bianca, con bottoni neri e qualche falpalà di troppo et voilà, l’effetto Pierrette è assicurato. Shock.

Ed ecco Catherine, che ha accompagnato il marito in un tour in Scozia, dove peraltro la coppia si conobbe frequentando la prestigiosa università di St Andrews, non lontano da Edimburgo.

Primo giorno prima mise, colore in nuance con quello di Leonor per un tailleur blu cobalto che tailleur non è: la giacca infatti è Zara, mentre la gonna plissettata una creazione Hope. Fin qui niente male, poi probabilmente la duchessa ha fatto confusione con gli accessori, per cui scarpe e clutch, rigorosamente abbinati, di pelle invecchiata color can che fugge. che trasformano un possibile chic in un boh.

La seconda giornata prevedeva una visita alle freddissime isole Orcadi, il che giustifica il cappotto di cashmere fuori stagione, fieramente criticato qui e là. A me il cappotto (Massimo Dutti) piace molto, ma francamente è l’insieme che mi convince di meno: i pantaloni a zampa hanno una linea che “sporca” quella del cappotto, e la tonalità di colore è troppo fredda; la sciarpa scozzese è d’obbligo, ma quel tartan non aggiunge nulla, e non esalta neanche i colori di Catherine. Però. Però la sciarpa non è stata scelta a caso ma per una precisa ragione: quello è lo Strathearn tartan; e chi porta il titolo scozzese di Earl and Countess of Strathearn? I Duchi di Cambridge, certo! Se vi ricordate, la sciarpa comparve la prima volta nel 2012, durante i festeggiamenti per i 60 anni di regno di Her Majesty, indossata da Catherine sul total red, dove risaltava molto di più. Insomma, la mise per me è shock, ma brava la duchessa che studia da regina con impegno e serietà.

(Ph:Chris Jackson/Getty Images)

Mercoledì 26, il momento clou della giornata è la preview del film Cruella (cioè Crudelia De Mon) offerta al personale del servizio sanitario nazionale – e a una fondazione benefica ad esso collegata – nella residenza reale di Holyroodhouse, trasformata in un insolito drive-in. I Cambridge sono arrivati a bordo della Range Rover Defender appartenuta al nonno di lui, il Duca di Edimburgo, scomparso il 9 aprile scorso. Catherine ha indossato la mise che mi è piaciuta di più (e non perché c’è molto viola; almeno, non solo!): un bellissimo trench lungo, il Marlborough, in Heather Tartan, di Holland Cooper, brand nato nel 2008 con l’intento di valorizzare il più puro stile British. Come sapete non amo le decollété con tacco a stiletto sotto soprabiti così sportivi (e così lunghi) – benché queste, le Velvet Pumps di Manolo Blahnik, siano proprio belle – non mi convince l’abito beige che spunta dal trench, e sembra pure di lamé (per fortuna si vede poco) mi convincono molto gli orecchini di zaffiri e diamanti, per gentile concessione di Her Majesty the Granny Queen. Chic!

Concluderò la rassegna inimicandovi alcune di voi. Giovedì 27, quarto giorno del tour, i Cambridge hanno presenziato alla cerimonia in conclusione dell’Assemblea Generale della Church of Scotland, con Catherine in versione Fata Turchina (sperando che William nel suo discorso non abbia emulato Pinocchio). Lady Violet confessa una certa ostilità verso varie sfumature di azzurro, compresa questa, che va bene per un singolo capo ma non per un total look. Il cappottino di Catherine Walker è anche bello, ma il colore lo rende lezioso, troppo girlie. Personalmente, se proprio non si può fare a meno di usare queste tonalità, preferisco senz’altro linee più asciutte e rigorose che ne attenuino la “bambineschità”. Tipo il robe-manteau di Letizia, per intenderci. Più che quell’azzurro così sfacciato, avrei preferito per un total look la tonalità più polverosa delle scarpe, che la sempre diligente Catherine ha abbinato ad una clutch coccodrillata del brand scozzese Strathberry. La cosa che a me è piaciuta è quella per cui è stata più criticata: la bella scollatura, considerata non troppo idonea all’austerità dell’occasione. Per me è boh.

