Si chiude nel modo più cruento, a 44 anni, l’avventura terrena di Mary Stuart regina di Scozia. Una vita complessa e tragica la sua; tre mariti, un figlio, 19 anni di prigionia di cui è responsabile la cugina Elizabeth I che vuole tenerla lontana dal trono inglese, sul quale Mary vanta diritti ereditari – sua nonna Margaret Tudor era sorella di Henry VIII – sostenuta da una larga fazione cattolica, in patria e all’estero, che non riconosce la legittimità di Elizabeth non considerando valido il matrimonio dei suoi genitori. Alla fine Mary viene accusata del coinvolgimento in una congiura per uccidere la sovrana inglese, e condannata a morte.

Francesco Hayez. Maria Stuarda sale al patibolo. 1827, olio su tela, Milano
Il giorno dell’esecuzione arriva al patibolo rivelando sotto il mantello scuro un abito rosso, il colore del martirio per i Cattolici. Si inginocchia, poggia il capo sul ceppo e allargando le braccia (il gesto consueto per avvisare il boia di essere pronti) e in latino dice: in manus tuas Domine commendo spiritum meum. Vi risparmio i dettagli, ma non sarà una morte rapida. Quando il boia alza il capo mozzato di Mary per mostrarlo agli astanti, questo rotola a terra; si scopre allora che la povera regina portava una parrucca per coprire i corti capelli ingrigiti. Il corpo è abbandonato a terra, ma qualcosa si muove: dal fondo dell’abito rosso sbuca il piccolo skye terrier che Mary era riuscita a portare con sé nascondendolo sotto la gonna.
Elizabeth regnerà ancora per 16 anni, ma morirà nubile e senza figli. Dopo di lei sarà James, il figlio di Mary, a salire al trono unificando i regni d’Inghilterra, Scozia e Irlanda. Da lui – da Mary – discendono tutti i sovrani britannici che da allora si sono succeduti fino a oggi, alla nostra adorata Elizabeth II.
(se vi siete persi il post sui gioielli di Mary, lo trovate qui Gioielli per una regina )