La foto del giorno – 3 settembre

Oggi parliamo di un matrimonio. Lui si chiamava Carlo, aveva 61 anni ed era un generale. Lei di anni ne aveva 31, si chiamava Emanuela, ed era una crocerossina.

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Lui era vedovo, e aveva tre figli grandi, quanto e più di lei. Lei viveva ancora in casa dei suoi genitori, dove lui andava a trovarla. Si davano del lei, ma qualche volta scappava il tu, e allora lui arrossiva, lei si fingeva impegnata in qualcosa. Carlo non voleva sposarla, Emanuela, troppa differenza d’età, e poi lui era già sposato col suo lavoro, ed era un lavoro complicato, pericoloso. Prima contro il terrorismo, che aveva macchiato di sangue le strade di quel paese che tanti anni prima aveva giurato di servire e proteggere. E ora contro la mafia, a Palermo. Ma Emanuela voleva sposare Carlo e dunque alla fine lo convinse, e lo sposò. Gli Anglosassoni per questi matrimoni usano la formula quando Maggio sposa Dicembre ed Emanuela sembrava davvero una rosa di maggio nel suo abito giallo con le maniche gonfie come voleva la moda, ma Carlo per niente sembrava dicembre, con gli occhi lucidi d’amore e commozione.

Si sposarono il 10 luglio, un sabato, in una chiesetta del Trentino, solo loro e le famiglie. Questa era la condizione che mise Carlo, ed Emanuela accettò. Immaginiamo cosa passò nella mente di lui e in quella di lei quando il sacerdote disse finché morte non vi separi ma la morte, pietosa, non li separò. Cinquantaquattro giorni durò quel matrimonio.

Palermo, via Isidoro Carini, 3 settembre 1982, ore 21.15.

Nell’attentato fu ferito anche l’agente di polizia Domenico Russo, 31 anni, che viaggiava sull’auto di scorta. Morì in ospedale dodici giorni dopo.