Aspetto le vostre sempre preziose opinioni, come sapete questa rubrica non è certo la bibbia dello stile, ma l’occasione per quattro chiacchiere sul sofà.

La foto del giorno – Burns Night

Il 25 gennaio è data che ha un posto speciale nella letteratura inglese: in questo giorno nel 1882 nasce a Londra Adeline Virginia Stephen, che diventerà una delle scrittrici fondamentali del Novecento col nome da sposata, Virginia Woolf. Di lei parleremo approfonditamente tra un paio di mesi, dato che il 28 marzo saranno passati 80 anni dalla sua morte. Un post dedicato a lei è questo Virginia, che inventò la donna moderna.

Nello stesso giorno di 123 anni prima, il 25 gennaio 1759, nasce nel villaggio di Alloway Robert Burns, il poeta nazionale scozzese, che ogni anno viene ricordato proprio questa sera con i Burns supper, feste in cui si mangia (haggis, e altri piatti della cucina delle Highlands), si beve whisky, e si recitano le sue poesie. Francamente ignoro come gli Scozzesi si siano organizzati per celebrare in quest’anno di lockdown, Lady Violet lo fa proponendovi questa bella scatola ottagonale, di proprietà del Royal Collection Trust.

Illustrata con scene della vita del poeta, è stata realizzata a metà dell’Ottocento in legno di larice, col procedimento detto Mauchline ware. È una tecnica pittorica a stampa tipicamente scozzese, sviluppata nella citta di Mauchline, dove lo stesso poeta visse per due anni, dal 1784 al 1786, il periodo considerato il più ricco e felice della sua produzione. La trovo splendida, ma le Arti Minori hanno per me un fascino particolare (e chi conosce il Victoria&Albert Museum può capirmi): oggetti belli, spesso bellissimi, che hanno la capacità di fare da tramite tra epoche, artisti, e fruitori. E lo fanno non col linguaggio aulico del capolavoro, ma con quello più vicino, domestico, dell’oggetto di uso più o meno comune.

Altro sulla Burns night? seguite il link La foto del giorno – 25 gennaio

Shaken, not stirred

Premessa: oggi è il compleanno di una futura regina, Leonor Princesa de Asturias, ma com’è tradizione della Casa Real non sono state diffuse nuove immagini della neoquindicenne, che immaginiamo avrà festeggiato sobriamente e domesticamente. Dunque per mandarle i nostri auguri dobbiamo accontentarci della sua ultima riuscita pubblica, per il premio che porta il suo nome.

Questo però è anche il giorno dell’addio a un vero re, King Sean I of Scotland, e Lady Violet non può esimersi dal dedicargli un breve ricordo, curiosando nei suoi rapporti con sovrani e corone.

Sua Maestà Britannica ha tenuto a battesimo se non lui certamente la sua carriera, iniziata proprio al servizio di Her Majesty. Lui, che nato a Edimburgo e profondamente scozzese in carne ossa muscoli e tatuaggi, ha sostenuto sempre la causa indipendentista del suo Paese.

Davanti a Sua Maestà si inchina nel luglio del 2000 nella sua città, nel Palazzo di Holyroodhouse, per ricevere il titolo di baronetto; due veri highlander, lei e lui insieme.

Lei che è il simbolo stesso della monarchia, lui che nella sua carriera lunga quasi cento film non ha vestito solo il tuxedo bianco del re delle spie, ma anche la corona dell’archetipo di ogni re britanno, Arthur, nel modesto Il primo cavaliere.

Dove può orgogliosamente sfoggiare la sobria canizie della sua splendida maturità, mentre l’improvvida Ginevra si innamora dell’assai più banale Lancillotto, interpretato dall’ultraquarantenne Richard Gere, costretto a mascherare la sua di maturità sotto un’improbabile parrucca boccolata da paggio. E chi meglio di Sean, avrebbe potuto vestire la corazza di Richard the Lionheart, il Cuor di leone, in un cameo a sorpresa nella scena finale di Robin Hood principe dei ladri, dove arriva per dare in sposa la cugina Marian a Robin/Kevin Costner, surclassandolo e declassandolo in un istante da eroe romantico, e pure piuttosto charmant, a bambacione del Mid-West.

