Bambini

Bambini 1. Oscar pompieriIl piccolo Oscar, anni tre, figlio minore della principessa ereditaria di Svezia Victoria, è andato con papà Daniel a visitare una caserma dei pompieri nella zona sud di Stoccolma. Salire sul camion rosso, suonare la campanella, capire cosa succede quando scatta l’emergenza: un’esperienza che avrebbe fatto impazzire qualunque bambino. Oscar pompieri 2E infatti l’espressione felice e soddisfatta di Oscar è inequivocabile. Insomma, quasi. Ma lui è così, sempre serio, magari un po’ timido. Però che vi devo dire, io per questo bambino che ti guarda e un po’ ti sfida con quell’espressione ci vuole ben altro per convincermi ho proprio un debole.

Bambini 2. albert tumori infantili 2Ieri, 15 febbraio, era la giornata dedicata ai tumori infantili e alle malattie rare. La sofferenza di un bambino è ingiusta, insopportabile, indimenticabile. Tanti anni fa la mia amichetta del cuore si ammalò di osteosarcoma, io avevo sette anni e anche se non sapevo tutto, non capivo tutto, vedevo la luce spegnersi nei suoi occhi, mentre una grande tristezza soffocava ogni cosa. Oggi per fortuna tanti bambini guariscono perfettamente, ma tanto c’è ancora da fare, tanta ricerca,  tante terapie, tanta assistenza ai piccoli malati e alle loro famiglie. palais princier orangeA Monaco il Palazzo del Principe si è tinto di arancione per la quarta marcia simbolica della Fondation Flavien, che lotta contro i tumori pediatrici in memoria di un bimbo che non è riuscito a guarire. Il colore amato da Flavien era proprio l’arancione, e ora è diventato il simbolo della battaglia di suo padre e di tutti coloro che lo sostengono. albert tumori infantiliIn Albert II forse manca quell’allure cui la sua famiglia ci aveva abituati, magari è privo del glamour caratteristico di madre e sorella, sicuramente insieme ai capelli ha perso la bellezza apollinea che aveva da ragazzo, però sembra una brava persona, molto down-to-earth, e sa trasmettere empatia e calore umano. Anche in fotografie un po’ così.

 

La foto del giorno – 16 febbraio

Non so quante foto del genere abbiamo pubblicato, anche prima che Lady Violet si affacciasse sul web, ma ogni volta che ne vediamo una – pur se sfuocata come questa – c’è quel brivido di ammirato stupore che si inerpica su per la schiena. E dunque vale la pena anche oggi ammirare questa gran signora che sfida la foschia mattutina di Windsor per fare una passeggiata a cavallo, scortata dal figlio Andrew (che martedì compie 59 anni). riding queenHer Majesty lunedì è tornata a Londra dalla lunga pausa invernale trascorsa a Sandringham, e giovedì ha visitato l’edificio che fu la prima sede del GCHQ (Government Communications Headquarters), cioè l’agenzia governativa per sicurezza, spionaggio e controspionaggio, nell’ambito delle comunicazioni. Assai curiosamente, l’edificio si chiama Watergate House, come quello del famoso scandalo americano che costò a Nixon presidenza e reputazione (che potremmo dire fu una storiaccia basata proprio sulle comunicazioni). Altrettanto curiosamente, l’attuale Direttore dell’Agenzia di cognome fa Fleming, come il creatore della spia per eccellenza, James Bond.

Oltre a rivelare alcuni aneddoti sui problemi che il padre aveva con la tecnologia, la regina ha scoperto che nei messaggi in codice tra il Governo e lo staff di Palazzo relativi ad alcuni viaggi ufficiali, come la visita in Sud Africa del 1947, lei era identificata come 2519 e sua sorella Margaret 6101. Nel corso della visita Sua Maestà ha incontrato anche Ruth Bourne, che faceva parte del team di Bletchey Park, passato alla storia per aver risolto il problema macchina Enigma, usata dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale per i messaggi cifrati e considerata inviolabile.

Questa storia è raccontata – in modo romanzato e impreciso – nel film The Imitation Game, incentrato sulla figura principale del team, il matematico Alan Turing. Del quale, nel corso della visita, Her Majesty ha detto: ” He was an amazing man with his brain and everything”, che sembra in fondo una cosa un po’ banale ma non lo è, per niente. Perché Alan Turing, il genio che aveva contribuito alla vittoria degli AngloAmericani, nel 1952 fu accusato di essere omosessuale e arrestato, proprio nel momento in cui il Parlamento discuteva dell’abrogazione del reato di omosessualità. Turing fu condannato e messo davanti al dilemma se passare due anni di carcere o sottoporsi a castrazione chimica tramite l’assunzione di estrogeni. Scelse la seconda, ma i cambiamenti nel suo corpo, la conseguente depressione – e immagino anche l’umiliazione per un trattamento del genere – lo portarono al suicidio. Ci sono voluti 55 anni perché il Governo, col Premier Gordon Brown, si scusasse ufficialmente, ammettendo un comportamento omofobo. Nel 2013 Sua Maestà ha concesso a Turing il perdono postumo e la riabilitazione. Dal che si comprende quanto importante sia quella breve frase pronunciata giovedì, e che gran capo di stato lei sia. Questo però noi lo sapevamo già!