Lady Anne Clifford, una donna e i suoi diritti

Quello che celebriamo oggi non è esattamente un Royal Calendar, ma Lady Violet confida che la storia di questa donna straordinaria vi appassioni.

Anne, figlia di George Clifford, terzo Conte di Cumberland, e di sua moglie Margaret, nasce il 30 gennaio 1590 a Skipton Castle nello Yorkshire. La famiglia ha vaste proprietà nell’Inghilterra settentrionale, che comprendono non uno ma ben cinque castelli tra la Contea di York e quella di Westmorland. Il padre è ammiraglio, ed è un campione dei tornei organizzati alla corte di Queen Elizabeth I, che nutre un grande affetto per la bambina. Ha due fratelli maggiori che muoiono in giovane età, lasciandola unica figlia ed erede dell’ingente patrimonio; la fanciulla cresce affidata alle cure della madre e del suo precettore, il poeta Samuel Daniel, che le insegna l’amore per la letteratura, la storia, le discipline umanistiche. È molto benvoluta a corte, e partecipa spesso ai masques messi in scena per la gioia di sovrani e cortigiani.

Nel 1605 George Clifford muore; Anne è Baronessa de Clifford suo jure (per diritto di nascita) è anche l’unica erede ma fa un’amara scoperta: nonostante alla fine del XIII secolo le lettere patenti di Re Edward II stabilissero che titoli e patrimonio dei Clifford dovessero essere tramandati al primo erede diretto, indipendentemente dal genere, George lascia tutto al fratello Francis; la figlia sarà compensata con quindicimila sterline. Anne non accetta e inizia una lunga battaglia legale spalleggiata da sua madre: due donne contro il sistema, diremmo oggi. Il primo ricorso viene respinto, ma nel 1607 la documentazione portata da Margaret in favore della figlia, frutto di accurate ricerche, convince i giudici a riconoscerne i diritti; lo zio Francis però si rifiuta di restituire il maltolto alla nipote. Due anni dopo, il 27 febbraio 1609, la ragazza sposa Richard Sackville, terzo Conte di Dorset. Il marito dapprima la affianca nell’impresa, e nel 1615 la coppia ottiene un giudizio di stampo assolutamente salomonico: i possedimenti verranno divisi a metà, e lei potrà avere la parte che preferisce; Anne rifiuta ancora una volta: l’eredità è un suo diritto, e le spetta per intero. Ci fosse ancora la grande regina, potrebbe forse aiutarla, ma Elizabeth è morta tanti anni prima, nel 1603; al suo posto sul trono siede James I, che nonostante le richieste non intende intervenire anzi, cerca di convincerla a desistere con l’aiuto di alcuni cortigiani. A dirla tutta si è anche un po’ stancato della situazione, così come si è stancato il marito, notoriamente perdigiorno e spendaccione, che preferisce tornare al suo stile di vita senza pensieri. Suo cugino Edward Russell, terzo Conte di Bedford, per la sua turbolenza la paragona al fiume Rodano; un modo elegante per darle della rompiscatole.

Nel 1616 Margaret muore, Anne fa erigere un pilastro in sua memoria – il Countess Pillar – vicino a uno dei castelli di famiglia, e resta da sola a combattere per i suoi diritti. L’anno seguente viene proposta un’ulteriore soluzione alla controversia: tutti i possedimenti a Francis, e dopo di lui ai suoi eredi, compensati dalla somma di diciassettemila sterline per lei. Che ovviamente non accetta. Accetta però al posto suo il marito, che prende i soldi e si abbandona alla vita di ozi e spese folli che tanto ama, lasciando la moglie senza più nulla. Sarebbe superfluo sottolinearlo, ma non è un matrimonio riuscito: dei cinque figli nati, tre maschi e due femmine, solo le ragazze raggiungono l’età adulta; manca l’amore, e manca soprattutto la lealtà. Nel 1624 Richard muore. Quattro anni dopo la vedova quarantenne si risposa; lui è Philip Herbert, quarto Conte di Pembroke e primo Conte di Montgomery, ha sei anni più di lei ed è vedovo a sua volta; neppure questo matrimonio sarà felice.

È il 1640, questa volta a morire Francis Clifford, lo zio usurpatore; potrebbe essere la fine della storia, e invece no. Perché Francis ha un figlio, maschio, che subentra nel possesso di un’eredità che non gli spetta. Mal gliene incoglie però: Henry Clifford segue il padre nella tomba due anni dopo; muore senza eredi, nulla più si frappone tra Anne e il suo diritto. Nulla tranne la guerra civile, che costerà la testa a King Charles I un secolo e mezzo prima del suo omologo francese, e consentirà a Anne di prendere finalmente possesso davvero di quanto le spetta, dopo una battaglia durata quarant’anni. Durante il governo repubblicano Lady Clifford resta fedele alla causa del re, suo marito appoggia invece Cromwell e i suoi roudheads, portando alla fine un matrimonio già in crisi per molte ragioni, non ultima la volontà di Anne di consentire alla figlia un matrimonio d’amore, ovviamente contrastato dal marito.

Anne resta vedova nel 1650, ha sessant’anni ed è finalmente padrona dei suoi beni oltre che del suo destino. Inizia la sua terza vita, che ha la fortuna di durare tanto, quasi trent’anni. Diventa quella castellana colta, illuminata e orgogliosa testimone della grandezza della sua casata che ha sempre desiderato essere.

La morte arriva il 22 marzo 1676, alla bella età di 86 anni; la coglie in uno dei suoi castelli, che ha fatto restaurare con passione e perizia, nella stanza dov’era nato il padre e morta la madre. Sembra la chiusura del cerchio, ma non è così, perché il suo amore per le arti e la scrittura le sopravvivono, e arrivano fino a noi, non solo attraverso la pietra dei suoi castelli, ma grazie alla carta. I suoi diari, scritti in forma epistolare, sono ancora stampati e fanno di lei una delle prime, se non la prima, scrittrice nella storia della letteratura inglese.

Mai cercare di ostacolare una donna intelligente, determinata, e pure colta.

    

4 pensieri su “Lady Anne Clifford, una donna e i suoi diritti

  1. Non conoscevo questa donna. Ho letto la storia tutta in un fiato. Quante battaglie e quanti anni per riavere ciò che le spettava di diritto e l’intera situazione solo perché il padre non ha voluto considerarla sua erede legittima di ogni bene! Purtroppo l’idea che una donna avesse il sacrosanto diritto di ereditare è stata osteggiata in tutti i modi per secoli e, in certi casi, perfino nei tempi cosiddetti moderni a volte ci sono ancora reazioni negative. Ancora adesso spesso l’erede tende ad essere considerato maschio il più possibile…

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    • Era una storia sepolta nella memoria, che mi è tornata in mente per una serie di coincidenze, e secondo me andava raccontata assolutamente. I diritti di cui noi oggi godiamo, che comunque vanno sempre tutelati, li dobbiamo anche a donne così.

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  2. Questa vicenda mi però anche due cose:che anche le più intelligenti si scelgono gli uomini sbagliati, che col cavolo che la vita finisce con la terza età.

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