Pronto anche a procurarsene una di corona, se la sorte non gliela aveva assegnata per nascita: nei panni di Daniel Dravot, L’uomo che volle farsi re, da un racconto di Rudyard Kipling. Dove alla fine letteralmente perde la testa, ma coronata addirittura col serto d’oro che fu di Alessandro. Quell’Alessandro, il conquistatore dell’Asia.

Accompagnato sempre dal suo energico aplomb, e da un guizzo sardonico negli occhi scurissimi, che sempre ce lo ha fatto pensare dotato di un certo humour, assai utile per le persone comuni figuriamoci per le star. Come quella volta che trovandosi in Italia fu ospite di Pippo Baudo in televisione; e quello continuava a sottolinearne fastidiosamente lo charme, ribadendo più e più volte quanto le donne in generale, e le Italiane in particolare, lo trovassero irresistibile. Finché lui, alzandosi nel suo metro e novanta, guardò sornione Pippo e gli chiese would you dance? balli?

Affascinante, scanzonato, brusco, meraviglioso Sean, premio Oscar per l’intoccabile poliziotto Jimmy Malone. E se avete trovato piacevole la lettura fin qui, continuate col ricordo che oggi gli ha dedicato la regina dei blog sentimentali, la divina Meri Pop https://www.meripop.com/2020/10/31/334/?fbclid=IwAR1NNJNF1pPngNe7mQSgSsO10gDomzE_MOCJQP1qId2okQ1316hGQUlh3xE

A Royal Calendar – 21 agosto 1930

Se avesse ereditato anche lei la forte fibra materna, oggi la Principessa Margaret compirebbe 90 anni. Invece una salute fragile, probabilmente compromessa da uno stile di vita non propriamente sano, l’ha portata alla tomba nello stesso anno della madre, e con sette settimane di anticipo.

Margaret Rose – che il padre chiamava “la mia gioia” mentre la sorella maggiore Elizabeth era “il mio orgoglio” – nasce il 21 agosto 1930 a Glamis Castle, prima royal baby dopo più di 300 anni a venire alla luce in Scozia. Il maniero è dal 1372 residenza dei Conti di Strathmore and Kinghorne, il casato cui appartiene la madre della piccola, Elizabeth Bowes-Lyon, all’epoca Duchessa di York. Sorge a nord di Dundee, e secondo la tradizione avrebbe ispirato a Shakespeare il celeberrimo Dramma Scozzese. Alcune fonti citano il fatto che la sua nascita fu registrata nel registro parrocchiale con qualche ritardo, per evitare che le fosse assegnato il numero 13, la scaramanzia che non ti aspetti!

Alla nascita è quarta nella linea di successione dopo lo zio David, il padre e la sorella maggiore; i genitori avrebbero voluto chiamarla Ann, ma il nonno George V impone il nome di Margaret, che in famiglia per tutti diventa Margot. Nel giro di sei anni cambia tutto e la principessa diventa seconda dopo Elizabeth, the heir and the spare; con la sorella avrà un rapporto spesso conflittuale, sempre molto stretto.

Piccolina e graziosa, a diciassette anni è damigella d’onore alle nozze di Elizabeth e Philip, in un abito del sarto preferito dalle royal ladies, Norman Hartnell, che la veste anche per i primi ritratti ufficiali. A ventun anni però Margaret sceglie Dior, un abito splendido, protagonista della mostra Dior Designer of Dreams, al Victoria & Albert Museum, versione British della mostra organizzata a Parigi per i 70 anni dal New Look (Lady Violet ha avuto la fortuna di vederle entrambe).

La principessa intanto si è innamorata; lui è Peter Townsend, colonnello della RAF, eroe della Battle of Britain e scudiero del Re. Peter ha sedici anni più di lei, e soprattutto è già sposato e ha due figli. All’inizio non lo sa nessuno, poi qualche voce inizia a girare, presto eclissata da altre più gravi notizie: il 6 febbraio 1952 George VI muore, e la figlia Elizabeth gli succede sul trono. Arriva il giorno dell’incoronazione, il 2 giugno 1953, e qui succede qualcosa di clamoroso. Margaret viene vista togliere un pelucco dall’uniforme di Peter, che nel frattempo ha divorziato; un gesto così intimo è la prova di un’affettuosa consuetudine.

È una love story che incanta tutte le ragazze degli anni ’50, ma finisce male: secondo il Royal Marriages Act del 1772, che regola il matrimonio dei membri della Royal Family, le nozze devono essere autorizzate dalla sovrana. Che è giovane e all’inizio del suo regno, e non se la sente di avallare una unione non accettata dalla Chiesa Anglicana, di cui è il capo. Si decide di aspettare che Margaret compia i 25 anni; a quell’età il consenso regale non è più necessario e potrà decidere autonomamente. Alla fine la principessa rinuncia. Per senso di responsabilità, o per non perdere i suoi privilegi; probabilmente per entrambe le ragioni. Townsend è già stato spedito all’ambasciata di Bruxelles, Margaret resta a Londra dove diventa la regina della jeunesse dorée.

Incontra Tony Armstrong-Jones, un fotografo con poche gocce di sangue blu, belloccio affascinante e assai creativo (sarà lui a organizzare la cerimonia che incoronò Charles Principe di Galles). Decide di sposarlo quando Townsend le scrive annunciandole le sue nozze con una giovanissima fanciulla belga. Quello tra Margaret e Tony – creato nel frattempo Conte di Snowdon – è il primo royal wedding ripreso dalle telecamere della BBC; se duemila ospiti affollano Westminster Abbey, 300 millioni si godono lo spettacolo da casa.

La sposa arriva al braccio del cognato Philip, con un abito d Norman Hatnell, sontuoso nella linea ma sobrio nella decorazione. Se l’abito è semplice, la tiara è davvero sfarzosa: sulla testa di Margaret brilla la favolosa Poltimore. Creata da Garrand negli anni 70 dell’ottocento per Florence, moglie del Barone Poltimore, smontabile in modo da ottenere un collier e 11 spille, la tiara ha ornato varie teste prima di finire all’asta nel 1959. Qui è stata acquistata dalla principessa – o dalla Regina, o dalla Regina Madre, come di dono di nozze – che l’ha indossata molto spesso su complesse acconciatura in grado di donare svariati centimetri al suo modesto metro e 55. Principessa e tiara sono protagoniste di una delle fotografie più iconiche dell’epoca: Margaret a mollo nella vasca da bagno, con addosso solo la Poltimore. In una foto scattata da Tony, of course.

Nascono due figli, David nel 1961 e Sarah nel 1964; il matrimonio va avanti tra alti e bassi – soprattutto bassi – costellato di eccentricità, bevute, tradimenti, la probabile bisessualità di lui; nel 1976 arriva la separazione e nel 1978 il divorzio. Margaret inteccia una relazione con il biondo e capelluto Roddy Llewellyn, e questa volta è lui ad essere più giovane, di 17 anni.

Come spesso accade alle signore agée che frequentano giovanotti col ciuffo lui a un certo punto si innamora di una coetanea e la sposa. Lei intensifica le stranezze, i capricci, e una serie di comportamenti poco educati e per niente regali. I problemi di salute si aggravano, il viso è gonfio, i piedi infilati in sandali ortopedici sempre più simili a ciabatte; resta lo sguardo impertinente dei begli occhi azzurri.

Il 6 settembre 1997 è un giorno rimasto nella memoria collettiva; Londra e il Regno Unito si fermano per i funerali di Diana. La Royal Family è schierata davanti i cancelli di Buckingham Palace, lo stendardo reale è a mezz’asta. Al passaggio del feretro la Regina, e altri con lei, chinano il capo. Margaret no, un gesto né regale né pietoso. Certo, le cronache parlano di un rapporto tra le due che si è andato deteriorando fino al collasso dopo l’improvvida intervista televisiva della Principessa di Galles che Margaret aveva condannato duramente, considerandolo un comportamento non adatto a una reale (materia su cui pare desse spesso molti consigli). Sfortunatamente non lo fu neanche il suo, in un momento in cui era richiesto ben altro che una ripicca personale.

La fine è una lunga agonia: due ictus che la lasciano cieca a un occhio e semiparalizzata. Il 9 febbraio 2002 la morte.

Essendo una ragazza degli anni ’60 ho molti ricordi diretti della vita di Margaret, regina dei rotocalchi spesso suo malgrado. Mi ha sempre dato l’idea di una figura tragica, come se davvero la nascita nel castello di Macbeth l’avesse segnata con una maledizione.

Margaret on top of the world

Ho scoperto questa storia questa sera, per caso. Non riguarda un royal o un vip, ma la trovo talmente bella che voglio davvero raccontarvela. margaret payneQuesta signora si chiama Margaret Payne, vive in Scozia e ha novant’anni. Quando ne aveva 15 scalò per la prima volta la montagna di casa sua; il picco Suilven, nelle Highlands; 2398 piedi, cioè 731 metri. Ad aprile, in piena pandemia, ha iniziato a pensare come raccogliere fondi in favore delle strutture del NHS (il servizio sanitario nazionale) di zona, per contribuire a fronteggiare l’emergenza. Come fare? Se fosse stata più giovane e in salute avrebbe potuto scalare di nuovo il Suilven, ma ora l’impresa sembrava proprio impossibile, senza neanche considerare l’obbligo della quarantena.  Ed ecco l’idea: scalare “virtualmente” i 731 metri d’altezza della montagna salendo le scale di casa. Per 282 volte. Duecento-ottanta-due.

Col supporto della famiglia ha dunque lanciato un crowfunding, fissando il target a diecimila sterline, e la domenica di Pasqua ha iniziato la sua scalata a tappe. Sarebbe già bellissimo così, ma a quel punto è successo qualcosa di straordinario.

In meno di una settimana Margaret aveva già raggiunto il suo obiettivo; avrebbe potuto considerare compiuta la sua missione, ma lei si fermerà solo il 23 giugno, quando raggiungerà la vetta della sua montagna. Con lei ha continuato a salire anche l’ammontare della cifra raccolta pure, che al momento ha raggiunto l’incredibile somma di trecentonovantamila sterline, 39 volte il suo obiettivo. charles camillaOggi il Principe di Galles e sua moglie si sono complimentati pubblicamente con Margaret Payne. Non saprei dire se abbiano anche offerto un contributo (spero di sì) ma comunque hanno permesso anche a noi di conoscere Margaret e la sua storia, e per me è davvero un bel regalo.

La foto del giorno – Blue velvet

Lady Violet confessa, una delle cose che a lei manca di più scrivere – e spero a voi leggere – è la rubrica domenicale Royal chic shock e boh ma qui non esce più nessuno! Dunque armiamociq di pazienza in attesa di tempi migliori che senz’altro arriveranno, ricchi di favolosi cappelli e mise fantasmagoriche. Ora bisogna accontentarsi di ciò che passa il convento, e oggi il convento passa la Duchessa di Cornovaglia, che continua a rispettare il lockdown nella residenza scozzese di Birkhall in compagnia del marito risanato. camilla in velvet trousersPer ringraziare i giovani musicisti della National Youth Orchestra – di cui è patronessa – che hanno eseguito l’Inno alla Gioia in onore del personale sanitario in lotta contro il Covid-19, Camilla si è fatta ritrarre con mirabile autoironia mentre suona il triangolo (tipo me alle medie). Ma vi prego di notare il suo outfit casalingo: altro che tutona e ricrescita: Camilla dà una lezione di domestico stile indossando un paio di pantaloni di velluto blu dal taglio perfetto, pullover nella stessa identica nuance col tocco inatteso dei dettagli fluo, più classica camicia maschile e i mocassini con nappine tanto amati dal marito, con quel giusto grado di usura che fa tanto aristocrazia inglese e old money. E oggi ci avoleva proprio.